MALESCI, Luigi
Nacque a Portici, presso Napoli, il 12 maggio 1774 da Lucrezia De Fazio e da Tommaso, "agronomo de' reali giardini" (Sasso, p. 169), verosimilmente della reggia realizzata a Portici per Carlo di Borbone.
Fin da giovane, negli anni di formazione scolastica e militare, mostrò una particolare attitudine per la matematica e una notevole sensibilità per gli studi di architettura. Scarse, tuttavia, sono le notizie riguardanti le sue iniziali esperienze professionali; l'unica opera di rilievo, condotta dal M. negli anni della prima Restaurazione borbonica, risulta la Pianta della città di Napoli redatta nel 1805 e oggi conservata presso il Museo nazionale di S. Martino.
Durante il decennio francese (1806-15) il M. svolse importanti incarichi pubblici nell'ambito di piani finalizzati sia allo sviluppo urbanistico della capitale sia alla modernizzazione infrastrutturale del Regno, spesso in collaborazione con Giuliano De Fazio, al quale era legato da vincoli di parentela.
Chiamato alla fine del 1808 a dirigere una delle tre ispezioni territoriali del Consiglio generale dei lavori pubblici, nel novembre del 1809 il M. fu reclutato nel neoistituito corpo degli ingegneri di ponti e strade in qualità di ingegnere in capo e di responsabile delle opere pubbliche.
Presso la scuola di applicazione di quel corpo, il M. fu nominato, con nota del 23 ott. 1811, professore di stereometria e allo stesso tempo fu affiancato alla cattedra di architettura civile tenuta da L. Laperuta. Dopo un anno, la cattedra di stereometria fu scissa in due insegnamenti e quello di "scienze di applicazione, relative alla costruzione di ogni specie" fu affidato definitivamente al M., il quale, nel 1814, con alcuni allievi della scuola, ebbe modo di compiere un importante viaggio d'istruzione attraverso le principali regioni del Regno d'Italia.
In qualità di ingegnere di ponti e strade, a parte il progetto per un sistema generale di lazzaretti che egli presentò con De Fazio nel 1808 al Consiglio generale dei lavori pubblici e che costituì il primo tentativo di introdurre nel Regno di Napoli le teorie "panottiche" elaborate da J. Bentham, di particolare rilievo furono i due progetti che il M. aveva elaborato nel 1811 per superare il fiume Garigliano presso l'antica Minturnae: il primo, parzialmente realizzato ma mai completato, prevedeva un ponte in muratura a tre archi policentrici con profilo ribassato, ispirato formalmente al ponte di Neuilly-sur-Seine dell'ingegnere J.-R. Perronet; il secondo, invece, prevedeva un ponte in legno "a zig-zag", secondo le teorie dell'ingegnere bavarese C.F. von Wiebeking sulla tecnica degli archi a più ordini di travi piegate.
Come architetto edile del Consiglio degli edifici civili di Napoli, istituito con decreto reale del 16 ott. 1806, il M. progettò e diresse altre opere: l'ampliamento della strada del Gigante a ridosso del Palazzo reale (1807-10); il raccordo altimetrico del corso Napoleone, attraverso il ponte della Sanità, con i quartieri Materdei e Sanità (1807-18); la bonifica idraulica di Coroglio nell'area occidentale di Napoli (1811-13) e la nuova strada di Capodichino, in prolungamento di via Foria (1811-14).
Determinante, infine, fu l'influenza del M. sui primi esiti del concorso di progettazione bandito nel 1809 per la realizzazione del "foro Gioacchino" (odierna piazza del Plebiscito): dai giudizi estetici che il M. espresse nel 1812, come membro di uno speciale comitato nominato nel dicembre 1811, scaturì lo schema tipologico in base al quale Gioacchino Murat emanò il "manifesto" della gara d'appalto per i lavori della nuova piazza reale.
Con la seconda Restaurazione, il M. continuò a svolgere un ruolo di prestigio nell'ambito del corpo di ponti e strade sia come membro e segretario del Consiglio generale, sia come ispettore del dipartimento di Napoli. Lasciò, invece, nel 1818, gli impegni didattici presso la scuola di applicazione a favore del suo allievo L. Giura, ma sostenne con vigore, dopo i moti del 1820, la protesta contro il tentativo di decentralizzare le funzioni finanziarie e amministrative del settore dei lavori pubblici a vantaggio delle Deputazioni provinciali.
Tra i principali impegni che caratterizzarono la carriera del M. fino alla nomina a ispettore generale (1826), furono: la regia posta presso la foce del Garigliano, sulla strada consolare per Roma (1820 circa); i lavori di completamento del canale di Pollena (1813, 1822-23) per regimentare le acque torrentizie provenienti dalle falde del Vesuvio; la partecipazione, con gli ingegneri De Fazio, G. Giordano e B. Grasso, al progetto per un "carcere modello" a impianto panottico da realizzare in ciascuna provincia del Regno (1820-22) e la perimetrazione della prima cinta doganale di Napoli, poi compiuta a opera di S. Gasse (1824-30).
La nomina a presidente dell'Accademia di belle arti di Napoli e, più tardi, il tentativo del direttore generale di Ponti e strade di proporre un suo ritiro forzato con una "pensione di giustizia" (1837) per presunte scorrettezze deontologiche, determinarono probabilmente un graduale spostamento degli interessi professionali del M. verso aspetti più propriamente architettonici e urbanistici, rafforzati progressivamente dal ruolo di grande prestigio che egli cominciò ad avere nell'ambito del nuovo Consiglio edilizio di Napoli (dal 1839) in qualità di esperto d'arte, con Gasse e A. Niccolini.
Non a caso risalgono a quel periodo le opere più significative della sua attività di architetto municipale, sia in ambito urbanistico (la sistemazione del largo delle Pigne, odierna piazza Cavour, del 1835 circa; il piano generale per la rettificazione della nuova via Toledo degli anni anni 1848-52), sia in quello architettonico (la direzione dei lavori di completamento del camposanto con la progettazione della nuova chiesa madre, del 1834-53; il progetto, su proposta del medico igienista S. De Renzi, per una "casa di salute", del 1838; il mercato dei commestibili nella piazzetta Pendino, del 1840; la partecipazione al progetto di A. Niccolini per la risistemazione del R. Museo Borbonico, del 1845 circa; i restauri delle chiese di S. Arcangelo a Segno, nel 1825, della Maddalena Maggiore a Forcella, del 1831, e di S. Maria Maggiore della "Pietrasanta", del 1840).
In campo urbanistico e architettonico, il linguaggio formale adottato dal M. appare in definitiva in piena sintonia con la cultura artistica partenopea del primo Ottocento, rispettosa della tradizione figurativa tardosettecentesca, ma sensibile al rinnovamento semantico degli stilemi dell'età classica.
Il M. fu membro della Società reale Borbonica, perito del tribunale di Napoli e collaboratore della Soprintendenza generale degli scavi, per la quale curò anche i rilievi della casa colonica dei Minervini a Pompei (1849).
Pubblicò due relazioni: Rapporti relativi alla costruzione del foro S. Gioacchino presentati a S. E. il signor ministro dell'Interno(, Napoli 1812 (con F. Maresca e G. Avellino); Osservazioni intorno al progetto così intitolato di leggi statutarie per la formazione di un Corpo nazionale di pubblici lavori presentato al Parlamento nazionale(, Napoli 1821 (con De Fazio, Grasso e P. Ponticelli).
Affetto, dal 1850 circa, da una grave malattia agli occhi che lo condusse in poco tempo alla completa cecità, il M. morì a Napoli il 22 maggio 1853.
Fonti e Bibl.: S. De Renzi, Sulla necessità di stabilire una casa di salute nella città di Napoli, in Poliorama pittoresco, III (1838-39), pp. 236 s.; Organica del Consiglio edilizio della città di Napoli e disposizioni relative alle sue attribuzioni, Napoli 1854, pp. 85 s.; F. De Luca, Società reale Borbonica. Cenni necrologici de' più chiari uomini che ne furono i componenti, in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, LV (1855), p. 33; C.N. Sasso, Storia de' monumenti di Napoli e degli architetti che li edificavano dal 1801 al 1851, II, Napoli 1858, pp. 169-192; A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, ad ind.; G. Russo, La Scuola d'ingegneria in Napoli. 1811-1967, Napoli 1967, pp. 55-57, 156; R. Di Stefano, Storia architettura e urbanistica, in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 668, 715; C. De Seta, Le città nella storia d'Italia. Napoli, Roma-Bari 1981, pp. 240 s.; A. Buccaro, Pianta della città di Napoli, in Cartografia napoletana dal 1781 al 1889. Il Regno, Napoli, la Terra di Bari (catal., Napoli-Bari), a cura di G. Alisio - V. Valerio, Napoli 1983, p. 171; A. Buccaro, Istituzioni e trasformazioni urbane nella Napoli dell'Ottocento, Napoli 1985, pp. 79-82, 150, 185; S. Villari, La piazza e i mercati. Equipment urbano e spazio pubblico a Napoli nel decennio napoleonico, in La piazza, la chiesa, il parco, a cura di M. Tafuri, Milano 1991, pp. 228 s.; G. Alisio, Napoli nell'Ottocento, Napoli 1992, p. 9; A. Di Biasio, Ingegneri e territorio nel Regno di Napoli 1800-1860. Carlo Afan De Rivera e il corpo di ponti e strade, Latina 1993, pp. 135 s.; Id., Il passo del Garigliano nella storia d'Italia. Il ponte di Luigi Giura, Marina di Minturno 1994, pp. 163 s., 169; G. Foscari, Dall'arte alla professione. L'ingegnere meridionale tra Sette e Ottocento, Napoli 1995, pp. 76 s., 157; C. Lenza, Monumento e tipo nell'architettura neoclassica. L'opera di Pietro Valente nella cultura napoletana dell'800, Napoli 1996, pp. 154-156, 158; R. Parisi, Lo spazio della produzione. Napoli: la periferia orientale, Napoli 1998, p. 48; Scienziati-artisti. Formazione e ruolo degli ingegneri nelle fonti dell'Archivio di Stato e della facoltà di ingegneria di Napoli (catal.), a cura di A. Buccaro - F. De Mattia, Napoli 2003, pp. 240, 248 e passim; R. Parisi, Luigi Giura, 1795-1864: ingegnere e architetto dell'Ottocento, Napoli 2003, pp. 15, 41; Id., I ponti nella cultura architettonica italiana dell'età moderna e contemporanea, in Costruttori di opifici Millwrights. Architetture del lavoro fra tradizione e innovazione, a cura di G.E. Rubino, Napoli 2005, pp. 63, 73; V. Messana, Il villaggio cotoniero svizzero nella valle dell'Irno a Salerno nel corso dell'Ottocento, ibid., pp. 92, 97.