SQUARZINA, Luigi
Regista, studioso e autore di teatro, nato a Livorno il 18 febbraio 1922. Laureatosi in legge nel 1945, si è contemporaneamente diplomato regista presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica. Dal 1975 è professore di istituzioni di regia presso l'università di Bologna.
Dal saggio di Accademia con una sua riduzione da Uomini e topi di Steinbeck (1942) e dall'esordio come regista (1947) con Tutti miei figli di A. Miller, S. ha svolto un'attività sempre assai intensa e innovante. Nel 1948-49 diresse la Compagnia di R. Ricci (Il nemico del popolo e Il costruttore di Solness di Ibsen); nel 1949-50 diresse il Teatro Ateneo; dal 1952 al 1954 fondò e diresse con V. Gassmann il Teatro d'arte italiano (il primo Amleto integrale sulle scene italiane, il suo Tre quarti di luna, la prima riproposta italiana di Seneca col Tieste), a cui ridiede vita da solo nel 1959 (la sua Romagnola, Il benessere di F. Brusati e F. Mauri). Per le estati di san Miniato creò rappresentazioni all'aperto su testi di problematica religiosa (fra cui J. B. di A. Mac Leish, 1958, e Il grande statista di T. S. Eliot, 1959). Ha poi diretto (1962-76) insieme con I. Chiesa il Teatro stabile di Genova, e dal 1976 il Teatro di Roma.
A Genova ha lavorato per quindici anni non senza affrontarvi (col sartriano Il diavolo e il buon dio, 1962, o con la sua Emmetì, 1965) roventi polemiche, e fondando il Museo-Biblioteca dell'Attore. Di questo periodo molti spettacoli si devono considerare integrati in cicli su Goldoni, Pirandello, Brecht, sul rapporto fra scena e narrativa (da Il potere e la gloria di G. Greene per San Miniato a Gli indifferenti di A. Moravia, a I demoni, riduzione di D. Fabbri da F. Dostoevskij, a tre riduzioni di T. Kezich da La coscienza di Zeno di I. Svevo, da Bouvard e Pécuchet di G. Flaubert di cui S. è coautore e da Il fu Mattia Pascal di Pirandello); sul teatro greco (prima mondiale del riscoperto Misantropo di Menandro, Vicenza 1959); inoltre un ciclo elisabettiano iniziato con il citato Amleto, proseguito a Genova nel 1956 con la prima rappresentazione italiana di Misura per misura, nel 1964 con un Troilo e Cressida in divise del nostro tempo (entrambi su sue traduzioni, in Opere complete di Shakespeare a cura di G. Melchiori, Milano 1977, vol. II) e nel 1970 con Giulio Cesare, nonché al Teatro di Roma con Volpone di Ben Jonson (1977). Notevole anche il suo contributo alla scena lirica, in Italia e all'estero, e alla radio, alla TV, con il Tartufo ovvero vita amori autocensitra e morte in scena del signor di Molière nostro contemporaneo, da Molière-Bulgakov (1975; già sulle scene a Genova, 1972).
Come autore è stato il primo a portare sulle scene la problematica della società italiana alla vigilia della marcia su Roma (Tre quarti di luna, 1953), negli anni della guerra fascista (Romagnola, Kermesse, fatta segno a violente reazioni di neofascisti alla prima a Roma, Teatro Valle, febbr. 1959) e nelle lotte sociali dell'immediato dopoguerra (L'Esposizione Universale, 1947): cercandovi la poesia, rispettivamente, del rapporto fra maestro e scolaro, del tramonto della civiltà contadina in un affresco corale fra il 1940 e il 1945, e delle speranze deluse in una ricostruzione giusta da parte di un gruppo di profughi accampati fra i marmi piacentiniani. In La sua parte di storia (1956; edita insieme coi drammi precedenti nel suo Teatro, Bari 1959) il "delitto puro" commesso da una giovane dottoressa americana in Sardegna fa emergere le contraddizioni di una missione medica di un paese progredito in una situazione da Terzo Mondo. Con Un epilogo entomologico ovvero l'incomunicabilità degli esseri (Sipario, n. 173, maggio 1962) e soprattutto con Emmetì (Milano 1965) S. ha proposto una "pagina per la scena" anche graficamente ridotta all'essenziale per una visione derisoria e rabbiosa dei rapporti amorosi nell'alienazione neocapitalista. Scritti in collaborazione con altri autori Cinque giorni al porto e Rosa Luxemburg (con V. Faggi, Genova 1969, e Bari 1975) e Otto settembre (con E. de Bernart e R. Zangrandi, Genova 1975) esplicano, nelle sue regie a Genova, una funzione storico-didattica.
Sue indagini storico-teoriche sono contenute nelle note di regia pubblicate nei volumi del Teatro Stabile di Genova, del Teatro di Roma e altrove, e in vari saggi fra cui: La pagina e la scena, in Nuova Corrente, 1966, n. 39-40; Cruauté, esorcismo, psico-dramma nel teatro d'oggi, in La Biennale di Venezia, n. 63,1968, poi col titolo Il didatta e lo sciamano, in Le baccanti di Euripide, Genova 1969; Note di regia su Goldoni, in Studi goldoniani, 2,1970; Nascita apogeo e crisi della regia intesa come istanza totalizzante, in Problemi del linguaggio teatrale, Genova 1974; Norma e trasgressione nel lavoro di teatro. Le "Regole per gli attori" di Goethe, in Comunità, n. 174, giugno 1975; Momenti italiani della teatralità, in L. S. e M. Tafuri, Teatri e scenografie, Milano 1976; Note di regia su Pirandello, in Il fu Mattia Pascal e il precedente lavoro su Pirandello, Genova 1975; Brecht e Weimar, in Teatro della Repubblica di Weimar, a cura del Teatro di Roma e di P. Chiarini, Roma 1978. S. ha diretto dal 1952 al 1957 la Sezione Teatro Drammatico della Enciclopedia dello Spettacolo.