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TANSILLO, Luigi

di Camillo GUERRIERI-CROCETTI - Enciclopedia Italiana (1937)
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TANSILLO, Luigi

Camillo GUERRIERI-CROCETTI

Letterato, nato a Venosa nel 1510, morto a Teano il 1° dicembre 1568. Fu al servizio del viceré di Napoli D. Pedro di Toledo, e, col figlio di questo D. García, corse i mari e combatté contro i Turchi e i pirati. Condusse, negli ultimi anni, una vita piena di fastidî e di preoccupazioni economiche a Napoli e a Gaeta, ove fu capitano di giustizia. Giovò molto alla sua natura di uomo e di poeta la sua vita irrequieta e avventurosa che lo liberò dal convenzionalismo pedantesco di tanti letterati e allargò i suoi orizzonti spirituali.

Sentì perciò l'incanto degli ameni spettacoli naturali, il gusto delle pure gioie domestiche e contrasse una particolare disposizione all'arguzia bonaria piena di buon senso, che fa pensare spesso all'Ariosto delle Satire.

Il suo primo tentativo poetico, I due pellegrini (egloga finita nel 1523, rifatta e rappresentata a Messina nel 1538), è un imparaticcio irto di motivi derivati dall'Arcadia del Sannazzaro, dall'Ameto del Boccaccio e dalla Cecaria di M. A. Epicuro. Opera originale riuscì invece il Vendemmiatore (1532-34), in cui rivive - nonostante certe reminiscenze del Priapus del Bembo - la chiassosa allegria dei contadini meridionali, che durante la vendemmia si concedono grande e festosa libertà di linguaggio. Nel poemetto mitologico Clorida, dal nome della ninfa che allieta la villa di D. García, modellato sull'Aretusa di B. Martirano (v.), sorridono i più vivaci spettacoli del golfo di Napoli; nelle Stanze a B. Martirano il T. descrive la sua dura vita di mare, lo squallore delle ciurme, e la sinistra visione di certi paesaggi, che acuiva la sua cupa e amara nostalgia; i Capitoli di stampo oraziano e ariosteo trattano briosamente delle sue intime esperienze di vita e hanno una loro amabilità discorsiva, piacevolissima e pacata, in cui si smorza ogni intenzione satirica. La stessa piacevole disinvoltura si scorge nei suoi poemi didascalici in terzine: nella Balia (1552), in cui esorta le madri ad allattare le proprie creature, con motivi desunti spesso da A. Gellio, Plutarco, Erasmo; nel Podere (1560), in cui espone a un suo amico le norme per la scelta e la coltivazione della villa; in essi lo schietto amore per la quiete operosa della famiglia, la sana passione per la vita campestre assorbono, rifondono e talvolta traducono in nitida poesia anche i precetti desunti dai classici. Il poema Le lagrime di S. Pietro, iniziato nel 1539, fu ripreso e rielaborato nel 1559, quando qualche opera del T. figurò nell'Indice dei libri proibiti. Ma fu interrotto al 15° pianto e pubblicato nel 1585. Voleva essere una grande epopea cristiana, ma, priva d'una seria ispirazione centrale, riuscì frammentario nell'impostazione e incolore nella creazione dei caratteri e delle situazioni.

Il T. fu un temperamento lirico, e perciò le sue cose migliori sono i sonetti. Il valore delle sue poesie, nelle quali cantò una donna di gran lignaggio, D. Maria d'Aragona-d'Avalos, consiste nell'aver saputo infondere un tono personalissimo a motivi vecchi, nell'aver saputo esprimere il bisogno di elevazione spirituale con l'ansia delle grandi altezze (a certi sonetti G. Bruno, includendoli in un suo dialogo, conferì un significato nuovo), nell'amaro sentimentalismo di certe situazioni dolorose, in cui il paesaggio s'identifica con l'anima del poeta, nella grazia con cui sono colti gli ameni e gradevoli paesaggi e infine nella sana semplicità con cui sono celebrati l'amore coniugale e le gioie della famiglia.

Ediz.: Poesie liriche edite e inedite di L. T., con pref. e note di F. Fiorentino, Napoli 1882; L.T., Il Canzoniere edito e inedito secondo una copia dell'autografo e altri mss. e stampe, con introd. e note di E. Percopo, I (solo pubbl.), . ivi 1927; Aneddoti tansilliani e danteschi, a cura di F. Fiorentino e V. Imbriani, ivi 1870; La Balia, poemetto di L. T., Vercelli 1767; Le lagrime di S. Pietro del Sig. L. T., Venezia 1603 (pubblica solo tredici pianti); L'egloga e i poemetti, con introd. e note di F. Flamini, Napoli 1893.

Bibl.: F. Torraca, L. T., in Studi di st. lett. napolet., Livorno 1884, p. 207 seg.; F. Flamini, Sulle poesie del T. di genere vario, Pisa 1888; E. Rosalba, Nuovi documenti sulla vita di L. T., Napoli 1903; E. Percopo, G. Boscan e L. T., in Rass. crit. d. lett. it., XXVII, p. 224 segg.; B. Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari 1923, p. 354 seg.

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Vocabolario
lüigi
luigi lüigi s. m. [dal nome proprio Luigi; fr. louis]. – 1. Moneta d’oro, del valore di 10 lire, coniata in Francia nel 1640 per ordine di Luigi XIII, con il busto del sovrano al dritto e una croce formata da 8 L addossate e coronate al...
beato lüigi
beato luigi beato lüigi locuz. usata come s. m. – Nome delle monete d’argento di mezzo ducatone (4 lire e 80 soldi) e di un quarto di ducatone (2 lire e 40 soldi) fatte coniare nel 1626 da Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova, nel rovescio...
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