GALIZZI, Luigi
Figlio di Giovanni Battista e di Santa Colleoni, nacque il 31 dic. 1838 a Ponte San Pietro, nei pressi di Bergamo. Nel 1850 prese parte al concorso per l'ammissione ai corsi di pittura dell'Accademia Carrara di Bergamo, che frequentò fino al 1871 ricevendo numerosi riconoscimenti.
Nel 1867 partecipò insieme con altri pittori a una delle più significative decorazioni realizzate in quegli anni a Bergamo: dipinse l'Annunciazione, la Visitazione e gli Angeli che spargono fiori nella chiesa di S. Maria Immacolata delle Grazie, commissione affidata al maestro del G., Enrico Scuri. A questo stesso anno va riferito il restauro degli affreschi dipinti da G.B. Castello nella prefettura cittadina.
Nel 1870 sposò la venticinquenne Selene Scuri, figlia del suo maestro, che fu a sua volta pittrice, almeno fino al matrimonio (A. De Gubernatis, Artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 465): dalla Scuri ebbe sei figli, tre dei quali Carlo, Camillo e Giovanni Battista, furono influenzati dalla professione paterna.
Al 1870 risalgono probabilmente gli affreschi nella volta della navata della parrocchiale di Vercurago, vicino a Bergamo. Oltre a restauratore e pittore di soggetti di arte sacra, eseguiti per lo più ad affresco per le chiese di Bergamo e provincia, il G. fu anche ritrattista: nel 1871, per esempio, eseguì il Ritratto diPaolo Frassoni (ubicazione ignota). Allo stesso anno vanno riferiti i Misteri nella parrocchiale di Ponte San Pietro, gli affreschi, poi distrutti, nella chiesa di Marne, oltre agli Evangelisti e agli Angeli nella parrocchiale di Levate.
Nel 1872 dipinse decorazioni nella chiesa di Curnasco e in località Lodetto, presso Rovato, vicino a Brescia; l'anno seguente eseguì restauri degli affreschi nella parrocchiale di Vilmaggiore e nel santuario della Madonna dei Campi a Stezzano. Per la chiesa di Chiari, nel Bresciano, dipinse due grandi lunette a olio su tela, raffiguranti S. Luigi Gonzaga che riconcilia il fratello Rodolfo con il cugino Vincenzo, duca di Mantova (1874) e S. Luigi Gonzaga che soccorre un appestato a Roma (1875).
In queste opere, che negli stessi anni vennero presentate anche all'esposizione dell'Accademia Carrara e ricordate nel catalogo della mostra annuale di Brera, il racconto agiografico si svolge pacatamente, senza indulgere all'enfasi della rappresentazione, che appare arricchita da piacevoli notazioni luministe nella descrizione veristica dei particolari.
Sempre nel 1874 il G. lavorò ancora a Levate e nella parrocchiale di Comun Nuovo. L'anno seguente realizzò dipinti a tempera nella volta dell'oratorio di Calusco d'Adda; ed eseguì tre affreschi a Osio Sotto (Battesimo di Gesù, S. Simone della Carità, S. Zenone vescovo), oltre a opere per Curnasco e per la parrocchiale di Treviolo. Nel 1876 intraprese una delle sue più importanti imprese decorative, eseguendo estese pitture ad affresco nella chiesa di Maria Vergine a Calusco d'Adda.
Il lavoro, che si protrasse fino al 1884, fu assai apprezzato dalla critica per l'uso di una scala monumentale. L'intero ciclo dimostra il definitivo approdo del G. a una propria visione della pittura che, misurata e fedele alla tradizione figurativa accademica, non mostra alcun turbamento derivante dal dibattito contemporaneo sull'arte, anche su quella di soggetto sacro. Questo spiega la fortuna del G., che non conobbe flessioni di sorta in ambito bergamasco, dove rimase l'interprete privilegiato di una committenza assai tradizionalista.
Nel 1877 ottenne con un S. Giuseppe (ubicazione ignota) la medaglia d'argento all'Esposizione vaticana tenuta in occasione del giubileo episcopale di Pio IX, e lavorò anche nella chiesa bergamasca di S. Lazzaro (restauri e una Immacolata) e a Tresolzio; l'anno seguente fu impegnato a Romano di Lombardia (dipinse un S. Giacomo Maggiore), ancora nella chiesa bergamasca di S. Lazzaro (Quattro dottori della Chiesa), a Orzinuovi, vicino a Brescia, e a Ponte San Pietro. Nel 1882 affrescò la cappella di S. Giuseppe nella parrocchiale di Gazzaniga e lavorò a Levate; l'anno seguente affrescò le volte della parrocchiale di Rosciano e dipinse una Gloria di s. Giacomo a Crema, una Madonna ad Azzano, un Transito di s. Giuseppe per la chiesa di S. Alessandro della Croce a Bergamo, che era stato commissionato allo Scuri e che il G. portò a termine dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1884 (per l'anno accademico 1884-85 il G. prese provvisoriamente il posto dello Scuri che aveva insegnato pittura all'Accademia Carrara; tuttavia, dopo il concorso del 1885, la cattedra fu assegnata a C. Tallone).
Nel 1885 eseguì affreschi (Vita di s. Biagio; S. Giuseppe) per la parrocchiale di Milzano; nel 1886 lavorò ad Azzano e a Calusco d'Adda; l'anno successivo a Longuelo e a Sorisole. Nel 1889 affrescò la volta del presbiterio della parrocchiale di Osio Sotto, e alcune lesene in quella di Chiari. Tornò a dipingere nel santuario della Madonna dei Campi a Stezzano (Sacro Cuore di Maria; Donne illustri dell'Antico Testamento: 1890) e nella chiesa del seminario di Bergamo (Dottori della Chiesa nella cupola).
Il G. continuò a essere attivo nelle chiese della provincia bergamasca e, sullo scorcio del secolo, fu impegnato, tra le decine di commissioni minori, nella decorazione della cupola della chiesa di S. Lazzaro (dove eseguì restauri nel 1898); negli affreschi per la chiesa di Gottolengo; nei restauri degli affreschi secenteschi che si trovano nell'abside e nel presbiterio della chiesa di S. Siro a Soresina (1901), per la quale realizzò anche cartoni per la decorazione, eseguita da altri pittori, della navata centrale.
Il G. morì a Bergamo il 29 marzo 1902.
Suo figlio Carlo nacque a Bergamo nel 1873, dove fu attivo come medico e morì nel 1933. Si dilettò di botanica (con A. Locatelli curò la disposizione delle piante nel parco delle Rimembranze) e di incisione: fece parte, almeno dal 1915, della Società degli acquafortisti di Bergamo prendendo parte con undici lavori all'esposizione sociale del 1924 mentre tre anni prima aveva presentato sei incisioni con Rustici di montagna alla mostra del locale Circolo artistico.
Un altro figlio del G., Camillo, nacque a Bergamo il 23 giugno 1880. A diciotto anni si iscrisse alla facoltà di ingegneria, a Torino, dove, nel 1906, sposò Angela Vigliani. Tornato a Bergamo - dove fu molto attivo come progettista di edilizia sacra intervenendo, a volte, nelle stesse chiese ove operò il padre - nel 1908 partecipò con uno studio del campanile di S. Lazzaro all'esposizione del Circolo artistico; alle mostre di questa istituzione locale Camillo prese spesso parte in seguito. Nel 1911 espose alcuni paesaggi nella mostra allestita insieme con il fratello Giovanni Battista e con Adriana Fabbri Bisi a San Pellegrino. Due anni dopo fu tra i fondatori, con Giovanni Battista, della Società degli acquafortisti di Bergamo. Nel 1920 partecipò all'Esposizione nazionale d'arte sacra di Venezia esponendo i progetti per le chiese di Sudorno, Fiobbio e Gandellino, da lui realizzate. Prese parte alla prima Biennale romana che si tenne nel 1921 nella capitale e, due anni dopo, alla prima Biennale internazionale d'arti decorative di Monza, dove firmò l'allestimento di una sala nella quale espose progetti architettonici.
Nel 1935 tenne la sua prima personale di dipinti presso la galleria Casari di Bergamo e, nel 1947, ne tenne una di paesaggi di montagna presso la locale sede del Club alpino italiano (dove si conserva l'olio su tela Pizzo Recastello).
Camillo fu soprattutto ingegnere - progettò, tra l'altro, la nuova facciata e il campanile della chiesa bergamasca di S. Michele al Pozzo Bianco - e, anche nella pittura, traspose i temi e una certa attenzione alle problematiche tecniche, che gli derivavano dalla sua professione. Nei paesaggi e nelle tavole d'architettura mutuò dal fratello Giovanni Battista la tecnica derivata dalla tradizione del divisionismo lombardo. Morì a Bergamo il 24 marzo 1962.
Fonti e Bibl.: Esposizione delle opere di belle arti nel palazzo di Brera, Milano 1874, ad nomen; E. Fornoni, Alzano Maggiore, Bergamo 1913, p. 91; R. Cabrini, La chiesa di S. Siro in Soresina, Casalmorano 1986, pp. 284 s.; P. Angelini, in I pittori bergamaschi dell'Ottocento, Bergamo 1992, II, pp. 201-213 (con bibl.); IV, pp. 169-174 (per Camillo); Maestri e artisti. 200 anni della Accademia Carrara (catal., Bergamo), a cura di F. Rossi, Milano 1996, pp. 303 s. (per Camillo e Carlo).