GISMONDI (Gismondo), Luigi
Nacque a Genova il 31 genn. 1759 da Giuseppe (secondo Canobbio, p. 23) o Bernardo (secondo Staglieno, p. 223), mae- stro di casa del patrizio G. Doria. Da fanciullo risiedette per alcuni anni a Vienna, ove il padre si era recato al seguito di una missione diplomatica del Doria (Canobbio, p. 23). Grazie al sostegno economico di quest'ultimo, il G., che aveva nel frattempo dimostrato interesse e inclinazione per le belle arti, intraprese lo studio del disegno presso l'Accademia ligustica di Genova sotto il magistero di C.G. Ratti.
L'istituzione accademica, avviata nel 1751, stava in quegli anni imponendosi - per le modalità di successione degli accademici onorari e di merito, la scelta dei temi dei concorsi annuali, il succedersi delle riforme scolastiche e la continua apertura di nuove classi di insegnamento - come importante e aggiornato fulcro culturale cittadino, vero e proprio punto di partenza per l'apprendimento delle belle arti da parte della generazione di artisti attivi nella seconda metà del Settecento e in stretto contatto con il patriziato locale (Sborgi, 1974; 1990).
Nel 1775 il G. venne superato da F. Scotto nella disputa di un premio accademico (Alizeri, I, p. 108); in questo periodo affinò a tal punto la tecnica del disegno da decidere di specializzarsi nell'incisione.
Nel 1779 si recò a Roma e avviò un periodo di studio che durò sei anni, presso il veronese D. Cunego, specialista in quella tecnica, e presso il pittore tirolese C. Unterperger, entrambi importanti diffusori della cultura figurativa neoclassica.
Secondo Canobbio (p. 24) tale soggiorno venne sponsorizzato dal Doria, protettore suo e dell'Accademia; mentre lo Staglieno (p. 34) riteneva che l'apprendistato romano fosse stato voluto dall'Accademia per l'apertura della scuola d'intaglio in rame decretata nel 1779 e per formare un insegnante valido. Nel corso del Settecento e fino alla costituzione di quella scuola, non si ebbero infatti a Genova importanti incisori di professione, ma solo una produzione eterogenea di gusto romano, spesso praticata da pittori come G.A. e C.G. Ratti (Canobbio; Collu, p. 107).
A Roma il G. diede ben presto prove d'abilità: nel 1781 inviò a Genova l'incisione del nuovo Diploma della Ligustica, il cui disegno, approvato nel 1776, fu realizzato da C.G. Ratti su commissione del Doria (Genova, Museo dell'Accademia ligustica, inv. 1539S: Collu, pp. 224 s.; Baccheschi - Ottria, p. 81). Nel 1783 ottenne il premio dell'Accademia di S. Luca per un'acquaforte raffigurante una Testa di Cristo, tratta da A. Dürer (Canobbio, p. 24), mentre nel 1784 pubblicò il Ritratto di Paolo Gerolamo Grimaldi dedotto dal dipinto eseguito da Anton von Maron fra il 1777 e il 1779 (Genova, collezione Durazzo Pallavicini: M. Cataldi Gallo, in Il palazzo Durazzo Pallavicini, Bologna 1992, scheda 89, pp. 205-207).
Nel foglio, capolavoro dell'artista (Genova, Gabinetto dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso, inv. 1711; Museo dell'Accademia ligustica, inv. 352S; Genova Nervi, Museo Giannettino Luxoro, inv. 364), è riprodotta con personale maestria, tramite un fare esperto nell'uso degli strumenti, l'invenzione pittorica del Maron, catturando da un lato i minimi dettagli dei decori e della complessa regia d'ambientazione ed esaltando dall'altro la soffusa atmosfera ricca di giochi chiaroscurali. La realizzazione del foglio venne fortemente voluta dallo stesso ritrattato, il duca Grimaldi, diplomatico genovese attivo a Roma, influente esponente della cultura illuminista europea, che in seguito protesse il giovane G. e collezionò, fra l'altro, un notevole nucleo di stampe, soprattutto straniere, a testimonianza di un interesse per il genere assai diffuso, in questo periodo, anche a Genova (Pessa, pp. 19 s.).
Ritornato in patria alla fine del 1786, il G. fu eletto, nell'Accademia ligustica, direttore della scuola di intaglio in rame, le cui lezioni ebbero inizio nel febbraio dell'anno successivo e riscossero a tal punto successo che l'artista avviò numerose pubbliche esposizioni di opere sue e dei migliori allievi (Avvisi, 5 genn. 1787; 2 e 23 genn. 1788; 7 e 14 genn. 1792; 18 genn. 1797). Nel 1792 fu data alle stampe a Genova la traduzione dell'Histoire ancienne di C. Rollin per i tipi di A. Olzati; e il G. ne illustrò i frontespizi e molti episodi, alcuni su disegno di C. Baratta.
L'artista, che predilesse la tecnica a bulino e acquaforte, si impose quindi nel panorama genovese come innovatore dell'incisione e importante maestro per una generazione ottocentesca di artisti artigiani dediti all'illustrazione di consumo e all'editoria (Sborgi, 1990, p. 42). La sua ampia produzione, composta da circa 160 fogli e caratterizzata da un virtuosistico utilizzo di fitti reticoli per suggerire efficaci ombreggiature, riguardò soprattutto la riproduzione di capolavori: d'alto livello è, per esempio, la stampa raffigurante Apollo e Dafne (Genova, Museo dell'Accademia ligustica, inv. 682S: Pessa, p. 80), tratta da un dipinto attribuito a Guido Reni e allora custodito presso B. Lamba Doria, che fu assessore della genovese Società patria fra il 1788 e il 1789. Si occupò anche dell'esecuzione di carte geografiche di Genova, nelle quali si assiste a un felice connubio di esattezza illuministica e senso decorativo rococò nella realizzazione delle imbarcazioni e nel tratteggio calligrafico riservato all'orografia o alle mura cittadine (Genova, Collezione topografica del Comune, inv. 1682).
L'insegnamento accademico continuò regolarmente fino alla fine del 1799 quando, in seguito ai contrasti insorti nel corso della seduta del 21 dicembre per la nomina dei direttori, l'artista diede le dimissioni, nonostante avesse da poco ottenuto anche la direzione della scuola di calligrafia (Staglieno, p. 91; Alizeri, II, p. 213).
In seguito fu tra i fondatori del Collegio reale della marina, presso il quale insegnò disegno fino alla morte. Non è precisato da parte delle fonti l'anno in cui l'artista si dedicò al sacerdozio, assumendo il nome di Abate Aloisio (Canobbio, p. 24).
Il G. morì a Genova il 1° sett. 1830.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. dell'Accademia ligustica di belle arti, Giornale di belle arti, dicembre 1784, n. 49; Avvisi, 5 genn. 1787; 2 e 23 genn. 1788; 7 e 14 genn. 1792; 18 genn. 1797; G.B. Canobbio, Saggio storico sulla incisione in Liguria, o Notizie degli incisori genovesi e le loro opere principali, con un'appendice sulla storia della litografia in Genova sino all'anno 1831, Genova 1833, pp. 23-29; M. Staglieno, Memorie e documenti sulla Accademia ligustica di belle arti, I, Genova 1862, pp. 34 s., 91, 113, 223, 247; III, ibid. 1867, pp. 198 s.; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell'Accademia, I, Genova 1864, pp. 107-110, 122 n. 1, 135, 310; II, ibid. 1865, p. 213 n. 1; A. Dellepiane, Saggi sulle arti in Liguria, Genova 1970, p. 67; Genova nelle vecchie stampe (catal.), a cura di G. Giubbini, Genova 1970, pp. 42 s.; F. Sborgi, Pittura e cultura artistica nell'Accademia ligustica a Genova, 1751/1920, Genova 1974, p. 59 n. 56; R. Collu, Carlo Giuseppe Ratti. Pittore e storiografo d'arte, Savona 1983, pp. 107 s., 224 s.; E. Marasco, Storia e diffusione dell'incisione a buli-no a Genova nell'800, in Liguria, ottobre 1983, pp. 18 s.; F.R. Pesenti, L'illuminismo e l'età neoclassica, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, pp. 371 s., 422; L. Pessa, Un illuminista in Liguria: Gerolamo Grimaldi, in Gerolamo Grimaldi e la Società patria. Aspetti della cultura figurativa ligure nell'età dell'illuminismo (catal.), a cura di L. Pessa, Genova 1990, pp. 14, 19 s., 62, 78-80; F. Sborgi, Alcune note sulla cultura artistica in Liguria nella seconda metà del Settecento, ibid., pp. 41 s., 56 s. n. 69; E. Baccheschi - N. Ottria, Stampe dell'Accademia ligustica di belle arti, Genova 1992, pp. 16, 78-81, 107; E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, IV, Paris 1951, p. 293; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, II, Milano 1962, pp. 868 s.; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, VI, Torino 1974, p. 89; G. Milesi, Diz. degli incisori, Clusone 1982, p. 113; Diz. degli artisti liguri. Pittori, scultori, ceramisti, incisori dell'Ottocento e del Novecento, a cura di G. Beringheli, Genova 1991, pp. 152 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 200.