TESSITORI, Luigi Pio (Luigi Pio Francesco Lucio)
Nacque a Udine il 13 dicembre 1887, primogenito di Guido, originario di Moggio impiegato presso il brefotrofio provinciale, e di Luigia Rosa Venier Romano di Villaorba.
Ebbe cinque fratelli: Attilio, che morì fanciullo nel 1895, Elena, i gemelli Pia e Vittorio, e Antonietta.
Compiuti gli studi classici nella città natale, mosse quindi a Firenze, ove dal 1906 si dedicò alle lingue e letterature dell’India sotto la guida di Paolo Emilio Pavolini, laureandosi presso il R. Istituto di studi superiori l’8 luglio 1910 con una tesi sul Rāmacaritamānasa di Tulasī Dāsa. Mentre il suo maestro andava catalogando i manoscritti indiani conservati presso la R. Biblioteca nazionale di Firenze, Tessitori ebbe modo di accostare i testi di gnomica jaina ivi contenuti e, ancora studente, poté curare l’edizione, traduzione e commento della raccolta di sentenze in pracrito denominata Bhavavairāgyaśataka (in Giornale della società asiatica italiana, 1909, vol. 22, pp. 179-211; cfr. Aggiunte, note e correzioni al Bhavavairāgyaçatakam, ibid., 1911, vol. 24, pp. 405-416), basandosi appunto su due manoscritti fiorentini e su un altro proveniente dall’India Office Library di Londra che gli fu in seguito messo a disposizione presso la Biblioteca comunale di Udine. Di gnomica jaina continuò a occuparsi, sotto la guida dello stesso Pavolini e di Hermann Jacobi, negli anni del corso di perfezionamento a Firenze, concluso a pieni voti nel 1912 con una tesi sull’edizione della popolare raccolta di strofe in māhārāṣṭrī Uvaesamālā, che, basata su tre manoscritti fiorentini, su un manoscritto proveniente dal British Museum, e inoltre su un manoscritto indiano, fu subito pubblicata, mancante della traduzione, sul venticinquesimo volume del Giornale della società asiatica italiana (L’«Uvaesamālā» di Dharmadāsa, pp. 167-297). In quel periodo Tessitori curò pure l’edizione e traduzione della centuria jaina Indiyaparājayasayaya, che, basata su un manoscritto fiorentino, su un manoscritto dell’India Office Library, e su un’edizione indiana, apparve successivamente, nel 1917, sul settimo volume della Rivista degli studi orientali (pp. 533-564). Intanto, nel 1911, fu pubblicata sul Giornale della società asiatica italiana (vol. 24, pp. 99-164), con il titolo Il Rāmacaritamānasa e il Rāmāyaṇa, la dissertazione di laurea, nella quale era offerto il primo approfondito studio dell’opera di Tulasī Dāsa nel confronto con l’archetipo sanscrito di Vālmīki. Questo lavoro fu salutato con grande favore dai contemporanei, in quanto pioneristico degli studi di letteratura e lingua hindī: George Abraham Grierson, sovrintendente del Linguistic Survey of India, pur discostandosi da Tessitori nell’interpretazione di talune discrepanze tra il testo hindī e quello sanscrito, ne fece una recensione entusiasta (in The Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland, luglio 1912, pp. 794-798), tanto che The Rāmacaritamānasa and the Rāmāyaṇa, tradotto in inglese, fu poi pubblicato in due parti sulla rivista The Indian Antiquary (1912, vol. 41, pp. 273-286, e 1913, vol. 42, pp. 1-18).
Terminato il corso di perfezionamento e apertosi l’orizzonte della comunità scientifica internazionale, l’attività di studio e di ricerca di Tessitori si fece particolarmente intensa e orientata soprattutto verso il repertorio vernacolare tramandato nei manoscritti fiorentini. In una prospettiva eminentemente linguistica, egli continuò a occuparsi di letteratura jaina, facendo apparire nel 1913, sempre su The Indian Antiquary, il Paramajotistotra (vol. 42, pp. 42-46), versione in braj-bhāṣā di un noto inno sanscrito, e Two Jaina versions of the story of Salomon’s judjment (pp. 148-152) in gujarātī e jaipurī. Nello stesso anno pubblicò inoltre l’edizione della Karakuṇḍa kī kathā (in Giornale della società asiatica italiana, vol. 26, pp. 49-95), riassunto in jaipurī di un racconto tradizionale buddhista redatto in ambito jaina, e quella della Nāsaketa-rī kathā (Rivista degli studi orientali, vol. 6, pp. 113-130), versione vaiṣṇava in mārwāṛī di una leggenda di origine vedica. Pure si occupava della traduzione del terzo racconto della raccolta in urdū Bāġ o bahār (Il mercante Adoracani, Udine 1913) e, parallelamente, andava accostando il kāvya classico, particolarmente fecondo nell’uso dei pracriti letterari: a questo periodo risale la traduzione di circa trecento delle strofe in māhārāṣṭrī della Sattasaī di Hāla, apparsa nel 1914 sulla Rassegna nazionale (Spigolature di erotica indiana, 1 febbraio, pp. 418-428, e 1 giugno, pp. 412-431). Sempre in questo periodo compose i primi studi di grammatica delle lingue neoindiane, tra i quali On the origin of the dative and genitive postpositions in Gujarati and Marwari (in The Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland, luglio 1913, pp. 553-567), On the origin of the perfect participles in the Neo-Indian vernaculars (in ZDMG, 1914, vol. 68, pp. 571-578), e Notes on the grammar of the Old Western Rajasthani with special reference to Apabhramça and to Gujarati and Marwari pubblicato successivamente, tra il 1914 e il 1916, su The Indian Antiquary (voll. 43-45, passim). In virtù delle competenze acquisite nelle diverse parlate indiane, Tessitori si candidò, senza esito, come esperto linguistico per la grande spedizione in India e Asia centrale condotta da Filippo De Filippi tra l’estate del 1913 e l’inverno del 1914. Nel settembre del 1913, si propose quindi a Enrico Cocchia, già direttore del R. Istituto orientale di Napoli e nuovo rettore della locale università, per la cattedra di indostano nell’Istituto orientale, rimasta vacante dopo la morte di Camillo Tagliabue nel 1905. Per questo progetto chiese l’appoggio di Ignazio Guidi e Carlo Alfonso Nallino, grazie all’interessamento del quale aveva pure ottenuto la borsa di studio presso il R. Istituto di Firenze. Nell’ottobre dello stesso anno, con le referenze di Pavolini e di Bindo Chiurlo, assunse inoltre una supplenza nel liceo Umberto I di Napoli, che gli permise di partecipare alle lezioni tenute dall’ormai anziano Michele Kerbaker nella sua residenza al Vomero, e di stringere amicizia con il di lui allievo Riccardo Nobile.
L’insegnamento di indostano non fu più riattivato presso l’Istituto orientale, che nel frattempo era passato sotto la giurisdizione del Ministero delle Colonie presentando un ordinamento didattico prevalentemente orientato verso la cultura coloniale, ma intanto, il 15 gennaio 1914, Tessitori ricevette dal Governo dell’India il prestigioso incarico di condurre una ricerca sul campo in Rajasthan per conto dell’Asiatic Society of Bengal. Nel marzo dello stesso anno partì da Napoli alla volta di Bombay, riuscendovi a giungere l’8 aprile e, dopo una sosta di tre mesi a Calcutta, ove ebbe l’occasione di incontrare il poeta fresco di Nobel Rabindranath Tagore, mosse infine verso il Rajasthan per completare la stesura del Bardic and historical survey of Rajputana, i cui risultati apparvero nella serie della Bibliotheca Indica a partire dal 1917. Era questo un progetto di grande rilevanza scientifica, che il governo indiano perseguiva dal 1905, al fine di redigere un resoconto della storia e delle tradizioni regionali attraverso lo studio del repertorio cronachistico e della poesia bardica medievale nelle fonti epigrafiche e manoscritte. Al principio del 1915, Tessitori era pronto a intraprendere l’esplorazione del territorio di Jodhpur insieme con i suoi due assistenti nell’interpretazione delle cronache in prosa e dei canti dei bardi — il paṇḍit esperto di mārwāṛī Rāma Karṇa e Kiśora Dāna del lignaggio bardico dei Cāraṇa, rispettivamente — quando, il 3 gennaio, giunse improvvisa la dolorosa notizia della morte del fratello Vittorio, avvenuta il 6 dicembre sulle Alpi Giulie. Malgrado il grave lutto, la spedizione proseguì attraverso Phalodi, Kolu, Pali, fino a Udaipur, ove avvenne l’incontro con il maestro jaina Vijaya Dharma, il quale, già salutato come eminentissimo divulgatore del jainisimo da Ferdinando Belloni Filippi nello stesso volume del Giornale della società asiatica italiana (pp. 165-171) contenente Il Rāmacaritamānasa e il Rāmāyaṇa, strinse amicizia con Tessitori che ne compose la biografia (Vijaya Dharma Sūri. A Jain āchārya of the present day, Calcutta 1917). Nel mese di dicembre, in seguito a contrasti con il Regency Council di Jodhpur, il gruppo di ricerca si spostò a Bikaner, alla corte di Ganga Singh, per studiare i manoscritti della Darbar Library. Quindi, nell’estate del 1916, la supervisione del progetto passò dall’Asiatic Society all’Archeological Survey of India diretto da John Marshall, che riconfermò Tessitori nell’incarico. Questi, tra il 1917 e il 1918, concentrò le esplorazioni nell’area settentrionale di Kalibangan, scoprendone meritoriamente il sito preistorico che in seguito fu riconosciuto come uno dei grandi centri della valle dell’Indo.
Dopo questo significativo ritrovamento, nella primavera del 1919, la triste notizia della malattia di Rosa Venier Romano interruppe bruscamente il lavoro di ricerca, e l’indianista friulano si affrettò a imbarcarsi da Bombay alla volta del paese natio, giungendovi soltanto il 16 maggio, troppo tardi per porgere l’estremo saluto alla madre spirata una settimana prima. Rientrato in India all’inizio di novembre, Tessitori contrasse un’influenza virale che lo portò rapidamente alla morte a causa di un attacco di pleurite: il 22 novembre 1919 si spense a Bikaner, ove giacquero le sue spoglie mortali.
Un ricco fondo di documenti inediti, diari, lettere, e fotografie è conservato nell’Archivio Peano presso la residenza dei discendenti di Tessitori a Reana del Rojale; i manoscritti e i libri a stampa sono invece custoditi nella Biblioteca civica V. Joppi di Udine. Parte dei libri fu donata dalla famiglia Tessitori alla Biblioteca della facoltà di lettere di Firenze. Alcune lettere sono conservate nel fondo Carlo Alfonso Nallino (serie 11, partizione 15, fascicolo 12) dell’Istituto per l’Oriente – IPOCAN, in Roma. La Società indologica Luigi Pio Tessitori, creata a Udine nel 1987 e diretta da F. Freschi, si occupa della preservazione e pubblicazione dei materiali editi e inediti, e dell’organizzazione di convegni e giornate di studio; in particolare, il progetto LPT DigiLib, curato da A. Cuna, ha come obiettivo lo sviluppo di una biblioteca digitale che includa tutti i tipi di risorse e che dia continuità alla collana Monumenta, all’interno della quale è già stato pubblicato il ms. 4510, Devī-Māhātmya, a cura di A. Passi, Udine 2008.
P.E. Pavolini, L.P. T., in Il Marzocco, 14 dicembre 1919, p. 3; A. Ballini, L.P. T., in Rivista degli studi orientali, VIII (1919-1920), pp. 860-867; A. Bonetto, L.P. T., in Atti dell’Accademia di Udine, s. 5, IV (1925), pp. 81-102; A. Brosolo, L.P. T., glottologo ed indologo friulano, in Quaderni della FACE, LXVIII (1986), pp. 51-62; G. Peano, L.P. T. illustre indianista, in La Panarie. Rivista friulana d’arte e di coltura, n. s., XIX (1986), 71, pp. 61-63; L.P. T. Atti del Convegno internazionale di Udine (12-14 novembre 1987), a cura di C. Della Casa - D. Sagramoso, Brescia 1990; T. and Rajasthan, a cura di D. Dolcini - F. Freschi, Udine 1999; G. Milanetti, Nota introduttiva, in L.P. T., Rāmacaritamānasa e Rāmāyaṇa, Udine 2003, pp. 11-25; F. Freschi, T. L.P., indologo, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, a cura di C. Scalon - C. Griggio - G. Bergamini, III, L’età contemporanea, Udine 2011, pp. 3311-3315; Id., L.P. T. a Simla. L’incontro con Sir John Marshall, in Hic sunt leones. Esploratori, geografi e viaggiatori tra Ottocento e Novecento (catal.), a cura di P. Visentini, Udine 2011, pp. 255-261; Id., L’India di L.P. T., in Esplorazioni e viaggi di ricerca tra Ottocento e Novecento. Il contributo dei friulani, a cura di A. Guaran - F. Savorgnan di Brazzà, Roma 2012, pp. 173-195; Id., L.P. T. (1887-1919), ibid., pp. 267-270; T. Collection. I manoscritti indiani della Biblioteca civica “Vincenzo Joppi” di Udine, a cura di N. Balbir, Udine 2019; F. Freschi, L.P. T. e il Friuli del suo tempo, in Cultura in Friuli VI. 9-19 maggio 2019, a cura di C. Di Gleria - M. Varutti, Udine 2020, pp. 599-614.