LOMBARDINI, Luigi
Nacque a Poggibonsi l'11 apr. 1821 da Ferdinando e da Teresa Maffei Martini. Dopo avere completato privatamente il primo ciclo di studi nella sua città natale e a San Giovanni Valdarno, nel 1837 si trasferì a Bologna, ove, ospite di G.B. Gotti (cfr. Arieti), prese a frequentare come semplice uditore le lezioni universitarie di medicina veterinaria impartite da A. Alessandrini, allora titolare di quella cattedra. Il 5 sett. 1840 conseguì il grado di "baccelliere" e la licenza in veterinaria (secondo S. Paltrinieri il diploma di medico veterinario gli sarebbe stato conferito nel 1847). L'abilitazione all'esercizio della professione, tuttavia, gli fu concessa con l'esplicita limitazione di non potersene avvalere nell'ambito territoriale dello Stato della Chiesa. Il L., allora, per completare la propria formazione frequentò ancora per qualche tempo a Bologna la scuola dell'Alessandrini; quindi visitò le celebri scuole francesi di Lione e Alfort e il Royal Veterinary College di Londra. Allo scoppio della prima guerra di indipendenza si arruolò volontario e prese parte alla battaglia di Curtatone e Montanara come sergente veterinario.
Nel 1853, superato il relativo concorso, assunse la direzione della Scuola di medicina veterinaria di Pistoia, istituita grazie a un lascito dell'ingegnere Pellegrino Antonini e aggregata al locale liceo Forteguerri. L'11 nov. 1859, superato il relativo concorso, assunse come professore supplente la direzione della cattedra di anatomia, fisiologia e chirurgia veterinaria dell'Università di Pisa.
Nell'ateneo pisano l'insegnamento della medicina veterinaria, istituito nel 1818 per iniziativa di V. Mazza che lo aveva annesso alla facoltà medica, era stato soppresso dal governo granducale nel 1851. Nel 1859 C. Ridolfi, ministro della Pubblica Istruzione del governo provvisorio toscano, lo ripristinò nell'ambito dei provvedimenti per il riordino degli studi istituendo la cattedra di veterinaria e pastorizia e di quella affidata al L., ambedue inglobate nella sezione agronomico-veterinaria della facoltà di scienze fisico-matematiche.
Professore straordinario dal 22 genn. 1861 e direttore del gabinetto di anatomia normale degli animali domestici, il L. divenne ordinario dell'insegnamento dal 13 dic. 1863. Iniziato il suo magistero, si fece subito fautore del rinnovamento radicale della disciplina per adeguare il livello formativo, culturale e scientifico, delle scuole veterinarie italiane a quello delle analoghe istituzioni francesi e inglesi (Origini e progressi della zooiatria. Prelezione letta all'istituto agrario-veterinario dell'Università di Pisa il 5 genn. 1860, Pisa 1860). Il progetto formulato dal L. si avviò verso la realizzazione a partire dal 1867, quando ebbe inizio la sua collaborazione con P. Oreste, chiamato dall'Università pisana alla cattedra di clinica veterinaria: insieme i due studiosi inaugurarono una nuova scuola, distaccata da quella di agraria, ubicata in una sede propria, ampliata e comprendente nuove cattedre, che fu intitolata R. Scuola superiore di medicina veterinaria di Pisa alle dipendenze dell'Università. Nel 1869 fondarono il periodico Giornale di anatomia, fisiologia e patologia degli animali, che il L. diresse dalla fondazione fino al 1891. Il L. ebbe l'indubbio merito di avere contribuito in maniera determinante all'affermazione della Scuola come una delle maggiori d'Italia. Esonerato dall'insegnamento della chirurgia, dal 1868 ne divenne il primo direttore e ne arricchì il Museo anatomico con numerosi preparati. Avviava in tal modo il rinnovamento in ambito nazionale dell'insegnamento della disciplina, che riteneva ancora inadeguato anche in considerazione dell'obbligo gravante su ogni docente di impartire lezioni su differenti materie (Dell'insegnamento zoojatrico in Italia, in Giornale di anatomia, fisiologia e patologia degli animali, II [1870], pp. 1-14).
Gli scritti del L. nel campo zootecnico e veterinario furono numerosi, dalle osservazioni di carattere statistico basate sul censimento di determinate razze animali in Toscana e nelle altre regioni italiane (Sulle principali razze equine del nostro territorio, ibid., III [1871], pp. 156-182; Relazione sul censimento degli animali asinini, bovini, ovini, caprini e suini della provincia di Pisa, ibid., XIII [1881], pp. 193-201; Ricordi intorno alla classe zootecnica della esposizione italiana del 1861, ibid., XXI [1889], pp. 124-145), alla descrizione di un'epidemia di carbonchio verificatasi nel 1879 in un comune della provincia di Pisa, che aveva dovuto fronteggiare nella sua funzione di membro del Consiglio provinciale (Sopra diversi casi di febbre carbonchiosa avvenuti dal nove settembre 1879 all'undici gennaio 1880 nel bestiame del comune di Vecchiano. Rapporto letto al Consiglio sanitario provinciale di Pisa il 6 marzo 1880, ibid., XII [1880], pp. 295-297), sino alle segnalazioni di interessanti casi patologici (Intorno ad un cuore di vacca con echinococco donato al museo della Scuola zoojatrica di Pisa, ibid., IV [1872], pp. 205-211; Di un vizio di sviluppo e di una affezione cronica della pelle, osservati in due fagiani delle possessioni reali di San Rossore, ibid., IX [1877], pp. 229-237). La presenza nella tenuta reale di San Rossore di una mandria di cammelli gli offrì inoltre lo spunto per la pubblicazione in un'ampia monografia di un interessante studio sulla biologia, la patologia e la distribuzione geografica di questi animali: Sui cammelli, Pisa 1879.
Sul piano della ricerca scientifica, il L. si segnalò per le sue indagini morfologiche e sperimentali in anatomia e teratologia. Fondamentali furono le conclusioni a cui pervenne nel corso dei suoi studi sul processo della riproduzione nei mammiferi: la trasformazione, indotta dalla fecondazione, dell'epitelio della mucosa uterina da cilindrico a pavimentoso o cubico e la sua partecipazione alla costituzione dapprima della placenta materna, poi di quella fetale; l'evoluzione delle cosiddette ghiandole otricolari, o uterine, durante la gestazione e dopo il parto, tale da non consentirne l'interpretazione come veri e propri organi ghiandolari; l'invasione da parte degli strati della zona superficiale delle membrane dell'uovo (ectoplacenta), mediante un processo molto complicato, della porzione placentare materna (Sull'utero di cavalla nei primi mesi della gravidanza: osservazioni anatomiche, in Giornale di anatomia, fisiologia e patologia degli animali, XVII [1885], pp. 181-199; Sulla placenta, Pisa 1895). Il L. consegnò alla scienza teratologica interessanti descrizioni di mostruosità capitate alla sua osservazione: le sembianze rinocefaliche presentate da un ovino (illustrate nell'ampia monografia Intorno ad un mostro appartenente al genere rhinocephalus di I. Goffroy Saint-Hilaire. Ricerche di Luigi Lombardini, Pisa 1862); la diprosopia di un vitello (Illustrazione di un mostro con faccia bipartita, in Giornale di anatomia, fisiologia e patologia degli animali, I [1869], pp. 65-88); il voluminoso teratoma della testa di un feto bovino (Intorno ad un caso d'idroencefalocele congenito, ibid., V [1873], pp. 193-206). Di rilevante importanza furono soprattutto i suoi studi di teratogenesi, tanto da farlo ricordare come uno dei fondatori della moderna embriologia sperimentale: in una serie di esperimenti condotti su uova di polli e di rane sottoposte con metodi originali e ingegnosi all'azione di una corrente elettrica continua, riuscì a indurre turbe di varia gravità dello sviluppo embrionale con comparsa di numerose malformazioni (Intorno alla genesi delle forme organiche irregolari negli uccelli e nei batrachidi, Pisa 1868). L'orientamento concettuale e l'impostazione sperimentale di questi studi ne giustificano l'importanza loro attribuita da vari studiosi e ne sanciscono il ruolo pionieristico, anche se sotto il profilo del rigore scientifico può apparire criticabile la descrizione approssimativa della metodologia seguita e delle caratteristiche tecniche delle apparecchiature impiegate (Taruffi, V, pp. 43-45).
Il L. fu consigliere comunale di Poggibonsi e membro del Consiglio sanitario provinciale di Pisa. Appartenne a varie associazioni scientifiche: membro onorario dell'Istituto veterinario di Dorpat, della R. Società veterinaria di Torino, della Società dei naturalisti di Modena, fu socio fondatore della Società toscana di scienze naturali. Membro della giunta di vigilanza della Biblioteca universitaria, lasciò a questa istituzione l'intero suo patrimonio librario, onde renderlo disponibile agli studenti.
Decorato della medaglia commemorativa delle guerre nazionali, fu ufficiale della Corona d'Italia.
Il L. morì a Pisa il 29 giugno 1898.
Fonti e Bibl.: Necr., in La Clinica veterinaria, XXI (1898), pp. 374 s.; Giornale della R. Società ed Accademia veterinaria italiana, XLVII (1898), p. 647; Annuario della R. Università di Pisa, Pisa 1899, pp. 303-308; Arch. di Stato di Bologna, Studio, cart. 1182: Gradi e licenze veterinarie; Pisa, Arch. della Biblioteca universitaria, Legato Lombardini; C. Taruffi, Storia della teratologia, Bologna 1881-94, I, pp. 79 s., 292-294; II, p. 45; IV, p. 216; V, pp. 43-45; Notizie intorno alla Scuola superiore di medicina veterinaria, in Appendice all'Annuario della R. Università di Pisa, Pisa 1900, pp. 49-53; La Biblioteca universitaria, ibid., p. 74; Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, Roma 1939, pp. 68, 345; S. Paltrinieri, La medicina veterinaria in Italia dal XVIII al XX secolo, Milano-Varese 1947, pp. 17, 31, 61, 63-65, 75, 78, 97, 127; C. Mancini, Storia delle mostruosità, Genova 1963, pp. 46-50; Id., L. L. dell'Università di Pisa fondatore della teratogenia sperimentale (1869), Pisa 1970; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 328, 412, 452, 457; Storia dell'Università di Pisa, Pisa 2000, II, 1, p. 262; 3, p. 957; S. Arieti, Gotti, Alfredo Luigi, in Diz. biogr. degli Italiani, Roma 2002, pp. 147-149.