GUANELLA, Luigi
Nacque il 19 dic. 1842 a Fraciscio di Campodolcino, vicino Sondrio, da Lorenzo e da Maria Bianchi. La famiglia, di tipo patriarcale e di fede tenace, lo avviò agli studi: quelli ginnasiali nel collegio Gallio di Como e quelli liceali nel seminario di S. Abbondio rivelarono in lui l'insofferenza verso un sistema formativo troppo rigido "che educava i cuori più al timore che all'amore" (Le vie della Provvidenza, p. 16). Conclusi gli studi teologici nel seminario maggiore di Como, fu ordinato sacerdote il 26 maggio 1866. Erano quelli gli anni in cui si compiva l'unificazione italiana, che il G. visse con una certa freddezza.
Nei primi impegni di apostolato a Prosto e a Savogno di Piuro (presso Sondrio) dimostrò la sua inclinazione per l'assistenza agli sventurati, accompagnando al Cottolengo di Torino numerosi "storpi, scemi, meschini" che raccoglieva in tutto il mandamento di Chiavenna, e per l'istruzione popolare di giovani e di adulti, istituendo numerose scuole e avviando molti giovani "nelle scienze e nelle arti" presso l'oratorio torinese di don Giovanni Bosco (Appunti sulla storia della casa di Provvidenza, c. 1). I frequenti contatti con il fondatore dei salesiani e la crescente ostilità dell'autorità politica nei suoi confronti per i principî intransigenti manifestati in un opuscolo del 1872, il Saggio di ammonimenti per tutti, ma più particolarmente per i popoli di campagna, lo indussero nel 1875 a recarsi a Torino presso don Bosco, che gli fu "Padre e maestro impareggiabile" (La Divina Provvidenza, agosto 1908, p. 117) per più di tre anni.
Il G. poté così confrontare la propria visione educativa con il "metodo preventivo" proposto da don Bosco, che egli incarnerà con accentuazioni e sottolineature personali, consistenti nel "circondare con affetto paterno i propri dipendenti e attorniare di sollecitudine i propri fratelli perché a nessuno incolga male di sorta" (Scritti per le congregazioni, p. 1029).
Più che diventare membro stabile della società salesiana, il G. sperava di poter portare don Bosco a estendere la sua attività nella diocesi comasca, oppure di diventare a sua volta l'iniziatore di una istituzione simile a quella piemontese. Fu così che nel 1878 il suo vescovo, mons. P. Carsana, lo richiamò per destinarlo a Traona, in bassa Valtellina. Qui, entrato in possesso di un vecchio convento francescano incamerato dallo Stato, vi istituì un collegio-convitto per giovani studenti, ma i suoi tentativi si infransero contro l'opposizione del prefetto di Sondrio. Diventato un "sorvegliato speciale" delle forze dell'ordine e avendo ricevuto il divieto di riaprire il convitto, nel 1880 il G. lasciò Traona.
Forse nell'intento di sottrarlo all'animosità dell'autorità civile, mons. Carsana lo inviò in un piccolo paese di montagna, Olmo di Chiavenna, dove il G. rimase per alcuni mesi fino a quando si rese vacante la parrocchia di Pianello Lario, in provincia di Como, dove giunse nel novembre 1881 e dove compose la maggior parte dei suoi opuscoli divulgativi su argomenti agiografici, storici, apologetici, pedagogici e devozionali. A Pianello risiedeva anche una piccola comunità di orsoline che accoglieva alcune orfanelle. Dissolta qualche diffidenza iniziale, il G. ne divenne il direttore spirituale, contribuendo alla sua crescita e allargandone nel 1886 l'attività alla città di Como, con la fondazione, questa volta con il beneplacito del prefetto, della casa della Divina Provvidenza, dedita all'educazione di orfanelle e domestiche, a cui ben presto aggiunse l'assistenza e la scuola per filandiere e, poco dopo, la scuola per studenti aspiranti alla vita ecclesiastica e per artigiani.
In pochi anni i destinatari dell'opera aumentarono a dismisura includendo "scemi", anziani, malati cronici e "sacerdoti vecchi". Il G. concepì la casa della Divina Provvidenza come un insieme di numerose "famiglie" di ricoverati legati tutti da un "vincolo di carità". Ciò destò qualche perplessità nell'autorità ecclesiastica che mal vedeva la convivenza in uno stesso istituto di categorie così diverse di persone e diffidava di quell'"arca di Noè" a causa dell'impressione di promiscuità che ne derivava.
Con l'insediamento del nuovo vescovo, mons. A. Ferrari, l'istituzione guanelliana godette di un maggior sostegno e nel 1890 iniziò ad espandersi con l'apertura di una sede a Milano. L'avvento del XX secolo vide il moltiplicarsi delle opere con case e istituzioni minori, quali asili, laboratori, oratori festivi e, dalla fine del 1900, con la colonia agricola di Nuova Olonio, sorta grazie all'opera di bonifica del Pian di Spagna intrapresa dal G. per limitare l'emigrazione dei contadini e per riabilitare con il lavoro agricolo i ricoverati handicappati.
A fondamento ideologico della sua azione di promozione agricola il G. adottò le teorie della scuola neofisiocratica, ispirata agli scritti dell'agronomo genovese S. Solari, che sostenevano la possibilità di risolvere la questione agraria attraverso una "coltivazione razionale" capace di mettere il contadino italiano sullo stesso livello di quelli europei e americani. Il lavoro di bonifica e la riabilitazione morale dei "figli scarsi di mente" meritarono al G. il riconoscimento dell'autorità civile che si concretizzò nel 1905 con il "largo plauso" e la "nuda medaglia d'argento" assegnatigli dal ministero dei Lavori pubblici (La Divina Provvidenza, settembre 1905, p. 134), cui seguì nel 1915 un sussidio di 1000 lire a titolo d'incoraggiamento.
Il pellegrinaggio italiano in Terrasanta del settembre 1902, compiuto insieme con il cardinal Ferrari, ora arcivescovo di Milano, e altri prelati romani, offrì al G. l'occasione di realizzare il proposito di aprire una casa nella città di Roma. Nel maggio 1903, infatti, assunse da mons. G. Radini Tedeschi, direttore di detto pellegrinaggio, la conduzione della colonia agricola di Monte Mario. A Roma il G. ebbe modo di conoscere Pio X, che lo ebbe carissimo e lo onorò di particolare confidenza. Fu con il suo appoggio morale ed economico che nel 1908 si aprì un "ricovero pei deficienti" a Porta S. Pancrazio; nello stesso anno al G. era affidata l'erezione della chiesa di S. Giuseppe, nell'allora periferico quartiere Trionfale, ove in seguito fu istituita la Pia Unione del Transito di s. Giuseppe, ideata dal G. come un'associazione di preghiera continua per la salvezza degli agonizzanti, che ebbe come primo membro il pontefice stesso.
Durante i frequenti soggiorni a Roma, il G. poté avviare le pratiche per il riconoscimento giuridico delle due Congregazioni religiose da lui fondate, quella femminile delle figlie di S. Maria della Provvidenza e quella maschile dei servi della Carità, per le quali dovette redigere più volte costituzioni e regolamenti, acconsentendo malvolentieri a ridurre lo "sconfinato" campo di carità delle sue istituzioni, come gli veniva ripetutamente richiesto dall'autorità ecclesiastica. La Congregazione femminile ottenne la prima approvazione pontificia nel 1908 e quella definitiva nel 1917, mentre quella maschile, approvata con decretum laudis nel 1912, dovette aspettare fino al 1928 il riconoscimento definitivo dalla S. Sede.
Dopo aver istituito alcune missioni cattoliche per l'assistenza degli emigrati italiani in Svizzera, il G., munito di una lettera commendatizia di Pio X, nel 1912 si recò personalmente negli Stati Uniti per studiare l'impianto di una nuova istituzione, iniziata l'anno successivo con l'invio di un primo gruppo di suore.
Particolarmente attento alle situazioni di maggior bisogno, il G. ospitò nelle sue case gli orfani superstiti del terremoto di Messina del 1908 e si recò personalmente, a settantatré anni, a soccorrere tra le rovine i colpiti del terremoto della Marsica nel gennaio 1915.
Sostenuto da una solida spiritualità che poneva al centro la contemplazione della Paternità di Dio, il G. cercò sempre di renderla evidente attraverso opere a favore dei più bisognosi, senza badare a limiti o misure: "Finirla non si può, finché vi sono poveri a ricoverare, bisogni a provedervi" (La Divina Provvidenza, maggio 1894, pp. 149 s.).
Colpito da un attacco di emiplegia, dopo un mese di malattia, il G. spirò a Como il 24 ott. 1915. Fu beatificato da Paolo VI il 25 ott. 1964.
Fonti e Bibl.: Scritti inediti del G. sono conservati nel Archivio guanelliano di Como: in particolare, l'Epistolario, il Resoconto-programma per lo sviluppo dell'ospizio di Pianello Lario del 19 marzo 1885, gli Appunti sulla storia della casa di Provvidenza (1910-11); ivi anche i Fragmenta vitae et dictorum sac. Aloysii Guanella (1912-15), raccolti da L. Mazzucchi. Tra le fonti edite sono da segnalare la ristampa del bollettino mensile La Divina Provvidenza (1892-1915), le memorie autobiografiche del G., Le vie della Provvidenza, Roma 1988, e soprattutto i volumi dell'opera omnia (Opere edite e inedite di Luigi Guanella) finora pubblicati: Scritti per le congregazioni, a cura di B. Capparoni, Roma 1988; Scritti per l'anno liturgico, a cura di B. Capparoni - F. Fabrizi, ibid. 1992; Scritti storici e agiografici, a cura di B. Capparoni - F. Fabrizi, I-II, ibid. 1995-97; Scritti morali e catechistici, a cura di F. Fabrizi, ibid. 1999. Tra le numerose biografie si vedano quella sempre valida di L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di don L. G., Como 1920, e quella più recente di V. Lucarelli, Un "contemporaneo" affascinante: don G., Roma 1991. Numerosi studi in epoca recente hanno cercato di illuminare figura, opera e ambiente vitale del G.: M. Carrozzino, Don G. educatore, Roma 1982; Id., Don G. e don Bosco. Storia di un incontro e di un confronto, Roma 1989; I tempi e la vita di don G. Ricerche biografiche, Roma 1990; M.L. Oliva, L. G.: gli anni di Savogno (1867-1875). Le vie della Provvidenza passano per Savogno, Roma 1991; S. Belli, La casa della Divina Provvidenza in Como (1886-1915), Roma 1992; P. Braido, Caratteri del "sistema preventivo" del beato L. G. Ipotesi di ricostruzione e interpretazione, Roma 1992; La spiritualità di don L. G. Ricerche tematiche, a cura di A. Dieguez, Roma 1992; L'apostolato caritativo di don G. nel suo pensiero e nelle sue realizzazioni, a cura di A. Dieguez, Roma 1992; Don G. inedito negli scritti di Piero Pellegrini, a cura di A. Dieguez - N. Minetti, Roma 1993; C. Lapucci, La figura, l'azione e il pensiero di don L. G. nei suoi scritti, Roma 1995; P. Pellegrini, L. G.: gli anni della formazione (1842-1866), Roma 1996; Le costituzioni e i regolamenti di don L. G. Approcci storici e tematici, a cura di A. Dieguez, Roma 1998; Ricchezza di figure storiche intorno a don L. G. Rapporti e contributi reciproci, a cura di A. Dieguez, Roma 2000. Tra le voci di dizionari ed enciclopedie: L. Mazzucchi, in Enc. cattolica, VI, Città del Vaticano 1952, coll. 1198-2000; L. Chierotti, in Bibliotheca sanctorum, VII, Roma 1966, coll. 430-432; P. Pasquali, in Diz. degli istituti di perfezione, IV, Roma 1977, coll. 1458-1461; C. Foresio Daprà, in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, III, 1, Casale Monferrato 1984, p. 440; A. Belloni Sonzogni, in Diz. della Chiesa ambrosiana, III, Milano 1989, pp. 1535-1537.