MARCONI, Luigi
Nacque verso il 1762 a Monte Milone (oggi Pollenza) presso Macerata. Il padre, Giacinto, era un modesto commerciante di pesce.
Dotato di vivace intelligenza, si formò a Montefortino presso un sacerdote, e fu poi assunto come chierico scrivano nella chiesa di S. Biagio a Monte Milone, da cui fu allontanato per una presunta relazione con una vedova. Trovò allora impiego come precettore presso le famiglie di alcuni notabili locali finché, nel 1786, l'avvocato G.A. Palmesiani lo condusse con sé a Roma, dove si inserì nello studio dell'avvocato maceratese G.L. Floriani. In quell'ambito ebbe occasione di conoscere il poeta Vincenzo Monti, all'epoca segretario di un nipote di Pio VI, che nel 1797 lo pregò di procurare un prestito in denaro al cardinale B. Chiaramonti. Trovata la somma, il M. la consegnò a Chiaramonti senza chiedere alcuna garanzia: si guadagnò così la fiducia del porporato che, divenuto papa nel conclave veneziano del 1800 col nome di Pio VII, accolse benignamente l'omaggio prestatogli dal M. con ineguagliabile tempismo.
Dopo essersi insediato a Roma, nel 1801, come segno tangibile della sua riconoscenza il papa concesse al M. l'appalto del macinato delle Marche e dell'Umbria, poi quello del sale e le forniture per le galere; nel 1804 il M. firmò inoltre il contratto di affitto delle manifatture delle Terme per la durata di 13 anni, che fu tuttavia rescisso non appena egli si rese conto dello scarso profitto che ne traeva.
Il 28 marzo 1806, con speciale chirografo segreto reso pubblico nel 1809, il M. ottenne, su sua richiesta, grandi fondi nel Lazio e in Umbria come risarcimento per le spese sostenute (92.908 scudi, una somma elevatissima) per le forniture all'armata francese. Il M. costituì in breve tempo un consistente patrimonio fondiario che potenziò subito dopo con l'acquisto, in società, della tenuta di Monte Malbe, a Perugia, di cui - grazie a una serie di abili manovre finanziarie - rimase unico proprietario. Divenne così uno degli uomini più ricchi a Roma, al livello di finanzieri quali D. Lavaggi e G. Torlonia.
Il 26 maggio 1806 sposò la giovanissima Caterina Giustiniani, appartenente a un ramo della importante famiglia, e con lei si stabilì a Roma in un magnifico appartamento in palazzo Sciarra destinato a diventare celebre per i fastosi ricevimenti dati dalla coppia.
Il M. fu in rapporto con alti prelati della Curia, in particolare con i cardinali C. Brancadoro, dal 1803 arcivescovo di Fermo, e A. Lante, tesoriere generale della Camera apostolica; conservò inoltre l'amicizia con Pio VII, che nel 1807 lo incaricò di favorire a Milano, grazie ai suoi rapporti personali con l'ambiente politico e finanziario di quella città, la missione inviata al viceré E. Beauharnais per ottenere una netta riduzione delle forniture all'armata francese.
In quel periodo dovette essere ancora molto stretto il legame con Monti, che nel 1807 gli chiese di agevolare il soggiorno romano di L. Cicognara, consigliere di Stato del Regno d'Italia e noto letterato. Si consolidava intanto l'interesse del M. per le arti, già manifestatosi negli anni precedenti e ben evidenziato da eruditi come G.A. Guattani, che in Monumenti antichi inediti (1805) lo segnalava come mecenate, e da artisti come G.B. Leonetti, che gli dedicava le incisioni tratte dagli affreschi raffaelleschi della Farnesina.
Il 5 giugno 1807 il M. acquistò a Frascati per 7000 scudi il palazzo Carpegna (da identificare con il nucleo originario dell'odierno Palazzo comunale) con il relativo arredo, il fienile e il giardino, allo scopo di farne una residenza estiva adeguata al suo status. Subito dopo diede incarico all'architetto G. Camporese di realizzare nel palazzo una grande galleria, che doveva contenere una raccolta di sculture antiche, illustrata da Guattani e restaurata da F.A. Franzoni sotto la direzione dello scultore V. Pacetti.
Si trattava di sei sculture e di altrettanti busti, oggi dispersi (uniche eccezioni il Marte, l'Esculapio, l'Euterpe, conservati nel Museo Gregoriano profano, nei Musei Vaticani, e l'urna cineraria, base del Marte, al Louvre) che, posti su eleganti rocchi di colonne, ornavano le nicchie della galleria decorata con gusto classicheggiante e chiusa da una volta a cassettoni terminante con tre monocromi del pittore B. Landoni.
Con l'arrivo dei Francesi - alla cui politica si era avvicinato grazie alla mediazione di Monti - il M. fu confermato, il 7 febbr. 1809, appaltatore generale delle province romane. Poco dopo fu incaricato di svolgere un'inchiesta sulla situazione economica delle manifatture delle Terme al termine della quale, il 30 giugno 1811, propose a nome degli altri finanzieri cui era associato, G. Torlonia e D. Lavaggi, una soluzione che i Francesi ritennero troppo onerosa, perché, oltre a un prestito di 300.000 franchi da rimborsare in cinque anni senza interessi, prevedeva che l'azienda fosse loro affidata senza pagare affitto.
Nel luglio 1811 si recò a Parigi dove, nel dicembre del 1812, Napoleone lo ricevette come presidente della deputazione del collegio elettorale del Dipartimento di Roma. Nel febbraio successivo fu nominato conte dell'Impero. Nel frattempo, tramite un suo agente nelle Marche, aveva comperato i fondi rustici provenienti dai soppressi monasteri di S. Chiara, nel territorio di Monte Milone, e degli agostiniani di Cingoli. L'anno dopo, al ritorno da Parigi nel settembre 1813, estese il suo fondo di Prato Cipolloso con l'acquisto dei terreni limitrofi, cui aggiunse nel 1816 la tenuta di Montalto di Castro, ceduta dai conti Negroni.
All'arrivo delle truppe napoletane di G. Murat a Roma, il 24 genn. 1814, il M. con una delegazione di illustri cittadini (L. Braschi, P. Gabrielli, ecc.) fece atto di deferente omaggio: pochi mesi dopo figurava nel Consiglio municipale di Roma ed era nominato ricevitore generale di Dipartimento. Perse così il favore del papa che vanamente tentò di incontrare dopo il rientro di questi a Roma (24 maggio 1814) quando la dominazione francese ebbe termine.
Nel frattempo si era dedicato all'ampliamento del palazzo di Frascati e nell'estate del 1816 affidò all'architetto L. Rossini l'abbellimento di una sala al pianterreno detta poi "a colonne", definita da un peristilio dorico e col soffitto decorato dalle muse e dai nomi greci delle divinità, cui era previsto dovesse lavorare F. Hayez. Rossini si occupò anche della sistemazione della loggia e del relativo padiglione con le tende, reso noto dai disegni dell'epoca (cfr. A. Uggeri).
Nell'estate del 1817 il M. ottenne l'appalto per le forniture alle carceri, ma un intervento di Torlonia sul pontefice fece sì che il contratto fosse annullato (Pio VII non mutò atteggiamento nemmeno di fronte a una successiva proposta del M. di finanziare la ricostruzione del duomo di Monte Milone). Decise allora di prendere in affitto tutti i beni che il conte B. Bonaccorsi possedeva a Civita Castellana e nelle Marche con l'impegno di amministrarli per 18 anni.
Proseguendo nella sua politica di mecenatismo, nel 1820 il M. acquistò la statua di G. Ceccarini raffigurante il suo maestro A. Canova mentre guarda l'erma di Giove, e poco dopo la trasferì al centro dell'emiciclo della galleria a Frascati, ulteriormente abbellita da altre sculture antiche oggi disperse, come l'Arianna abbandonata, il Fauno danzante, l'Ercole giovane.
Era intanto iniziata una causa con i conti Bonaccorsi, verso i quali il M. fu riconosciuto debitore di ben 18.000 scudi. Ne derivarono altre difficoltà per la sua situazione economica, che nel 1836 risultava gravata da un debito di 50.000 scudi con la Camera apostolica.
Il M. morì a Roma il 21 dic. 1836 e fu sepolto nella chiesa delle Stimmate di S. Francesco dove, di fronte al busto marmoreo della moglie, è ricordato in un'epigrafe posta dal nipote Luigi.
La figura del M., protettore delle arti e appassionato collezionista, si distingue, sullo sfondo delle dinamiche economiche e sociali del tempo, quale esempio di imprenditore borghese attivo nello Stato pontificio in epoca napoleonica e nella Restaurazione. Tuttavia la sua operatività economico-finanziaria non si svincolò mai del tutto dalla concessione degli appalti statali né, sul piano del credito internazionale, poté sostenere il confronto con G. Torlonia.
Fonti e Bibl.: G.A. Guattani, Monumenti antichi inediti ovvero Notizie sulle antichità e belle arti di Roma per l'anno 1805, Roma 1805, pp. n.n.; Id., Descrizione delle statue e busti antichi che si ammirano nel casino Marconi in Frascati, ricavata dalle Memorie enciclopediche, dedicata alla nobil donna la signora Caterina Marconi, nata Giustiniani, Roma 1808; A. Uggeri, Monumenti antichi del circondario, giornata toscolana, Roma 1824; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, IV, Roma 1874, p. 483 n. 1134; V. Monti, Epistolario…, a cura di E. Bertoldi, I-IV (cfr. Indice, VI, p. 501), Firenze 1930; F. Clementi, Il Carnevale romano nelle cronache contemporanee, II, Secc. XVIII-XIX, Città di Castello 1938, p. 272; Leopoldo Cicognara ad Antonio Canova: lettere inedite della Fondazione Canova di Possagno, a cura di P. Mariuz, Cittadella 2000, p. 58; C. Mordani, Vita di Luigi Rossini ravennate architetto incisore, Forlì 1865, p. 11; O. Raggi, I Colli Albani e Tuscolani, Roma 1879, p. 317; L. Madelin, La Rome de Napoléon, Roma 1906, pp. 391, 506, 657; D. Seghetti, Frascati nella natura, nella storia, nell'arte, Frascati 1906, pp. 181, 185; R. De Felice, Aspetti e problemi della vita economica di Roma e del Lazio nei secc. XVIII e XIX, Roma 1965, p. 236; D. Silvagni, La corte pontificia e la società romana nei secc. XVIII e XIX, Roma 1971, II, pp. 253 s.; III, p. 255; Luigi Rossini incisore. Vedute di Roma 1817-1850 (catal.), a cura di P. Hoffman - L. Cavazzi - M.E. Tittoni, Roma 1982, p. 17; C. Pietrangeli, Palazzo Sciarra, Città di Castello 1986, p. 198; N. Pirazzoli, Luigi Rossini 1790-1857: Roma antica restaurata, Ravenna 1990, pp. 85, 109; R. Carloni, Francesco Antonio Franzoni tra virtuosismo tecnico e restauro integrativo, in Labyrinthos, X (1991), pp. 220 s.; Id., Francesco Antonio Franzoni nel "Giornale" di Vincenzo Pacetti, ibid., XI-XII (1992-93), pp. 381 s.; R. Carloni, Un collezionista di epoca napoleonica. Il conte L. M. e la sua residenza di Frascati, in Bollettino d'arte, 1997, n. 99 (gennaio-marzo), pp. 99-136; M. Stramacci - F. Stramacci, Roma giacobina tra cronaca e storia, Roma 1999, p. 278; R. Carloni, Un collezionista a Frascati: il conte L. M. e l'epistolario con il poeta Vincenzo Monti, in Castelli Romani, XL (2000), gennaio-febbraio, pp. 12-17; D. Felisini, Quel "capitalista per ricchezza principalissimo". Alessandro Torlonia principe banchiere, imprenditore nell'Ottocento romano, Soveria Mannelli 2004, p. 61; R. Carloni, Palazzo Marconi a Frascati. Da casino di delizie a sede municipale (1687-1880), Roma 2006; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica, LIII, p. 147.