LUIGI IX re di Francia, santo
Nacque il 25 aprile 1214, probabilmente a Poissy. Diventato re all'età di 12 anni, dopo la morte inaspettata del padre, rimase sotto la tutela della madre, la regina Bianca di Castiglia, la quale ebbe ad affrontare, prima ancora che il re avesse raggiunto la maggiore età, una serie di coalizioni dei grandi feudatarî miranti a rendersi indipendenti dal potere regio, o per lo meno ad acquistare maggiore influenza nel governo del re minorenne. Da un lato il re d'Inghilterra, Enrico III, che non poteva dimenticare che l'avo del giovane re aveva tolto a suo padre (Giovanni Senzaterra) quasi tutte le provincie del continente, in modo che del dominio dei Plantageneti non era rimasto al re d'Inghilterra in Francia che il ducato di Guienna: dall'altro lato il movimento dei grandi feudatarî era capeggiato da Pierre Mauclerc, duca di Bretagna, e poi, in un secondo momento, da Filippo, detto Hurepel, conte di Boulogne, figlio legittimato del re Filippo Augusto. Queste coalizioni furono però facilmente rese innocue e di fatto sciolte durante i primi anni della reggenza della regina madre. Più minacciosa era la lotta che si accese nel mezzogiorno e che significava, in un certo senso, una riscossa della Linguadoca, sottomessa ai tempi di Luigi VIII. Però anche la minaccia da parte di Raimondo VII, conte di Tolosa, aiutato da varî signori della Francia meridionale, venne sventata dalla regina, validamente sostenuta da Romano Frangipane, cardinale di S. Angelo, legato pontificio, che fu mandato in Francia già ai tempi di L. VIII e dopo la morte di lui serbò un certo ascendente anche sulla regina Bianca. Il risultato delle lotte nella Linguadoca fu la sottomissione del conte di Tolosa, sanzionata dal trattato di Parigi dell'anno 1229, che ebbe un'importanza decisiva per la futura storia di Francia. Infatti, in base a questo trattato, alcune provincie (Beaucaire, Carcassonne) furono completamente cedute al regno di Francia, mentre Raimondo VII si impegnava a dare la sua unica figlia ed erede Giovanna in sposa ad uno dei figli o fratelli del re di Francia. Questo trattato apriva la via all'effettivo dominio del potere regio nella Linguadoca, dopo che un fratello del re, Alfonso di Poitiers, ebbe sposata Giovanna di Tolosa. Un altro accrescimento di territorio del regno di Francia fu dovuto al fatto che, per indurre i pretendenti alla contea di Champagne a rinunziare alle loro pretese, il conte Tebaldo IV si vide costretto a pagare loro una forte somma, che non possedeva e che gli venne prestata dal re di Francia, in cambio della cessione di alcune provincie (le contee di Blois, di Chartres, di Sancerre e la viscontea di Châteaudun), le quali vennero a trovarsi in questo modo sotto la diretta e immediata sovranità di L. Più tardi, dopo una nuova rivolta dei paesi meridionali, capeggiata anche questa volta dal conte di Tolosa, L. costrinse la Linguadoca all'obbedienza e all'osservanza integrale delle condizioni della pace di Parigi (pace di Lorris, 1243). Questa rivolta, ultimo tentativo del mezzogiorno contro il potere dei re di Francia, come al solito fu appoggiata dal re d'Inghilterra, sempre scontento delle spoliazioni commesse dal padre e dall'avo di L. I rapporti fra i re di Francia e d'Inghĭlterra vennero definitivamente regolati solo dalla pace di Parigi dell'anno 1258, con la quale Enrico III d'Inghilterra fu costretto a rinunziare alla Normandia, all'Angiò e ad altri possessi dei Plantageneti sul continente francese.
L. fu sempre considerato dai contemporanei, e passò anche nella storia, come modello del sovrano giusto e imparziale. Non solo i suoi feudatarî, ma anche sovrani stranieri, e perfino il re d'Inghilterra, ricorrevano spesso al suo giudizio arbitrale nelle loro contese. Molti sono i lodi pronunziati dal re in varie occasioni. Ma, pur rispettando il diritto altrui, L. seppe anche far valere i proprî diritti e non temette di opporsi talvolta anche al volere del papa e in genere del clero a cui non permise mai invadenze nel proprio dominio. Nel conflitto fra il papato e l'imperatore Federico II, L. non si dipartì mai dall'atteggiamento di assoluta neutralità. Dopo la deposizione di Federico II, decretata dal concilio di Lione nel 1245, L., senza omettere di manifestare sentimenti amichevoli verso l'imperatore, intraprese un'opera di mediazione presso il papa. In quest'occasione, nel convegno di Cluny fra il re e il papa, sembra che fosse stata regolata la questione del matrimonio dell'erede della contea di Provenza con Carlo d'Angiò, fratello del re: il che fece penetrare in quella regione, soggetta all'impero, l'influenza francese. Ma la pace fra l'imperatore e il papa non fu raggiunta né a Cluny né in altre circostanze, e la mediazione di L. rimase infruttuosa. Quando poi, poco tempo prima della morte, Federico concepì il piano d'impossessarsi del papa a Lione, L. gli fece sapere che si sarebbe opposto con la forza a questa impresa. E quando il papa Urbano IV decise di opporre al re Manfredi Carlo d'Angiò, L. non sostenne formalmente il fratello, ma permise di fatto a molti baroni e cavalieri di Francia di partecipare alla spedizione.
I rapporti fra L. e la Chiesa furono d'altronde sempre cordiali. Durante il regno di L. fu introdotta in Francia l'inquisizione della Chiesa di Roma. Però, a varie riprese, il re ebbe a protestare contro le esigenze finanziarie del papato e cercò di ottenere che la chiesa francese non fosse tenuta a contribuzioni pecuniarie a favore di Roma. Vi fu perfino un momento in cui L. permise la costituzione di leghe fra i grandi baroni del suo regno, intente a protestare contro le aspirazioni del clero all'indipendenza dalla giurisdizione regia nelle questioni temporali. La prima lega di questo genere venne costituita alla presenza dello stesso re nel 1235. La seconda, nel 1246, fu dovuta all'influenza dell'imperatore Federico II, ma venne anche tollerata, se non addirittura appoggiata, da L. Questa lega formata dai grandi baroni, a cui in alcuni luoghi si associarono anche borghesi e contadini (burgenses et rustici), mirava soprattutto a limitare l'accrescimento della ricchezza delle chiese e dei conventi a danno dei possessori laici, e si mantenne almeno fino all'anno 1252.
L. promosse due crociate in Terrasanta e vi partecipò personalmente. La prima partì nell'anno 1248 dal porto di AiguesMortes e si avviò verso la Siria e l'Egitto. Dopo la disfatta dei crociati a Mansurah (1250) il re rimase ancora quattro anni in Siria e in Palestina, che abbandonò solo nel 1254. La decisione d'intraprendere una nuova crociata fu annunziata dal re in un'assemblea di baroni e di prelati del regno nel 1267. Per scarsa conoscenza delle condizioni dell'Oriente, L. si lasciò persuadere che Tunisi fosse la chiave dell'Oriente e che il soldano di questa terra fosse disposto ad abbracciare la religione cristiana. Indirizzò, per tali ragioni, la crociata verso Tunisi, e non solo non conseguì alcun successo, ma vide il suo esercito completamente annientato dalla peste. A questa malattia soccombette egli stesso il 25 agosto 1270. Nel 1297, sotto il papa Bonifacio VIII, L. fu canonizzato.
La migliore fonte della storia di L. sarebbe costituita dagli atti dell'inchiesta circa la canonizzazione del re. Purtroppo, però, a noi sono pervenuti soltanto alcuni brevi frammenti, pubblicati da H.-Fr. Delaborde nei Mémoires de la société de l'histoire de Paris et de l'Île de France, XXIII (1896). Inoltre Guillaume de Saint-Pathus, confessore della regina Margherita, moglie del santo re, pubblicò alcuni estratti della stessa inchiesta nel libro Vie de Monseigneur Saint Loys (ed. Delaborde, 1899). Assai importante, come fonte della storia di L., è la Histoire de Saint- Louis scritta da Jean de Joinville, collaboratore del re, specialmente durante la sua prima crociata, e pubblicata da N. de Wally (Parigi 1868).
Bibl.: H. Wallon, Saint Louis et son temps, Parigi 1875; A. Lecoy de la Marche, Saint Louis, Tours 1891; F. Perry, Saint Louis, the Most Christian King, New York 1901; E. Berger, Saint Louis et Innocent IV, Parigi 1893; E. Berger, Histoire de Blanche de Castille, Parigi 1895; Ch. Petit-Dutaillis, La monarchie féodale en France et en Angleterre du Xe au XIIe siècle, Parigi 1933.