SERIO, Luigi
(Luigi Felice Antonio). – Nacque a Napoli il 21 maggio 1744 da Francesco, originario di Vico Equense, ma credenziero nell’arrendamento del grano a Napoli, e da Angela Miceri.
Nella città partenopea Serio si addottorò in utroque iure, ma dedicò la prima parte della sua vita, dal 1767 al 1777, esclusivamente alla poesia, che considerò strumento ideale per accedere alla corte napoletana; e poeta restò per sempre, anche di occasione. Quasi del tutto ignorata, seppure ricca di successi e ampiamente confortata da opere a stampa, è invece la sua attività forense, che lo vide impegnato nei processi ‘criminali’ e civili più importanti non solo a Napoli, ma anche a Roma, Firenze e Livorno.
Tra i testi poetici di questa fase spicca Bacco in Mergellina. Sobrio fra litterati (Napoli 1768): un ditirambo che risente del Bacco in Toscana (1666) di Francesco Redi e che fu scritto per motivi encomiastici in occasione delle nozze di Ferdinando IV con Maria Carolina d’Austria. Nel 1771 Serio diede alle stampe un opuscoletto, Pensieri sulla poesia, dedicato a Ferdinando Galiani, in cui sostenne come la poesia muti di luogo in luogo e d’età in età, da individuo a individuo, perché la lingua dell’uomo varia nei luoghi e nei tempi in rapporto agli elementi sociali. Negli anni successivi pubblicò, sempre a Napoli, il primo volume, dei tre progettati, di Rime (1772), nonché le Ottave sul Vesuvio (1775), dedicate a Massimiliano d’Austria, e una cantata a tre voci dal titolo Le Muse trionfanti (1777), che gli assicurarono l’incarico di poeta di corte (1778).
La sua attività poetica fu riconosciuta anche a Roma dagli Arcadi, tra i quali aveva assunto, sin dal 1775, il nome di Sofronio Parenete. Da quello stesso anno pubblicò anche versi in dialetto napoletano: due ‘canzoncelle’ (ma la più diffusa fu A lo Rre del 1775) e La Mmesca pe la Cortellina. Menesta poeteca de Ciullo, o sia Giulio Sire, scritta per difendere la cantante Celeste Coltellini contro le accuse dei suoi detrattori.
Il 10 dicembre 1777, su indicazione di Giuseppe Beccadelli, marchese della Sambuca, che aveva riformato l’università, ebbe l’incarico dell’insegnamento di eloquenza italiana, con in più il compito di rivedere le opere di tutti i teatri e di scrivere i prologhi per le opere da rappresentarsi al teatro San Carlo. Nonostante le polemiche sorte attorno a questa sua attività, dalla quale fu rimosso il 7 febbraio 1795 (contestualmente gli fu tolto anche l’incarico di poeta di corte, ma non l’insegnamento universitario), Serio scrisse quattro opere drammatiche (Ifigenia in Aulide, 1779, con musica di Vincenzo Martin; Amore e psiche, 1780, musicata da Giuseppe Schuster; Diana amante, 1781, con musica di Pietro Guglielmi; Oreste, 1783, musicata da Domenico Cimarosa) e un pantomimo: Lucrezia romana.
Nella sua feconda attività di docente presso lo Studio partenopeo, Serio riscosse molto successo; le lezioni dettate agli allievi furono nel 1791 preparate per la stampa con il titolo Istituzioni dell’eloquenza e della poesia italiana, anche con una sottoscrizione, ma per ragioni sconosciute non furono mai pubblicate.
Tuttavia, nel 1810, apparvero a Napoli due volumi firmati da Giacinto Carobelli con il titolo Istituzioni di eloquenza e di poesia italiana divise in VIII libri: si tratta di un plagio delle lezioni dettate da Serio, come dimostra un manoscritto conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli.
Serio utilizzò la sua grande versatilità nell’improvvisazione poetica; provvisto di una salace vis polemica, utilizzò sia il verso sia la prosa per intraprendere polemiche con molti personaggi della cultura partenopea di quegli anni, come quella che lo vide impegnato a fustigare l’opera di Ferdinando Galiani, apparsa anonima nel 1779 con il titolo Del dialetto napoletano, con un’operetta in vernacolo napoletano, Lo vernacchio. Resposta a lo Dialetto napoletano, apparsa inizialmente anonima nel 1780. Questa polemica tramite stampa non si esaurì, ma continuò in forma manoscritta: nei manoscritti di Galiani conservati alla Biblioteca della Società napoletana di storia patria e con le Staffilate di Serio conservate alla Biblioteca nazionale di Napoli; ebbe poi ulteriore seguito con l’adespota Cose e non parole. Poesie per l’anime sensibili, apparsa nel 1782, e con altri scritti firmati da don Onofrio Galeota, ovvero da Ferdinando Galiani.
Serio diede felici prove anche nella prosa letteraria, con La natura d’Amore, conservata manoscritta presso la Biblioteca nazionale di Napoli: scritta in forma epistolare per donna Maddalena Vestini, è costruita con discorsi filosofici e con sapiente ironia.
Nel 1795, in seguito alla perdita del titolo di poeta di corte e di revisore delle opere teatrali, diede avvio a una nuova fase della sua vita. Dopo aver goduto dei privilegi reali per circa vent’anni, iniziò ad accostarsi ai circoli che nel 1799 furono protagonisti della Repubblica napoletana, per poi schierarsi nella sinistra di quella rivoluzione. Con il Ragionamento al Popolo napoletano, apparso nel Giornale patriottico della Repubblica napoletana il 29 marzo 1799, illustrò le ragioni per le quali il popolo doveva impugnare le armi contro i Borboni per impedire il loro ritorno in città. A difesa di queste idee e della città Serio, quasi cieco, corse a combattere contro l’esercito sanfedista, accompagnato da allievi e dal nipote Donato De Turris, che amò come un figlio, in sostituzione di una famiglia propria che non creò mai.
Morì a Napoli il 13 giugno 1799.
Opere. Tutte pubblicate a Napoli, salvo diversa indicazione: Nella faustissima occasione in cui il re nostro signore entra negli anni di sua età maggiore, Cantata (1767); Componimenti per le nozze di Gherardo Carafa con Maddalena Serra e di Luigi Serra di Cassano con Giulia Carafa (1770); Pensieri sulla poesia (1771); Epistola al signor de Lysakewitz sul suo passaggio in Napoli nel mese di aprile del 1774 (1774); Ottave per la nascita del primogenito di Luigi Serra di Cassano (1774); N’accasione de la nascita de le primmo gneneto Rejale Carluccio, figlio de Ferdenanni IV Rre de Napole: canzoncella (1775); Osservazioni su di alcune operette di Saverio Mattei (1776); Canzonetta per la nascita del reale infante secondogenito Francesco Borbone (1777); Egloga per le nozze di Andrea Marino Marchese di Genzano e Isabella Caracciolo (1777); Per l’inoculazione di Ferdinando IV Re delle Due Sicilie (1778); Viaggio del Gran Signore alla Mecca (1778); La Scherlok. Scarpelleide o sia Prodromo al Parnaso italiano accusato e difeso (1779); Ammore mparagone pe la nasceta de lo Secunnogeneto de lo Rre nuosto (1780); Sonetto (1780); Per l’augustissima defunta Maria Teresa d’Austria. Sonetti (1781); Ode (1783); Lettera apologetica (1784); Vertigini (s.l. 1784); Gli Argonauti nelle campagne Elèe (1785); Per D. Lionardo Garofalo. Risposta alla Probole (1785); Il ritorno di Perseo (1785); Agl’illustrissimi signori consoli del mare di Pisa pe’ corallari della Torre del Greco (Livorno 1789); Componimenti poetici per le leggi date alla popolazione di San Leucio da Ferdinando IV. Sonetto (1789); Per Ignazio Notarangeli (1789); Lo vernacchio. Risposta a lo dialetto napoletano, in appendice a F. Galiani, Del dialetto napoletano, 2ª ed. corretta e accr., Napoli 1789; Epitalamio. Per le nozze delle altezze loro reali Teresa e Luisa di Borbone, Francesco e Ferdinando d’Austria (1790); Egloga. Per la nascita del primogenito del marchesino di Torrecuso (1791); Ottave per la recuperata salute del marchese Saverio Simonetti (1794); Difesa criminale per Vincenzo Marseglia (1796); Inno del cittadino. Da cantarsi nel Gran Teatro nazionale di Napoli per la vittoria riportata sul Po dall’esercito francese sopra gli Austro-Russi (s.l. 1799: foglio volante); Cioffeide. La natura d’Amore, a cura di R. Giglio, Massalubrense 1985. Fra le traduzioni: G. Bonnot di Mably, De’ diritti e de’ doveri del cittadino. Parte prima (s.l. 1799).
Fonti e Bibl.: Alla morte di Serio le sue carte furono messe in salvo da un suo allievo, Salvatore Fusco, e sono conservate presso la Biblioteca nazionale di Napoli, con diverse opere inedite (cfr. infra, Giglio 1999) come pure, per l’elenco delle opere a stampa, B. Croce, Don Onofrio Galeota, poeta e filosofo napoletano, Trani 1890; poi in Id., Aneddoti di varia letteratura, III, Bari 1954, pp. 150-162; Id., I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Napoli 1891; M. Bruno, L. S.: letterato e patriotta napoletano del Settecento, in Studi di letteratura italiana, diretti da E. Percopo, VIII, Napoli 1908, pp. 218-291; L. Serio, Risposta al Dialetto napoletano dell’Abate Galiani, a cura di D. Scafoglio - G.A. Arena, con una nota di S. Ferraro, Napoli 1982; R. Giglio, Un letterato per la rivoluzione. L. S. (1744-1799), Napoli 1999; F. Autiero, Galeota in Parnaso. Maschere, poesia e rivoluzione nella Napoli di fine Settecento, Napoli 2016.