RASI, Luigi
RASI, Luigi. – Nacque a Ravenna il 20 giugno 1852, figlio di Antonio e di Maria Berghinzoni.
Compì studi classici prima nella città natale, poi, a partire dal 1867, a Firenze, al liceo Dante e alla scuola dei Padri scolopi. Fin da ragazzo, fu appassionato filodrammatico. Nel 1872 passò al professionismo, entrando a far parte in un ruolo secondario (secondo amoroso e secondo brillante) della compagnia di Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi. Nella stessa compagnia, un anno prima, era stato scritturato come amoroso il fratello Giulio, più anziano di Luigi di sette anni (morì nel 1878).
Nel 1873 Luigi Rasi passò nella seconda compagnia Sadowski, diretta da Luigi Monti, poi, dopo tre anni di servizio militare, e dopo la morte del fratello, nel 1878 si unì alla compagnia Pietriboni con il ruolo di primo ‘attor giovine’. Vi rimase fino al 1882. Era un attore intelligente, di cui era particolarmente apprezzata la misura, la perfezione della dizione, l’eleganza, lo studio della parte. In questo periodo pubblicò poesie, traduzioni di Catullo, e un dramma, messo in scena dalla sua compagnia. Sottolineò così la sua anomalia di attore cultore della poesia latina, più colto, diverso dagli altri professionisti.
Nel 1881 sposò Teresa Sormanni, autrice drammatica e scrittrice, che da quel momento fu sempre attiva collaboratrice del marito. Nel 1882, trentenne, fu nominato direttore dell’unica scuola pubblica italiana di teatro, la Real scuola di recitazione di Firenze: un incarico prestigioso, che conservò fino alla morte, e che gli permise di abbandonare il professionismo per dedicarsi alle attività a lui più congeniali di erudito e studioso, conferenziere e insegnante. Da questo momento in poi le sue apparizioni in scena furono sporadiche, legate a eventi eccezionali, mentre amava dar conferenze, e fare letture ad alta voce. Creò, nei locali della scuola, una biblioteca, e vi alloggiò anche una crescente collezione di documenti raccolti in vista della pubblicazione della sua opera maggiore, I comici italiani: stampe, fotografie, caricature, oggetti di scena, quadri, locandine e costumi riguardanti l’arte scenica soprattutto italiana, ma non solo (della raccolta fa parte, ad esempio, una collezione di marionette cinesi a bacchetta del XVIII secolo). Rasi coltivò sempre un vivo interesse per pittura e scultura, e fu lui stesso pittore dilettante. Dopo la sua morte, una parte della raccolta è andata dispersa, ma la parte residua fu acquistata nel 1926 dalla Società degli autori ed è diventata il nucleo originale delle raccolte della Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo di Roma.
Persona colta e curiosa, innamorato, come dichiarò più volte, della ‘modernità’ e di quanto di nuovo appariva in teatro, educò i suoi allievi a una recitazione misurata, con una cura particolare per la dizione e per la voce, e li plasmò su un’idea di attore più malleabile, disciplinato, più rispettoso, anche se forse meno capace di creazioni autonome e più tautologico rispetto al testo di quanto non fosse consueto in quel periodo.
Mantenne per tutta la vita un costante interesse per le filodrammatiche, in quanto luoghi dove alberga la passione più fervida e più disinteressata per l’arte teatrale. Fu socio onorario e poi, nel 1899, direttore onorario dell’Accademia filodrammatica di Ravenna. Fu il filo di congiunzione tra un’attività amatoriale condotta con cura, dignità e cultura e una nuova idea di attore, addestrato in una scuola, colto, allevato a un rispetto inusuale per la lettera del testo.
Parallelamente alla direzione della Real scuola di recitazione, aveva assunto inoltre, nel 1882, l’incarico di scrivere le appendici teatrali per il quotidiano fiorentino Fieramosca. Nel corso degli anni collaborò con diverse testate italiane, tra cui L’arte, La lettura, Scena Illustrata, Il Marzocco, Natura e Arte, Il teatro illustrato.
In questo stesso periodo iniziò a pubblicare volumi di argomento teatrale: tra cui La lettura ad alta voce (Firenze 1883), L’arte del comico (Milano 1890), Il libro degli aneddoti (Modena 1891), La caricatura e i comici italiani (Firenze 1907).
Nel 1895 iniziò la pubblicazione, dapprima a fascicoli, della sua opera principale, I comici italiani. Biografia bibliografia, iconografia, uscita in volumi con l’editore Bocca di Firenze tra il 1897 e il 1905: un dizionario biografico sugli attori a partire dal Cinquecento, sul modello di quelli di Francesco Bartoli (1782) e di Francesco Regli (1860).
L’opera ebbe un buon successo in Italia (fu recensita anche da Alessandro D’Ancona) e all’estero. Rasi aveva iniziato la sua raccolta di documenti e altri materiali rari sul teatro proprio in vista di quest’opera, che volle affabile ed erudita. Utilizzò le diverse voci, in particolare quelle relative ai comici dell’arte, anche come contenitore di notizie o documenti. Così, nella voce dedicata a Francesco Andreini inserì lunghi frammenti delle ‘tirate’ del Capitan Spavento, e nella voce dedicata a Isabella Andreini aggiunse una parte dei Dialoghi di Leone de’ Sommi. Il profilo che tracciò degli attori suoi contemporanei fu accuratissimo ed è ancora oggi una fonte importante.
Nel corso della pubblicazione dei Comici italiani, Rasi lavorò anche all’altra sua opera maggiore, La Duse (Firenze 1901), la prima tra le molte monografie scritte sulla grande attrice (ed. tedesca Die Duse, Berlino 1904, con una breve aggiunta sul teatro dannunziano). Il libro ha la forma di un racconto di viaggio, completato da dati biografici e da un complesso lavoro critico che va anche al di là delle singole interpretazioni trattate.
Nel 1899, dopo anni di distanza dalla vita attiva delle scene, decise di dar vita a una compagnia professionista, la Compagnia drammatica fiorentina, come società per azioni, per lanciare in arte la sua allieva Teresa Franchini. Formò quindi una compagnia di buon livello, con attori che avevano fatto parte di formazioni primarie. Nonostante i successi della giovane Franchini, le difficoltà organizzative, a cui Rasi non era abituato, fecero sì che il direttore accogliesse con sollievo la proposta di Eleonora Duse di rilevare (prendere «a trapelo» secondo il gergo comico del periodo) per un certo periodo la sua compagnia. In quanto direttore, seguì dunque la Duse in tournée (dal settembre al novembre del 1899) in Austria, Germania, Ungheria. Durante la tournée, proprio per mettere da parte materiali in previsione di un lavoro di vasto respiro sulla grande attrice, la moglie di Rasi tenne un accurato diario del viaggio e delle successive prove a Roma della Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio.
Benché il volume costituisca una testimonianza appassionata e dettagliata, la Duse non fu un soggetto facile per Rasi, che nutriva per lei un’ammirazione sconfinante nella devozione, ma al tempo stesso era turbato dalla capacità dell’attrice di rompere ogni regola, perfino quelle, nell’ottica del direttore della scuola di recitazione, auspicabili o doverose.
Gli anni successivi al 1901 videro Rasi lavorare alla conclusione dei Comici italiani, e impegnato in attività sempre prevalentemente di scrittura, ma più eterogenee. Collaborò attivamente alla messinscena della nuova opera di Pietro Mascagni, molto attesa e già discussa, Le maschere. Partecipò alle prove della prima rappresentazione romana come ‘maestro di interpretazione’, e interpretò anche il prologo, nelle vesti dell’impresario Giocadio. L’opera cadde, ma consolidò la fama di Rasi di esperto di commedia dell’arte. Questa fama, e la preziosa raccolta di stampe e altri documenti, furono probabilmente alla base della conoscenza e di un breve scambio epistolare tra il fine dicitore, l’attore erudito Luigi Rasi e il rivoluzionario Edward Gordon Craig. Rasi fu uno dei lettori della sua rivista, The Mask, altra prova di una curiosità sempre viva e accesa per quanto di nuovo accadeva nel teatro, pur se distante dalla sua esperienza (Rasi scrisse anche sull’attrice giapponese Sada Yacco, su Max Reinhardt e sui cambiamenti teatrali di quegli anni nelle scene europee). Più coerenti con gli interessi di tutta la sua vita furono invece le amicizie con Edoardo Boutet, con Giovanni Pascoli e con Edmondo De Amicis.
Come autore drammatico, Rasi aveva pubblicato a Milano nel 1888 Il primo libro dei monologhi, cui fece seguito, nel 1893, Il secondo libro dei monologhi. Entrambe queste raccolte ebbero una certa fortuna, soprattutto la prima, entrando a far parte del repertorio delle compagnie di dilettanti, e almeno un monologo (La semplicità) fu spesso recitato dal grande attore Ermete Novelli. Minore fortuna ebbero tentativi più ambiziosi, tra cui il più importante fu La commedia della peste, dramma in versi, ambientato in un borgo assediato dalla malattia, ricco di reminiscenze letterarie e di preziosità nella scrittura che risentono dell’ammirazione di Rasi per l’opera di D’Annunzio (Rasi aveva assistito alle prove di Francesca da Rimini a Roma ed era stato interprete della Gioconda nel corso della tournée con la Duse).
Il lavoro venne messo in scena dalla prestigiosa compagnia di Virgilio Talli con grande cura: scene di Odoardo Antonio Rovescalli, costumi di Caramba (i professionisti più stimati del momento) e musiche di Ildebrando Pizzetti, direttore del conservatorio di Firenze. Alla prima (l’11 marzo 1910 al teatro Manzoni di Milano) l’opera ebbe un successo solo moderato di pubblico e critica, e ancor meno ne ebbe a Firenze, cosa che indusse Talli a far cadere l’ipotesi precedentemente ventilata di mettere in scena un altro dramma di Rasi, La prova. Furono pubblicati e messi in scena, ma sempre con scarso successo, anche: La modella nel 1910, La prova nel 1912, Le furberie di Arlecchino nel 1913.
Durante la guerra Rasi svolse con fervore attività patriottiche (letture per i soldati o intrattenimenti musicali). Partecipò anche a un film, L’amore che fa morire, diretto da Alfredo Robert nel 1918.
Morì a Milano il 9 novembre 1918.
Sono state riedite due sue opere: La Duse, a cura e con una postfazione di M. Schino, Roma 1986; L’arte del comico, a cura e con una breve introduzione di L. Mancini, Milano-Udine 2014.
Fonti e Bibl.: Sia la raccolta Rasi sia i suoi documenti sono conservati presso la Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo di Roma (Fondo Rasi). Sulla sua raccolta si veda: L. Rasi: Catalogo generale della Raccolta drammatica di L. R., Firenze 1912.
Fondamentale, su Rasi, è il numero speciale di Ariel, dedicato a L. R. e la scuola di recitazione di Firenze, gennaio-aprile 1991 (con interventi di A. Barbina, L. Lapini, T. Rinaldi, M. Schino, F. Taviani, L. Rasi e T. Sormanni Rasi). Si vedano anche: E. Boutet, Le cronache drammatiche, I-IV, Catania 1899-1900; T. Sormanni Rasi, In memoria di L. R., s.d. (probabilmente 1920); S. Geraci, Per uno studio dei fondamenti dell’aneddotica teatrale, in Quaderni di teatro, 1983, n. 21-22, pp. 51-59; M. Schino, Profilo di una prima attrice di scuola, in Quaderni di teatro, 1985, n. 28, pp. 86-94; La Drammatica - Metodo italiano, a cura di A. Sica, Milano-Udine 2013.