MURIALDI, Luigi (Gino)
– Nacque a Torino il 15 ottobre 1872 da Luigi e da Francesca de Angelis, entrambi insegnanti elementari.
La sua maturazione avvenne prima in un centro rurale, ad Alba, dove compì gli studi liceali, e poi a Genova, dove nel 1897 conseguì la laurea in giurisprudenza. Questa esperienza in zone dalla differente composizione sociale gli diede l’occasione di conoscere sia il variegato mondo contadino dei coloni e dei piccoli proprietari – le cui condizioni di lavoro e di vita apparivano sovente molto vicine a quelle dei salariati – sia il mondo di un centro industriale e portuale come il capoluogo ligure, dove stava crescendo una combattiva classe operaia. Non a caso fu proprio durante gli studi che si avvicinò al movimento socialista: nel 1894 partecipò all’organizzazione del primo congresso regionale ligure del Partito socialista dei lavoratori italiani e nel 1895 entrò nel suo comitato esecutivo regionale.
Grazie al suo attivismo divenne rapidamente una figura di primo piano del socialismo genovese, dove si stava affermando la corrente riformista, che egli stesso contribuì a consolidare. Animato da un forte spirito pragmatico, considerava infatti troppo astratte le posizioni delle correnti rivoluzionarie, mentre riteneva che lo strumento principale per l’emancipazione proletaria fosse lo sviluppo delle organizzazioni sindacali, cooperative e politiche. Inoltre, forte della sua esperienza nelle campagne piemontesi, sottolineava il processo di proletarizzazione di coloni e piccoli proprietari e insisteva affinché il movimento socialista superasse gli steccati delle rigide posizioni di classe, per unire in un fronte comune i braccianti salariati con le altre categorie di contadini. Sostenendo queste posizioni, partecipò ai congressi del Partito socialista italiano (PSI) di Firenze del 1896 e di Roma del 1900. Qui l’ampia vittoria delle corrente riformista riunita intorno a Filippo Turati e al gruppo di Critica sociale gli offrì l’occasione per un lungo intervento, nel quale tornò a insistere affinché i militanti periferici del partito non si impegnassero solo nella propaganda, bensì soprattutto nella creazione di apposite organizzazioni, sia cooperative sia di resistenza. Grazie a questa attività fu notato dal segretario della Camera del lavoro di Genova Ludovico Calda, il quale nel 1901 lo chiamò a dirigere il settore della cooperazione tra gli operai del capoluogo ligure. Murialdi si distinse con particolare impegno nel suo compito, fondando la cooperativa dei metallurgici di Sampierdarena e sviluppando quella degli scaricatori di porto, che dotò di una mensa e del primo ambulatorio medico. Infine nel novembre 1901 partecipò al congresso delle leghe contadine, tenuto a Bologna, dove tornò a insistere sulla comunanza di interessi tra coloni e piccoli proprietari da un lato e braccianti salariati dall’altro, esortando il movimento contadino socialista a promuovere un’azione comune in difesa di queste differenti categorie.
Non ancora trentenne, nell’arco di poco più di due anni Murialdi era diventato una delle figure di spicco della corrente riformista, anche a livello nazionale. Perciò, in vista del congresso del PSI di Imola, fissato per il settembre del 1902, venne incaricato, con Pietro Chiesa, di redigere la relazione su uno dei temi principali del dibattito: l’organizzazione economica del proletariato.
Si tratta di un documento molto importante, punto di approdo delle riflessioni da lui sviluppate fino ad allora, nonché base delle sue azioni future. Il principio ispiratore dell’intero testo è una visione di natura evoluzionistica e positivista del socialismo: «L’evoluzione procede per gradi – argomentavano gli autori – non dalla rovina e dallo sfacelo della produzione capitalistica deve uscire la nuova società, ma dal suo completo sviluppo e perfezionamento». Ne derivava una precisa opinione sulle forme di lotta e di resistenza: «Non è mai da dimenticare che lo sciopero è una forma transitoria di lotta e propria dei primi tempi dell’organizzazione, la storia degli ultimi anni ha dimostrato luminosamente come gli scioperi più colossali e combattuti delle più vecchie e forti organizzazioni del mondo abbiano avuto esito poco lieto». Da qui discendeva infine l’indicazione delle priorità: «Non lo sciopero ma l’organizzazione dev’essere lo scopo dei lavoratori e dei socialisti, l’organizzazione intesa come unione compatta e solidale del maggior numero di proletari che continuamente danno opera per il loro miglioramento» (Il Partito Socialista e l’organizzazione economica del proletariato industriale, Imola 1902).
La corrente riformista vinse, sebbene con una maggioranza meno larga, anche il congresso di Imola. Confermati quindi alla guida del partito, i riformisti decisero di consolidare il loro controllo anche sulle organizzazioni sindacali, così da sottrarle agli esponenti delle correnti intransigenti e indurle a seguire le linee di indirizzo indicate dalla relazione di Murialdi. Alla fine del 1902 venne perciò fondato il Segretariato generale della resistenza, nel quale Murialdi entrò come dirigente insieme ad alcuni dei futuri fondatori della Confederazione generale del lavoro come Angiolo Cabrini, Ettore Reina e Rinaldo Rigola. Sulla medesima linea si pose, nell’aprile 1903, il primo congresso delle Camere del lavoro, leghe e cooperative e società di mutuo soccorso della Liguria, che Murialdi promosse insieme con Lodovico Calda. Al termine dei lavori fu decisa la fondazione dell’Unione regionale fra le associazioni di resistenza e di cooperazione della Liguria, con un comitato esecutivo di cui Murialdi fu chiamato a far parte, incarico dal quale egli trasse lo spunto per intensificare un ulteriore ramo delle sue attività.
Al fianco dell’impegno politico-sindacale Murialdi stava infatti sviluppando anche un’intensa attività di propagandista e di pubblicista. Già da anni lavorava come corrispondente dalla Liguria per il quotidiano socialista Avanti!, mentre in tempi più recenti aveva sviluppato una frequente collaborazione con Critica sociale, dalle cui colonne conduceva un’incessante polemica contro gli esponenti delle correnti intransigenti. Ora, forte delle posizioni raggiunte nelle organizzazioni proletarie di Genova, al congresso di fondazione dell’Unione regionale delle associazioni di resistenza avanzò la proposta di fondare un giornale locale in difesa degli interessi dei lavoratori, al quale assicurava il contributo delle organizzazioni dei portuali. Il congresso accolse la proposta e così il 27 giugno 1903 vide la luce Il Lavoro, un quotidiano destinato a diventare per decenni uno stabile punto di riferimento per il mondo operaio e in generale per la sinistra genovese.
Quasi a consacrazione della sua multiforme attività, nel 1903 entrò a far parte anche del Consiglio nazionale delle cooperative e nel 1904 divenne membro, proprio in rappresentanza delle cooperative, del Consiglio superiore del lavoro, organo tecnico e consultivo istituito dal governo.
La sua ascesa politica conobbe una parziale battuta d’arresto dopo il congresso socialista di Bologna del 1904, dove il successo arrise alle correnti rivoluzionarie, i cui dirigenti non esitarono a rivolgergli accuse dirette proprio nel pieno del dibattito, additandolo come esempio dell’arrendevolezza e dello spirito rinunciatario che imputavano ai riformisti. Murialdi, in attesa che il clima politico nazionale tornasse più favorevole, decise perciò di concentrare le energie sulle sue attività in Liguria.
Nel 1906 fu nominato amministratore della cooperativa di sbarco e imbarco dei minerali nel porto di Genova. Diede così inizio a un’intensa attività imprenditoriale privata che creava un potenziale conflitto d’interesse con le sue funzioni di dirigente del movimento operaio e cooperativo. Nella base socialista e tra alcuni quadri intermedi del partito si manifestarono malumori, che nell’immediato non ebbero conseguenze grazie alla copertura accordata da altri dirigenti riformisti, oltre che amici personali, del calibro di Calda e di Chiesa. Ma quando nel 1908 Calda si dimise dalla segreteria della Camera del lavoro di Genova, vennero meno le coperture politiche e scoppiò una tempesta destinata a stroncare la carriera politica di Murialdi nel PSI. La direzione nazionale del partito decise infatti di raccogliere le denunce provenienti da alcuni iscritti e militanti genovesi e istituì un’apposita commissione con l’incarico di indagare su tutte le attività del movimento economico e cooperativo del capoluogo ligure. Le polemiche divamparono con estrema violenza finché, il 20 gennaio 1909, la sezione socialista genovese prese la decisione clamorosa di decretare l’espulsione dal partito di Murialdi e di altri esponenti coinvolti nel caso.
Costretto dagli eventi a cambiare attività, Murialdi decise di sfruttare le competenze acquisite sul campo e la laurea in giurisprudenza per esercitare la professione di avvocato civile, ma soprattutto per impegnarsi in diverse iniziative imprenditoriali, tra le quali la bonifica fondiaria a Magliano Sabino e la società termoelettrica Fulgor ad Acqui. Tra il 1910 e il 1920 ricoprì inoltre l’incarico di amministratore delegato delle Società ferrovie e tramvie di Piacenza.
Nel 1913 si presentò candidato alle elezioni politiche come socialista indipendente e, contro tutte le attese, prevalse al primo turno. Nuovamente eletto nel 1919, il 23 giugno entrò nel governo Nitti come sottosegretario al ministero dell’Industria, commercio e lavoro con delega per gli Approvvigionamenti e i consumi alimentari. L’incarico cadde però in un momento particolarmente difficile, perchè nell’estate del 1919 tutta l’Italia fu scossa da accese proteste popolari, i cosiddetti moti per il carovita. Sicché, in occasione di un rimpasto, il 14 marzo 1920 fu sostituito da Marcello Soleri.
Intanto non aveva abbandonato le attività imprenditoriali e sul finire del 1920 fu tra i fondatori a Roma del quotidiano democratico Il Paese, organo di Nitti, di cui divenne comproprietario. Non riuscì però a vedere l’uscita del primo numero, il 23 aprile 1921, poiché morì il 14 dicembre 1920 a Piedimonte D’Alife, in provincia di Caserta, dove si era recato per valutare l’acquisto di una cartiera capace di garantire la stampa del giornale.
Fra gli scritti si segnalano: L’organizzazione economica dei mezzadri e dei piccoli proprietari, Milano 1902; Il Partito socialista e la legislazione sociale, Imola 1904; Le condizioni della Marina mercantile e i doveri dello stato, Milano 1905; La politica economica nell’ora presente e nel dopo guerra, Roma 1918.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, ad nomen; G. Bianco - G. Perillo, I partiti operai in Liguria nel primo dopoguerra, Firenze 1965; A. Pepe, Storia della CGdL. Dalla fondazione alla guerra di Libia, Bari 1972, pp. 271, 273-275, 282, 305; G. Perillo, Storia della Camera del Lavoro di Genova. Dalle origini alla seconda guerra mondiale, Roma 1980, ad ind.; R. Zangheri - G. Galasso - V. Castronovo, Storia del movimento cooperativo in Italia, 1886-1986, Torino 1987, ad ind.; G. Barbalace, I «carbonin» del Passo Nuovo. L. M. e il porto di Genova in età giolittiana, in Annali dell’Istituto Ugo La Malfa, VIII (1993), pp. 385-449; Id., Genova in età giolittiana, Alessandria 1996, ad ind.; P. Mattera, Le radici del riformismo sindacale. Società di massa e proletariato alle origini della CGdL, Roma 2007, ad ind.; O. Bevegni, L. M., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, III, Roma 1977, pp. 611-615.