MORIANI, Luigi
MORIANI, Luigi. – Nacque a Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, il 2 gennaio 1845, da Giuseppe, ingegnere, e da Carolina Ferruzzi.
Nella facoltà giuridica senese la predilezione per gli studi classici lo portò ad approfondire il diritto romano, materia in cui si laureò nel 1864. La facoltà reputò la tesi degna di «medaglia d’argento» e stampa (Della proprietà civile comparata tra il nuovo e l’antico diritto nei suoi elementi costitutivi, Firenze 1866).
In questo lavoro Moriani guardò all’istituto della proprietà, centrale anche nell’esperienza giuridica a Roma, nel «triplice aspetto filosofico, storico, giuridico» e nel dualismo di «proprietà naturale e politica». Cogliendo i temi principali della dottrina romanistica di quegli anni, mostrò la storicità delle «proprietà antiche in genere», di quella «antica» di Roma, di quella «individuale», consacrata da Giustiniano.
Il ministero conferì a Moriani un assegno per studi di perfezionamento a Pavia, alla scuola di Filippo Serafini, seguace di Friedrich Carl von Savigny, assiduo frequentatore di quelle università tedesche da cui era partito il rinnovamento metodologico, lo studio critico delle fonti, comunemente considerato premessa della rinascita scientifica anche degli studi del diritto romano in Italia. Dopo questa importante esperienza, Moriani fu nominato per l’anno accademico 1869-70 professore incaricato di istituzioni di diritto romano nella facoltà di giurisprudenza di Siena, e l’anno successivo straordinario di diritto romano, insegnamenti ricoperti fino al 1880.
In questi anni pubblicò il Programma per le lezioni di Istituzioni di diritto romano (Siena 1871); l’opera, legata all’insegnamento, dopo un cenno sul «metodo razionale puro», seguito in Germania, descrisse in modo elementare gli istituti giustinianei, seguendo l’ordine «nozioni generali, diritti singoli, cose, obbligazioni, famiglia, successioni». Diede alle stampe anche una Prolusione, ampliata e con corredo di note e documenti: Notizie sulla Università di Siena (ibid. 1873), in cui illustrò gli aspetti istituzionali e gli indirizzi scientifici nei diversi rami disciplinari presenti nell’Ateneo senese, dalle origini all’Unità.
A detta dello stesso Moriani, La filosofia del diritto nel pensiero dei giureconsulti romani (Firenze 1876) – che gli assicurò la nomina a professore ordinario – fu imposta dalla «fretta per un concorso non atteso », scritta nei ritagli di tempo consentiti dal «dover fare lezione tutti i giorni».
L’originale monografia si propose di rintracciare l’«idea filosofica di diritto» negli scritti dei protagonisti della giurisprudenza classica e post-classica; la «suprema nozione di diritto » fu fatta coincidere con l’etimologia del termine ius, di cui Moriani ricostruì «voce e idea», nella rassegna di fonti filosofiche e giuridiche, che sembrarono «battere all’unisono» (p. 11). In quest’opera prese posizione sui temi cruciali della dottrina romanistica del suo tempo, a partire dal rapporto tra il codice civile del 1865 e il diritto romano e tra legislatore e scienza giuridica, formata nella tradizione gloriosa di ius commune.
Nel Corso di Istituzioni di diritto romano (Siena 1879) Moriani affrontò anche il gran tema del rapporto tra «l’antico diritto di Roma» e l’«opera di Giustiniano», e asserì che «nella società orientale, poichè sola rimaneva ancora sotto l’ordinamento politico dell’Impero, tutto il diritto era pur sempre nel suo fondo la continuazione del diritto romano». L’interesse per la storia lo condusse inoltre a svolgere lezioni sulla società bizantina, premessa all’esegesi sul Corpus iuris (Archivio dell’Università di Siena [AUS], Libretti delle lezioni, XIV, C., 1875-76).
Ordinario di diritto romano a Siena dal 1° luglio 1877, preside della facoltà di giurisprudenza nel 1879-80, Moriani svolse il suo insegnamento di istituzioni e diritto romano in anni segnati dall’affermarsi, anche nelle università italiane, del metodo critico, inteso allo studio e alla ricerca diretti sulle fonti, indispensabile operazione filologica premessa alla ricostruzione degli istituti giuridici in un sistema di diritto privato.
La sua metodologia fu messa in discussione nel corso di una vicenda che destò un certo clamore a Siena, fino a giungere in Parlamento: nel 1880 Moriani accettò la cattedra a Pavia, sede di primo ordine, che assicurava ai docenti un trattamento professionale più vantaggioso. Nell’Ateneo senese giunse Vittorio Scialoja, che chiese agli studenti lo studio diretto del Corpus iuris per «frequenti interpretazioni dei testi». Gli studenti protestarono vivacemente, asserendo che il «metodo tenuto dal professor Moriani, precedente incaricato di diritto romano, era più chiaro e facile». Rispondendo all’interrogazione del deputato Ferdinando Martini sui disordini, il ministro Guido Baccelli accennò al tentativo di un «dotto insegnante» di «correggere alcuni abusi invalsi» a Siena. L’Università di Pavia e le autorità accademiche di Siena protestarono a tutela di Moriani; Scialoja negò le accuse di essersi dichiarato «avverso all’egregio professor Moriani», cui inviò una lettera (AUS, Affari, Vertenza Scialoja, 1881, IV.15).
A Pavia Moriani insegnò diritto romano ed esegesi delle fonti di diritto romano, con speciale riguardo al diritto bizantino, una cattedra che impose agli studenti quel lavoro esegetico e poi ricostruttivo sul Corpus iuris, che Scialoja tentò di svolgere a Siena. Anche Moriani guardò insomma all’indirizzo critico, a un corso di Pandette inteso a studiare scientificamente e ridurre a sistema il diritto romano privato nell’opera di Giustiniano. Il Programma d’insegnamento e di esame di Diritto romano per l’anno accademico 1901-1902 (Siena 1902), stabilì dunque che le teorie generali delle obbligazioni fossero studiate in virtù dell’esegesi sulle fonti, frammenti del Corpus iuris divi Iustiniani, apud Wiedemannos (ibid., p. 7).
D’altro canto, soprattutto nel Novecento, Moriani fu considerato dai romanisti protagonista di un metodo diverso dalle costruzioni dei Pandettisti ottocenteschi, che guardavano alla compilazione giustinianea come a un insieme di dogmi e principî adatti all’ordine giuridico dei rapporti del proprio tempo. Di lui si apprezzò l’eclettismo di uno studio esegetico inteso a chiarire il concetto delle norme; poi storico, inteso a ripercorrerne la formazione; infine critico, che formò il sistema dopo aver ricostruito forme e concetti degli istituti (cfr. Vassalli, 1960, p. 454).
All’allievo senese Pietro Rossi Moriani parve meritoriamente alieno dalle «esagerazioni» di una certa «scienza ipercritica», tesa a «sovvertire le fonti e a svalutare la più grande il Corpus iuris». Nella commemorazione pubblica del 1922 Rossi asserì che Moriani, «ancor prima della guerra», fu protagonista della «emancipazione della scuola italiana dalle influenze di una dottrina straniera, che infiltrando il particolarismo nel cuore del diritto romano, ne corrompeva la sostanze e ne affrettava la decadenza » (Rossi, 1922, p. 150).
Moriani insegnò a Pavia dal 1880 al 1894. Nella Prolusione letta nel 1891 per l’inaugurazione dell’anno accademico (L’influenza esercitata dall’Università di Pavia negli studi della giurisprudenza civile, Pavia 1891) affermò la necessità che il ministero della Pubblica Istruzione sostenesse la pubblicazione di un’ampia storia delle Università d’Italia, forte della documentazione dispersa in tanti archivi dei vari atenei. Mostrò poi che dai «primordi della antiqua schola papiensis» a Tommaso Nani l’Università di Pavia aveva offerto una decisiva «influenza nello studio scientifico della giurisprudenza civile» (ibid., p. 6). Nel 1894 tornò all’antica cattedra di Siena, dove insegnò diritto romano fino al collocamento a riposo, avvenuto il 1° agosto 1920. Fu rettore dal 1896 al 1898 e dal 1904 al 1906. Nella sua prima relazione, in cui lodò la liberalità del Comune di Siena e del Monte de’ Paschi e auspicò analoghi sforzi da parte dello Stato, colse il senso della crisi di fine secolo, e affidò alle Università la «missione» di far fronte al «perturbamento sociale» (Per la solenne inaugurazione degli Studi nella R. Università di Siena, Relazione del rettore prof. L. M., Siena 1897).
Anche se i suoi scritti furono «pochi di numero e brevi di mole», ciò non impedì ai romanisti e a molti illustri «allievi e discepoli» di altre discipline di onorare Moriani come maestro in occasione del suo trentacinquesimo anno di insegnamento, come attestarono, tra gli altri, Biagio Brugi, Filippo Vassalli e Vincenzo Manzini (cfr. Scritti giuridici e di scienze economiche pubblicati in onore di L. M. nel XXXV anno del suo insegnamento, Torino 1906). Fu insignito del titolo di cavaliere dell’ordine della Croce d’Italia e dell’ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro, e fu membro del Circolo monarchico senese. Fra le sue opere figura anche lo scritto L’Italia e i Savoia (Siena 1895).
Morì a Lucignano, luogo d’origine della famiglia, il 9 novembre 1921.
Fonti e Bibl.: Archivio dell’Università di Siena, f. personale n. 869; XX. A.13, Appendice; VI.A.9, nn. 142-143; Libretti delle lezioni, XIV, C., ad annos; Affari, Vertenza Scialoja, 1881, IV.15; www.pv.it, I professori dell’Università di Pavia (1859-1961), ad nomen; R. Università degli Studi di Siena, Annuario accademico, ad annos; P. Rossi, L. M., in Studi senesi, 1922, f. 3-5, pp. 135-159; F. Vassalli, Storia e dogma, Ricordandosi nell’Università di Pavia il prof. L. M. (1934), poi in Id., Studi giuridici, Milano 1960, pp. 449 s.; P. Vaccari, Storia dell’Università di Pavia, Pavia 1948, p. 159; G. Cianferotti, L’Università di Siena e la «vertenza Scialoja». Concettualismo giuridico, giurisprudenza pratica e insegnamento del diritto in Italia alla fine dell’Ottocento, in Studi senesi, 1988, f. 2, pp. 738-742; F. Colao, Momenti dell’insegnamento giuridico nell’Ottocento, in L’Università di Siena. 750 anni di storia, Padova 1990, p. 197; D. Balestracci, Ricerca ed insegnamento della storia nell’Università di Siena fra Otto e Novecento, ibid., p. 219; L. Musselli, La facoltà di giurisprudenza di Pavia nel primo secolo dell’Italia unita (1860-1960), in Annali di storia delle Università italiane, VII (2003), pp. 201 s.