MANZINI, Luigi
Nacque a Modena il 30 ag. 1805 dal pittore Angelo e da Maria Bonini.
Allievo dell'Accademia Atestina di belle arti nell'anno scolastico 1820-21, visse il passaggio dall'insegnamento di G. Pisani allo sviluppo della didattica di A. Malatesta. Il suo stile restò legato ai precetti di G. Vincenzi, cui doveva la prima formazione (l'Estasi di s. Andrea Avellino, per la chiesa di S. Agostino a Modena, iniziata dal maestro, fu terminata dal M. nel 1831) con echi della maniera di P. Minghelli, G. Fantaguzzi e G. Asioli.
Il M. realizzò con C. Crespolani apparati effimeri, che ottennero un largo consenso, per il rientro di Francesco IV a Modena dopo i moti del 1831. Si trattava di una serie di trasparenti che ricoprivano l'anfiteatro eretto per l'occasione, l'Accademia militare e il palazzo dei conti Boschetti. Agli anni Trenta risalgono anche alcuni ritratti: quelli ufficiali del duca Francesco IV d'Austria-Este (Carpi, Museo civico), del principe ereditario Francesco V (Modena, Galleria Estense: precedentemente attribuito a Malatesta e ricondotto al M. da Martinelli Braglia, 1991), dell'Arciduca Ferdinando Carlo d'Austria-Este (1835), e quelli sagaci e bonari del Notaio Pietro Boni (1830; questi ultimi due a Modena, collezione privata: Martinelli Braglia, 2001) e di Monsignor Gallinari (Modena, Museo civico). Apprezzato dalla corte estense, tra il 1835 e il 1840 firmò tre dei nove ritratti della casata: quelli di Aldobrandino II, Nicolò I e di Nicolò II (Modena, palazzo ducale). Nel 1842 fornì apparati per le nozze del futuro duca Francesco V d'Austria-Este con Adelgonda di Baviera. Negli stessi anni decorò alcune stanze del palazzo ducale: quelle di Minerva, dell'Amore, della Vittoria della Virtù, all'Antica, dell'Allegoria di Flora, dell'Apoteosi di Francesco IV e il gabinetto di Cerere e Bacco.
Nel 1836, il marchese Luigi Rangoni apriva il suo palazzo per ospitare una ricca rassegna di quadri a olio realizzati dal M. (Baccarani): accanto alle opere d'invenzione quali S. Carlo ammette alla prima comunione s. Luigi Gonzaga (Solara, chiesa di S. Michele) e le Ss. Lucia, Agata e Apollonia (Modena, chiesa di S. Biagio), vi erano presentate copie dall'antico che, eccetto una Madonna leonardesca, gravitavano nell'orbita seicentesca, tratte dal Guercino (G.F. Barbieri), dal Domenichino (D. Zampieri), da F. Albani, dal Sassoferrato (G.B. Salvi), ma anche da P.P. Rubens.
Affermato artista al servizio di locali committenze aristocratiche (affreschi nella distrutta villa estense delle Pentetorri e pitture nel salone d'onore di villa Gandini presso Formigine: Scena di sacrificio, Abramo riceve la visita dei tre angeli e Trasporto dell'arca dell'alleanza: Martinelli Braglia, 2001), sempre con Crespolani, ornava in stile barocco-rococò le volte della chiesa di S. Giorgio (1831) e delle scomparse parrocchiali di S. Rocco (1836) e dei Ss. Faustino e Giovita; ridipingeva gli affreschi seicenteschi di S. Barnaba abbellendone la sagrestia (1838) e firmando la Vergine in gloria e s. Giovanni Nepomuceno (1839); decorava la cappella di Cittanova (1843) e quella della Madonnina (1845); per la chiesa delle domenicane eseguiva a grisaille (1847) le Storie di s. Domenico nelle volte e la Gloria dell'Agnello mistico nell'abside (per la stessa chiesa nel 1839 aveva dipinto S. Caterina da Siena e s. Rosa da Lima; e nel convento si conserva una sua Madonna del Rosario: L'esercizio della tutela…, p. 129).
Il M. soddisfaceva committenze artisticamente conservatrici: in linea con il filone neoreniano, con i modi di B. Schedoni e L. Lana, di A. Consetti e F. Vellani, optando per un'artificiosa regia in cui personaggi e cose seguono un lezioso schema narrativo-didascalico. Gli edifici religiosi cittadini sono costellati di opere sue, come pure le chiese di Carpi (Immacolata Concezione, convento dei gesuiti; Sacra Famiglia, chiesa di S. Maria delle Grazie), di Formigine (I ss. Liborio e Geminiano offrono alla Vergine la città di Modena e le Ss. Agata e Liberata con il Redentore, chiesa dell'Annunziata, 1846), di Fiorano (stendardi con S. Giovannino in adorazione del Santissimo, Madonna del Rosario e s. Luigi Gonzaga e il Sacro Cuore di Gesù, chiesa di S. Giovanni), di Mirandola (Madonna del Rosario, s. Anna e altri santi, Sacro Cuore di Gesù e i ss. Leonardo, Apollonia, Caterina e Antonio da Padova e Crocifisso con la Vergine, s. Giovanni Evangelista, la Maddalena e altri santi, Museo civico, 1837) o di Lesignana (ciclo di Santi, chiesa dell'Assunta), per citarne alcune. Nel 1837 fu eletto pittore del ministero, incarico che gli farà sperare invano in una nomina di professore presso l'Accademia. Nel settembre dello stesso anno divenne insegnante di disegno, pittura e miniatura presso il collegio dei nobili di S. Carlo, attività cui si dedicherà per il resto della sua vita.
Al "rinascimento" malatestiano, il M. opponeva un linguaggio ispirato al classicismo seicentesco: una scelta in linea con il passato artistico del collegio. Tale preferenza si avverte nei ritratti dei "principi" realizzati tra gli anni Quaranta e Cinquanta, tutti custoditi presso il collegio: il Rettore don Giovanni Lentini (1842) unisce fiamminghe suggestioni colloquiali al neoclassicismo alla Vincenzi; il Nobile Giuseppe Rovighi (1847) è colto mentre copia una raffaellesca "Madonna con Bambino"; il Conte Giacobazzi (1848), compassato e composto, ricalca modelli di A. Appiani; mentre il Conte Alfonso Campi (1856) mostra una composizione di sapore reniano.
Nel 1838 erano stati iniziati i lavori del nuovo teatro Comunale: accanto all'architetto F. Vandelli, furono chiamati artisti locali per le decorazioni (Crespolani, L. Righi, Malatesta). Al M. furono affidate la realizzazione dell'atrio (due figure della Fama al centro della volta contornate da dodici Ritratti di musicisti modenesi), dei palchi del secondo ordine (Storia del Genio), dei rispettivi davanzali (Pan che suona la zampogna, Ercole fanciullo impara la musica dal poeta Lino, Orfeo placa col canto l'ira di Cerbero, Chirone insegna il canto ad Achille e Apollo fabbrica le mura tebane al suono della lira), della soffitta (Allegoria della Musica, della Poesia, della Commedia e della Tragedia) e la creazione del sipario di comodo, distrutto e noto attraverso fotografie con Torquato Tasso presso la famiglia Rangoni in Castelvetro (Martinelli Braglia, 1993, p. 238, fig. 3). L'attività di decoratore non lo distolse dalla pratica del restauro pittorico e scultoreo: anzi, tale occupazione gli fece approfondire le tecniche antiche, tanto da carpirne modalità e segreti. Ricordati i suoi interventi presso il santuario della Comuna di Ostiglia (1833: Ferriani), intervenne (1852 circa), con pesanti ritocchi, su una tela di G.B. Codebue (del 1600 circa, nella chiesa modenese della Beata Vergine delle Grazie) e giunse a fare una copia del Cristo nel limbo appare alla Madre con Adamo e Eva (1851: Modena, sagrestia del duomo) di scuola reniana, dopo aver ridipinto l'originale.
La sua pittura arrivò anche in America Latina, continente in cui altri artisti modenesi lasciarono tracce (A. Becchi, L. Rossi e F. Forti): per S. Antonio a Buenos Aires il M. dipinse le ancone degli altari. In occasione della sosta modenese di papa Pio IX (2 luglio 1857), il M. fu scelto per realizzare rappresentazioni di Allegorie; mentre, il 4 maggio 1860, Vittorio Emanuele II, entusiasta e ammirato, sfilava in città lungo la via Emilia addobbata da realistici Fatti d'arme del grande re galantuomo che valsero al M. la diretta committenza reale: la grande tela Risorgimento d'Italia, collocata nella Galleria Sabauda di Torino (Baccarani).
Vedovo di Maria Santi, morta nel dare alla luce il dodicesimo figlio, il M. visse gli ultimi anni della sua vita in precarie condizioni economiche tanto che, con una lettera datata 15 maggio 1860, aveva chiesto aiuto a Malatesta per ottenere un incarico ministeriale (Lettere all'artista…, p. 125).
Il M. morì a Modena il 5 genn. 1866 e fu sepolto nel cimitero suburbano di Villa Santa Caterina.
Il fratello Ferdinando (Modena, 23 genn. 1817 - 5 dic. 1886), già allievo dell'Accademia di C. Crespolani, fu insegnante di ornato presso l'Accademia cittadina, scenografo ufficiale del teatro Comunale per un trentennio e docente di architettura e ornato dopo la morte del M. nel collegio dei nobili (sue alcune Allegorie che ornano la cappella). Decoratore dal ricco ed eclettico repertorio ispirato allo stile romantico di artisti come A. Prampolini, R. Liverani e F. Cocchi, fu anche affermato scenografo: a comprovarlo i numerosi bozzetti teatrali realizzati per l'opera lirica (Mostra di bozzetti scenografici di Ferdinando Manzini [catal.], a cura di L. Righi, Modena 1975; G. Martinelli Braglia, Dall'Accademia al revival: Andrea Becchi, 1849-1926 [catal.], Modena 1983, pp. 24, 26 s.; L. Frigieri Leonelli, Pittori modenesi dell'Ottocento [catal.], Modena 1986, p. 87; Martinelli Braglia, 1991, p. 264 n. 33) in cui Ferdinando, con sapiente estro inventivo, coniugava a rigorosi elementi di classicità più pura opulenze orientali e sfarzo pompeiano, eleganze rinascimentali e frivolezze rococò. L'eterogeneità degli stili si avverte anche nelle decorazioni da lui realizzate negli interni della palazzina dei giardini pubblici a Modena, nelle ghirlande che ornano la soffittatura del teatro Comunale (1869), nelle tempere eseguite in collaborazione con Crespolani nella collegiata reggiana dei Ss. Michele e Quirino (1859-61 circa) o negli affreschi della sinagoga modenese, come pure nell'Incoronazione della Vergine (Modena, duomo: catino absidale a finto mosaico), opera in cui reinterpretò l'arte tardobizantina delle basiliche romane.
Fonti e Bibl.: L. Baccarani, Il pittore L. M. nelle sue opere e nel teatro Municipale, in La Provincia di Modena, 20-21 febbr. 1911; G. Martinelli Braglia, L'educazione artistica, in Il collegio e la chiesa di S. Carlo a Modena, a cura di D. Benati - L. Peruzzi - V. Vandelli, Modena 1991, pp. 263-265; G. Guandalini, Pale di Adeodato Malatesta e L. M. nella chiesa delle domenicane in Modena, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche province modenesi, s. 11, XV (1993), pp. 227 s.; G. Martinelli Braglia, Romanticismo e revival nella Restaurazione modenese: i sipari di Adeodato Malatesta e L. M. nel teatro Comunale, ibid., pp. 238-242; D. Ferriani, L. M., in Modelli d'arte e di devozione. Adeodato Malatesta… (catal., Modena-Reggio Emilia), a cura di C. della Casa et al., Milano 1998, pp. 191 s., 268; F. Morandi, L. M., in La virtù delle arti. Adeodato Malatesta e l'Accademia Atestina (catal.), a cura di D. Ferriani, Vignola 1998, pp. 196-199; Lettere all'artista: testimonianze d'arte nell'Ottocento dall'epistolario di Adeodato Malatesta (catal., Modena-Reggio Emilia-Vignola), a cura di L. Rivi, Modena 1998, pp. 14-17, 20, 44, 48, 51, 99, 125; L'esercizio della tutela. Restauri tra Modena e Reggio Emilia (1985-1998), a cura di L. Bedini - J. Bentini - A. Mazza, Modena 1999, pp. 124 s., 128 s.; G. Martinelli Braglia, Pittura nel Ducato estense, in Lo Stato di Modena: una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d'Europa. Atti del Convegno, Modena… 1998, a cura di A. Spaggiari - G. Trenti, I, Roma 2001, pp. 230-232; A. Garuti, in L'Ottocento. Maestri di pittura tra Modena e Carpi (catal.), a cura di E. Barbolini Ferrari - A. Garuti, Modena 2005, pp. 34 s. (per Ferdinando); Principi degli studi. Ritratti di allievi nei collegi dell'Ottocento, (catal., Desenzano), a cura di B. Falconi - S. Onger - A.M. Zuccotti, Milano 2005, pp. 80-89.