MONTANARINI, Luigi
– Nacque a Firenze il 22 luglio 1906 da Stefano, macchinista delle Regie Ferrovie, e da Maria Cianchi. Durante gli anni del ginnasio, frequentato presso l’Istituto dei Padri Scolopi di Firenze, scoprì l’interesse verso l’arte, che, alimentato dalle frequenti visite agli Uffizi e dall’esercizio quotidiano del disegno, lo spinse, nel 1920, a iscriversi alla Scuola libera del nudo.
Nel 1925 in una delle abituali visite agli Uffizi conobbe il pittore M. Denis. Nello stesso anno partì alla volta di Parigi, dove soggiornò per alcuni mesi. Due anni dopo si iscrisse all’Accademia di belle arti di Firenze, dove ebbe come maestri G. Chini e F. Carena. Nel 1931, anno in cui conseguì il diploma di pittura all’Accademia, compì un secondo viaggio di studio in Europa: visitò l’Olanda, soggiornò a Zurigo e quindi si recò di nuovo Parigi, dove incontrò G. Severini ed ebbe modo di rinsaldare l’amicizia con A. Magnelli, conosciuto in precedenza a Firenze. L’anno successivo ottenne il pensionato artistico nazionale nella sezione pittura (per la scultura risultò vincitore P. Fazzini) consistente in una borsa di studio biennale e nell’assegnazione di un atelier nei locali di villa Caffarelli sul Campidoglio, e pertanto si trasferì a Roma. Nel 1934 si unì in matrimonio con Heidi Isler, ragazza svizzera conosciuta a Firenze, dalla quale ebbe quattro figli. Nella capitale il M. entrò in contatto con gli esponenti della Scuola romana, ma la sua adesione al movimento fu motivata soprattutto da intenti ideologici e non tanto formali, poiché ne condivise le posizioni antinovecentiste, il rifiuto della Metafisica e del più generale «ritorno all’ordine», senza mai assorbirne appieno il senso pregnante del tonalismo evocativo. Partecipò alle mostre collettive del gruppo alla galleria della Cometa, dove tenne anche le sue prime personali nel marzo 1937 e nel giugno del 1938, rispettivamente presentate in catalogo dal poeta e direttore dello spazio espositivo L. De Libero e da V. Guzzi. Le monumentali imprese urbanistiche ed edilizie promosse negli anni Trenta a Roma, che offrirono ai pittori ampie superfici per il muralismo, videro il M. impegnato al foro Mussolini (attuale foro Italico) nella realizzazione dell’Apoteosi del fascismo su una parete dell’Accademia di educazione fisica (odierno palazzo del CONI).
Nei lavori di questo periodo il M. dimostrò l’interesse per la pittura da museo: dai classici come Rembrandt ai maestri del Realismo francese, Courbet soprattutto, visti dal vero durante i viaggi all’estero. Nei temi prescelti – nature morte, paesaggi, nudi e autoritratti – il M. espresse una fisicità soppesata mediante un intenso cromatismo e una materia densa courbettianamente intesa. Come nella serie di nudi femminili o nell’Autoritratto del 1930 (ripr. in Milli, p. 25), per esempio, che risulta impostato secondo criteri tradizionali: il volto di tre quarti, la corporatura a mezzo busto, la prevalenza di toni bruni accesi da improvvise presenze di luce.
Nei Bagnanti del 1937 (ripr. Id., 1999, p. 30), sebbene il tema derivi ancora da Cézanne, il M. esprime il momento di maggiore adesione al movimento pittorico della Scuola romana, adottando tonalità più calde e una corsività espressionistica del segno. Negli stessi anni intraprese l’attività didattica, che svolse parallelamente a quella pittorica fino al pensionamento. Tra il 1936 e il 1938 insegnò disegno geometrico ornamentale e decorazione pittorica alla regia scuola professionale per l’arte della ceramica di Civita Castellana; in seguito divenne direttore dell’istituto d’arte di Velletri (1938-40). Nel 1940 ottenne per chiara fama la cattedra di figura al liceo artistico di Roma, incarico che mantenne fino al 1956, quando fu nominato professore ordinario di pittura presso l’Accademia di belle arti di Roma, di cui in seguito fu direttore (1965-76).
Nel 1938 partecipò alla mostra Anthology of contemporary Italian paintings presso la Cometa Art Gallery di New York. Verso la fine del decennio si avvicinò al movimento Corrente ed espose alla seconda mostra del gruppo allestita presso la galleria Grande di Milano (dicembre 1939).
Nell’immediato dopoguerra conobbe L. Venturi, al quale fu legato da un’amicizia dai forti risvolti intellettuali, e nel 1945 insieme con P. Fazzini, E. Prampolini, J. Jarema e V. Guzzi fu tra i fondatori dell’Art Club. Nel 1950 compì un terzo viaggio a Parigi, dove incontrò A. Magnelli, E. Pignon, A. Manessier e lo scrittore C. Malaparte (C. Suckert). Nel 1954 eseguì i dipinti parietali per le chiese romane di S. Leone Magno (Sacro Cuore di Gesù) e di S. Maria Goretti (S. Maria Goretti nella gloria dei cieli); l’anno successivo gli fu commissionata la decorazione interna della cupola e del presbiterio del santuario di S. Rita a Cascia (Episodi della vita di s. Rita, Gloria dei santi dell’Ordine agostiniano).
La partecipazione del M. alle più importanti mostre italiane a carattere nazionale e internazionale, segnata dall’assegnazione di vari riconoscimenti, fu una costante dei successivi decenni.
Fu invitato a cinque edizioni della Quadriennale nazionale d’arte di Roma (III, 1939; IV, 1943; VII, 1955-56; VIII, 1959-60; X, 1973), ottenendo il premio Lazio nel 1956 e una sala personale nel 1960. Alla Biennale internazionale d’arte di Venezia partecipò per la prima volta nel 1940, poi nell’edizione successiva del 1942, quindi nel 1948 (XXIV edizione). Nel 1952 venne nominato membro della Commissione esecutiva preposta agli inviti come rappresentante della Federazione nazionale sindacati autonomi arti figurative, ma ciò non gli impedì di esporre alcuni lavori. Nel 1958, nell’ambito della XXIX Biennale, gli fu riservata una sala personale e gli venne assegnato il Premio FIAT. Ottenne di nuovo una sala personale nel 1982, anno della sua ultima partecipazione alla rassegna lagunare.
Altre significative tappe della sua attività espositiva furono la partecipazione al III Premio Bergamo (1941), l’assegnazione del Premio Taranto nel 1949 e nel 1950; il conferimento del Premio Michetti nel 1951 e nel 1954; la presenza alla Biennale internazionale del Fiorino (Firenze, 1969), alla X Biennale internazionale d’arte del Mediterraneo (1974) e a varie mostre dedicate all’arte italiana (I Esposizione internazionale giapponese, Tokyo, Metropolitan Museum, 1952; Arte italiana dal 1910 ad oggi, Monaco di Baviera, Haus der Kunst, 1957; Pittura italiana, Copenhagen, palazzo Charlottemburg, 1958; Arte italiana dal 1915 al 1935, Firenze, palazzo Strozzi, 1966; Arte italiana, Filadelfia, Port of History Museum, 1985). Tra le mostre personali si devono ricordare quelle alla galleria Alibert di Roma (1956, 1957) alla galleria S. Fedele di Milano (1957), al Bauzentrum di Amburgo (1967); all’Istituto italiano di cultura di Colonia (1968), al centro d’arte La Barcaccia di Roma (1972, 1973); al centro d’arte Il Gianicolo di Perugia (1991). Inoltre ampie antologiche gli furono dedicate nel 1978 a Ferrara (palazzo dei Diamanti), nel 1991 a Poggibonsi (palazzo comunale) e nel 1997 a Marina di Pietrasanta (villa La Versiliana).
Intorno al 1950 e fino alla metà del decennio il M. elaborò una figurazione neo-cubista con nudi definiti mediante segni sintetici e cromie accese d’ascendenza vagamente fauve e matissiana (Figura sdraiata, 1950, Spoleto, Galleria comunale). Alla fine di questo periodo il suo linguaggio espressivo cambiò registro per orientarsi verso l’astrattismo. Tra il 1957 e il 1961 la maniera del M. conobbe una fase informale caratterizzata dalla dissoluzione degli schemi strutturali e dall’esplosione sulla tela di grovigli di materia colore che annientano ogni riferimento alla realtà naturale (Astratto, 1960, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna). Inoltre, sempre sul finire degli anni Cinquanta, il M. abbandonò l’uso dei colori a olio sostituendoli con le tempere.
L’immediatezza di questa tecnica gli permise di studiare nuovi equilibri compositivi tra forme e cromie: dipinse centinaia di fogli nei quali propose una versione più controllata del linguaggio informale fatta con taches di colore ricche di velature (Composizione, 1963; Terni, CAOS. Museo d’arte moderna e contemporanea).
Nel 1966 il M. fu nominato membro della IV sezione del Consiglio superiore delle belle arti del ministero della Pubblica Istruzione. Lo stesso dicastero nel 1970 gli conferì la medaglia d’oro di benemerenza per la scuola, la cultura e l’arte.
Nel frattempo il M. avviò un processo di ricerca teso alla ricomposizione delle forme: con la serie Strutture addensò al centro del quadro fitte trame costituite da pennellate ampie e grumose. Tale processo di ricostruzione divenne più radicale tra il 1964 e il 1969, quando ingabbiò il colore nei Ritmi geometrici (ripr. in Laurenti, p. 45), culmine dell’essenzialismo pittorico, del razionalismo e semplificazione linguistica del Montanarini.
A dimostrazione di un processo stilistico che si è sempre evoluto per fasi antitetiche, volutamente contraddittorie, con le Astrazioni (ripr. ibid., p. 61), dipinte tra il 1970 e il 1975, il M. liberò il colore dal rigore geometrico dispiegando sulle tele forme corpose e spesse che si fendono e compenetrano lasciando trasparire altre forme. Nelle successive Lacerazioni (1975-80) le forme appaiono erose, lacerate e sfilacciate, mentre la materia colore, più compatta, crea un tessuto pittorico denso (ripr. ibid., p. 62). Nelle Composizioni, dipinte tra il 1980 e il 1986, torna la forza deflagrante del gesto inconscio. Nello stesso arco di tempo il M. riprese il mai sopito tema del nudo elaborandolo in senso antireferenziale, formulando le immagini in termini puramente coloristici. Tra il 1990 e il 1998 realizzò numerosi disegni, nei quali l’evocazione dell’immagine è trattenuta dall’iterazione segnica disgregante del tratto. In essi il M. pose una visionaria e onirica defigurazione, che lo portò a trasformare gli eroi della mitologia greca o i personaggi della tradizione ebraica in esseri dall’anatomia contorta e sfregiata (ripr. in L. M.- Disegni …, p. 35).
Dal 1994 sofferente per il trauma dovuto alla frattura del braccio destro, causata da una caduta, il M. dovette abbandonare la pratica pittorica, ma continuò la sua ricerca disegnando quotidianamente su fogli di piccolo formato. Nel 1987, a cura di R. Siena, vennero pubblicati, presso Rotondo editore, i Diari del M., scritti tra il 1950 e il 1980.
Il M. morì a Roma l’8 genn. 1998.
Fonti e Bibl.: L. M., presentazione di V. Guzzi, Roma 1956; E. Battisti, L. M., Roma 1960; N. Ponente, 60 variazioni su un tema del 1950 di M. (catal.), Roma 1972; L. M. (catal.), Perugia 1991; Omaggio a L. M. Cinquanta anni di pittura: dal 1940 al 1990 (catal.), a cura di S. Laurenti, testo di R. Siena, Bologna 1991; L. M. 1927-1996 (catal.), a cura di M. Milli, Napoli 1999; M. (catal.), a cura di L.S. Tarabella, Roma 2002; L. M. - Disegni 1925-1995 (catal.), a cura di N. Bianchi - L.S. Tarabella, Roma 2006; La pittura in Italia. Il Novecento/1 1940-1945, I, a cura di C. Pirovano, Milano 1992, pp. 539-542, 550-553, 555, 557, 560, 562; II, a cura di C. Pirovano, ibid. 1992, p. 982; Diz. enc. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall’XI al XX secolo, VII, pp. 444 s.