MARZOLI, Luigi
– Nacque a Palazzolo sull’Oglio, nel Bresciano, il 23 ag. 1883, da Francesco e Agostina Agosto.
Il M. apparteneva a un’affermata famiglia di imprenditori. Il nonno Cristoforo, armaiolo già al servizio della Marina imperiale, aveva creato nel 1851 una piccola officina meccanica di precisione nella quale si producevano pezzi di ricambio per le macchine di filatura della seta; il padre, abile cesellatore e produttore di candelabri da chiesa in bronzo, aveva ampliato (con la collaborazione dei fratelli Gaetano e Vittorio) l’attività della ditta – trasferitasi nel 1890 in un vecchio filatoio di seta già proprietà dei conti Lantieri de’ Paratico – e, dopo essere stato il primo produttore in Italia di bottoni in corno, il 30 nov. 1913 fu nominato cavaliere del lavoro.
Dopo i primi studi a Palazzolo, ottenuto il diploma presso l’istituto tecnico Esperia di Bergamo, il M. nel 1903 venne mandato in Inghilterra dove frequentò una scuola industriale e lavorò come operaio presso una delle principali fabbriche di macchine per l’industria tessile, la Platt di Manchester.
Fece, inoltre, esperienze in altre imprese (a Rochdale, Oldham, Coventry e Sheffield) di cui osservò l’organizzazione produttiva acquisendo un alto livello di competenza e un notevole grado di aggiornamento.
Rientrato a Palazzolo, il M. riprese il lavoro a tempo pieno nell’azienda di famiglia, che trovò impegnata in una fase di sensibile ampliamento cui corrispondeva l’esigenza di una nuova struttura societaria.
Accanto alla fonderia per getti di ghisa e di bronzo era sorta una nuova officina meccanica per la lavorazione di complessi pezzi di ricambio per le macchine utilizzate nella «filatura e torcitura della lana, della seta, del lino, del cotone e d’ogni altra fibra tessile», pezzi che, fino ad allora, venivano importati dall’Inghilterra. Pur non essendo di grandi dimensioni, la Cristoforo Marzoli e figli risultava, così, una fra le aziende più moderne della provincia in quanto disponeva dei macchinari più avanzati, in gran parte provenienti dagli Stati Uniti.
Ottenuta, nel 1904, la medaglia d’oro all’Esposizione di Brescia, grazie all’alta produttività delle macchine e alla qualità del prodotto finito, nel 1905 l’azienda divenne società in accomandita F.lli Marzoli & C.: in questa nuova veste – diretta dal padre, Francesco, e con un capitale sociale di lire 500.000 – il M. seppe fornire da subito un significativo contributo, utilizzando al meglio le sue competenze.
Dapprima rinnovò le ormai antiquate modalità di produzione di rubinetteria (per vapore e acqua), di pompe (per pozzo, a vapore, per travaso di vini e oli), di bacinelle per setifici, di articoli per l’enologia e di accessori per caldaie e macchine a vapore; quindi realizzò nuovi accessori per le macchine tessili, in particolare i moderni fusi e anelli «ringo» per i filatoi destinati ai cotonifici bresciani e bergamaschi.
Il rinnovamento della ditta (sommato al temporaneo ingresso nel capitale sociale di altre imprese tessili quali la Mylius, la Niggeler & Küpfer e la Legler & C.) permise alla Marzoli di superare la crisi che colpì le manifatture seriche e i cotonifici nel primo decennio del Novecento.
Data la qualità del prodotto la Marzoli poté mantenere il mercato locale e trovare nuovi sbocchi in Austria; inoltre, ebbe successo anche la diversificazione attuata a favore della produzione di impianti per la fabbricazione di bottoni (che garantivano un ampio mercato nella stessa Palazzolo) e della realizzazione di proiettili e parti speciali in metallo per uso bellico destinati a soddisfare le commesse del Regio Esercito e della Regia Marina.
Alla vigilia del primo conflitto mondiale lo stabilimento della F.lli Marzoli dava lavoro a 222 operai e occupava un’area pari a 10.000 mq, utilizzando una forza motrice di 100 hp in parte autoprodotta. La guerra incrementò ulteriormente le forniture di armi (proiettili di vario calibro, cannoncini e mitragliatrici) e il numero degli occupati (547 nel 1917); tuttavia, al termine del conflitto, l’azienda dovette affrontare l’onere della riconversione degli impianti e la conseguente riduzione del personale. Per risolvere questi problemi e tornare pienamente competitivi nella produzione di macchinari, il M. decise di effettuare un nuovo viaggio all’estero, recandosi negli Stati Uniti dove analizzò con grande attenzione le caratteristiche della locale produzione di macchine tessili. Tornato a Palazzolo, con l’aiuto dei fratelli (Carlo curava l’aspetto commerciale mentre Italo seguiva l’apparato tecnico-produttivo), il M. avviò la produzione di nuove moderne macchine per filare lana, cotone, seta, lino e canapa destinate al mercato interno: nel 1922 poteva così fornire allo stabilimento Crespi i primi impianti tessili costruiti esclusivamente con materiali italiani.
Nel 1924, alla morte del padre, il M. assunse la piena direzione dell’azienda e ne aumentò dimensioni e produzione.
I dipendenti passarono a 550 e la produzione di macchine per la lavorazione di fibre tessili conquistò nuovi mercati di esportazione (Francia, Inghilterra, Polonia, India, nonché gli stessi Stati Uniti). Gli anni seguenti furono di continua crescita e il M. apportò ulteriori perfezionamenti per adattare le nuove macchine alla lavorazione del raion e delle fibre sintetiche: nell’agosto 1927 l’azienda (che ormai contava circa 700 operai e una potenza installata di 500 hp) produceva le macchine più avanzate in Italia quali il primo torcitoio per raion a Châtillon, la prima carda T12, la pettinatrice C6 e il filatoio S4.
La ditta mantenne il proprio carattere familiare (vi lavoravano altri tre fratelli del M.: Martino, Roberto e Arnaldo), ma la direzione rimase al M. che, il 15 dic. 1930, fu nominato cavaliere del lavoro. In piena autarchia, per supplire alla carenza di materie prime, il M. creò in Valtrompia (a Pezzaze e Bovegno) e Bassa Valcamonica (Pisogne) nuovi cantieri per l’estrazione di minerali di ferro che, nel 1942, superarono la quota produttiva di 100 tonnellate giornaliere; per fare fronte al fabbisogno energetico realizzò a Urago d’Oglio e Palosco nuovi impianti idroelettrici per una potenza complessiva di 3000 kw.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel corso della quale le difficoltà di approvvigionamento di materie prime avevano rallentato l’attività, l’azienda riprese in tempi brevi le proprie capacità produttive. Nel 1949, il M. fu insignito negli Stati Uniti della laurea in ingegneria honoris causa ed entrò nell’American Society of mechanical engineers; nel 1952 la F.lli Marzoli, con 2100 dipendenti circa e producendo quasi l’80% del fabbisogno nazionale, era una delle principali aziende per la costruzione di macchine tessili fra cui, di particolare successo, la carda T15/S, il filatoio S5 e il banco a fusi P3G. Nel 1955, la società in accomandita si trasformò in società anonima e nel 1958 il M., raggiunti i 75 anni, ne uscì, insieme con i fratelli lasciando la conduzione a figli e nipoti.
Il M. morì a Palazzolo il 26 apr. 1965.
Oltre all’attività propriamente industriale il M. aveva svolto un ruolo significativo presso la Banca mutua popolare agricola di Palazzolo (membro del collegio sindacale-supplente dal 1914 al 1918, sindaco effettivo dal 1918 al 1926 e consigliere dal 1927 fino alla morte); aveva ricoperto importanti cariche nelle principali istituzioni economiche e culturali della provincia: consigliere della Camera di commercio cittadina, presidente dell’Unione degli industriali della provincia di Brescia (dal 1934 alla fine del secondo conflitto mondiale; e, in questa prospettiva, si vedano del M.: Efficienza produttiva e organizzativa dell’industria bresciana. Relazione al comitato direttivo dell’Unione fascista degli industriali (5 giugno 1937-XV), Brescia 1937; Profilo autarchico della industria bresciana. Relazione al comitato direttivo dell’Unione fascista degli industriali (15 giugno 1938-XVI), ibid. 1938) e presidente del Consiglio provinciale dell’economia (nel 1939), divenendo anche socio effettivo dell’Ateneo di Brescia (dal 10 nov. 1937).
Il M. si era, inoltre, specificamente occupato di formazione professionale finanziando (sia con donazioni di macchine sia con sussidi alle istituzioni e borse di studio) le scuole professionali e gli istituti tecnici delle province di Brescia e di Bergamo; a Palazzolo aveva anche creato, con i fratelli, l’Istituzione Marzoli che ospitava la casa del giovane, la casa della giovane e un centro culturale ed educativo.
Di notevole interesse la sua attività come collezionista sia di pittura, in particolare lombarda (fra le altre, opere di Giorgio e Faustino Duranti, F. Taragni, U. Marigliani, G. Zuccarelli, presenti nel palazzo dei conti Duranti a Palazzolo, acquistato dal padre e restaurato nel 1927), sia, soprattutto, di armi (oltre mille pezzi risalenti in gran parte ai secoli XV-XVIII comprendenti armature complete, parti di armature, armi bianche, armi in asta, scudi, barde, armi da fuoco) le quali, schedate e catalogate nel 1962, formarono la collezione Luigi Marzoli, poi ceduta, alla morte del M., al Comune di Brescia e costituita in Museo delle armi Luigi Marzoli.
Fonti e Bibl.: Necr., in Il Giornale di Brescia, 27 apr. 1965; La Voce di Palazzolo, 15 maggio 1965; Commentari dell’Ateneo di Brescia, CLXIV (1965), pp. 384 s.; In memoriam… L. M., in Memorie illustri di Palazzolo, 1965, n. 6, pp. 15-29 (contributi di: C.A. Boselli, B. Boni, I. Montanelli); A. Gnaga, La provincia di Brescia e la sua Esposizione del 1904, Brescia 1904, pp. 123, 129, 142; Verbali delle adunanze, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, CXXXVI (1937), p. 108; La laboriosa storia della famiglia Marzoli, in Brescia e provincia…, Brescia 1957, p. 304; A. Giarratana, L’industria bresciana e i suoi uomini negli ultimi 50 anni, Brescia 1957, p. 88; F. Ghidotti, La collezione d’armi di L. M., in T. Bianchi - F. Ghidotti, Centenario di fondazione della Banca mutua popolare agricola di Palazzolo sull’Oglio (1872-1972), Bergamo 1972, pp. 85, 140-144, 151; M. Belpietro, Con l’officina del capostipite Cristoforo, che riforniva di macchinari moderni bottonifici, cartiere e filature di Palazzolo, inizia la fortuna della «Marzoli» azienda di primo piano del meccano-tessile, in La banca Credito agrario bresciano e un secolo di sviluppo: uomini, vicende, imprese nell’economia bresciana, Brescia 1983, II, pp. 420-422; L. M.: dalla tradizione dell’artigianato bresciano la passione di un industriale per armi e armature, in AB: atlante bresciano, 1986, n. 8, pp. 50-52; F. Ghidotti, Famiglie palazzolesi dal sec. XV al sec. XVIII, Chiari 2002, pp. 41-43. Si vedano ancora: Enc. bresciana, VIII, Brescia 1991, pp. 364 s.; I cavalieri del lavoro (1901-2001). Storia dell’Ordine e della Federazione, II, Roma 2001, pp. 313, 454. Sul Museo civico Luigi Marzoli cfr. inoltre: F.M. Pranzo, Armi bresciane della raccolta di L. M., Palazzolo 1943; Armi antiche dal Museo civico Luigi Marzoli (catal.), a cura di F. Rossi - N. Di Carpegna, Milano 1969; F. Rossi, Guida del Museo delle armi Luigi Marzoli, Brescia 1988; P. Pinti - G. Ricci Curbastro, Le artiglierie del Museo Marzoli a Brescia, I, Le artiglierie pesanti, in Armi antiche, 1988-89, pp. 153-186.