GUALA, Luigi
Nato a Vercelli il 18 dic. 1834 da Carlo, medico, e da Giustina Bozino, compì gli studi inferiori nella città natale, presso le scuole di S. Cristoforo, ove ebbe per maestro di retorica l'archeologo L. Bruzza. Studiò poi giurisprudenza a Torino, conseguendo la laurea nel 1856 con una tesi in cui veniva affrontato il problema dell'abolizione della pena di morte. Durante gli anni trascorsi a Torino, il G. ebbe anche modo di compiere esperienze nel campo del giornalismo collaborando, insieme con T. Villa e C. Faccio, al Goffredo Mameli, battagliero periodico dell'Estrema sinistra che uscì dal giugno al dicembre 1854.
Il gruppo del Mameli si batté per il progressivo svolgimento in senso liberale dello statuto albertino, contro la partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea e contro i tentativi di unione nazionale di D. Manin e G. Pallavicino Trivulzio. Il giornale rivolse poi una particolare attenzione alla questione sociale: la simpatia per le tesi di Ch. Fourier destò apprensione in G. Mazzini, il quale raccomandò ai redattori di non cedere alle suggestioni del socialismo francese. Dal 1855 il G. collaborò con M. Savini all'Eva redenta, giornale (recitava il manifesto) compilato da sole donne, e prese parte alla breve stagione de La Sfinge (febbraio-marzo 1856).
Terminati gli studi, il G. intraprese la professione forense e, rientrato a Vercelli, ottenne la cattedra di scienze economiche e legali presso il locale istituto professionale. Parallelamente avviò un'intensa attività di pubblicista: nel 1861 apparve il saggio Le assise. Manuale teorico-pratico pe' i giurati (Casale 1861); due anni dopo fu la volta degli Elementi di economia politica (Torino 1863), studio caratterizzato da una pregevole ricostruzione storica, dall'antica Grecia sino ad A. Smith, T. Malthus, D. Ricardo e al socialismo. Del 1865 è lo scritto Della istruzione pubblica in relazione allo stato attuale della civiltà (Vercelli 1865).
In esso il G. sosteneva l'assoluta centralità dell'istruzione, testimoniata dalla drammatica presenza in Italia di milioni di analfabeti, e sottolineava il nesso fra il rinnovamento del sistema educativo e la possibilità concreta di progressi nella vita politica ed economica, soffermandosi soprattutto sulla cronica inadeguatezza dell'istruzione elementare, cui si sarebbe potuto ovviare con aiuti efficaci ai Comuni e conferendo dignità alla figura dell'insegnante. Grande importanza era poi attribuita alla valorizzazione di istituzioni quali le biblioteche popolari, le scuole serali e le società operaie di mutuo soccorso. Un capitolo a parte era dedicato al tema dell'educazione della donna.
Ancora nel 1865, il G. ebbe l'incarico, dal ministro delle Finanze Q. Sella e da quello di Agricoltura, Industria e Commercio L. Torelli, di studiare l'impianto delle casse di risparmio postali nei principali paesi europei: il risultato fu lo scritto Le casse di risparmio in Francia, Inghilterra e Belgio (ibid. 1866).
Nello stesso lasso di tempo, il G. diede alle stampe anche un volume di Studi di diritto civile sui due codici, albertino ed italiano (ibid. 1866). Il 1866 segnò inoltre l'ingresso del G. nel Consiglio comunale di Vercelli e in quello provinciale di Novara (comprendente allora anche Vercelli): qui si distinse come severo censore dell'amministrazione del canale Cavour, di cui preconizzò il fallimento; alla questione dedicò anche lo scritto Il canale Cavour e la sua amministrazione (ibid. 1866). Nel 1867 il G. diede alle stampe gli Elementi di statistica italiana, teorica e pratica (Biella 1867), ponderoso volume ove spiccava il capitolo dedicato al censimento generale della popolazione italiana, svoltosi pochi anni prima.
L'amicizia con Sella agevolò il G. nell'elezione a deputato, avvenuta nel gennaio 1871 nel collegio di Vercelli (che lo avrebbe riconfermato nelle legislature XII e XIII). Alla Camera, il G. sedette al centro: sostenitore degli ultimi gabinetti della Destra, si accostò, dopo la svolta del 18 marzo 1876, dapprima timidamente, poi in maniera assai più convinta, alle maggioranze depretisine. Particolarmente a suo agio si trovò il G. nella stagione del trasformismo, inaugurata dalle elezioni dell'ottobre 1882 (nelle quali riconfermò il seggio nel nuovo collegio plurinominale di Novara III): d'altro canto, egli stesso s'era fatto promotore nel luglio 1879, insieme con F. Mariotti, di un tentativo di connubio, peraltro non coronato da successo, tra Sella e G. Nicotera.
Il G. prese parte con assiduità ai lavori parlamentari: più volte figurò tra i componenti di giunte e commissioni varie, come nel caso del progetto di legge per il monumento nazionale a Vittorio Emanuele II.
In aula risultò particolarmente significativo, nel marzo 1878, il suo intervento contro la ratifica del trattato di commercio con la Francia, di cui il G. criticò a fondo l'ispirazione libero-scambista, poco rispettosa delle esigenze dell'agricoltura e dell'industria nazionali. Di notevole spessore fu, nel marzo 1881, il discorso a sostegno della riforma della legge elettorale. Il G. mantenne inoltre una costante attenzione al problema dell'istruzione: a più riprese sottolineò in aula lo stato miserevole dell'istruzione elementare, l'inadeguatezza di quella secondaria (a proposito della quale giunse a prefigurare l'istituzione di una scuola media unica), e la scarsa capacità formativa di quella superiore. Nel 1882, molte delle suddette istanze confluirono nello scritto Scuola e democrazia. A proposito di ordinamenti scolastici elementari. Lettere a Guido Baccelli, ministro di Pubblica Istruzione (Torino 1882). Notevole interesse riservò poi il G. ai problemi della sua terra: in particolare, espresse più volte l'auspicio che la città di Vercelli riottenesse la dignità di capoluogo di provincia, perduta al momento dell'Unità.
Nel 1886, il G. rinunciò a candidarsi alle elezioni per la XVI legislatura, avendo probabilmente avuto assicurazioni dal presidente del Consiglio A. Depretis su una possibile nomina a senatore. La morte di quest'ultimo ritardò il conseguimento dello scranno a palazzo Madama, che avvenne infine il 4 dic. 1890. Nel frattempo il G. aveva scritto il saggio Un problema a proposito di perequazione fondiaria (Vercelli 1888). Da senatore, si volse soprattutto alle numerose questioni suscitate dalla nascente legislazione sociale.
Il G. morì a Vercelli il 23 ott. 1893. Al Senato fu commemorato dal presidente D. Farini, al quale lo aveva legato per anni una profonda amicizia.
Fonti e Bibl.: Numerose lettere indirizzate dal G. a D. Farini, C. Perazzi, P.S. Mancini sono conservate presso il Museo centrale del Risorgimento di Roma, bb. 294, n. 88 (3, 5); 301, n. 62; 310, n. 85 (1, 2); 329, n. 9 (2); 330, n. 20 (1); 482, n. 16 (1, 2); 487, n. 35 (19); 692, n. 10 (1); 762, n. 4 (4); 903, n. 24. Si veda inoltre l'Epistolario di Q. Sella, a cura di G. Quazza - M. Quazza, II-IV, Roma 1984-95, ad indicem. Riferimenti al G. in N. Bernardini, Guida della stampa periodica italiana, Lecce 1890, p. 581; L. Piccioni, Il torinese "G. Mameli" e una lettera di G. Mazzini sul socialismo, in Id., Fra poeti e giornalisti, Livorno 1925, p. 181; G. Pietra, Metodologia statistica, in Un secolo di progresso scientifico italiano, a cura di L. Silla, I, Roma 1939, p. 283; G. Carocci, A. Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 204, 265. Si vedano, infine, A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, s.v., e T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, sub voce.