GALLI, Luigi (Luigi Mauro Giuseppe)
Nacque a Milano in un giorno non precisabile del 1817, come si ricava dal certificato di morte del Comune di Roma.
Nel decennio 1835-45 si formò all'Accademia di Brera, sotto la guida del pittore neoclassico L. Sabatelli, guardando anche ai modelli di A. Appiani e G. Bossi, che avevano fortemente influenzato l'ambiente braidense. Di quegli anni giovanili esistono poche testimonianze: l'Uomo nudo che trattiene un cavallo e lo schizzo di una Venere classica, le cui riproduzioni fotografiche si trovano presso l'archivio bio-iconografico della Galleria nazionale d'arte moderna in Roma. Entrambi gli esempi introducono a questioni fondamentali che caratterizzeranno l'intera vita artistica del G.: il rapporto con l'antico e la tendenza all'eclettismo.
Nel 1845 si trasferì a Roma ove, nel 1849, partecipò alla difesa della Repubblica combattendo contro i Francesi al Vascello e al casino dei Quattro Venti insieme con G. Induno e N. Costa, con i quali strinse amicizia. Appartiene con ogni probabilità a questo periodo il quadro della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma raffigurante Unpersonaggio del Risorgimento davanti a Pio IX - forse Massimo d'Azeglio - in cui il G. sembra alludere alla sconfitta dei laici di fronte alla restaurazione del potere temporale del papa.
Caduta Roma, il G. partì per Napoli dove si stabilì. Realizzò grandi quadri di soggetto religioso adottando il sistema di dipingere su tele preventivamente bagnate per migliorare gli impasti; tale scelta contribuì alla prematura perdita di molte sue opere. Entrò in contatto con la rinnovata scuola pittorica napoletana, in particolare con i fratelli Palizzi e con D. Morelli, suoi coetanei. Si interessò maggiormente alla riforma in senso romantico del quadro devozionale e di quello di genere troubadour che, contemporaneamente, a Milano, F. Hayez sviluppava in termini puristi.
Probabilmente intorno alla metà del sesto decennio, il G. lasciò Napoli per Venezia.
La città lagunare gli offrì l'opportunità di studiare i maestri veneti del Settecento, soprattutto i Guardi e G.B. Tiepolo, che lasceranno un segno profondo nel suo lavoro. Risalendo da essi a Tiziano, dipinse, in questo clima di attrazione verso il museo, il Baccanale (Roma, collezione privata) apportando significative variazioni rispetto all'illustre prototipo (Gli Andrii del Prado, a Madrid). Ma nel suo repertorio si trovano anche composizioni di gusto neomanierista e correggesco, notevoli dal punto di vista della qualità pittorica e della misura formale (Madonnina, Lafuga in Egitto: entrambe di ubicazione ignota).
Verso la fine degli anni Cinquanta si recò per un breve soggiorno a Parigi, dove sembra fosse attratto dalla pittura orientaleggiante di E. Fromentin, le cui tracce si trovano in quadri come La fonte e La cavalcata fantastica (ubicazione ignota). Dai primissimi anni Sessanta, e per tutto il decennio, visse a Londra e, nel momento di massima diffusione della poetica preraffaellita, studiò attentamente la pittura di G.F. Watts; qui, non si sa in quale modo, ottenne l'incarico di eseguire un ritratto della regina Vittoria ma sembra che le sue insistenti attenzioni rivolte alla sovrana portassero alla sua espulsione da parte delle autorità britanniche (Sapori, 1930; Jervis, 1991). Solo molto più tardi, nel 1886, in occasione della LVII Mostra romana della Società amatori e cultori delle belle arti, presentò un ritratto di memoria di Sua maestà la regina d'Inghilterra in tenuta da amazzone (catal., p. 12).
Dopo l'espulsione fu di nuovo brevemente a Parigi, per trasferirsi a Roma definitivamente nel 1870. A Roma ritrovò il fratello Ferdinando, Nino Costa e lo spagnolo Mariano Fortuny, già incontrato a Parigi e in quel tempo al massimo della celebrità e della fortuna commerciale. In un primo momento il G. prese a frequentare il Fortuny assimilandone lo stile. A questa fase si riferiscono quadri come Danzatrice e Danzatrice turca (Milano, Galleria d'arte moderna), oppure il dipinto di ubicazione ignota, cui stava lavorando nel 1879, dal titolo Cristo e Maometto che si contendono un mantello rosso simbolo dell'umanità, ispiratogli dal contemporaneo conflitto russo-turco. Appartengono a questo ambito anche la decorazione a fresco, eseguita l'anno seguente nella sede dell'Associazione artistica internazionale, al n. 33 di via Margutta, e le lunette della galleria Margherita in via De Pretis, del 1882, con le allegorie dei cinque continenti che andarono perdute con la demolizione del complesso. Nel contempo si nota una certa intonazione costiana nella Bagnante (ubicazione ignota), allusione al mito di Diana e Atteone presso la sorgente, motivo che porterà lo stesso Costa a segnalare il G. tra le "personalità che si differenziavano dal linguaggio corrente" (Bon Valsassina, 1991) tra quanti presero parte alla prima Mostra internazionale di belle arti tenutasi nel 1883 a Roma.
Nel quadro presentato per l'occasione, La Galatea (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), opera di palese ispirazione raffaellesca, il G. dimostra di essersi avvicinato ad alcune delle questioni dibattute a Roma nel corso degli anni Ottanta: il recupero nostalgico dei maestri italiani del Quattro-Cinquecento e la conoscenza dei preraffaelliti.
In quella occasione espositiva egli incontrò pittori quali il bolognese M. De Maria e V. Cabianca, o come E. Gioia, che stipulò un contratto nel quale si impegnava ad acquistare tutti i quadri che il G. avrebbe dipinto, intercedendo inoltre presso Henriette Hertz affinché contribuisse a pagargli l'affitto di un nuovo studio in via Sistina. Nel 1884, per ricordare l'epidemia di colera scoppiata a Napoli, il G. eseguì un pregevole ritratto alla punta secca di Sua maestà il re Umberto I (ubicazione ignota).
L'anno seguente si rese protagonista di una farsesca conferenza "filosofica ed astronomica", tenutasi il 15 aprile al teatro Rossini a Roma, che "avrebbe finalmente fatto conoscere quale sarebbe stato l'avvenire del mondo". Alcune prove litografiche testimoniano di un G. impegnato nella preparazione di un fantasioso progetto "del commercio col cielo e le cinque più cospicue amministrazioni della terra" e nella fondazione di una fantomatica società per azioni "per il passaggio dei mari, fiumi e laghi", iniziative che egli avrebbe presentato al teatro Costanzi di Roma il 15 genn. 1886. Questi episodi bizzarri ricorreranno sempre più spesso nell'ultima fase della sua vita.
Nonostante l'aggravamento delle condizioni fisiche e lo stato di endemica precarietà materiale, grazie alle sue indubbie qualità pittoriche continuò a godere della stima dei suoi amici e colleghi, e della committenza di famiglie in vista. Gli furono infatti ordinate opere importanti, a partire dal progettato ritratto di GabriellinoD'Annunzio. Negli anni Novanta realizzò il Ritratto delpittore Belisario Gioia e quello di Carlo Ferrari (ubicazione ignota); particolarmente apprezzato dai contemporanei e dai commentatori postumi, il Ritratto della contessa Fini (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) fu esposto nel 1921 alla prima Biennale romana e nella sezione del ritratto italiano dell'Ottocento allestita nell'ambito della Biennale di Venezia del 1934. Ugualmente graditi furono Il ritratto di don Alessandro Torlonia e quello dello scrittore Giacinto Stiavelli (entrambi di ubicazione ignota); quest'ultimo riveste particolare interesse dal momento che sembra anticipare soluzioni di G. Balla prefuturista, per gli effetti creati dalla luce artificiale.
Nel 1900, l'anno dell'Exposition universelle, il G. non ebbe modo di andare a Parigi; sempre nel 1900 inviò un'opera, forse la Mamma e il bambino della collezione Fiano di Roma, al concorso indetto da V. Alinari a Firenze per un quadro sul tema della maternità.
Il G. morì a Roma l'8 sett. del 1900. Nel 1926 un nutrito lotto di suoi lavori andò all'asta, quindi le opere presero la via di svariate, e per lo più ignote, raccolte private (Collezione Paolo Amadeo di Porto Maurizio, Roma 1926, nn. 1-286).
Anche il fratello del G., Ferdinando, nato a Milano nel 1814 e morto a Roma nel 1897, fu pittore. Sue opere si conservano a Milano presso la Galleria d'arte moderna e le collezioni dell'Accademia di Brera (Vecchia di Cervara e Ritratto d'uomo).
Fonti e Bibl.: LII Mostra della Società amatori e cultori delle belle arti in Roma (catal.), Roma 1881, p. 8; Esposizione di belle arti in Roma (catal.), Roma 1883, ad indicem; LIV Mostra della Società amatori e cultori… (catal.), Roma 1884, p. 28; Esposizione generale italiana in Torino (catal.), Torino 1884, p. 51; LVII Mostra della Società amatori e cultori… (catal.), Roma 1886, p. 12; LXIII Mostra della Società amatori e cultori… (catal.), Roma 1892, p. 14; A. Stella, Intorno alla LXV Esposizione di belle arti in Roma, 1894, in Natura ed arte, V (1893-94), pp. 961, 964; E. Thovez, La poesia alle belle arti di Torino, in Emporium, VIII (1898), p. 79; A. Lancellotti, La mostra del ritratto a Roma, ibid., XXXVI (1912), pp. 76 s.; E. Somarè, La prima Biennale romana, in Il primato artistico italiano, III (1921), 4-5, pp. 38-40; F. Hermanin, in Prima Biennale romana (catal.), Roma 1921, pp. 35-38; Id., L. G., in Bollettino d'arte, I (1921-22), pp. 78-90; Id., L. G. pittore, Torino 1924; E. Cecchi, Pittura italiana dell'Ottocento, Roma-Milano 1926, pp. 16 s., tavv. 21 s.; F. Hermanin, L. G., in Bollettino d'arte, VI (1926-27), pp. 258-280; E. Somarè, Storia dei pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1928, pp. 181-185; D. Angeli, Le cronache del caffè Greco, Milano 1930, pp. 145-157; F. Sapori, L. G. e le sue opere, in Corriere emiliano, 20 maggio 1930; E. Cecchi, Pittura italiana dell'Ottocento, Milano 1938, pp. 24 s., tav. 9; R. Papini, Mostra di alcuni ritratti italiani dell'Ottocento (catal.), Roma 1938, p. 11; A. Podestà, Collezione Giovanni Finazzi, Bergamo 1942, pp. 11 s., tavv. 178-180; E. Piceni - M. Cinotti, Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 511-513; D. Cecchi, A. Mancini, Torino 1966, ad indicem; Milano 70/70 (catal.), I, Milano 1970, p. 175; P. Frandini, Aspetti dell'arte a Roma dal 1870 al 1914 (catal.), Roma 1972, p. XXVIII; C. Pirovano, La pittura in Lombardia, Milano 1973, pp. 182, 185; R.Y.M. Olson, Italian 19th century drawings and watercolors (catal.), New York 1976, n. 52; D. Fonti, "La scandalosa noja del mondo", un quadro e quaranta disegni di L. G. (catal., galleria Carlo Virgilio), Roma 1980; G. Guerrazzi Costa, Quel che vidi e quel che intesi di Nino Costa, Milano 1983, p. 69; Eclettismo e liberty a Torino: G. Casanova e E. Rubino (catal.), a cura di F. Dalmasso, Torino 1989, p. 174; T.F. Hufschmidt - L. Jannattoni, Antico caffè Greco. Storia, ambienti, collezioni, Roma 1990, ad indicem; C. Bon Valsassina, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, p. 460; A.V. Jervis, ibid., II, pp. 838 s.; Musei e gallerie di Milano. Pinacoteca di Brera. Dipinti dell'Ottocento e del Novecento. Collezioni dell'Accademia e della Pinacoteca, Milano 1994, ad indicem; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 120.