MARCHESI, Luigi
Secondogenito di quattro figli, nacque a Fontanelle di Roccabianca, nella Bassa Parmense, il 6 nov. 1825 da Francesco, maestro di scuola elementare, e Maria Rosa Formentini.
Dopo aver trascorso qualche anno a Busseto, nel 1833 la famiglia si trasferì a Parma. Qui, notando nel figlio una buona attitudine all'arte, nel 1837 il padre lo iscrisse all'Accademia di belle arti per fargli frequentare la scuola di paesaggio diretta da Giuseppe Boccaccio; inoltrò anche una supplica alla duchessa Maria Luigia d'Austria per ottenere un sussidio mensile che arrivò solo a partire dal gennaio del 1840, grazie anche al parere favorevole del direttore dell'Accademia, Paolo Toschi.
Nella primavera del 1841, appena quindicenne, il M. partecipò per la prima volta all'annuale Esposizione di quadri di artisti del paese, presentando cinque quadri a olio di piccolo formato che lo portarono subito all'attenzione della critica locale e della duchessa. Nel febbraio del 1842, infatti, quest'ultima gli commissionò una Rocca di Torrechiara (Firenze, Galleria nazionale d'arte moderna): fu il primo di una serie di lavori che la duchessa avrebbe richiesto al pittore fino al 1847.
Nel 1845 partecipò per la prima volta all'Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti dell'Accademia di belle arti di Milano, presentando un Interno di sacrestia (ubicazione ignota). Il senato accademico gli assegnò a marzo un premio d'incoraggiamento per un dipinto a olio non identificato, Paese (Mavilla, che costituisce la fonte principale per le notizie sul M. e alla quale si rimanda dove non altrimenti specificato).
Nel 1847 partecipò al concorso per il gran premio annuale di "paese" per il pensionato di Roma, non assegnato nell'anno precedente, arrivando ex aequo con Erminio Fanti, ma perdendo nell'estrazione a sorte. La grande delusione, l'amarezza delle polemiche che si erano scatenate in quell'occasione e la lunga attesa del responso influirono probabilmente, nel 1848, sulla decisione del M. di arruolarsi volontario nell'esercito sardo. Scrivendo dal fronte, chiese a Toschi di procurargli i certificati necessari per diventare pittore di battaglie, accompagnando l'armata stessa; ma la fine della prima guerra d'indipendenza troncò di fatto questa sua aspirazione insieme con gli ideali patriottici.
Dopo il suo rientro a Parma, solo nell'agosto del 1850 chiese e riuscì a ottenere con una supplica al duca Carlo III di Borbone di poter usufruire del gran premio del 1849 per il pensionato di diciotto mesi a Roma, dove prese stanza nel novembre dello stesso anno.
Il soggiorno romano segnò una tappa fondamentale nel percorso artistico del M. sempre più orientato su due filoni, com'è dimostrato dalla scelta dei soggetti dei primi "saggi di pensione" inviati a Parma durante il 1851: la pittura intimista di scene d'interni, soprattutto di luoghi religiosi - Portico gotico di S. Giovanni in Laterano e Interno di S. Maria del Popolo, (Parma, Galleria nazionale) - e quella vedutista di rovine inscritte in un paesaggio, nel solco della tradizione romantica del paesaggismo aulico, ma che proprio durante il suo apprendistato romano mosse i primi passi verso il paesaggio dal "vero". Si vedano Foro romano o Campo vaccino (Parma, Galleria nazionale, in deposito presso l'ambasciata d'Italia a Washington), a cui fece seguito Il Pantheon (Parma, Coll. Cassa di risparmio di Parma e Piacenza), eseguito a Roma tra il 1851 e il 1852.
Ancora a Roma, nel febbraio del 1852 venne raggiunto dall'annuncio della scomparsa del suo maestro di Accademia, Boccaccio: la notizia spinse il padre, in qualità di suo procuratore speciale, a inoltrare la supplica al sovrano per designarlo alla cattedra della scuola di paesaggio rimasta vacante. L'accettazione della nomina venne ratificata dal corpo accademico a maggio, solo dopo la visione del secondo saggio di pensionato Campagna romana presso Tivoli con vista degli acquedotti di Nerone, 1852 (Parma, Galleria nazionale). L'esperienza romana del M. si prolungò fino a tutto il dicembre del 1852, grazie al godimento di parte del gran premio del 1851 rimasto senza vincitori, confermando coi suoi studi di paesaggio e di interni presentati alla commissione accademica a conclusione del soggiorno biennale la sua affermata capacità in questi generi.
Dal definitivo rientro a Parma fino alla sua scomparsa il M. trascorse una vita quieta e ritirata scandita dalle vicende familiari, dall'insegnamento, dal lavoro e segnata dalle avvisaglie della tisi che lo avrebbe condotto prematuramente alla morte.
Nel gennaio del 1853 sposò Carolina Buatier de Mongeot da cui ebbe quattro figli. Durante i dieci anni in cui impartì l'insegnamento in Accademia il M. formò tutta una generazione di giovani artisti (tra cui Antonio Rossi, Giuseppe Giacopelli, Guido Carmignani, Settimio Fanti, Adelchi Venturini e il nipote Salvatore Marchesi) che seppero rappresentare con sapienza narrativa e chiara visione prospettica gli angoli più modesti della città, gli scorci suggestivi nell'intimità delle chiese e dei chiostri conventuali animati dalla poesia intensa e malinconica della vita minuta, resa attraverso una particolare sensibilità luministica e cromatica che diventò la sigla dominante della scuola pittorica locale di tradizione internista.
L'apprezzamento dell'impegno creativo, fecondo e di buoni risultati soprattutto negli ultimi anni, fu altresì dimostrato dalle fortunate partecipazioni a diverse iniziative espositive locali e nazionali nelle quali il M. si distinse con alcuni dipinti presentati per l'estrazione premio. Nel 1854 esordì all'esposizione della Società d'incoraggiamento agli artisti degli Stati parmensi presentando la tempera su carta Un ameno laghetto o Campagna di Roma con gruppo d'alberi e piccola cascata d'acqua, 1850 (Parma, collezione privata) che meritò subito il premio di sottoscrizione. Dallo stesso anno fino al 1862 fu presente anche alle esposizioni della Promotrice di Torino, segnalandosi nel luglio del 1862 tra gli artisti scelti per la costituzione di un Album da presentare in dono alla principessa Maria Pia di Savoia per le sue nozze con Luigi I re di Portogallo. In questo contesto egli eseguì l'Interno della chiesa della Beata Vergine della Consolata in Torino. Dal 1856 riprese dopo dieci anni a inviare opere anche all'Esposizione di Brera esibendo due dipinti - Interno del duomo di Parma, conservato a Parma in collezione privata, e La sagrestia della chiesa di S. Giovanni Evangelista della Galleria d'arte moderna di Milano, datati al 1856 - attraverso i quali è rappresentata al meglio la sua produzione d'interni di chiese e sagrestie.
Dal 1857 fu presente anche alle Promotrici di Firenze e Genova con invii quasi annuali fino alla morte; mentre nel 1861 partecipò alla Esposizione nazionale di Firenze con cinque dei suoi più celebri dipinti d'interni, oltre la già citata Campagna romana presso Tivoli del 1852 e un Cortile rustico (Torino, Galleria d'arte moderna) dipinto in quell'estate.
L'esperienza fiorentina fu per il M. una delle ultime occasioni importanti della sua vita: oltre al successo riscosso dal suo Interno della sagrestia di S. Giovanni Evangelista del 1857 (Parma, Galleria nazionale), premiato con la medaglia d'oro, egli ebbe modo di confrontarsi con le più avanzate ricerche coloristiche della scuola napoletana di Domenico Morelli e di quelle chiaroscurali dei macchiaioli, con i quali entrò in contatto anche attraverso la conoscenza diretta di Giuseppe Abbati. Fu grazie all'incontro con quest'ultimo che M. poté aggiornare il suo linguaggio pittorico su una visione realistica, sganciandosi definitivamente dalle finitezze e dalle descrizioni minute d'impronta accademica. Ne sono testimonianza le due versioni del Chiostro del soppresso monastero di S. Quintino della Galleria nazionale di Parma (1862). Tuttavia, il riacutizzarsi della malattia lo condusse alla morte a soli trentacinque anni, proprio dopo aver ricevuto la nomina a socio onorario della Reale Accademia di Milano e dopo che cinque dei suoi "interni più famosi" - il già citato Interno della sagrestia di S. Giovanni Evangelista del 1857; Interno del duomo di Parma (Parma, Galleria nazionale); Comunione nella chiesa di S. Rocco (già proprietà Ferrarini); Interno di un'antica farmacia e Cortile rustico (entrambi a Torino, Galleria d'arte moderna) - furono inviati alla grande Esposizione universale di Londra nella primavera del 1862 essendo stati giudicati dalla commissione senza eguali nel loro genere.
Il M. morì a Parma il 3 ag. 1862.
Oltre a un cospicuo numero di dipinti su tela e tavolette di piccolo formato, il M. eseguì anche alcune opere su carta tra le quali si distingue una piccola serie di acquerelli di figure in costume ciociaro (Parma, collezione privata) eseguita nel periodo romano che mostra una acuta sensibilità ritrattistica e una minuta osservazione dal vero qualche volta rintracciabile anche nelle figurine che animano i suoi "interni". Due acquerelli di soggetto analogo firmati e datati 1852 sono conservati nella Pinacoteca Stuard di Parma (Musei civici di S. Paolo), assieme con un olio su tela e con il suo bozzetto su tavola di epoca giovanile di una Veduta del duomo e del campanile di S. Giovanni Evangelista.
Fonti e Bibl.: L. e Salvatore Marchesi. Suggestioni di luce nell'Ottocento italiano (catal.), a cura di G. Godi - C. Mingardi - V. Ramaglia, Parma 1998; A. Mavilla, L. M.: la vita e l'ambiente, ibid., pp. 23-41, 85-127 (schede 1-38); La Pinacoteca Stuard di Parma. Dipinti e disegni antichi e moderni, a cura di F. Barocelli, Milano 2000, pp. 120 s. (schede nn. 32-35); L. Viola, in Galleria nazionale di Parma: catalogo delle opere. L'Otto e il Novecento, a cura e con un saggio di L. Fornari Schianchi, Milano 2001, pp. 128-140 (schede nn. 1033-1048); L'antica spezieria di S. Giovanni Evangelista in Parma, a cura di L. Fornari Schianchi, Parma-Reggio Emilia 2001, pp. 16, 18 s.; M.T. Sacchelli, Pittori dell'Ottocento a Parma, Parma 2001, ad ind.; G.L. Marini, Il valore dei dipinti nell'Ottocento…, Torino 2001-02, p. 492; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, III, Milano 1962, pp. 1094 s.; Diz. encicl. Bolaffi, VII, Milano 1975, p. 171, fig. 252; R. Lasagni, Diz. biogr. dei parmigiani, III, Parma 1999, pp. 362-365; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 64.