RUGHI, Luigi
– Nacque a Nogna, frazione di Gubbio (Perugia), il 17 giugno 1884, primogenito di Giuseppe, piccolo proprietario terriero, e di Maria Concetta Calzettoni. Nel 1896 entrò in seminario e fu ordinato sacerdote il 26 gennaio 1908.
Gli anni in seminario furono importanti per la sua formazione: respirò il clima di rinnovamento religioso e sociale che aveva le radici nella Rerum Novarum. Aderì all’ideale democratico cristiano, partecipò alle attività culturali promosse dal movimento ispirato da Romolo Murri, di cui leggeva la stampa. Ancor prima di essere ordinato sacerdote, Rughi scriveva sulla stampa locale e regionale. Su Gioventù Nova, rivista di orientamento democratico cristiano di Città di Castello, trattò argomenti come la formazione di circoli giovanili in campagna, la religiosità e le feste popolari. Sul settimanale perugino Vita umbra affrontò i metodi di azione del clero nelle campagne, gli strumenti per l’attività formativa tra i contadini. Su L’Ingino, periodico eugubino, si avevano le notizie della sua attività tra i giovani.
Dopo l’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) di Pio X e dopo la stroncatura del moto riformatore del perugino, Rughi, rimanendo nell’intimo democratico cristiano, da cattolico obbediente andò svolgendo un’intensa attività organizzativa tra i giovani e tra i contadini, e per promuovere l’azione formativa fondò il settimanale Piccolo contadino (1909-10), poi divenuto Giovane campagna (1910-11).
Questa fase coincise con la nomina a vescovo di Gubbio di Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano (1907-17), futuro cardinale di Bologna, che incoraggiò il giovane sacerdote, lo protesse, ne moderò alcuni atteggiamenti. Così Rughi, mentre costituiva circoli Giovane campagna, con il settimanale da lui fondato dava ai circoli una voce, alimentando una vivace polemica contro i padroni, che non facevano i conti colonici, non rispettavano i patti, non concedevano il seme a metà.
Convinto dell’importanza delle leghe, Rughi ebbe rapporti con una lega contadina di Gubbio, apolitica e autonoma, ma vicina ai cattolici. L’insistenza con cui interveniva sui patti colonici lo fece apparire come colui che, con l’appoggio del vescovo Nasalli Rocca, organizzava i contadini. Quando, nel luglio 1911, tale lega proclamò lo sciopero della trebbiatura per ottenere principalmente la divisione a metà del seme e l’abolizione dell’interesse sul capitale bestiame, conseguendo una massiccia adesione dei coloni, i proprietari terrieri attribuirono la responsabilità dell’agitazione a Rughi, che, invece, su Giovane campagna si era espresso contro lo sciopero e per una soluzione concordata della vertenza. Una volta scoppiato lo sciopero, venne richiesta dagli stessi proprietari e dalla pubblica sicurezza la mediazione di Rughi, che però fu impedita dal vescovo.
L’influenza crescente del sacerdote nella realtà contadina emerse in occasione sia delle elezioni politiche del 1913, quando fu l’artefice, con il voto dei contadini, della vittoria del candidato gentiloniano Alberto Theodoli contro l’onorevole Francesco Fazi (deputato uscente), sia di quelle amministrative del 1914, quando fu eletto consigliere, poi assessore per diversi mesi nel 1915, nonché presidente della congregazione di Carità. Sulla scia del successo alle elezioni politiche, nel dicembre 1913 fondò a Gubbio il sindacato contadini, con carattere cattolico, divenendone segretario. Rughi, che era entrato in contatto con dirigenti cattolici quali Giovanni Battista Valente, Guido Miglioli, Giovanni Bertini, al convegno di Soresina (marzo 1914) entrò a far parte della commissione incaricata di coordinare la costituzione del sindacato nazionale dei lavoratori della terra. A livello regionale, nel maggio 1914 partecipò alla costituzione della Federazione umbra delle leghe cattoliche, con sede a Perugia.
Scoppiato il conflitto mondiale, nella primavera del 1916 partì volontario come cappellano militare, aggregato a un reggimento in Albania. Da tale esperienza trasse due volumi, che pubblicò tra il 1918 e il 1919.
Oltre ai problemi della vita dei militari, Rughi si adoperò per conoscere e capire la vita e le condizioni di lavoro in Albania, la religiosità degli ortodossi e dei musulmani. Ne Le confessioni di guerra di un cappellano militare (Roma 1919) interessanti sono le conversazioni con i militari e il confronto su vari argomenti, come il diritto fondato sulla giustizia e non sulla forza, la Società delle Nazioni, lo sterminio degli armeni, l’opportunità della conciliazione tra Stato e Chiesa. Rughi si confrontò anche con i ministri della Chiesa ortodossa o di altri riti; incontrò cappellani di altre confessioni affrontando il tema della riunione delle Chiese cristiane mediante una World Conference (La guerra e la riunione delle Chiese cristiane, Roma 1918).
Dopo la guerra, nella primavera del 1919 ricostituì a Gubbio il sindacato contadini, che ai primi di maggio proclamò lo stato di agitazione. La vertenza si concluse con un patto stipulato il 10 luglio 1919, ratificato dalle assemblee dei proprietari e dei coloni il 26 e 27 luglio. Oltre che nell’Eugubino, Rughi partecipò alla costituzione dell’Unione provinciale del lavoro (aggregata alla Confederazione italiana del lavoro, CIL), basata soprattutto sul sindacato contadini umbri, di cui Rughi assunse la direzione: l’obiettivo del sindacato fu quello di trasformare il mezzadro in affittuario, per poi compiere il passo successivo verso la piccola proprietà. Su tali obiettivi il sindacato contadini umbri impostò le agitazioni dell’estate 1919. Quando alle elezioni politiche (novembre 1919) il Partito popolare italiano (PPI) umbro conseguì solo il 16,7% e un deputato, mentre i socialisti ottennero il 50,9% e cinque deputati, taluni ambienti cattolici attribuirono la responsabilità di questa ‘Caporetto umbra’ al sindacato contadini, che aveva assunto nelle elezioni un atteggiamento neutrale. Rughi, chiamato in causa, respinse le accuse, sostenendo che ciò era dipeso dalla natura ambigua del PPI umbro, dalla influente presenza dei proprietari al suo interno, dall’assenza di scelte coraggiose in favore dei contadini.
Dopo aver partecipato al convegno delle organizzazioni contadine aderenti alla CIL (Faenza, 16 dicembre 1919), in cui Rughi fu promotore di due ordini del giorno, di cui uno sul tema della terra ai contadini, insieme ad altri sindacalisti umbri entrò nel PPI costituendo il gruppo avanguardista. Il gruppo si concentrò nell’elaborare un progetto di legge – inviato al deputato umbro Mario Cingolani – sull’attribuzione della terra ai contadini.
Tale progetto prevedeva l’esproprio dei terreni dietro indennizzo, nonché la costituzione di un istituto nazionale con facoltà di attribuire quegli appezzamenti chiesti dai contadini.
Il dibattito che si aprì nel mondo cattolico umbro evidenziò quanto distanti fossero le posizioni e le aspettative nei confronti del PPI, mentre si era alla vigilia del congresso di Napoli del partito. Nel dibattito Rughi e i sindacalisti avanguardisti esplicitarono il proprio atteggiamento critico della società borghese: «Noi siamo gli impenitenti seguaci dell’antica democrazia cristiana, che si proponeva di utilizzare il cristianesimo come forza morale eminentemente rinnovatrice e plasmatrice del nuovo assetto economico della società» (La voce del lavoro, 13 marzo 1920).
Il congresso di Napoli, che rinviò la soluzione del problema della terra ai contadini, deluse Rughi con ripercussioni negative nel sindacato contadini, che si trovò ad affrontare la fase calda delle agitazioni del 1920 in condizioni di disagio, non potendo fare leva sulla prospettiva dell’attribuzione della terra.
Con l’avvento del fascismo Rughi, designato a subire l’onta dell’olio di ricino, poté salvarsi all’ultimo momento per pura fortuna, ma dovette lasciare ogni impegno nell’ambito sociale e politico e ritirarsi nelle parrocchie di campagna ad allevare le api.
Nelle agitazioni agrarie del secondo dopoguerra non mancò di schierarsi in favore dei contadini. Più volte i dirigenti umbri della Democrazia cristiana (DC) si rivolsero a lui per avere consigli sul problema dei patti agrari.
Morì a Roma il 18 dicembre 1955.
Scritti. Rughi pubblicò articoli sui periodici Gioventù Nova, L’Ingino, Vita umbra, Il corriere umbro, Piccolo contadino, Giovane campagna, Il contadino, La politica nazionale, La voce del lavoro. I volumi tratti dall’esperienza di cappellano furono pubblicati con lo pseudonimo di Lule. Le confessioni di guerra uscì con prefazione di Ernesto Buonaiuti, ripubblicato a cura di I. Ercolanoni (Perugia 2004). Inoltre scrisse opuscoli come Memorie su l’Abbadia di S. Verecondo in Vallingegno (Gubbio 1935) e Perché in Italia i preti sono poveri (Selci Umbro 1941).
Fonti e Bibl.: L. Bellini, Note per la storia del movimento contadino umbro (1900-1921), in Rivista storica del socialismo, II (1959), 7-8, pp. 637-651; L. Bedeschi, R. e Rossi nella «Vandea umbra», in L’avvenire d’Italia, 2 novembre 1965; F. Bogliari, Il movimento contadino in Umbria dal 1900 al fascismo, Milano 1979; G. Pellegrini, R. L., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello - G. Campanini, II, Torino 1982, ad vocem; L. Bedeschi, Un prete per i lavoratori dei campi, in Vita pastorale, LXXXIV (1996), 10, pp. 94-96; G. Pellegrini, Per una storia del sindacalismo bianco e del popolarismo in Umbria, Perugia 2002; I. Ercolanoni, Umanità e universalità nell’opera di don L. R., Perugia 2009.