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GUALTIERI, Luigi

di Simone Giusti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GUALTIERI, Luigi

Simone Giusti

Nacque a Saludecio, nel Riminese, il 2 apr. 1827, da Lorenzo, medico del paese, e da Isabella Donati.

Iscritto all'Università di Bologna, fu costretto a interrompere gli studi di diritto a causa della morte del padre. Decise così di dedicarsi alla letteratura, com'egli stesso ebbe a scrivere, "per inclinazione e per recare alla famiglia un più pronto soccorso" (Arch. centr. dello Stato, Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, b. 1072, ad nomen). Poco più che ventenne cominciò allora a inserirsi nell'ambiente romantico milanese degli anni immediatamente successivi al '48, nel quale sembrò distinguersi per le sue bizzarrie (fu peraltro un appassionato di spiritismo); e a Milano egli operò principalmente, pubblicando numerose opere a dispense presso gli editori Barbini, Bietti, Sanvito, Battezzati. Noto anche con gli pseudonimi di Conte di Brenna o Duca d'Atene (sicuramente memore del capitano angioino Gualtieri di Brienne, duca d'Atene), narratore e drammaturgo prolifico, compose soprattutto romanzi e drammi storici ambientati nel Medioevo o nel Risorgimento, secondo il gusto dominante dell'epoca.

La formazione dovette avvenire sui libri di A. Dumas padre e di E. Sue, almeno a giudicare dalle prime pubblicazioni: Misteri d'Italia (Bologna 1849), poi Bologna sotterranea e Bologna rediviva (ibid. 1853 e 1855). La collaborazione con C. Cantù, col quale partecipò alla compilazione d'una Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia Storia delle città, dei borghi, comuni, castelli ecc. fino ai tempi moderni, Milano 1857-61, non fu priva di conseguenze sulle future scelte dello scrittore.

Nel Proemio all'intera opera, il G. enunzia le caratteristiche peculiari della sua letteratura: l'amore per la ricerca d'archivio, la rivitalizzazione stilistica e narrativa degli eventi passati, un'attenzione alla contemporaneità che, conformemente al dettato illuminista e poi positivista, lega lo scrittore all'osservazione diretta della realtà: "Appassionato studioso di cose storiche, il Gualtieri, diventando romanziere, porta nelle sue pagine di artista, sia pure senza pedanterie, il suo rigore di erudito. Egli appare talvolta quasi un pioniere di quello che oggi viene definito "romanzo-saggio"" (Cristaldi, p. 13).

Nel biennio 1855-56 fu chiamato dal marchese G.N. Pepoli a redigere il giornale bolognese L'Incoraggiamento. Teatri, letteratura, arti, pubblicazione settimanale, strutturata su una serie di cronache, "corrispondenze teatrali drammatiche", da varie città d'Italia, con in più una corrispondenza, saltuaria, da Parigi.

Uscì a Bologna in 26 numeri complessivi ogni giovedì dall'8 nov. 1855 al 3 maggio 1856. Il G., che poteva contare su una decina di collaboratori, vi figurava nella veste di "estensore" ed è probabilmente sua la nota redazionale apparsa nel primo numero: la rivista era presentata come "un incoraggiamento a tutti coloro che si adoperano al nobile e generoso scopo di rigenerare il nostro teatro, affinché cessi il vergognoso e quotidiano tributo che la Francia drammatica ha imposto ai concittadini di Goldoni e di Alfieri". E ciò dovette valere soprattutto per lo stesso G., a giudicare dalla feconda attività drammaturgica (di prosa, ma con qualche incursione nella lirica e nel melodramma) che ebbe inizio proprio nel 1856.

Con i romanzi editi a Milano nel 1857, Il capo delle cento tribù. Storia milanese del tempo dei Galli e L'Innominato - e, soprattutto, in seguito al grande successo di quest'ultimo -, il G. riuscì a inserirsi a pieno sul mercato letterario, tra la moda del romanzo storico postmanzoniano e l'incipiente ribellismo scapigliato. Nel giudizio di un contemporaneo L'Innominato, "che fu letto da quasi tutta l'Italia, un po' anche per il suo titolo, ha di pagine belle veramente. Il Manzoni quando lo lesse incoraggiò lo scrittore, che allora era un giovane scrittore, con la sincera ammirazione di Manzoni per la gioventù" (De Gubernatis, p. 536). Ma non mancarono le critiche anche feroci, tese a rilevare le infedeltà storiche, la mancanza di arte, la trascuratezza delle descrizioni e dell'ambientazione e, soprattutto, l'anticlericalismo, che a partire da I piombi di Venezia (ibid. 1858) sarebbe divenuto uno dei caratteri dominanti dello scrittore tanto da far parlare, nel suo caso, "di ambizione presuntuosa, o di speculazione commerciale pura o amalgamata con accorgimenti di setta" (Piancastelli, p. 93).

Nel 1860 il G., "risoluto di abbandonare l'incerta vita del letterato, nella quale per vivere oggi è mestieri sacrificare l'arte alla speculazione", scrisse al ministro dell'Istruzione per chiedere una cattedra d'eloquenza italiana in un liceo statale (Arch. centr. dello Stato, ibid.). Secondo una nota apposta sulla stessa lettera, il G., che risulta peraltro raccomandato dal ministro dell'Interno M. Minghetti, rifiutò la cattedra che gli era stata offerta a Sassari.

Il mestiere di scrittore continuò sulle tracce del successo dell'Innominato, punto di partenza di un vero e proprio ciclo di sette romanzi, tutti editi a Milano: Dio e l'uomo (1861), I Piombi di Venezia (nuova ed. 1864), Malebranche (1883), Pape Satan (1884), La città del sole (1885), I bevitori di sangue (1886). Anche la conclusione del processo di unificazione nazionale fu occasione immediata per pubblicazioni d'argomento risorgimentale, tra cui, in collaborazione con A. Scalvini, La presa di Palermo. Romanzo storico contemporaneo sull'eroica spedizione di Garibaldi in Sicilia (Milano 1861), e, con particolare attenzione ai moti del 1848, Memorie di Ugo Bassi, apostolo del Vangelo, martire dell'Indipendenza italiana (Bologna 1861). Al medesimo filone sono riconducibili due drammi, Daniele Manin, ossia Venezia nel 1848 (Milano 1862) e Silvio Pellico e le sue prigioni, ovvero I carbonari del 1821 (ibid. 1862).

Il matrimonio con l'attrice Giacinta Pezzana - dalla quale ebbe una figlia, Ada - rafforzò, a partire dal 1863, i rapporti del G. col mondo teatrale. Tra il 1863 e il 1864 uscirono (tutti con l'editore milanese Sanvito) Gulnara la Corsa, L'abnegazione, Lo spiantato, Le fasi del matrimonio e La forza della coscienza, ossia Davanti alla corte d'assise, "in cui per la prima volta recavasi sulla scena un Circolo di Assise, coi testimoni, colla corte, coi giurati" (Costetti, p. 287).

Nel 1882 il G. conseguì l'abilitazione professionale all'insegnamento e fu nominato reggente di letteratura italiana al liceo Cassini di Sanremo, ottenendo la titolarità nel 1886. Nel 1883 si concluse il travagliato rapporto con la moglie, la quale, divenuta una fra le attrici più celebri del suo tempo nonché protagonista dell'emancipazionismo femminile, dopo aver perso quasi tutti i suoi guadagni per pagare i debiti del marito, accanito giocatore di biliardo, decise di abbandonarlo.

Il G. morì a Sanremo il 1° dic. 1901.

È probabile che il pur generoso giudizio espresso dall'amico G. Costetti l'anno stesso della morte del romanziere costituisca la sintesi più fedele della sua carriera: "Fantasia presso che ariostesca, egli da gran signore ne ha sperperati i tesori in più e diverse manifestazioni dell'arte dello scrivere; così che alla profusa ricchezza del suo lavoro è mancata quella sapiente conclusione che sola può assicurare la fama e la fortuna" (p. 288).

Fonti e Bibl.: Saludecio, Arch. parrocchiale di S. Biagio, Registro battesimi, lib. 14, p. 199; Roma, Arch. centr. dello Stato, Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, b. 1072, ad nomen; ibid., Divisione scuole medie 1860-1896, Licei ginnasi, b. 382, f. 73 e b. 400; necr. in LaStampa, 2 dic. 1901 e in Corriere della sera, 2-3 dic. 1901; G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800, con prefaz. di R. Giovagnoli, Rocca San Casciano 1901, pp. 287 s., 529; C. Piancastelli, I Promessi sposi nella Romagna e la Romagna nei Promessi sposi, Bologna 1924, pp. 85-94; R. Cristaldi, Presentazione a L. Gualtieri, L'Innominato. Racconto del secolo XVI per commento ai Promessi sposi di A. Manzoni, Milano 1973, pp. 7-17; L. Mariani, Il tempo delle attrici. Emancipazionismo e teatro in Italia fra Ottocento e Novecento, Bologna 1991, pp. 12, 32, 51, 81; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 536 s.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, II, s.v. Pezzana Gualtieri, Giacinta.

Vedi anche
Cantù, Cesare Cantù, Cesare. - Storico (Brivio 1804 - Milano 1895), professore a diciotto anni nel ginnasio di Sondrio, poi nel ginnasio di Como, pubblicò un poemetto romantico Algiso (1828) e una Storia della città e della diocesi di Como (1829-31). Trasferito nel 1832 a Milano, ove conobbe il Manzoni, scrisse Sulla ... Italia Stato dell’Europa meridionale, corrispondente a una delle regioni naturali europee meglio individuate, data la nettezza dei confini marittimi e di quello terrestre: la catena alpina, con la quale si collega all’Europa centrale (da O a E: Francia, Svizzera, Austria, Slovenia). Come regione naturale, tra ... attore Interprete di un’azione drammatica rappresentata scenicamente. L’attore teatrale è interprete di un testo artisticamente compiuto, mentre l’attore cinematografico – in possesso di una tecnica particolare legata alle possibilità espressive del cinema e anche ai modi della ripresa cinematografica – collabora ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza.
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    Enciclopedia on line
    Letterato (Saludecio 1825 - San Remo 1901). Visse a Milano, dove sposò l'attrice G. Pezzana. Fu autore prolifico e molto popolare di drammi (Il duello, 1857; Silvio Pellico, 1862) e romanzi (I misteri d'Italia, 1848; Dio e l'uomo, 1861; I Piombi di Venezia, 1884), tra cui una specie di continuazione ...
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Vocabolario
lüigi
luigi lüigi s. m. [dal nome proprio Luigi; fr. louis]. – 1. Moneta d’oro, del valore di 10 lire, coniata in Francia nel 1640 per ordine di Luigi XIII, con il busto del sovrano al dritto e una croce formata da 8 L addossate e coronate al...
beato lüigi
beato luigi beato lüigi locuz. usata come s. m. – Nome delle monete d’argento di mezzo ducatone (4 lire e 80 soldi) e di un quarto di ducatone (2 lire e 40 soldi) fatte coniare nel 1626 da Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova, nel rovescio...
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