GENUARDI, Luigi
Nacque a Palermo il 3 febbr. 1882 da Antonino e da Angela Maria Inglese. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Palermo, fu allievo di Enrico Besta e di Luigi Siciliano Villanueva; si laureò nel luglio 1904 con una tesi su "Il rito di Alfonso considerato nei suoi precedenti storici".
L'argomento scelto per la tesi di laurea appare significativo per individuare la materia a cui il G. indirizzò sin dall'inizio le sue ricerche di storia del diritto intermedio. Sostanzialmente indifferente al dibattito che soprattutto appassionava in quegli anni gli storici del diritto e che riguardava le radici romanistiche o germanistiche delle consuetudini vigenti nel Medioevo nelle regioni centrosettentrionali della penisola, il G. volse la sua attenzione al diritto siciliano nell'intento di ricostruirne i contenuti consuetudinari e legislativi che maggiormente avevano segnato le varie epoche, anche attraverso una analisi filologicamente corretta di documenti fino a allora conservati inediti negli archivi dell'isola. La sua attività presso il R. Archivio di Stato di Palermo - iniziata nel 1906 - gli consentì di avere a disposizione un ricchissimo volume di documenti sui quali fondare la ricerca e di fornire contributi originali e significativi alla conoscenza della storia giuridica dell'isola.
I suoi primi interessi riguardarono il diritto processuale delle corti siciliane nel Medioevo. Nel 1905 pubblicò L'ordinamento giudiziario in Sicilia sotto la monarchia normanna e sveva (dal 1072 al 1231) (in Il Circolo giuridico "L. Sampaolo"… Università di Palermo, XXXVI, pp. 261-278) e l'anno successivo, a Palermo, il saggio La procedura civile in Sicilia dall'epoca normanna al 1446, studiata su documenti editi ed inediti, che riprendeva, ampliandolo, lo studio svolto per la tesi di laurea. Già in questo periodo la sua ricerca si aprì comunque all'esame di altri aspetti della vita giuridica dell'isola. Sempre nel 1906 pubblicò a Palermo due brevi saggi, Per la storia economica siciliana. L'esenzione dell'ius exiturae in Sicilia nei secoli XIII e XIV - nel quale il G. si mostra sensibile agli orientamenti dell'indirizzo economico istituzionale della storiografia medievalistica e alla visione del diritto come intimamente collegato alla realtà sociale in cui vige -, e Contributo alla storia della cultura giuridica in Palermo nella prima metà del secolo XIV, prima manifestazione della volontà del G. di allargare la sua attenzione alla ricostruzione della dottrina giuridica. E ancora nel 1906 pubblicò La formazione delle consuetudini di Palermo (in Archivio storico siciliano, XXXI, pp. 462-492).
Lo studio della dottrina giuridica siciliana conobbe ulteriori approfondimenti negli anni successivi. Nel 1907 apparvero l'articolo Berardo De Medico giurista siciliano della prima metà del secolo XIV (in Archivio storico per la Sicilia orientale, IV, pp. 466-472), in cui il G. esaminava il "più antico scrittore di opere giuridiche" vissuto sotto Federico II d'Aragona, e il saggio La letteratura giuridica feudale siciliana messo a prefazione della ristampa dell'opera di G.B. Rocchetti, Il diritto feudale comune e siculo, edita a Palermo. Nel 1909 pubblicò I giuristi siciliani dei secoli XIV e XV anteriormente all'apertura dello Studio di Catania, in Studi storici e giuridici dedicati e offerti a F. Ciccaglione, Catania, e Il papa Eugenio III e la cultura giuridica in Roma, in Mélanges Fitting, Montpellier, II, pp. 385-391. Allo stesso tempo cominciò a pubblicare documenti d'archivio di particolare significato: sempre nel 1909 uscirono lo studio Documenti inediti di Federico II (in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XII, pp. 236-243), nel quale forniva l'edizione di due privilegi di Federico II dell'agosto 1229 conservati nell'Archivio di Stato di Palermo, e Sulla falsa interpretazione data al capitolo "Si aliquem" di re Giacomo nella seconda metà del secolo XVIII (in Circolo giuridico…, XL, pp. 89-103).
La sua produzione proseguì intensa negli anni successivi e non fu interrotta nemmeno dalla sua partecipazione alle campagne militari del 1917 e del 1918, nel corso delle quali fu insignito della Croce al merito di guerra.
Al 1910 risale I defetari normanni (in Centenario della nascita di Michele Amari, I, Palermo, pp. 159-164), ove chiariva il significato di tali documenti quali "quaderni contenenti la descrizione dei confini delle terre" conservati dagli uffici finanziari normanni. Nel 1911 pubblicò a Palermo Terre comuni ed usi civici in Sicilia prima dell'abolizione della feudalità. Studi e documenti, in Documenti per servire alla storia di Sicilia, s. 2, VII. Nel medesimo anno scrisse inoltre il saggio Palermo. Storia amministrativa, in Palermo e la Conca d'oro, edito in occasione del VII congresso geografico italiano, e La "Summula statutorum Floridorum Veneciarum" di Andrea Dandolo (Nuovo Archivio veneto, n.s., XXI, pp. 436-467), una delle poche indagini svolte dal G. su fonti diverse da quelle siciliane. Al 1914 risale lo studio su La presenza del giudice nei contratti privati italiani dell'Alto Medioevo (in Annali del Seminario giuridico della R. Università di Palermo, III, pp. 37-100) e l'anno successivo si interessò per la prima volta di un tema di storia recente con lo studio Il Parlamento siciliano del 1812 e la formazione dei codici di leggi per la Sicilia (in Circolo giuridico…, XLVI, pp. 3-15), mentre negli anni successivi tornò su un argomento non siciliano con La "lex et consuetudo Romanorum" nel principato di Benevento (in Archivio storico per le province napoletane, n.s., I [1915], pp. 525-541) e riprese la pubblicazione di importanti documenti relativi alla storia dell'isola con i Capitoli inediti delle città demaniali di Sicilia approvati sino al 1458, pubblicati, in collaborazione con S. Giambruno, in Documenti per servire alla storia di Sicilia, s. 2, X, Palermo 1918.
Nel frattempo aveva intrapreso la carriera accademica, conseguendo nel 1915 la libera docenza in storia del diritto italiano. Nel 1921 vinse la cattedra della medesima disciplina presso l'Università di Camerino, divenendo ordinario il 1° marzo 1923. A Camerino insegnò anche, per supplenza, nel 1922-23, diritto romano.
Negli anni di insegnamento a Camerino il G. si interessò nuovamente alla costituzione del 1812 con il lavoro su Tommaso Natale e la costituzione siciliana del 1812, in Archivio storico siciliano, XLIII (1921), pp. 361-368. Nel 1921 uscì anche Il Comune nel Medio Evo in Sicilia. Contributo alla storia del diritto amministrativo, Palermo, uno studio destinato a far da prefazione alla raccolta dei Capitoli delle città demaniali di Sicilia, nel quale il G., lamentando l'assenza di uno studio complessivo su tale argomento, descriveva in maniera sintetica il sistema di organizzazione e funzionamento amministrativo dei comuni siciliani nel Medioevo, sistema che si era conservato quasi immutato sino al secolo XVIII. E sempre nel 1921 pubblicò, a Palermo, il primo dei due volumi della monografia dedicata alla Storia del diritto italiano. Le fonti (il volume secondo, Diritto pubblico e privato nell'età barbarica, uscirà a Palermo nel 1924), una sintesi della storia del diritto dall'età romano-barbarica alla fine del secolo XIX. L'anno successivo pubblicò Il lido del mare nel diritto intermedio, in Archivio giuridico Filippo Serafini, s. 4, IV, pp. 74-92. Nel 1922, inoltre, tornò a studiare l'Assemblea siciliana, esaminando questa volta l'istituto medievale, con il saggio Gli Atti del Parlamento siciliano, a cura della R. Accademia dei Lincei, Commissione per gli atti delle Assemblee costituzionali italiane (il lavoro venne ripubblicato a Bologna nel 1924, sempre a cura dell'Accademia dei Lincei, con il titolo Parlamento siciliano (1034-1282), in Atti delle Assemblee costituzionali italiane dal Medioevo al 1831, I). Nel 1924 pubblicò a Palermo Il libro dei capitoli della curia (o corte) del Consolato del mare di Messina. Negli anni successivi si occupò non solo di storia siciliana (Saba Malaspina e le fonti del suo Liber gestorum, in Atti del Congresso per le scienze, Palermo 1925; Federico II di Svevia. Profili di storia siciliana, ibid. 1925), ma anche di altri temi (I "Langobardi hospites" della cronica di Paolo Diacono, in Archivio giuridico Filippo Serafini, s. 4, IX [1925], pp. 110-113; Commercio e diritto marittimo in Napoli nei secoli XIII, XIV e XV, in Studi di storia napoletana in onore di Michelangelo Schipa, Napoli 1926, pp. 115-126).
Nel febbraio 1926 vinse il concorso alla cattedra di storia del diritto italiano, bandito dalla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Siena, risultando terzo dopo Pietro Vaccari e Guido Mengozzi. Il 5 marzo 1926 venne chiamato dalla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Messina.
Negli anni dell'insegnamento messinese il G., accanto alle ricerche di storia giuridica siciliana - La influencia del derecho español en las instituciones publicas y privadas de Sicilia, in Anuario de historia del derecho español, IV (1927), pp. 158-224; Palermo, in Storie municipali d'Italia, Roma 1929; Un inventario di libri giuridici nella biblioteca di un giuriconsulto palermitano della seconda metà del secolo XV, in Annali dell'Istituto di scienze giuridiche, economiche, politiche e sociali della R. Università di Messina, V (1931), pp. 365-374 -, si impegnò nella stesura di un manuale universitario che ampliasse il testo pubblicato nel 1921-24. Frutto di tale lavoro furono le Lezioni di storia del diritto italiano: I, Introduzione e fonti; II, Diritto pubblico e privato nell'età barbarica in Italia; III, Diritto pubblico dalla costituzione del Sacro Romano Impero alla Rivoluzione francese (962-1789); IV, Il diritto privato nell'età del diritto comune (962-1789); V, Il diritto pubblico dalla Rivoluzione francese a quella fascista (1789-1922), pubblicate a Padova rispettivamente nel 1931, '32, '33, '34 e '35.
Nella prefazione al primo volume il G. dichiarava che obiettivo della storia giuridica era non già quello di "ricercare le origini e la natura del diritto, il che è invece compito della filosofia del diritto, né ricercare le leggi dell'evoluzione, il che viene studiato dalla sociologia, ma invece indagare le cause e scrutare gli effetti del diritto, e ciò sempre per uno scopo pratico nell'interpretazione del diritto vigente". Una impostazione, questa, che finiva per attribuire alla storia giuridica una mera funzione ancillare rispetto al diritto vigente e che presentava gli istituti giuridici come immutabili nella sostanza ed evolutisi attraverso le varie epoche solo nella disciplina (critico è su di essa il giudizio di B. Paradisi).
Il 1° nov. 1932 il G. fu chiamato alla cattedra di storia del diritto italiano dell'Università di Palermo lasciata da Salvatore Riccobono. Gli ultimi suoi lavori continuarono a toccare temi di storia giuridica siciliana. Pubblicò Diritto pubblico spagnuolo in Sicilia, in Rivista di storia del diritto italiano, VI (1933), pp. 39-99; Le limitazioni alla influenza del diritto spagnuolo in Sicilia, in Circolo giuridico…, LXIV (1933); Una raccolta di memoriali di re Alfonso il Magnanimo al viceré di Sicilia Nicola Speciale (1423-28), in Ad Alessandro Luzio gli Archivi di Stato italiani. Miscellanea di studi storici, I, Roma 1933, pp. 151-160; Guido delle Colonne giurista, in Archivio storico messinese, XXXV (1934); Un frammento delle leggi del libro dei capitoli della corte del Consolato del mare di Messina, in Atti delle manifestazioni culturali pro Tabula d'Amalpha, I, Napoli 1934; Il Parlamento siciliano secondo le nuove forme costituzionali dal 1813 al 1815, in Atti della R. Accademia di scienze lettere e arti di Palermo, XIX (1935).
Da tempo malato, il G. morì il 28 ott. 1935 nella sua villa di Lascari presso Palermo.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direz. gen. Istruzione superiore, fascicolo personale insegnante, II versamento, serie 2, b. 72, L. G. (con l'elenco delle sue pubblicazioni); C. Giardina, L. G., in Rivista di storia del diritto italiano, VIII (1935), pp. 499-502; B. Paradisi, Apologia della storia giuridica, Bologna 1973, p. 151; S. di Salvo, Per un elenco dei docenti di materie storico-giuridiche dal 1880 in poi, in Index. Quaderni camerti di studi romanistici, I (1970), p. 392.