PETROSELLI, Luigi
PETROSELLI, Luigi. – Nacque a Viterbo il 1° marzo 1932 da Giulio e da Eufemia Fratini, primo di quattro figli. Il padre, un tipografo apprezzato, era un militante comunista, la madre una fervente cattolica. Luigi affrontò gli studi con grande serietà e, ancora giovanissimo, prima di chiudere il ciclo scolastico degli studi di scuola media superiore, ottenne dai genitori il permesso di entrare in seminario. La sensibilità religiosa non si discostò dall’opzione comunista e molti testimoni lo ricordano vestito da seminarista con una copia di Rinascita tra le mani. Abbandonato il progetto di sacerdozio, decise di completare gli studi presso il liceo classico e si iscrisse poi alla facoltà di lettere all’Università La Sapienza di Roma.
La sua attività politica iniziò già nella dura campagna elettorale del 1948, come militante ‘diffusore’ del giornale l’Unità e, due anni dopo, si iscrisse al Partito comunista italiano (PCI). Si dedicò in particolare alla questione della lotta per la terra, per l’applicazione della riforma agraria e per l’occupazione dei terreni, lasciati incolti, di proprietà della famiglia Colonna a Bomarzo. Fu per questo arrestato nell’ottobre 1951 e condannato a dieci mesi per aver istigato l’invasione di terre di proprietà altrui. Quella condanna ebbe l’effetto di accrescere la sua credibilità non solamente tra contadini e braccianti, ma anche in seno al Partito. Divenne così dirigente provinciale del PCI e nel 1952 entrò a far parte del Comitato federale. Nel 1953 andò a Bologna alla ‘scuola di partito’ Anselmo Marabini per completare la sua formazione politica. Nel 1954 era pronto per l’incarico di responsabile organizzativo del Partito a Viterbo. Il primo vero disorientamento nella sua militanza, come avvenne per molti altri militanti, coincise con i fatti ungheresi del 1956. Petroselli aveva accolto con grande interesse ciò che era emerso dal XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica: sia il disvelamento dei crimini di Stalin e la loro condanna, sia la libertà riconosciuta ai partiti comunisti di scegliere la propria via al comunismo.
Quei segnali incoraggianti gli apparivano incoerenti con l’invasione sovietica dell’Ungheria e con l’allineamento del PCI alle ragioni dell’URSS. Le sue posizioni eterodosse gli costarono l’emarginazione all’interno della dirigenza viterbese, allora guidata dal senatore Enrico Minio. Petroselli si dedicò così alla fondazione dell’Unione provinciale degli artigiani di Viterbo, legata alla Confederazione nazionale dell’artigianato, e riprese il lavoro di corrispondente de l’Unità dalla città laziale, già svolto in passato. La serietà e l’impegno fecero riacquistare a Petroselli la fiducia di molti militanti. Nel 1960 fu eletto al Consiglio comunale di Viterbo; l’anno successivo fu nominato responsabile della commissione agraria e della commissione culturale della Federazione provinciale del PCI. La continuità data al proprio lavoro e la crescente affidabilità gli consentirono così di arrivare a guidare la Federazione comunista di Viterbo nel 1962. La carica di segretario del PCI per la provincia di Viterbo lo impegnò fino al 1970, insieme agli incarichi di consigliere comunale, fino al 1969, e di consigliere provinciale, dal 1965 al 1970. Nel frattempo era stato eletto al comitato centrale del PCI dall’XI Congresso nazionale, svoltosi nel 1966, e sarebbe stato membro della direzione nazionale a partire dal 1972.
Nel 1963 conobbe Aurelia Sergi, insegnante di matematica e di scienze, siciliana d’origine, a cui dedicò diverse poesie. Si sposarono tre anni dopo, il 5 febbraio 1966, in Campidoglio.
Come segretario del Partito si impegnò, in particolare, per il piano regolatore cittadino, per il risanamento delle malsicure abitazioni del suo quartiere, Pianoscarano, per la municipalizzazione dei servizi idrici. L’alone di simpatia e di consenso che lo circondava non derivava solamente dal suo alacre impegno, ma anche dalla sua cifra umana e dalla semplicità dei rapporti stretti con gli altri cittadini. Così come la sua ascesa locale non si dovette a una sorta di ripensamento e di sistematico allineamento alla linea ufficiale del PCI: nel 1968, infatti, tornò a tuonare contro l’Unione Sovietica in occasione dell’occupazione di Praga e fece pronunciare in tal senso la Federazione viterbese, senza attendere un comunicato ufficiale del Partito e senza, in questo caso, incorrere in sanzioni interne. La sua solidità e il seguito che aveva ne fecero, anzi, una figura cui affidare incarichi di maggiore responsabilità. Fu chiamato a Roma per dirigere il comitato regionale del Lazio nel 1969, subentrando a Enrico Berlinguer, divenuto vicesegretario nazionale del PCI e, nel corso dell’anno successivo, fu eletto segretario della Federazione comunista romana.
Legato a Berlinguer da un rapporto di stima reciproca, Petroselli era anche uno strenuo sostenitore del ‘compromesso storico’.
Tale linea, applicata alla concreta condizione romana, significò un più aperto dialogo con quella parte del mondo cattolico più sensibile ai temi sociali, senza per questo rinunciare a campagne squisitamente laiche come quella per il mantenimento della legge sul divorzio. La forte tensione morale presente all’epoca in una parte significativa del mondo cattolico, dimostrata in maniera palese con l’affollato incontro diocesano promosso dal Vicariato sui mali di Roma (il titolo era Responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia nella Diocesi di Roma e si svolse, tra il 12 e il 15 febbraio 1974, nella basilica di S. Giovanni in Laterano), così come il risultato schiacciante ottenuto in occasione del referendum sul divorzio, con il 68% dei cittadini maggiorenni di Roma che confermò la scelta divorzista compiuta dal Parlamento, erano fatti concreti che incoraggiavano la politica intrapresa da Petroselli.
Ridare a Roma un progetto di città fu un impegno che il PCI romano di Petroselli affrontò ponendo particolare attenzione alla vita precaria delle borgate e puntando a una ricomposizione urbana del tessuto cittadino basata sulla riduzione delle distanze delle condizioni di vita tra centro e periferia. Si trattava di un compito non facile sia per l’estensione del Comune di Roma, sia per gli effetti devastanti delle politiche urbanistiche condotte nei decenni precedenti. La linea prescelta portò il PCI a un vistoso successo già nelle elezioni amministrative del 1975. Petroselli offrì al sindaco uscente, Clelio Darida, la possibilità di affrontare insieme i problemi cittadini con un Piano istituzionale di Roma. Alla disponibilità del sindaco democristiano non fece riscontro però l’adesione del suo Partito. La replica del successo comunista, in termini ancora più significativi e vistosi, in occasione delle elezioni politiche del 1976 e la formazione di una giunta regionale guidata dal comunista Maurizio Ferrara portarono così all’abbandono di una politica di intesa con la DC e alla preparazione di un’alleanza a sinistra. Petroselli fu l’artefice della designazione di un autorevole intellettuale, lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, come nuovo sindaco di una giunta di sinistra, la prima non democristiana dalla fine della guerra. Petroselli affiancò il lavoro del Partito a quello della giunta, particolarmente attiva e innovativa. Dall’urbanistica alla cultura, dal risanamento delle borgate alla salvaguardia del patrimonio artistico e archeologico, quell’esperienza di governo segnò infatti una svolta nella vita quotidiana oltre che nella politica cittadina.
Quando il sindaco Argan, avanti negli anni, si dimise per motivi di salute, nulla risultò più naturale per il Consiglio comunale che scegliere come suo successore, il 27 settembre 1979, proprio Luigi Petroselli. Nonostante fosse stimato nel Partito, per i media Petroselli rimaneva «un oscuro funzionario di partito» (Rota, 1986). La riservatezza del personaggio, il lavoro condotto senza dare particolare risalto alla comunicazione, nonché la sua provenienza ‘provinciale’, lasciarono la stampa piuttosto scettica sulla scelta. In realtà le qualità umane e politiche del nuovo sindaco emersero presto. Se da segretario cittadino aveva studiato e proposto la ricomposizione urbana, da sindaco ne perseguì la sua realizzazione, girando per i quartieri meno attrezzati di servizi, continuando nell’opera di risanamento delle borgate anche con la dotazione di servizi elementari che non avevano mai ricevuto, rilanciando l’idea di uno sviluppo programmato, liberando il centro cittadino dal traffico privato, ponendo mano alla riorganizzazione e all’attivazione di servizi sociali, facendo realizzare impianti sportivi, salvaguardando una grande porzione di aree verdi. Con il protocollo d’intesa firmato con i costruttori edili intese non deprimere l’economia cittadina, badando però, al contempo, a non far dilatare la città oltre ogni confine e oltre ogni regola e a mantenere sempre un’alta quota di verde pubblico. Scarsa attenzione, invece, venne prestata all’edificazione illegale, abusiva, non sempre costruita per necessità. Alcuni progetti, come l’intervento nel quartiere di Tor Bella Monaca, caratterizzante la modernità dell’asse orientale della città, fu iniziato, ma non proseguito dai successori. Vigilò affinché i lavori della metropolitana non conoscessero ulteriori ritardi e si trovò, così, a inaugurare, nel 1980, l’apertura della linea A della metropolitana, fattore decisivo per il Comune più grande d’Italia e uno dei più grandi d’Europa fino ad allora dotato di pochissimi chilometri di binari. La cifra umana emerse dagli incontri con i cittadini delle periferie, con gli edili in sciopero, trattenendosi nell’ascolto dei ceti meno fortunati e dei lavoratori. Il contatto diretto fu una delle caratteristiche essenziali della sua attività anche a Roma e avvicinò i cittadini all’istituzione comunale. Durante la sua parentesi, la città ebbe riconoscimenti internazionali, sottolineati da frequenti visite di capi di Stato stranieri e da una vocazione meno localista di quella che aveva predominato fino a quel momento. Petroselli si trovò a operare in una stagione in cui il terrorismo non era stato ancora debellato e, oltre a portare solidarietà personale alle vittime, ritenne che il miglior modo per fronteggiarlo fosse di avvicinare le istituzioni ai cittadini.
Quando, nel 1981, si tornò alle urne in occasione delle elezioni amministrative per il Comune di Roma, Petroselli ottenne 130.000 preferenze: una dimostrazione palese del largo consenso che si era guadagnato e che lo confermò al più alto scranno del Campidoglio. Doveva affrontare però uno scoglio politico di non poco conto: i socialisti, alla ricerca di maggiore visibilità politica, iniziarono una polemica nei confronti dell’area comunista. In particolare, attaccarono la presunta ‘politica dell’effimero’, che sarebbe stata rappresentata dalle politiche culturali portate avanti dall’assessore Renato Nicolini e, in particolare, dalle edizioni dell’Estate romana. Petroselli difese tenacemente queste iniziative e allo stesso tempo ribadì con convinzione la necessaria alleanza a sinistra. Proprio in occasione della perorazione di tale linea politica, nel corso di un dibattito in sede di comitato centrale del PCI, venne stroncato da un infarto il 7 ottobre 1981. Ai suoi funerali presero la parola il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e il cardinale Ugo Poletti, ma fu soprattutto il bagno di folla che volle tributargli l’ultimo saluto nella camera ardente allestita in Campidoglio a testimoniare l’ampio consenso e l’affetto che aveva saputo conquistare tra i romani.
Fonti e Bibl.: Governare una metropoli, a cura di S. Garano - P. Silvagni, Roma 1985; A. Rota, Quel ‘burocrate’ che sedusse Roma, in la Repubblica, 7 ottobre 1986; M. De Nicolò, I problemi della città, le scelte capitoline, in Roma del Duemila, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1999, pp. 79-117; S. Cruciani, L. P., sindaco di Roma. Un comunista nella capitale, in Storie di sindaci per la storia d’Italia (1889-2000), a cura di O. Gaspari - R. Forlenza - S. Cruciani, Roma 2009, pp. 217-222; E. Baffoni - V. De Lucia, La Roma di P., Roma 2011; A. Giovagnoli, L. P.: appunti per una biografia http://spazioinwind.libero.it/ecinwind/ Parliamone/Petroselli/notebio.htm (28 gennaio 2015).