PIGORINI, Luigi
PIGORINI, Luigi. – Nacque il 10 gennaio 1842 a Fontanellato (Parma) da Luciano, medico condotto, e da Lucia Marenghi. Dopo le scuole elementari nel paese natio, per proseguire gli studi umanistici venne mandato a Parma, dove conobbe Michele Lopez, allora direttore del Ducale museo di antichità della città. Un decreto ducale gli conferì a soli 14 anni la nomina ad alunno del museo e gli fu assegnato l’incarico di catalogazione delle raccolte numismatiche conservate presso l’istituto. Grazie a tale incarico il giovane Pigorini venne presto in contatto (1860) con l’archeologo Bartolomeo Gastaldi, incontro che gli permise di ampliare i propri interessi fino ad allora confinati nell’ambito della numismatica. Tra il 1860 e il 1861 conobbe l’archeologo Gaetano Chierici e iniziò una fruttuosa collaborazione con il naturalista Pellegrino Strobel. Assieme a questi, diede inizio ai suoi primi scavi nelle terramare, che sarebbero rimaste al centro degli interessi di Pigorini per tutta la sua lunga attività di studioso. La prima collaborazione con Strobel coincise con la prima pubblicazione di rilievo di Pigorini: nel 1862, i due studiosi diedero alle stampe Le terramare dell’Emilia. Prima relazione di Luigi Pigorini alunno del Museo di antichità di Parma e Pellegrino Strobel professore nell’università parmense diretta al signor Bartolomeo Gastaldi in Torino, che venne pubblicata in appendice al lavoro di Gastaldi Nuovi cenni sugli oggetti di alta antichità trovati nelle torbiere e nelle marniere d’Italia (Torino 1862), considerata successivamente dallo stesso Pigorini come la prima grande opera italiana di archeologia preistorica.
Nel 1864 Pigorini tenne a Parma il suo primo corso libero sulle più antiche popolazioni europee. L’anno seguente si laureò presso la stessa università in scienze politico-amministrative, avviandosi a diventare un funzionario statale.
Su questa scelta influirono probabilmente le preoccupazioni paterne che gli studi umanistici potessero effettivamente procurare stabilità economica al figlio, come testimoniato in una lettera inviata da Luciano Pigorini a Lopez già nel dicembre del 1856. Certamente, tuttavia, fu altrettanto determinante la visione dello stesso Pigorini circa il ruolo degli studiosi di antichità e dei direttori dei musei, da lui sempre interpretato come quello di funzionari dello Stato.
Dopo il conseguimento della laurea proseguì la sua attività di ricerca nelle terramare, cui coniugò l’attività di divulgatore scientifico divenendo socio dell’Istituto di corrispondenza archeologica e cominciando a tenere una rubrica (che proseguì fino al 1878) intitolata Paleoetnologia per l’Annuario scientifico industriale.
Tra il 1866 e il 1867 beneficiò di una sovvenzione dal ministro della Pubblica istruzione per spostarsi a Roma e a Napoli e proseguire gli studi di archeologia. Tuttavia, la missione romana non si configurò come un semplice viaggio di formazione, ma assunse un preciso carattere politico: fu infatti incaricato dal ministero di redigere una relazione, in seguito edita a Parma con il titolo La paletnologia in Roma, in Napoli, nelle Marche e nelle Legazioni, sullo stato della ricerca archeologica nella capitale pontificia. Pigorini colse l’occasione per polemizzare con l’impostazione umanistico-erudita degli studi di archeologia nella Roma pontificia sostenendo invece il valore dell’archeologia ‘scientifica’ di stampo positivista che si andava sviluppando nel nord della penisola. Tale relazione e gli acquisti fatti a nome del museo di Parma gli valsero, tra il 1867 e il 1868, la nomina a direttore dello stesso museo e, in seguito, il cavalierato.
Gli anni Settanta costituirono un punto di svolta nella vita di Pigorini. Nel 1871 egli fu tra i fondatori della prima rivista di antropologia italiana, l’Archivio per l’antropologia e l’etnologia diretta da Paolo Mantegazza, e fu tra gli organizzatori del V Congresso internazionale di archeologia e antropologia preistoriche (Bologna 1871) in occasione del quale pubblicò per la prima volta la Bibliografia paletnologica italiana dal 1851 al 1871, poi edita anche in francese con il titolo Materiaux pour l’histoire della Paléoethnologie italienne (1874). Divenne così, oltre che uno dei padri della ricerca paletnologica in Italia, anche il primo storico della paletnologia italiana.
La storia degli studi paletnologici in effetti fu un filone che caratterizzò tutta l’attività scientifica e divulgativa di Pigorini, tanto da essere inclusa nel programma dei suoi corsi tenuti all’Università di Roma; le dedicò inoltre numerose pubblicazioni. Tali studi si configurano come dei periodici aggiornamenti della Bibliografia del 1871; il più importante può essere considerato il fascicolo, dal significativo titolo di Preistoria, edito nel 1911 in occasione del giubileo della nazione.
A seguito del successo riscosso dal congresso di Bologna, nel 1874 Pigorini venne in un primo momento nominato rappresentante del governo italiano al VII Congresso internazionale di archeologia e antropologia preistoriche di Stoccolma; in seguito, tuttavia, il ministro tornò sui propri passi attribuendo l’incarico a Giovanni Capellini e assegnando a Pigorini solo l’incarico di delegato. Il viaggio di Pigorini nel Nord Europa si rivelò comunque l’occasione per stringere relazioni con i maggiori studiosi di preistoria europea. Rientrato in Italia, nel 1875, Pigorini fondò con Strobel e Chierici il Bullettino di paletnologia italiana, la prima rivista dedicata interamente agli studi di preistoria italiana. Nello stesso anno fu nominato capo sezione della Direzione generale dei musei e degli scavi di antichità del Regno, istituita a Roma a seguito allo spostamento del ministero della Pubblica Istruzione nella nuova capitale.
Trasferitosi dunque a Roma, Pigorini svolse un’attività instancabile, che lo portò a essere per quasi un cinquantennio il solo dominus della ricerca paletnologica in Italia. Convinto assertore della necessità di ‘nazionalizzare’ la ricerca archeologica, già nel 1875 sottopose al ministro Ruggiero Bonghi il progetto di costituire in Roma un museo che illustrasse la preistoria italiana; il progetto fu immediatamente accolto e venne istituito per decreto il Museo preistorico ed etnografico di Roma, diretto da Pigorini stesso e inaugurato nel 1876 dal principe Umberto. Sempre nel 1876 Pigorini rappresentò il governo italiano al Congresso internazionale di Budapest. Ma l’azione di Pigorini, volta a legittimare e consolidare gli studi di preistoria in Italia, non poteva dirsi ancora conclusa: dopo la nascita del museo egli si spese per la creazione in Roma di una cattedra permanente, la prima in Italia, di paletnologia, che venne infine istituita per decreto nel 1877 e Pigorini fu nominato professore straordinario da una commissione ministeriale di paletnologi. Visto il rigore e l’attitudine amministrativa, nel 1878 gli fu temporaneamente assegnata anche la direzione di alcuni musei fiorentini tra cui le gallerie di palazzo Pitti.
Nel 1879 riprese a viaggiare in Europa, svolse ricerche nei principati danubiani e rappresentò il governo al IX Congresso internazionale che si tenne a Lisbona. Nello stesso anno sposò Nilla Martinati, figlia del paletnologo veronese Pierpaolo, da cui ebbe due figli, Luciano, futuro professore di economia all’Università di Padova, e Caterina. Aggiornò inoltre la sua bibliografia paletnologica e la diede nuovamente alle stampe con il titolo Note per la storia della paletnologia italiana.
Alla fine degli anni Settanta Pigorini si trovava dunque a ricoprire tutti gli incarichi di maggior prestigio nel campo della paletnologia italiana: dirigeva (insieme a Strobel e Chierici) il Bullettino di paletnologia italiana, era direttore del Museo romano e ricopriva in maniera stabile l’incarico in quella che resterà a lungo, per volere dello stesso Pigorini che in questo dimostrò ancora una volta la propria volontà accentratrice, l’unica cattedra di paletnologia italiana. Ma gli anni Settanta e i primi anni Ottanta furono anche il periodo in cui prese forma in maniera organica il nocciolo di quella che, nell’ambito della storia della paletnologia, è nota come ‘teoria pigoriniana’.
Riprendendo alcuni concetti espressi da Chierici in occasione del Congresso di Bologna, in particolare l’idea che gli abitanti delle terramare fossero da considerarsi gli autentici popoli italici, Pigorini cercò di stabilire un legame culturale ed etnico tra le civiltà dei terramaricoli e dei palafitticoli del Nord dell’Italia e le popolazioni preistoriche del Centro e del Nord dell’Europa. Immaginando un ideale legame diretto tra civiltà italica e civiltà centro-europea egli progressivamente costruì una teoria caratterizzata da una forte valenza politica. Affermando una parentela ideale tra popoli italici e abitanti del centro Europa, la teoria pigoriniana, infatti, finiva per essere coerente con le scelte governative portate avanti in politica estera tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. In particolare, essa pareva sostenere la Triplice alleanza, firmata nel 1882, che sanciva un avvicinamento tra Regno d’Italia e potenze germaniche, l’uno considerato come erede delle civiltà italiche, le altre ritenute eredi delle civiltà centroeuropee, concepite da Pigorini della medesima stirpe indoeuropea. Con le proprie convinzioni sulla preistoria nazionale e continentale egli contribuì, dunque, a diffondere nel senso comune italiano l’idea di una preminenza originale del Nord sul Sud e la naturale vicinanza della nazione italiana alle nazioni di lingua tedesca.
Negli anni Ottanta e Novanta Pigorini accentuò, anche grazie all’invio sul territorio di ispettori (dei musei e degli scavi), la tendenza a controllare e strumentalizzare la ricerca paletnologica, piegandola alla necessità di comprovare con dati scientifici le proprie teorie. Nel 1886 gli venne conferita la laurea ad honorem in filosofia all’Università di Heilderberg; l’occasione gli permise di visitare il museo di antichità di Copenaghen che, per la sua capacità di narrare il passato della nazione, divenne il modello di museo preistorico-etnografico cui lo stesso Pigorini si sarebbe ispirato nell’organizzare le collezioni del suo museo.
Gli anni Ottanta videro inoltre Pigorini monopolizzare sempre più la ricerca sulle terramare: nel 1888 cominciò i suoi scavi nella terramara di Castellazzo di Fontanellato (Parma), scavi dei quali in seguito si servì per sostenere la divisione delle terramare in cardi e decumani e per affermare una continuità di civiltà e popolamento tra le terramare e Roma antica. Questo discorso fu la premessa di un ulteriore sviluppo della teoria pigoriniana: nei primi anni del XX secolo, sotto la spinta di un nuovo clima culturale più marcatamente nazionalista, negli scritti di Pigorini si accentuò la retorica della romanità e anzi l’affermazione del primato di Roma antica. Roma veniva descritta come la manifestazione e l’inveramento della primitiva civiltà italica, in aggiunta a ciò le tappe di diffusione lungo la penisola della civiltà italica, tracciate da Pigorini seguendo un itinerario da nord verso sud, vennero fatte coincidere con le tappe dell’unificazione del Regno d’Italia conclusosi con la proclamazione di Roma capitale. Divenne in questi anni, dunque, del tutto manifesto il carattere politico e nazionalista assunto da quella che era la più conosciuta e rispettata teoria paletnologica italiana.
Confermato nell’incarico di professore di paletnologia come ordinario nel 1890, Pigorini mantenne la carica sino al collocamento a riposo avvenuto nel 1917 (venne poi nominato professore emerito il 25 febbraio dello stesso anno). Nonostante dalla fine del XIX secolo la visione della scienza archeologica di stampo positivista cominciasse a essere messa in discussione dai seguaci di Croce e Gentile, al punto che idealismo e antipigorinianesimo si ritrovano fusi nelle opere e nel pensiero di due grandi archeologi come Giovanni Pinza e Giovanni Patroni, il prestigio di Pigorini non ne risultò indebolito: egli restò ancora a lungo l’unico in grado di ottenere i finanziamenti necessari a importanti missioni archeologiche, a partire da quelle anche politicamente ‘strategiche’ nel Mediterraneo orientale condotte da Federico Halbherr prima a Creta e poi in Libia.
Il 17 marzo 1912, forte dell’appoggio della Casa reale, con cui aveva sempre intrattenuto rapporti diretti, fu nominato senatore del Regno. Durante il periodo in cui ricoprì tale incarico si spese in particolare per evitare tagli alla ricerca archeologica e per difendere il ruolo dei musei, da lui ritenuti la ‘scuola della nazione’.
Nel 1924, una malattia lo costrinse a ritirarsi presso il figlio Luciano a Padova, dove morì il 1° aprile 1925.
Fonti e Bibl.: L’epistolario di Pigorini è conservato presso il Dipartimento di archeologia dell’Università degli studi di Padova. Lettere e documenti relativi all’attività di Pigorini come direttore dei musei sono conservate presso il Museo nazionale di archeologia di Parma e il Museo archeologico nazionale Luigi Pigorini di Roma, dove è conservata anche l’intera sua biblioteca.
Notizie relative alla vita, alle opere e all’attività di studioso di Pigorini e alla sua collocazione nel contesto degli studi di paletnologia si trovano in: A. Taramelli, L. P., in Bullettino di paletnologia italiana, XLV (1925), 1-3, pp. 1-10; A. Guidi, The development of prehistoric archaeology in Italy: a short review, in Acta Archaeologica, LVIII (1987), pp. 237-247; M. Desittere, Paletnologi e studi preistorici nell’Emilia Romagna dell’Ottocento, Reggio Emilia 1988; A. Guidi, Storia della paletnologia, Roma 1988; R. Peroni, Preistoria e protostoria. La vicenda degli studi in Italia, in Le vie della preistoria, Roma 1992, pp. 7-70. “... Le terremare si scavano per concimare i prati…”. La nascita della paletnologia a Parma nel dibattito culturale della seconda metà dell’Ottocento, a cura di M. Bernabò Brea - A. Mutti, Parma 1994, pp. 95-117; 150 anni di Preistoria e Protostoria in Italia, a cura di A. Guidi, Firenze 2014. Sull’opera museografica di Pigorini sono fondamentali: M. Desittere, Dal Gabinetto di antichità patrie al Museo di storia patria di Reggio Emilia (1982-1986). Origini e formazione di un museo pilota nell’Ottocento, Reggio Emilia 1985; e in particolare M.G. Leario, The National museum of prehistory and ethnography Luigi Pigorini in Rome: the Nation on display, in Great narratives of the past. Traditions and revisions in national museums, Conference proceedings from EuNaMus (European National Museums), a cura di D. Poulot - F. Bodenstein – J. Lanzarote Guiral, Linköping 2011, pp. 49-67; M. Cupitò, Bartolomeo Gastaldi e L. P. tra Museo Celtico e Museo Preistorico Nazionale, in Colligite fragmenta. Aspetti e tendenze del collezionismo ottocentesco in Piemonte, Atti del convegno... 2007, a cura di M. Venturino Gambari - D. Gandolfi, Tortona 2012, pp. 187-200. Sulla teoria pigoriniana e i suoi risvolti politici si veda almeno M. Tarantini, Tra teoria pigoriniana e mediterraneismo. Orientamenti della ricerca preistorica e protostorica in Italia (1886-1913), in La nascita della Paleontologia in Liguria. Atti del convegno, Bordighera 2008, pp. 53-61. Un repertorio parziale degli scritti di Pigorini si trova in Cronistoria della Paletnologia italiana, in Bullettino di paletnologia italiana, XLV (1925), 1-3, pp. 11-34. La scheda biografica del senatore Pigorini è consultabile on-line attraverso il sito del Senato.