LEVI MONTALCINI, Luigi (Gino)
Nacque a Milano il 21 apr. 1902 da Adamo Levi, ingegnere torinese, e da Adele Montalcini.
Si laureò in architettura presso la R. Scuola di ingegneria di Torino nel 1925. Fin dagli anni della giovinezza strinse amicizia con artisti come F. Casorati, L. Chessa ed E. Paolucci, e con gli architetti G. Pagano, U. Cuzzi, D. Morelli, M. Passanti, M. Dezzutti e, in seguito, C. Mollino. Abile disegnatore, fine caricaturista (nel suo archivio rimane una significativa documentazione di disegni), il L. fu anche appassionato scultore. Nel 1927 iniziò una proficua collaborazione (protrattasi fino al 1930) con G. Pagano, insieme con il quale firmò alcuni tra i primi progetti "moderni" italiani: tra questi l'interessante padiglione delle Feste e della Moda per l'Esposizione internazionale di Torino allestita al parco del Valentino (1928), la villa Colli a Rivara Canavese (1928), il palazzo degli uffici Gualino (1928-30) e gli uffici Salpa a Sesto San Giovanni (1930).
A proposito del padiglione delle Feste e della Moda, De Seta (p. 169) ha affermato che nel padiglione si è "in piena atmosfera mitteleuropea: sia all'interno che all'esterno, sia in alzato che nella pianta con due bracci a tenaglia […]. Nell'interno del salone vanno a braccetto Wagner e Olbrich".
In occasione della stessa esposizione, il L. aderì al Gruppo architetti novatori torinesi (GANT), costituito, tra gli altri, da P. Betta, M. Dezzutti, A. Melis de Villa, A. Midana, D. Morelli, E. Pittini, P. Perona, M. Passanti, G. Pagano, che riconoscevano la necessità di un rinnovamento dell'architettura italiana.
Commissionato da Riccardo Gualino, importante figura di industriale e mecenate, il palazzo Gualino è tra le più note opere realizzate a Torino in quegli anni. Caratterizzato esternamente da un rigido disegno di facciata, l'edificio venne attentamente studiato in pianta, con i due cortili, di servizio e d'onore, che ben risolvono il problema del doppio ingresso e della disposizione degli uffici: la collocazione delle scale e degli ascensori rispondeva alla logica distributiva del personale. Curati in modo particolare, gli interni in legno impellicciato - all'epoca molto pubblicati - furono interamente disegnati dal Levi Montalcini.
Con alcuni arredamenti, il L. partecipò inoltre, nel 1930, alla IV Esposizione di Monza. In qualità di membro del "gruppo regionale torinese" del (MIAR) Movimento italiano architettura razionale, l'anno successivo fu presente alla II Esposizione italiana di architettura razionale, tenutasi nella galleria Bardi di Roma.
In questo clima nasce il progetto elaborato con piglio provocatorio e dimostrativo come controproposta a quello ufficiale del Comune per la via Roma di Torino (con Pagano, Cuzzi, E. Sottsass e O. Aloisio, 1931): da considerarsi un tema fondamentale di confronto tra architetti e poteri istituzionali, la complessa vicenda dell'asse cittadino torinese che vide il giovane L. tra i protagonisti era diventata - in un contesto di aspre polemiche - un terreno decisivo del dibattito sulla "modernità". In seguito alle polemiche sorte, per il secondo tratto di strada venne bandito un concorso (1933). Partito Pagano per Milano, il L. e i rimanenti componenti del gruppo vi parteciparono separati. Come ha sottolineato Vitale (2003, p. 52), il L. propose "un'idea di strada dilatata in senso trasversale [con] una serie di "cubi" volumetricamente autonomi e sollevati dal suolo, sospesi sul portico e sulle vetrine dei negozi, separati tra loro da piccole piazze, raccolte sul retro da stecche più alte. La successione fitta dei volumi accentua l'effetto prospettico e la fuga verso l'uno o l'altro estremo. Ed è come se la struttura dell'isolato si palesasse e diventasse esplicita".
In questo periodo progettò anche negozi, locali pubblici, allestimenti per mostre e arredamenti d'interni; partecipò anche ai concorsi per il palazzo del Littorio a Roma (con Cuzzi e Pifferi, 1934) e per la casa del Goliardo a Torino (con Cuzzi, Perona e Lorini, 1934). Dopo aver realizzato l'elegante villa Caudano a Torino (1935-36), tra il 1936 e il 1938 si impegnò nella importante costruzione della colonia montana IX Maggio a Bardonecchia. Considerata dalla storiografia tra le sue opere migliori (E. Levi Montalcini, 2003), la colonia è un edificio di particolare rilevanza sociale e progettuale ed è vista dal L. come un tema "sperimentale", che consente notevoli gradi di libertà e di sviluppare l'idea, profondamente radicata negli architetti moderni, della "moralità del tema" come presupposto per la riuscita dell'architettura.
Con la promulgazione delle leggi razziali la sua carriera si arrestò. Venne sospeso dall'albo professionale nel 1938 e definitivamente cancellato nel 1940. Durante il periodo bellico risiedette a Firenze, dove continuò a disegnare e a dipingere. Nel dopoguerra, all'intensa attività professionale si affiancò l'impegno didattico, svolto con passione presso sedi universitarie diverse.
Fu libero docente di composizione architettonica dal 1948; incaricato alla cattedra di architettura tecnica del Politecnico di Torino dal 1948 al 1950 e in architettura e composizione dal 1950 al 1956; successivamente docente ordinario di architettura degli interni, arredamento e decorazione alla facoltà di architettura dell'Università di Palermo dal 1956 al 1964; docente di architettura e composizione presso la facoltà di ingegneria dell'Università di Padova dal 1964 al 1971; docente di composizione architettonica presso la facoltà di architettura del Politecnico di Torino nell'anno 1971-72.
Dopo la guerra partecipò alle attività dell'APAO (Associazione per l'architettura organica), con interventi e scritti sui temi della ricostruzione, che lo vedranno poi protagonista con la realizzazione di progetti di case popolari nell'ambito dei piani dell'UNRRA-CASA (con P. Ceresa, 1950), dell'INA-Casa, con numerosi progetti e realizzazioni di case popolari in Piemonte e Liguria, di edifici industriali di raffinato disegno, nonché edifici residenziali a Torino (1955-60). Nella centrale elettrica di Chivasso (con P. Ceresa e M. Passanti, 1950-52), il cui esito è una sorta di astrazione tecnica e insieme di monumentalizzazione, creò delle scenografie fantastiche, colorando in giallo, rosso, verde e blu trasformatori e turbine, mulini a carbone e tubi. Da segnalare il coordinamento urbanistico del quartiere delle Vallette a Torino, con la realizzazione di cinque edifici per l'INA-Casa (con D. Morelli, M. Passanti e F. Vaudetti, 1957-65) e il nuovo palazzo delle facoltà umanistiche dell'Università di Torino in via Sant'Ottavio (con D. Morelli, F. Bardelli e S. Hutter, 1958-68).
Fu presidente del consiglio dell'Ordine degli architetti della provincia di Torino nel biennio 1969-70.
Il L. morì a Torino il 29 nov. 1974.
L'interesse costante per le questioni di carattere filosofico e critico è testimoniato da scritti e interventi pubblicati in numerose riviste italiane e straniere. Per un elenco dettagliato delle opere e degli scritti del L. si veda da ultimo il volume curato da E. Levi Montalcini (2003) a pp. 112-121.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio privato Levi Montalcini; Pino Torinese, Archivio dell'Istituto Alvar Aalto - Museo dell'architettura e delle arti applicate; B. Signorelli, Gino L.M. architetto razionalista in Torino, in Dimensione democratica, IV (1975), 3, p. 37; M. Pozzetto, Gino L.M., in Studi piemontesi, IV (1975), 1, pp. 133-141; Materiali per l'analisi dell'architettura moderna: il MIAR, a cura di M. Cennamo, Napoli 1976, pp. 479-481; G. Pagano, Architettura e città durante il fascismo, a cura di C. De Seta, Roma-Bari 1976, passim; V. Gregotti, Per L.M., in Gran Bazaar, maggio-giugno 1981, pp. 144 s.; C. De Seta, Il destino dell'architettura. Persico, Giolli, Pagano, Roma-Bari 1985, ad ind.; C. Baglione, Torino 1928: architetti e architetture all'Esposizione del Valentino, tesi di laurea, Istituto universitario di architettura di Venezia, 1989; G. Ciucci, Gli architetti e il fascismo. Architettura e città 1922-1944, Torino 1989, passim; L. e Torino, a cura di E. Levi Montalcini - A. Maritano, in Domus, marzo 2000, Itinerario 165, pp. 113-120; E. Levi Montalcini, in Albo d'onore del Novecento, Torino 2002, pp. 84 ss.; P. Bonifazio, L.-M., G., in Diz. dell'architettura del XX secolo, a cura di C. Olmo, IV, Torino-London 2002, pp. 79-81; Gino L.M.: architetture, disegni e scritti, a cura di E. Levi Montalcini, inAtti e rassegna tecnica della Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, dicembre 2003, numero monografico; D. Vitale, Gino L.M. e l'architettura torinese, ibid., pp. 40-65; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 384.