HUGUES, Luigi
Nacque a Casale Monferrato il 28 0tt. 1836 da Matteo, originario di Abriès nel Delfinato, e da Marianna Lucca, nativa di Trino Vercellese. Laureatosi in ingegneria a Torino nel 1859, poté, in virtù dell'entrata in vigore della legge Casati, occupare la cattedra di geografia nella scuola tecnica (fino al 1885) e successivamente nell'istituto tecnico (dal 1860 al 1896) della sua città natale. Nel 1875 divenne dottore aggregato di geografia presso l'Università di Torino, nella quale fu poi professore ordinario dal 1897 al 1912.
La sua produzione scientifica si può dividere in tre grandi categorie: opere didattiche; opere riguardanti la storia della geografia e della geografia storica; opere varie di geografia fisica o di cultura geografica in generale. Furono le pubblicazioni di carattere didattico che, segnando l'ingresso dell'H. tra i geografi, gli procurarono consensi e apprezzamenti, non solo perché rivolte alle scuole di ogni ordine e grado (vi si era dedicato per oltre un ventennio: dal 1873, anno di pubblicazione con l'editore Loescher di Torino delle Nozioni di geografia matematica ad uso degli istituti tecnici, al 1891, quando presso lo stesso editore apparvero le Lezioni di geografia esposte agli alunni delle scuole elementari), ma soprattutto perché ritenute innovative sotto il profilo dei contenuti e del metodo.
L'H. ebbe dunque il merito di soddisfare un'esigenza avvertita da molti, in particolare relativamente ai metodi e agli strumenti della didattica della geografia. Nell'acceso dibattito sulla necessità della riforma, i libri di testo erano i principali imputati, accusati di essere espressione e strumento di uno sterile nozionismo, che si esprimeva nell'imposizione di elenchi di nomi e luoghi privi di un qualsiasi fondamento scientifico. Nei suoi manuali è evidente il tentativo di applicare all'insegnamento - mediante l'adozione di metodologie contrarie all'astratta retorica allora imperante e più attente ai concreti interessi degli allievi - i principî del nuovo paradigma scientifico di stampo positivista che proprio nella seconda metà dell'Ottocento stava conoscendo il suo periodo di massima affermazione: il suo insegnamento procede dal semplice al complesso, dal concreto all'astratto, dall'empirico al razionale, privilegiando l'osservazione diretta e la partecipazione attiva degli studenti. Primo in Italia, l'H. arricchì i suoi manuali di numerosi schizzi cartografici, indispensabili a suo parere per fissare gli elementi geografici fondamentali, la loro forma, estensione e posizione.
Per l'H., però, la geografia non si riduceva a mera descrizione: essa era anche chiamata a valutare le relazioni esistenti tra i fatti naturali e le attività umane. Assumevano pertanto una fondamentale importanza i criteri di riferimento utilizzati per interpretare la natura di queste relazioni: anche qui l'H. conferma la propria adesione ai principi positivisti, che finiscono con il divenire espressione di una logica di tipo "determinista" per la quale l'ambiente esercita una diretta influenza sugli esseri viventi.
In generale, nella produzione manualistica dell'epoca, questa particolare visione ha condotto molto spesso a stabilire delle relazioni di causalità, utilizzate come strumento di esaltazione razziale e nazionalistica: ci si riferisce, in particolare, alla correlazione frequentemente stabilita tra ambiente favorevole (inteso soprattutto a livello climatico e, dunque, come clima temperato) e superiorità della popolazione (più spesso della razza) che vive in questo ambiente, espressa in termini di "bellezza" e di "intelligenza". Simili considerazioni, ampiamente diffuse in tutti i libri di testo, non ricevono però in quelli dell'H. un'acritica esaltazione.
Pur assorbito pesantemente dalla didattica, l'H. riuscì a conciliarla con uno studio attento e scrupoloso della storia della geografia, che rappresenta l'altro suo importantissimo campo di ricerca e di produzione scientifica. I suoi contributi in questo specifico ambito hanno riguardato la geografia antica, le grandi scoperte geografiche e la storia delle esplorazioni. Particolarmente significativi e importanti sono gli scritti relativi al periodo delle grandi scoperte e, soprattutto, alla questione vespucciana, sulla quale pubblicò, fin dal 1878 (Il terzo viaggio di Amerigo Vespucci, in Rivista europea, n.s., n. 5) e nel corso dei vent'anni successivi, una quindicina di scritti più o meno voluminosi. Copiosa e importante fu anche la produzione relativa alla storia delle esplorazioni polari, che culminò con la pubblicazione del poderoso volume Le esplorazioni polari del secolo XIX (Milano 1901).
L'H. morì a Casale Monferrato il 5 marzo 1913.
Lo spessore scientifico dei suoi lavori e il riconoscimento del rigore metodologico da cui essi traevano fondamento gli avevano meritato l'elezione a membro corrispondente della Società geografica italiana (1882), di cui era socio dal 1872. Un'ulteriore conferma del prestigio ottenuto era stata la nomina a collaboratore per la redazione della Raccolta Colombiana, la monumentale opera (14 volumi) pubblicata in occasione del IV Centenario della scoperta dell'America: l'H. vi contribuì con tre monografie, raccolte nel volume dedicato a Amerigo Vespucci, Giovanni da Verrazzano, J. Bautista Genovese. Notizie sommarie, in Raccolta di documenti e studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana…, V, 2, Roma 1893.
L'H. fu inoltre particolarmente attivo nel campo musicale. Si ignora quale sia stata esattamente la sua formazione: intraprese giovanissimo lo studio del flauto probabilmente a Casale, quindi a Torino durante gli studi universitari. Fin da giovinetto, insieme con il fratello Felice, si esibì in concerti nelle principali città d'Italia e d'Europa. Da testimonianze dell'epoca, i due fratelli suonavano sia il flauto sia il pianoforte, invertendosi spesso nei ruoli (P.E.L. Hugues, pp. 12, 149 s.). Abbandonata rapidamente l'attività concertistica, l'H. si dedicò alla composizione, scrivendo moltissimi lavori musicali di ogni genere: sonate, scherzi, capricci, concerti e pezzi originali, fantasie su temi di opere di A. Boito, F. Halevy, G. Meyerbeer, E. Petrella, A. Ponchielli, G. Rossini, G. Verdi, R. Wagner, prevalentemente per flauto e piano, pubblicati a Milano da Lucca, e alcuni ristampati da Ricordi. Secondo B. Rossi (Dizionario dei musicisti casalesi) completò anche l'opera Cherubina. Si interessò in special modo al settore didattico (per il quale fu premiato con medaglie d'argento e di bronzo all'Esposizione nazionale di Milano nel 1881), che arricchì di preziosi metodi e studi tra cui la Scuola di flauto, op. 51, per due flauti, testo ancora oggi valido nell'insegnamento di tale strumento.
In questo senso l'H. prosegue la tradizione che assegna al metodo il ruolo centrale nella didattica, ma lo rinnova pensando, proprio con l'op. 51, a brevi, ma sostanziosi duetti, in cui la prima e la seconda parte, destinate rispettivamente ad allievo e maestro, rispondono a un principio di interazione e integrazione musicale e sonoro, e affrontano progressivamente le varie difficoltà mediante brillanti e personalissime idee. Interessanti e tuttora validi sono poi gli studi di alta virtuosità, in particolare quelli contenuti negli Esercizi per flauto solo, op. 101 (Casale Monferrato, circa 1883), che dipanano, sempre in modo graduale e in ogni tonalità, tutta la gamma di tipologie tecniche.
La produzione cameristica evidenzia l'adesione al gusto contemporaneo, e accondiscende sia espressioni virtuosistiche e tecnicamente complesse, sia sentimentali. Alcuni brani (i concerti op. 56 e op. 58; la Sonata romantica, op. 57, tutti per flauto e pianoforte), sono formalmente costruiti secondo schemi classici, anche se intrisi di spirito romantico; altri echeggiano brani d'opera, di cui riproducono ora il lirismo drammatico ora le fioriture belcantistiche; altri ancora - e sono i più numerosi - rispecchiano i pezzi caratteristici tipici del pianismo coevo. I vari notturni, barcarole, ballate ricordano Rossini e Verdi, anche se non mancano pezzi originali (per es. l'op. 29 e l'op. 59), ricchi di atmosfere che dimostrano l'assimilazione delle contemporanee espressioni colte europee. Dolcezza di timbro, armoniosità dei disegni ben tracciati, mai artificiosi, carattere giocoso, sono dunque tratti comuni all'opera dello Hugues.
Compose inoltre diversi brani sacri: mottetti, Tantum ergo, Magnificat, inni per una o più voci sole o con accompagnamento d'organo e d'orchestra, e alcune messe, nella forma di Missa brevis (Kyrie, Gloria e Credo), tra cui quella in re minore eseguita per le sue esequie, e quella a tre voci, dedicata a s. Luigi, piene di profonda ispirazione (cfr. Sconzo, p. 118 e G. Parissone - M. Patrucco, La produzione sacra, in P.E.L. Hugues, pp. 154-183). Anche in ambito musicale l'H. fu lungimirante imprenditore: nel 1863 fondò a Casale la prima scuola di musica - denominata poi Scuola d'arco - e la diresse per un ventennio, dotandola nel 1877 di un nuovo regolamento. Ascritto tra gli accademici dell'Istituto musicale L. Cherubini di Firenze, fu membro di giuria in diversi concorsi internazionali e fu legato da intima amicizia a G. Zuelli, G. Tebaldini, G. Bolzoni, R. Caravaglios e A. Franchetti.
Il catalogo della sua opera musicale è cospicuo: la musica da camera fu tutta edita, quella sacra rimase in buona parte manoscritta, conservata nell'Archivio capitolare del duomo di Casale Monferrato.
Oltre a quelle citate in precedenza, si segnalano le seguenti composizioni (tutte pubblicate a Milano, presso l'editore Lucca, se non altrimenti indicato, e senza data): per flauto solo con pianoforte: Roberto il Diavolo, capriccio fantastico, op. 6; Norma,fantasia, op. 8; Souvenir du Faust, fantaisie-caprice, op. 9; Marta,fantasia brillante,op. 10; La forza del destino, capriccio elegante, op. 11; Melodia romantica originale, op. 12; Les huguenots, fantaisie de concert, op. 14; I folletti, scherzo fantastico, op. 17; Melodia romantica e Lacanzone del marinaro, barcarola originale, op. 18; La rose des Alpes, morceau de salon, op. 19; Herculanum, fantaisie de concert, op. 20; Guide au bord ta nacelle, morceau de salon,op. 21; Délire, morceau de salon, op. 22; Le ranz-des-vache d'Appenzell, morceau de salon, op. 23; Guglielmo Tell, grande fantasia di concerto, op. 25; L'africana, fantasia drammatica, op. 27; Due pezzi originali (L'amore e Le Silfidi), op. 29; "Figlio del sol, mio dolce amor", capriccio elegante, op. 31; L'ebrea, fantasia elegante, op. 34; La stella del Nord, fantasia brillante, op. 42; Rigoletto, fantasia brillante, op. 43; Due fantasie sopra motivi dell'operaUn ballo in maschera,op. 44 e op. 45; L'africana, fantasia, op. 46; La forza del destino,fantasia, op. 48; Faust, fantasia brillante, op. 52; Notturno, op. 53; Lohengrin,fantasia romantica, op. 54; Barcarola originale,op. 59; Notturno originale, op. 60; Ballata,op. 61; Siciliana, op. 62; Solitudine, notturno, op. 63; Canti di gioia, op. 64; Ballata nell'opera Ilvascello fantasma, capriccio, op. 65; Rêverie, op. 65; Quarto notturno, op. 66; Dans le bois, op. 67; Quinto notturno, op. 68; Ballata, op. 69; La sonnambula, fantasia,op. 79; Norma, fantasia, op. 80; Aida, fantasia, op. 81; Gavotta, op. 85 (in La gara musicale, I, 1881); Magiche note, melodia nell'opera La regina di Saba, capriccio elegante, op. 88; Coro di pellegrini nell'opera Tannhäuser, pezzo da concerto, op. 91; Allegretto capriccioso,op. 93; Sesto notturno, op. 94; Sonata in fa,op. 95; Idillio, op. 96; Premièrefantaisie-caprice, op. 97; Deuxièmefantaisie-caprice, op. 98; Polonese di concerto, op. 99; Sonata fantastica,op. 100; Mefistofele, capriccio di concerto, op. 104 (Milano, Ricordi); Polacca, op. 105 (Casale, De Vasini); Barcarola, op. 106 (ibid.); Serenata, op. 107 (ibid.); Minuetto, op. 108 (ibid.); La Gioconda, fantasia, op. 110. Per due flauti e pianoforte: Grande fantasia di concerto sull'opera Un ballo in maschera, op. 5; La Favorita, fantasia, op. 28; Jone, fantasia, op. 35; Il carnevale di Venezia, variazioni di concerto, op. 55; Aida, prima fantasia, op. 70 (Milano, Ricordi); Aida, seconda fantasia, op. 71 (ibid.); Tre duetti, op. 109. Studi per flauto solo o per due flauti: 24 studi di perfezionamento, op. 15 (ristampati da Ricordi); 30 studi, op. 32 (rist. Ricordi); 6 grandi studi brillanti, op. 50 (rist. Ricordi); 40 nuovi studi, op. 75; Nuova raccolta di studi, op. 143 (Torino, L. Damaso). Per pianoforte solo: Due pezzi ballabili (Api, Fiori campestri), op. 30; Album di pezzi ballabili, op. 33; Pianoforte a 4 mani: L'allegria, polka brillante, op. 16; 4 Pezzi ballabili (Colli del Monferrato, L'andalusa, Brezze marine, Fiori di primavera), op. 26; Giuseppina-polka,op. 41; Musica da camera: L'augellino e il poeta, romanza, op. 7 (canto, flauto e pianoforte); Quartetto in solminore, op. 72 (flauto, oboe, clarinetto, fagotto); Secondo quartetto in si bemolle maggiore, op. 76; Allegro scherzoso, Intermezzo del quintetto inre maggiore, op. 92 (2 flauti, oboe, clarinetto, fagotto); Pro Liguria, cantata, op. 110 (soprano e coro; parole di A. Battiglieri). Per il catalogo analitico completo si rimanda a U. Piovano, Catalogo generale delle opere musicali, in P.E.L. Hugues, pp. 211-330.
Fonti e Bibl.: Per un elenco completo delle pubblicazioni dell'H. si rinvia al volume collettaneo Pietro Eugenio Luigi Hugues, a cura di C. Paradiso, Casale Monferrato 2001 (contiene inoltre saggi di C. Paradiso, M. Rigonat Hugues, E. Soraci, N. Fusco, D. Roggero, G. Parissone, M. Patrucco, E. Hondre, G.-L. Petrucci, U. Piovano). Necr. in Il Risveglio, 9 marzo 1913; Il Monferrato, 22 giugno 1878; I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra '800 e '900, Genova 1982; La garamusicale, I (1881), pp. 1-5; L'art musical, XX (1881), pp. 306 s.; Gazzetta musicale, XXXVI (1881), pp. 172, 248, 386 s., 469; XLIV (1889), p. 626; Paganini, III (1889), pp. 113 s.; Gazzetta di Casale, 18 febbr. 1893; 25 marzo 1893; 8 luglio 1893; Gazzetta musicale, LIII (1898), pp. 624, 655; Nel giubileo di magistero del prof. ing. L. H. (20 marzo 1910), Casale 1911; P. Gribaudi, L. H., in Riv. geografica italiana, XX (1913), pp. 606-615; F. Sconzo, Il flauto e i flautisti, Milano 1930, pp. 117-119; B. Rossi, Diz. dei musicisti casalesi, Casale Monferrato 1942, p. 23; S. Martinotti, L'Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, p. 299; M. Quaini, La geografia nella scuola e nella società italiana, in Problemi di didattica della geografia, Torino 1978, pp. 15-45; I. Luzzana Caraci, Storia del pensiero geografico, in G. Ferro - I. Luzzana Caraci, Ai confini dell'orizzonte. Storia delle esplorazioni e della geografia, Milano 1979, pp. 103-204; I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra '800 e '900 (dall'Unità a Olinto Marinelli), Genova 1982, pp. 13 s.; G.M. Mongini, La didattica della geografia nei primi decenni dell'Italia unita, in Boll. della Società geografica italiana, s. 11, VI (1989), 1, pp. 47-69; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 732.
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