LUIGI II d'Angiò, re di Sicilia
Nacque a Tolosa il 7 ott. 1377, primogenito di Luigi I e Maria di Blois-Penthièvre.
Nel 1382 fu combinato il matrimonio tra L. e Lucia, figlia di Bernabò Visconti signore di Milano, che s'impegnò a pagare una dote di 200.000 fiorini per finanziare la spedizione angioina in Italia. Nel 1383 L. fu nominato duca di Calabria. Alla morte del padre (20 sett. 1384) ereditò i titoli di re di Sicilia, duca d'Angiò e Turenna, conte di Maine, Provenza e Forcalquier, sotto la tutela della madre. In un codicillo testamentario, Luigi I aveva ordinato alla moglie di mandare al più presto L. a Napoli; aveva inoltre costituito un governo provvisorio di tredici reggenti, presieduto da Enguerrand de Coucy. Durante la messa celebrata a Bari per Luigi I, i nobili acclamarono L. re di Sicilia e gli giurarono fedeltà. Nel dicembre 1384 i baroni napoletani inviarono in Francia Ugo Sanseverino per sollecitare la proclamazione di L. e chiedere aiuto a Maria di Blois e all'antipapa Clemente VII contro Carlo III d'Angiò Durazzo. Tuttavia, la maggior parte dei baroni napoletani e pugliesi parteggiava per Urbano VI.
Bernabò Visconti offrì a Maria e L. sostegno militare contro i Durazzo. Nell'aprile 1385 Clemente VII mandò legati a Milano per condurre in Provenza Lucia Visconti e farla sposare con L. quando l'età lo avesse consentito, ma il sequestro e l'uccisione di Bernabò da parte del nipote Gian Galeazzo, conte di Virtù, fecero andare a monte il progetto matrimoniale.
Mentre Enguerrand de Coucy preferì tornare in Francia con il suo esercito, Maria di Blois voleva che L. si recasse a Napoli ma non disponeva di risorse economiche sufficienti, poiché Luigi I si era indebitato per finanziare la spedizione in Italia e il re di Francia (il re Carlo VI rimarrà fino al 1388 sotto la tutela dei duchi di Borgogna, di Berry e d'Angiò) pensava di rinunciare al progetto o di subordinarne la realizzazione alla cessione della Provenza.
Maria si adoperò per dare a L. il possesso della Provenza, ma l'impresa fu ardua per la resistenza della Lega d'Aix e di Raymond de Turenne, nipote di Gregorio XI, che mise a ferro e fuoco la regione per un decennio. Le truppe francesi occuparono una parte della Provenza, dove nell'aprile 1385 si recarono L. e Maria per farsi consegnare i castelli. Quando la Lega d'Aix chiese l'arbitrato della corte francese nella contesa tra Carlo III di Durazzo e L., la Francia pretese la Provenza come compenso. La proposta fu respinta da Clemente VII e Carlo III e le truppe francesi lasciarono la regione dietro il pagamento di un'indennità. Nel 1386 Raymond de Turenne si dichiarò nemico di L. e di Clemente VII. Nel settembre 1387 la Lega d'Aix si arrese e Raymond prestò omaggio a Luigi. Nel 1388 Nizza e le vicarie di Puget-Théniers si consegnarono ad Amedeo VII di Savoia, con il quale nel 1389 Maria stipulò una tregua di dodici anni. La resa di Raymond era solo apparente e in Provenza divampò nuovamente la guerra, finché nell'ottobre 1391 il ribelle si accordò con Luigi II. Soltanto nel dicembre 1394 si giunse alla condanna di Raymond e alla confisca dei suoi beni.
Il 15 genn. 1385 Urbano VI scomunicò e depose Carlo III di Durazzo e la moglie Margherita. Il 21 maggio Clemente VII ricevette L. ad Avignone e lo investì del Regno di Sicilia. Dopo l'uccisione di Carlo III (febbraio 1386), Margherita fece proclamare re il figlio Ladislao e assunse la reggenza. Ottone di Brunswick, designato capitano generale da Maria di Blois, e Tommaso Sanseverino marciarono verso Napoli, dove Margherita non riusciva a governare. Stipulato un accordo con gli Otto del buono Stato, che controllavano Napoli, il 7 luglio i filoangioini occuparono la città. Il 13 Margherita e Ladislao lasciarono Napoli diretti a Gaeta e il 21 il popolo rese omaggio a Ottone e Tommaso Sanseverino. Regnava una grande incertezza politica e le truppe angioine cavalcarono per le strade con le insegne di L. II e Urbano VI. Il 15 dicembre la situazione si ribaltò e la folla acclamò L. II e Clemente VII.
Clemente VII e la Francia inviarono ambasciatori a Firenze per chiedere di sostenere L. II o, almeno, di mantenere la neutralità. Si ventilò l'ipotesi di un accordo tra L. II e Ladislao, suggellato da un matrimonio tra L. II e Giovanna, sorella di Ladislao. Ma a fine gennaio 1388 gli ambasciatori del re di Francia e del papa avignonese ripartirono da Firenze senza alcun risultato. Tra gennaio e marzo 1388 le lotte di fazione tornarono a insanguinare Napoli. Il 18 ottobre il viceré Louis de Montjoie, nipote di Clemente VII, giunse a Napoli e fu posto a capo delle operazioni militari al posto di Tommaso Sanseverino, che si ritirò nelle sue terre, e di Ottone di Brunswick, che si sentì tradito e passò dalla parte di Margherita.
Nel maggio 1389 Carlo VI investì cavalieri a Saint-Denis L. II e il fratello Carlo e per la conquista di Napoli mise a disposizione 300.000 fiorini, che si aggiunsero ai 300.000 fiorini offerti da Clemente VII, ai 160.000 raccolti in Provenza e ai 55.000 versati dal Ducato d'Angiò e dalla Contea di Maine. Il 1( novembre Clemente VII incoronò L. II re della Sicilia citra farum ad Avignone, davanti al Collegio cardinalizio e a Carlo VI. Il 29 dicembre L. II inviò a Napoli una grande nave con 1600 salme di frumento e "magna pars apparatus camere regie" (Chronicon Siculum, p. 90). Morto Urbano VI, il 2 nov. 1389 fu eletto Bonifacio IX, che il 18 dicembre riconobbe Ladislao re di Napoli, sotto la tutela della madre, e il 29 maggio 1390 lo fece incoronare re a Gaeta dal cardinale Angelo Acciaiuoli. Il 20 luglio L. II lasciò Marsiglia, accompagnato dal cardinale Pierre de Thury, legato di Clemente VII, e il 14 agosto sbarcò a Napoli. Accolto da una folla di nobili e popolani, L. II cavalcò per le vie della città con il vessillo di Clemente VII, ebbe consegnate le chiavi di Napoli ed entrò a S. Chiara, dove tornò a fine agosto per ricevere l'omaggio dai cittadini. Ad agosto gli Angioini conquistarono Castel dell'Ovo, a ottobre Castel Sant'Elmo, a marzo 1391 Castelnuovo. Furono espugnate diverse città della Campania e L. II guadagnò un discreto consenso, avvalendosi dell'apporto militare dei Sanseverino, che acquisirono un potere straordinario. Dalla Campania la guerra si spostò in Puglia e Basilicata e gli Angioini sottomisero Abruzzo e Calabria. A fine giugno gli ambasciatori genovesi giunsero a Napoli e giurarono fedeltà a L. II; il figlio del doge prestò omaggio per i castelli provenzali donatigli. Il 4 luglio Bonifacio IX vietò ai Siciliani di accogliere i sostenitori di L. II e di commerciare con loro, ma l'appello rimase inascoltato, perché dall'isola continuarono a giungere viveri e merci. A fine aprile 1392 il ribelle Ottone di Brunswick fu catturato e portato a Napoli. Nel luglio 1393 Ladislao, liberatosi della tutela di Margherita e del legato pontificio, assunse direttamente il governo e il comando delle truppe. Nel settembre 1394 morì Clemente VII e ad Avignone fu eletto Benedetto XIII, che sostenne debolmente Luigi II. Nel 1395 iniziò una fase di stallo, perché L. II era isolato ma Ladislao non fu in grado di approfittare della situazione. L'8 agosto L'Aquila si arrese a Ladislao, che conquistò l'Abruzzo e la Campania. A settembre l'ammiraglio Giacomo Marzano propose in sposa la figlia Maria a L. II, ma la proposta non si concretizzò. L'11 luglio 1396 L. II si recò con due galee del duca di Venosa in Calabria, dove rimase fino al 28 agosto.
Le difficoltà economiche e le sconfitte militari segnarono il destino di L. II mentre cresceva la fama di Ladislao, che riuscì a guadagnare alla sua causa anche Gian Galeazzo Visconti, il cui figlio avrebbe dovuto sposare la sorella di Ladislao. Dopo l'atto di sfiducia del clero francese verso Benedetto XIII, che rimase prigioniero nel palazzo di Avignone, nel 1398 Carlo VI rifiutò di obbedire al papa avignonese, seguito da Luigi II.
Nel 1398 Ladislao occupò la Terra di Lavoro, rendendo difficili i rifornimenti per Napoli. Nel febbraio 1399 L. II affidò Napoli al fratello Carlo di Taranto e si recò in Puglia per stroncare le rivolte e convincere Raimondello Del Balzo Orsini a marciare verso Napoli. Tra aprile e maggio Ladislao assediò Taranto e a giugno Raimondello gli aprì le porte, con la promessa di ottenere il titolo di principe di Taranto. Fuggito via mare, L. II tornò a Napoli e trovò la città in rivolta, i Sanseverino scesi a patti con Ladislao e il fratello Carlo prigioniero in Castelnuovo. Il 10 luglio Ladislao s'impadronì di Napoli e molti baroni gli fecero atto di sottomissione. Ad agosto L. II rientrò in Provenza con quel che restava del suo esercito.
Il 2 dic. 1400 L. II sposò ad Arles Violante (Iolanda), figlia di Giovanni I d'Aragona. In Francia L. II continuò a coltivare il sogno di regnare a Napoli e nel 1401 il suo luogotenente ricevette in Calabria l'omaggio dei Sanseverino. Nel 1402 L. II fece rappacificare orleanisti e borgognoni e restituì l'obbedienza a Benedetto XIII, che il 27 agosto lo investì del Regno di Sicilia. Nel marzo 1403 Benedetto XIII evase da Avignone e fu ospitato in Provenza da L. II, che l'incontrò a Châteaurenard e a Marsiglia. Il 2 giugno 1404 morì ad Angers Maria di Blois, lasciando a L. II una grossa somma di denaro, conservata in segreto, per eventuali riscatti dei figli.
Dopo la morte di Bonifacio IX, Ladislao si precipitò a Roma, dove giunse il 19 ott. 1404, accolto dal popolo e dal neoeletto Innocenzo VII, che lo nominò rettore di Campagna e Marittima per cinque anni. Nel febbraio 1405 Martino I il Giovane re di Sicilia e L. II incontrarono Benedetto XIII e promisero di scortarlo a Roma, senza avere prima consultato Martino il Vecchio re d'Aragona, padre di Martino il Giovane, e il re di Francia. A maggio Benedetto XIII giunse a Genova, ma L. II non lo seguì.
Nel 1405 Ladislao ordinò di eliminare i Sanseverino, confiscandone i beni, dato che si erano ribellati, invocando Luigi II. Spentosi nel 1406 Raimondello Del Balzo Orsini, principe di Taranto, la vedova Maria d'Enghien strinse accordi con gli ambasciatori di L. II, ottenendo la conferma dei feudi del marito e progettando un matrimonio tra il figlio Giovanni Antonio e Maria, figlia di Luigi II. Dopo avere resistito per due mesi all'assedio di Ladislao, quando nell'aprile 1407 costui tornò ad attaccarla, Maria d'Enghien decise di accettare la sua proposta matrimoniale, stroncando ogni ipotesi di collaborazione con Luigi II.
Morto nel novembre 1406 Innocenzo VII, gli succedette Gregorio XII, che nell'agosto 1407 lasciò Roma per incontrare Benedetto XIII. Il 25 apr. 1408 Ladislao entrò a Roma, raggiunto un accordo con Paolo Orsini, capitano delle truppe pontificie. Sbarcato a Porto Venere nel gennaio 1408, Benedetto XIII lasciò l'Italia il 16 giugno e si rifugiò a Perpignano. Anche L. II gli voltò le spalle, ordinando di chiudergli i porti della Provenza, in linea con la politica della Francia. Nel giugno 1409 il concilio di Pisa dichiarò decaduti Gregorio XII e Benedetto XIII ed elesse Alessandro V.
Alleatosi con Firenze, Pisa, Siena e Baldassarre Cossa, cardinal legato di Bologna, L. II partì da Marsiglia con un esercito di angioini e bretoni. Il 25 luglio giunse a Pisa, ricevuto da Alessandro V, che il 19 agosto lo nominò re di Gerusalemme e Sicilia, gonfaloniere della Chiesa, e il 1( novembre aprì un processo canonico contro Ladislao. A settembre L. II e gli alleati attraversarono la Toscana, l'Umbria e il Lazio, ripresero buona parte dei territori papali e il 1( ottobre entrarono a Roma inalberando i vessilli di L. II e di Alessandro V. Nonostante i successi delle truppe franco-pontificie, il 7 nov. 1409 L. II dovette tornare in Francia per procurarsi nuovi contingenti e cercare sussidi finanziari.
Giunto a Parigi, nel gennaio 1410 L. II riprese il progetto di fare sposare il primogenito Luigi con Caterina, figlia di Giovanni di Borgogna, con una dote di 150.000 scudi. Il 10 febbraio L. II fece testamento ad Angers e il 22 o 23 aprile partì da Marsiglia con la sua flotta, lasciando dietro le navi più lente che trasportavano le truppe, i viveri e il tesoro. Il 9 maggio arrivò a Pisa e apprese che pochi giorni prima Alessandro V era morto. Il 17 maggio 1410 i cardinali, riuniti a Bologna, elessero papa Baldassarre Cossa, che prese il nome di Giovanni XXIII. Lo stesso giorno i Napoletani e i Genovesi attaccarono e distrussero alla Meloria le navi di L. II rimaste indietro. Giunto a Bologna, il 6 giugno L. II fu calorosamente accolto da Giovanni XXIII, ma non riuscì a raccogliere denaro e soldati sufficienti né a Bologna, né in Toscana. Riorganizzato l'esercito, il 20 sett. 1410 L. II entrò solennemente a Roma, ricevuto dal legato pontificio, e vi rimase sino a fine dicembre. Il 7 genn. 1411 Ladislao stipulò una pace separata con Firenze, che garantì la neutralità nella contesa con L. II in cambio della liberazione delle terre papali occupate da Ladislao. Il 12 aprile L. II tornò a Roma con Giovanni XXIII. Il 19 maggio l'esercito di Ladislao fu sconfitto a Roccasecca, ma L. II non riuscì a sfruttare la vittoria per infliggere il colpo definitivo al suo avversario, che ebbe il tempo di riorganizzarsi. Il 12 luglio L. II rientrò a Roma, ma il 3 agosto la mancanza di viveri e denaro, i problemi di salute dei soldati e il malcontento dei capitani lo costrinsero a partire per la Provenza.
Alla morte di Martino il Vecchio (31 maggio 1410), L. II aveva rivendicato il Regno d'Aragona, in virtù del matrimonio con Violante, ma il suo sogno svanì quando il 28 giugno 1412 fu eletto re Ferdinando I, infante di Castiglia. Tornato in Francia, L. II fece parte del Consiglio regio e combatté alla testa di un esercito provenzale.
Risale a quest'epoca il ritratto di L. II conservato presso la Bibliothèque nationale di Parigi, in cui è qualificato come duca d'Angiò, re di Napoli e Sicilia.
Nel novembre 1413 L. II ruppe con Giovanni di Borgogna, al quale rimandò la figlia Caterina, moglie o, secondo Reynaud, promessa sposa del figlio Luigi.
Nel giugno 1412 Giovanni XXIII concluse un trattato di pace con Ladislao, confermandogli il Regno di Napoli e creandolo gonfaloniere della Chiesa, mentre L. II riprese a sostenere Benedetto XIII. L'alleanza non durò a lungo e nel giugno 1413 Ladislao invase e saccheggiò Roma costringendo il papa a fuggire. Alla morte di Ladislao (6 ag. 1414), Giovanni XXIII pensò di chiamare in Italia L. II, per detronizzare la sorella di Ladislao, Giovanna II, succeduta al trono. Incoraggiato dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, tra l'ottobre del 1414 e il gennaio del 1415 L. II fece armare galee a Marsiglia e inviò ambasciatori a Napoli, ma si ammalò e non poté quindi partecipare alla battaglia di Azincourt. Nel 1416 fu governatore di Parigi, dove sventò un complotto e fronteggiò l'ostilità popolare, finché a dicembre dovette dimettersi per una grave infermità. Morì ad Angers il 29 apr. 1417.
Secondo Di Costanzo, L. II era più incline allo studio che alla guerra ed era facilmente influenzabile. Le sue risorse economiche erano scarse: la Provenza offriva un discreto sostegno, ma l'Angiò mandava tanto denaro al re di Francia che la madre e i fratelli di L. II conducevano un tenore di vita modesto. Le risorse del Regno di Napoli erano difficilmente gestibili, mentre la Francia e Clemente VII davano un contributo finanziario insufficiente. N. Valois ritiene che Clemente VII e Carlo VI offrirono a L. II un consistente aiuto economico. L'irregolarità e l'insufficienza delle entrate degli Angiò di Provenza è stata confermata da Reynaud, che non reputa L. II un principe debole e incapace e afferma che tra il 1400 e il 1415 cercò di controllare e riorganizzare le diverse zone del suo Principato.
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