LUZZI, Luigi
Figlio di Francesco e di Rosalba Rossi, nacque a Olevano di Lomellina il 27 marzo 1828. Dopo la morte del padre si stabilì nella vicina Mortara presso i nonni materni. Suo tutore fu lo zio Luigi Rossi, noto avvocato e in seguito senatore del Regno di Sardegna. Il L. fu allievo dell'organista e compositore Gaudenzio Bertolli di Mortara; nel 1847 mise in musica l'Inno mortarese, su testo della poetessa Annunciata Negri, eseguito in occasione della proclamazione dello Statuto albertino nel 1848. Studiò medicina e lettere all'Università di Torino, e in seguito si dedicò a tempo pieno alla musica.
Il suo esordio come operista avvenne nella primavera 1853 al teatro Nazionale di Torino con il melodramma semiserio Chiarina, su libretto di P.A. Balestrini. Nello stesso anno divenne socio dell'Accademia filarmonica di Torino, città dove si svolse prevalentemente la sua carriera di compositore, didatta e maestro concertatore.
Il L. tentò ancora la strada dell'opera con Tripilla (libretto di L. Scalchi), allestita al teatro Coccia di Novara nel febbraio 1874. Altre due opere, Fra Dolcino e La ventola, non raggiunsero mai il palcoscenico; secondo la Gazzetta musicale di Milano (1876), al momento della morte stava preparando una nuova opera rimasta incompiuta. Dopo l'unificazione d'Italia dedicò numerose composizioni a membri della casa Savoia e scrisse una Marcia funebre in morte di Cavour per orchestra. Nel 1861 fu tra i firmatari di una petizione per l'istituzione di un conservatorio statale a Torino.
Il L. morì a Stradella il 26 febbr. 1876.
Senza mai raggiungere una posizione di primo piano nel mondo musicale, il L. seppe tuttavia non solo assimilarne e rappresentarne le tendenze, ma anche sviluppare il proprio linguaggio musicale in maniera personale. Le sue opere teatrali ebbero poca fortuna, ma oggi rappresentano una testimonianza della sopravvivenza oltre la metà del XIX secolo, dei generi buffo e semiserio. Chiarina ottenne un discreto successo alla prima esecuzione, ma scomparve presto dal repertorio. Tripilla, una piacevole opera buffa il cui libretto costituisce uno tra gli ultimi esempi di variazione sul soggetto della "inutil precauzione", fu pubblicata per intero in spartito per canto e pianoforte dall'editore milanese Lucca.
Tra le composizioni strumentali del L. spiccano numerosi album e brevi pezzi di carattere per pianoforte, e alcune pagine orchestrali, indice del ridestarsi dell'interesse per la musica strumentale del secondo Ottocento italiano. Il foglio d'album Un sogno, che riscosse notevole successo editoriale, contiene effetti strumentali originali ed eleganti, e richiede all'esecutore doti virtuosistiche non indifferenti. La Marcia funebre in morte di Cavour è anch'essa composizione di pregio, e la versione per pianoforte (pubblicata a Torino da Giudici e Strada) dimostra che il L. aveva assimilato il virtuosismo pianistico di F. Liszt e S. Thalberg. L'esecuzione di alcune sinfonie del L. a Torino nel 1857 fu salutata con entusiasmo nelle pagine dell'Italia musicale.
Furono le numerose romanze da camera a imporre il nome del L. negli ambienti musicali del secondo Ottocento, dove circolavano in edizioni singole e album pubblicati regolarmente da vari editori torinesi e dalle maggiori case editrici milanesi (Canti, Ricordi, e soprattutto Lucca, il cui catalogo contiene decine di composizioni, edite tra il 1862 e la morte del Luzzi). Le pagine per canto si distinguono per la combinazione di una vena melodica felicissima e una grande perizia nella scrittura vocale, che impone talora un discreto impegno all'interprete. Il L. era evidentemente a conoscenza delle tendenze del melodramma italiano del suo tempo, a cominciare dalle opere di G. Verdi, e ciò si riflette in numerose composizioni. È difficile, per esempio, non cogliere la somiglianza tra il bolero La tradita e quello di Elena nei Vespri siciliani di Verdi (a parte il ritmo e il carattere, i due brani sono entrambi in la minore) o la possibile parentela tra L'orfana e alcuni passi del Trovatore, in particolare l'aria di Leonora D'amor sull'ali rosee, con cui, pure, esiste un parallelismo nell'organizzazione tonale (i due brani iniziano in fa minore e terminano nella relativa maggiore). Merita un cenno particolare la singolare conclusione dell'Ave Maria (della quale esistono anche una versione per voce solista, coro maschile e organo, e alcune incisioni discografiche), in cui la voce discende improvvisamente nel registro grave per l'"Amen" conclusivo. Non si può non notare il parallelismo con un'altra, ben più celebre preghiera, quella di Desdemona nell'Otello, sempre di Verdi, che il brano del L. precede di oltre un ventennio.
Composizioni, oltre quelle citate, per pianoforte: Le grazie; Bice (mazurka); Cleopatra (mazurka); Le delizie di Favria (album da ballo); Canzoni senza parole; Perle italiane. Romanze per canto e pianoforte: Preghiera alla Madonna; Mia madre; Lia!; La derelitta; Morta a vent'anni; Ad una stella; Il frate in tentazione; Mezzanotte, e numerose altre. Inoltre il L. ha lasciato, tra le altre, composizioni da camera e musica sacra.
Fonti e Bibl.: Notizie in Boccherini. Giornale musicale per la Società del quartetto, IX (1870), p. 64; XII (1873), p. 48; XV (1876), p. 8; Gazzetta musicale di Milano, XII (1854), p. 183; XXIX (1874), p. 55; XXXI (1876), p. 82; L'Italia musicale, V (1853), p. 197; IX (1857), pp. 15, 95; Revue et Gazette musicale de Paris, XLIII (1876), p. 78; G. Pestelli, Beethoven a Torino e in Piemonte nell'Ottocento, in Nuova Riv. musicale italiana, IV (1970), p. 1013; A. Basso, Il conservatorio di musica "G. Verdi" di Torino, Torino 1971, pp. 43, 57; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 878; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 537; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, pp. 397 s.