SOPRANSI, Luigi
– Nacque a Milano il 16 agosto 1745, primo dei quattro figli di Bartolomeo e di Regina Costa.
Era fratello di Antonio, Giovanni, Costanzo, e secondo cugino di Fedele (v. la voce in questo Dizionario), direttore cisalpino. Il padre, originario di Varese, dove aveva cospicue proprietà, si era spostato a Milano per affari e, in qualità di cassiere generale dello Stato dal 1757 e poi di tesoriere del Monte civico, migliorò notevolmente la propria posizione economica e sociale, coronata dall’acquisto di una prestigiosa dimora per la villeggiatura a Tradate.
Nel 1776, alla morte del padre, Luigi ereditò beni fondiari e livelli e li aumentò a sua volta con le terre messe in vendita dal Comune di Tradate, mentre nel 1783, in occasione delle prime soppressioni ecclesiastiche, il fratello Giovanni rilevò a Varese il quattrocentesco palazzo Griffi, già sede del convento dei gerolamini.
La famiglia era in stretto contatto con l’élite economica milanese e, in particolare, con Paolo Greppi, banchiere, console imperiale e decano del corpo consolare a Cadice, che qui ospitò un fratello di Luigi, l’irrequieto Antonio, sposatosi nel 1773 contro il volere del padre dopo avere già rotto un primo fidanzamento in Ungheria. Un altro fratello, Costanzo, era noto nel mondo culturale della capitale in quanto faceva parte de «l’allegra compagnia» (Sioli Legnani, 1966-1967, p. 210), che si riuniva nel salotto portiano di madame Caterina Zanella in contrada Meravigli, frequentato da illustri banchieri, quali i Frapolli, amici di Carlo Porta e di Greppi.
Come i suoi fratelli, seguendo le orme del padre, anche Luigi passò al servizio degli Asburgo; mentre Antonio e Giovanni furono nominati rispettivamente cassiere dello Stato e tenente dell’esercito austriaco, egli, invece, dopo gli studi giuridici, divenne segretario del Senato nel 1770 e, quando questo fu soppresso, nel 1786 entrò a far parte del supremo tribunale di giustizia. Nel 1791 fu promosso consigliere del riformato tribunale d’appello di Milano da Carlo Antonio Pedroli, al quale successe come presidente nel 1800.
Il 22 settembre 1777 aveva sposato Giuditta Appiani, con la quale ebbe sette figli.
Non aderì alle idee d’Oltralpe come altri esponenti della famiglia, a partire da Giuseppa, ‘Beppa’, Carcano vedova Sopransi, ex moglie di suo fratello Giovanni, nota fin dal 1796 negli ambienti vicini alla Municipalità provvisoria milanese di cui il secondo marito, Francesco Visconti Aimi, faceva parte, poi amica di Giuseppina Beauharnais e amante di César Berthier, generale dell’armata francese in Italia. Insieme a lei negli anni Novanta frequentò le feste galanti e i cenacoli mondani della capitale anche l’altra cognata di Luigi, Marianna Rusconi, moglie di suo fratello Antonio. Nondimeno egli continuò a svolgere le funzioni di giudice anche sotto la Cisalpina e, dopo Marengo, fu subito accolto con favore nel nuovo corso politico. Nel 1802 fu convocato ai comizi di Lione, dove partecipò alla seduta in cui si discuteva la legge sul Tribunale di cassazione e fece parte del Collegio elettorale dei dotti. Quando, su pressione del generale Andrea Massena e del primo console, il cugino Fedele fu nominato al tribunale di Cassazione, Luigi fu destinato a quello di revisione e Ferdinando Marescalchi, ministro per le Relazioni estere, lo propose poi al posto di presidente. Nel 1805 fu membro della deputazione italica invitata a Parigi alle cerimonie di conferimento a Napoleone della corona di re d’Italia. Il 21 giugno, insieme ad altri magistrati, fu chiamato a far parte della commissione per la redazione del codice civile, ma si ritirò subito dall’incarico. Promosso giudice della Corte di cassazione nel 1807 dal presidente Pedroli, l’anno seguente fu inserito, senza successo, insieme al cugino fra i candidati al Senato per il dipartimento dell’Olona. Venne invece nominato consigliere di Stato uditore il 18 ottobre 1809, indi barone e commendatore della Corona di ferro e decorato della Legion d’onore. Entrò a pieno titolo a far parte della nobiltà napoleonica e della società dei notabili.
Negli stessi anni ottenne le onorificenze di cavaliere del Reale Ordine della Corona di ferro e di barone del Regno anche il nipote Luigi Ambrogio Bartolomeo (1780-1814), uno dei due figli di Giovanni e di Giuseppa Carcano, il quale seguì una folgorante carriera militare e morì a seguito delle ferite riportate nella battaglia di Lipsia. Meno nota, ma egualmente significativa dei passaggi epocali all’insegna della continuità, fu la vita di un altro nipote di Luigi, Giuseppe, figlio di Antonio, il quale forse per intercessione di Fedele, che ne era a capo, fu impiegato nel ministero di Polizia ai tempi della Cisalpina e fu poi nominato ufficiale di cassa presso la regia prefettura del Monte nel Regno Lombardo-Veneto.
Con la Restaurazione l’Austria, memore della sua solerte applicazione ai doveri d’ufficio, confermò Luigi nella dignità baronale concedendogli la trasmissibilità agli eredi della nobiltà austriaca.
Morì a Milano il 14 dicembre 1826.
Alcuni mesi prima era scomparso il cugino Fedele, con il quale lo storico Federico Coraccini lo confonde.
Il figlio Agostino, avvocato, ereditò i beni e il titolo nobiliare di Luigi e fece ristrutturare la villa di Tradate dall’architetto Giuseppe Jappelli. «Affezionato di cuore alla casa d’Austria, intimo di tutti gli impiegati del governo austriaco e della polizia lombarda» (Trivulzio di Belgioioso, 1849, p.16), Agostino si convertì poi alle idee liberali. Iscritto alla Società d’incoraggiamento arti e mestieri, fu membro del governo provvisorio di Milano nel 1848 e nominato podestà per un giorno nell’agosto di quell’anno. Degne di nota per illuminare i rapporti tra lumi e Risorgimento lombardo sono anche le vicende di altri familiari di Luigi a partire dalle figlie: Teresa sposò il conte Ignazio Agazzini di antica famiglia nobiliare piemontese e si avvicinò alla carboneria tanto che fu sospettata di farne parte. Maria sposò il barone Andrea Bellerio, magistrato del Regno italico come suo padre, e con lui ebbe due figli: Carlo, studente a Pavia e sostenitore del moto costituzionale del 1821, e Giuditta coniugata Sidoli, compagna di Giuseppe Mazzini.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Araldica, p.m., cart. 166; Milano, Archivio storico civico, Famiglie, b. 1433. Sopransi, Stato civile, Ruolo generale di popolazione della città di Milano, 1811, vol. 20, Estratti parrocchiali di morte 1826 (parrocchia di S. Fedele); Parigi, Archives nationales, s. AF, IV, Consulat et Empire, 1709 B; Archivio di Stato di Varese, Catasto teresiano, comunità di Varese, comunità di Tradate; Varese, Archivio storico civico, Fondo Museo, cart. 34, f. 1; Catasto, cart. 3370. Processi per le tavole, Varese e castellanze; Giustizia civile, p.m., cart. 15, f. 2; Giustizia punitiva, p.m., cart. 9, f. 3.
F. Coraccini [G. Valeriani], Storia dell’amministrazione del Regno d’Italia durante il dominio francese, Lugano 1823, p. CXXVII; Necrologio di L. S., in Giornale italiano, 1826, p. 1418; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana, I, Milano 1845, p. 241; C. Trivulzio di Belgioioso, L’Italia e la rivoluzione italiana, Lugano 1849, pp. 16, 92; T. Casini, La prima sessione del collegio elettorale dei dotti a Bologna nel 1802, in L’archiginnasio, X (1915), p. 38; Id., I candidati al Senato del Regno Italico, in Rassegna storica del Risorgimento, III (1916), 1, p. 32; R. Barbiera, Figure e figurine del secolo XIX, Milano 1921, pp. 133 s., 251-257, 263, 274; A. Giulini, Appunti e notizie, in Archivio storico lombardo, XLVIII (1921), 1-2, pp. 249, 253; I Comizi nazionali di Lione per la costituzione della Repubblica italiana, a cura di U. Da Como, I-III, Bologna 1934-1940, ad indices; C.A. Vianello, Pagine di vita settecentesca, Milano 1935, pp. 25, 218 s.; F. Pisani, Con Napoleone nella campagna di Russia, a cura di C. Zaghi, Milano 1943, pp. 385, 391; M. Roberti, Milano capitale napoleonica. La formazione di uno stato moderno (1796-1814), II, Milano 1947, p. 48; I Carteggi di Francesco Melzi d’Eril duca di Lodi. La vicepresidenza della Repubblica italiana, a cura di C. Zaghi, I-IX, Milano 1958-1966, ad indices; E. Sioli Legnani, Carlo Porta e “El Mombell di matt” , in Archivio storico lombardo, XCIII-XCIV (1966-1967), p. 210; S. Cuccia, La Lombardia alla fine dell’Ancien régime, Firenze 1971, p. 148; F. Arese, Le supreme cariche della Lombardia austriaca, in Archivio storico lombardo, s. 10, V ( 1979-1980), p. 562: G. Mezzanotte, Contributi di Jappelli all’architettura romantica nella villa Sopransi di Tradate, Padova 1982; E. Dezza, Il codice di procedura penale del Regno Italico (1807), Padova 1983, pp. 56, 172, 284; G. Formenti, La nuova nobiltà napoleonica nel Regno d’Italia (1808-1814), in Archivio storico lombardo, CXIV (1988), p. 364; E. Restelli, Tradate. Profilo storico, Lonate Ceppino 1988, pp. 411 s.; Tradate tra storia e ricordi, a cura di F. Lucioni - E. Colombo - T. Giudici, Varese 2010, pp. 59, 62-64.