GIOLI, Luigi
Nacque a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), il 16 nov. 1854, da Ranieri e da Rosa Del Panta.
Fratello minore del pittore Francesco, nonostante l'amore per la ricerca artistica concluse gli studi di legge laureandosi in giurisprudenza. È noto un giovanile alunnato presso l'Accademia di belle arti di Pisa, dove il G. poté seguire gli insegnamenti di pittura di A. Lanfredini, pur senza risultare mai ufficialmente iscritto a questa scuola.
Il G. visse col fratello e con lui divenne assiduo degli ambienti tardomacchiaioli, con i quali condivise l'interesse per le scene campestri, per i soggetti maremmani e per le composizioni di animali, tradotti con stile naturalistico e con ricercata immediatezza pittorica nello studio dal vero. Diversamente da Francesco che dall'esordio in clima pienamente macchiaiolo aveva tuttavia maturato successivamente un percorso autonomo ed eclettico, parallelo e analogo alla produzione dei postmacchiaioli, con inflessioni moderne e internazionali, il G., dopo l'iniziale attenzione al rigore metrico e formale insegnato da G. Fattori, e nonostante l'assidua partecipazione alle appassionate discussioni sull'arte degli amici e colleghi nella villa di Francesco, presso Fauglia, rimase legato a un linguaggio strettamente toscano. Le sue opere sono per la maggior parte presenti in collezioni private.
In assenza di un regolare curriculum accademico, il G. rimase sin dall'inizio estraneo al filone della pittura di storia, e piuttosto, nelle prime prove risalenti agli anni Sessanta, si interessò a episodi di vita cittadina, nella dimensione rapida ed efficace del bozzetto, e con tratti originali rispetto alla parallela vena di Francesco. Lo confermano le prime prove pittoriche di maggior impegno, nonostante il formato esiguo, come L'Arno alle Cascine databile intorno al 1875 e Sull'Arno del 1877 (ripr. in Winspeare, pp. 78 s.). Qui il rigore metrico della composizione, la scelta di collocare il fuoco della veduta alla fine della diagonale, ove convergono tutte le linee di forza, e soprattutto la capacità di sintesi manifestano l'artista interessato all'esempio di Fattori e la sua aspirazione a collocarsi nell'ambito di derivazione strettamente macchiaiola.
Nel 1886 partecipò insieme con il fratello alla mostra organizzata dal Comitato per l'estate livornese, dove espose, accanto a varie prove en plein air, due vedute Le corse di Firenze e Circo equestre (ubicazione ignota), nelle quali, dalle sperimentazioni strettamente macchiaiole, si confrontava con maniere e temi eclettici, come si rileva anche dalla semplice consultazione dei titoli delle opere presenti alla mostra livornese, e come il G. aveva già tentato con un'opera del 1885 intitolata Via del passeggio a Livorno (ubicazione ignota). Su questa linea di ricerca si colloca il dipinto dello stesso anno Passeggiata alle Cascine (ripr. in Winspeare, p. 92) nel quale l'artista cerca di fondere in unità serrata la descrizione dell'ambiente con l'aspetto narrativo legato all'occasionalità del tema.
Accanto ai quadri di formato impegnativo e di impalcatura compositiva fermamente strutturata e particolare, dall'accentuato taglio diagonale, come nell'efficace Barroccio pisano (Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti) o in Carri d'artiglieria (Torino, Galleria d'arte moderna), si colloca comunque una produzione di piccoli lavori in cui l'appunto dal vero non diventa mai abbozzo e anche nel piccolo formato il G. studia i rapporti compositivi, riuscendo a non far mai coincidere l'asse mediano con il centro focale della scena e arrivando all'evidenza del dettaglio senza smorzare la sua attenzione nei confronti della globalità della scena; ne sono un esempio Paesaggio e Donne in giardino (ripr. in Cascina e la macchia, tavv. XXIII s.).
Nel 1887 fu presente alla Biennale di Venezia con il dipinto Ritorno dal pascolo (ubicazione ignota), presentato nuovamente a Parigi nel 1889 (Donzelli); sempre nel 1889 espose a Parigi e fu premiato per l'opera Scena di Maremma (ubicazione ignota). Da questa data partecipò alle maggiori esposizioni nazionali e, con regolarità, a quelle della Società di belle arti di Firenze. A Milano presentò nel 1894 Nei prati e Fiera di vacche (ubicazione ignota), sempre riscuotendo interesse e attenzione del pubblico e della critica. Nel vivace ambiente di Fauglia, i due fratelli parteciparono in questi anni a un clima dinamico, cui aderì con entusiasmo anche lo scrittore R. Fucini, il quale nel 1890 andava preparando una nuova edizione delle Veglie di Neri arricchita di illustrazioni, la cui esecuzione ebbe i fratelli Gioli fra i protagonisti, accanto a N. Cannicci, V. Corcos, S. Bruzzi, E. Cecconi, G. Fattori; in particolare il G. illustrò il racconto Tornan di Maremma. L'amicizia con Fucini non restò tuttavia un fatto isolato, tanto che lo scrittore volle accrescere la sua raccolta d'arte con un'opera del G., Via Tornabuoni sotto la pioggia, con significativa dedica del pittore "all'amico Fucini" (I macchiaioli di R. Fucini, p. 160). Dei quadri di Fucini si è persa traccia dal 1984, anno in cui furono rubati. Appartiene agli anni Novanta una produzione dove la pennellata diviene rapida, "a impressione", e la tavolozza si schiarisce in colori pastello vaporosi ed effimeri; i temi da sempre cari all'artista, come i soggetti cittadini e le manovre militari di ricordo fattoriano, fanno luogo a un numero sempre crescente di soggetti campestri, che divengono, avanzando negli anni, una sorta di prontuario della vita agreste: la sementa, i pagliai, i buoi, la fiera, espressi con leggerezza, talvolta con ripetitiva e dilettantesca sommarietà, assai diverse rispetto alle tele impegnative degli anni Ottanta. Si ricordano, in particolare, Il viale di San Rossore del 1890 circa e Barche in darsena (ripr. ibid., pp. 96 s.) dell'inizio del nuovo secolo. Accanto a questa produzione, il G. sviluppò la ricerca grafica, in una serie di acqueforti e talvolta di litografie che riprendono i temi fattoriani dei cavalli e, anche se non raggiungono la varietà e la sensibilità di tocco del maestro, costituiscono un corpus di interesse per abilità di segno ed efficacia della visione (Winspeare, p. 92).
Venuto a mancare nel 1922 Francesco, che tanto spesso aveva costituito per il fratello un esempio vincolante, il G. frequentò assiduamente il pittore livornese G. Kienerk, il quale prese l'abitudine di trascorrere i mesi estivi nella villa di Poggio alla Farnia vicino alla villa dei Gioli presso Fauglia. Con gli anni l'artista si isolò progressivamente.
Il G. morì a Firenze il 27 ott. 1947.
Fonti e Bibl.: I macchiaioli di R. Fucini (catal.), a cura di E. Matucci - P. Barbadori Lande, Firenze 1985, pp. 15-19, 94-97, 160; E. Spalletti, La pittura dell'Ottocento in Toscana, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 354-356; S. Bordini, ibid., II, p. 854; F. Donzelli, Ottocento. Cronache dell'arte italiana…, Milano 1991, p. 23; M. Pratesi - G. Uzzani, L'arte italiana del Novecento. La Toscana, Venezia 1991, ad indicem; Cascina e la "macchia". Francesco e L. Gioli nella cultura pittorica europea di fine Ottocento, a cura di F. Ciampi, Ospedaletto 1993; M.P. Winspeare, Cascina e la pittura macchiaiola. Per una lettura delle opere di Francesco e L. Gioli, ibid., pp. 59-93; Pittori in villa. S. Lega e l'ambiente dei Tommasi a Crespina e dintorni (catal., Crespina), Ospedaletto 1997, pp. 9-24 passim; La pittura del vero. Francesco e L. Gioli tra Ottocento e Novecento (catal.), a cura di L. Ciampi, Cascina 1998; Il Tirreno naturale museo (catal.), a cura di F. Cagianelli - E. Lazzarini, Crespina 1998, pp. 112-121.