FULCI, Luigi
Nacque a Modica il 20 maggio 1872 da Ludovico e Arcangela Melè. Dopo la laurea in giurisprudenza iniziò a esercitare la professione di avvocato, ma ben presto fu la passione politica a prevalere e il F., seguendo una tradizione familiare che aveva già portato in Parlamento i cugini Ludovico (deputato della Sinistra storica dal 1882) e Nicolò (deputato giolittiano dal 1892), si impegnò a Messina, nelle elezioni amministrative parziali del luglio 1899, a sostegno dei partiti popolari.
Esponente di uno fra i settori più attivi della democrazia borghese siciliana, il F. diresse, dal 1894, il quotidiano La Gazzetta di Messina e delle Calabrie, di cui era anche fra i principali azionisti; dal novembre 1899 fu pubblicista polemico e brillante del settimanale radicale (dal dicembre dello stesso anno quotidiano) Il Figaro messinese, da cui fece partire, con S. Picardi, F. Re e A. Toscano, una campagna contro i provvedimenti liberticidi di L.G. Pelloux e gli abusi delle "camorre affaristiche" clerico-moderate in difesa dei principî sanciti dallo Statuto albertino.
Esprimendo i caratteri tipici del radicalismo siciliano del primo decennio del Novecento, il "fulcismo" caratterizzò l'età giolittiana a Messina per il progetto politico perseguito dai diversi membri della famiglia. Decisi a sviluppare, mediante la costituzione di un solido blocco radicaldemocratico, l'alleanza tra "la piccola borghesia urbana e… i nuovi ceti medi legati alla crescita degli apparati burocratici e del settore terziario" (Barone, Sull'uso capitalistico…, p. 56) i Fulci, tutti esponenti della massoneria giustinianea, condizionarono con una impronta fortemente personalistica le vicende del movimento socialista messinese fino alla prima guerra mondiale. Promotori dell'Unione dei partiti popolari nelle elezioni amministrative del luglio 1900, i fulciani contribuirono alla conquista di 48 seggi su 60: al centro del programma elettorale la realizzazione del "comune popolare" inteso come il solo modello amministrativo capace di promuovere lo sviluppo economico e sociale della città in senso democratico e moderno.
Il terremoto che sconvolse Messina nel dicembre del 1908 fu un episodio importante nella vita della famiglia: vi morì Nicolò, mentre Ludovico e il F. orientarono il loro impegno amministrativo verso la gestione della ricostruzione cittadina. Emerse in questa circostanza il peculiare profilo culturale del F., il quale, nel redigere la lunga voce Terremoto per l'Enciclopedia giuridica italiana (vol. XXVI, Milano 1922, pp. 599-741) si fece interprete del nuovo ruolo propulsivo che in molti strati della società si cominciava ad attribuire allo Stato amministrativo.
Nel commentare il testo unico 12 ott. 1913, n. 1261, Delle leggi emanate in conseguenza del terremoto del 28 dicembre 1908, il F. osservava che scopo precipuo del legislatore non poteva più essere quello di promuovere interventi assistenziali; dunque il testo unico "non è un complesso di leggi di sollievo o di favore o di riparazione soltanto, ma queste finalità cerca di raggiungere insieme anche a quella della ricostituzione della ricchezza, compendiandosi tutti questi fini quindi nell'intento unico della ricostituzione dell'attività sociale in un dato centro colpito dal disastro" (p. 639). Secondo il F. era importante per l'esecutivo riuscire a "governare l'emergenza" al fine di impedire le speculazioni affaristiche di quei ceti imprenditoriali che vedevano nel terremoto soltanto un'occasione per svolgere lucrose operazioni immobiliari.
E proprio lo "stato morboso" dell'economia messinese della ricostruzione indusse il governo a costituire, nel 1914, l'Unione edilizia messinese, trasformata poi, con d.l. 4 febbr. 1917 (anche in seguito al terremoto della Marsica del 1915), nell'Unione edilizia nazionale.
Il profilo istituzionale di ente pubblico speciale, dotato di ampi poteri decisionali e di larghissima autonomia amministrativa, incontrò il favore del F., che commentò positivamente la scelta governativa di decentrare completamente la pianificazione del territorio, mediante la successiva costituzione di consigli speciali composti da rappresentanti locali.
Tuttavia proprio la partecipazione di esponenti locali agli organismi territoriali dell'Unione edilizia, provocando una convergenza di interessi tra imprenditori e politici, portò a una violenta battaglia tra i Fulci - Ludovico venne accusato di cattiva gestione dell'ente, il F. di favoreggiamento nei confronti di appaltatori legati da rapporti di parentela alla sua famiglia - e il quotidiano Germinal, divenuto il "punto di coagulo di tutti i gruppi antifulciani che con Toscano aderirono sin dal 1912 al Partito socialista riformista" (Barone, Sull'uso capitalistico…, pp. 57 s.). Già nel 1911, del resto, Ludovico Fulci e il F. erano stati fortemente criticati per il modo eccessivamente disinvolto con cui erano giunti, insieme con l'armatore G. Peirce e il finanziere G. Battaglia, alla costituzione dell'impresa Tramways siciliani, spaccando il movimento socialista messinese.
Le elezioni politiche del 16 nov. 1919 consentirono al F. di conquistare un seggio nel collegio di Messina nella lista "democratica" ministeriale (con i democratici costituzionali).
Legato a Giolitti, il F. si trovò a far parte, come molti altri radicali, di un'alleanza elettorale che vedeva riuniti esponenti antigiolittiani, elementi della destra filoconservatrice e fautori di intese con la sinistra interventista. Tra dicembre e gennaio il F., insieme con altri 57 deputati, fallito il tentativo di formare un gruppo parlamentare unico con i socialriformisti, si iscrisse al gruppo parlamentare radicale che, nell'estate del '20, confermò l'appoggio al quarto gabinetto Giolitti. La grave crisi economica e sociale in cui versava l'Italia rafforzava nel F. la convinzione che fosse necessario, ora più che mai, sostenere l'esecutivo nel programma di riassetto del bilancio e nelle riforme istituzionali: per far questo i radicali dovevano, quindi, essere disposti a trovare un terreno d'intesa con i socialisti. E proprio sotto la spinta di questi ultimi il F., insieme con R. Cutrufelli, ai primi di agosto del 1920, promosse l'istituzione di un comitato parlamentare d'inchiesta con il compito di accertare la responsabilità delle grandi società siderurgiche e meccaniche nella "scalata alle banche" compiuta nella prima metà del 1918. Lontano dai toni estremi dei socialisti, il gruppo radicale si proponeva di difendere soprattutto gli interessi di quella piccola e media borghesia cui il F. si considerava particolarmente legato. Anche la sospensione della battaglia parlamentare (8 ag. 1920) avviata dai radicali per l'estensione del sistema proporzionale nelle consultazioni amministrative in luogo del maggioritario, per consentire - sostennero il F. e M. Ruini - il rinnovo delle amministrazioni locali, stava a significare quanto profondo fosse l'impegno del F. perché fossero rispettate le scadenze elettorali di quei comuni e province tanto importanti nei programmi radicali di riordinamento delle istituzioni.
Rieletto nelle politiche del maggio 1921 nella lista "democratica sociale" (con democratici costituzionali, combattenti e socialriformisti), il F. fu autore, insieme con D. Tripepi e A. Marracino, di una interpellanza parlamentare (4 genn. 1922) sul dissesto della Banca italiana di sconto; il 20 genn. 1922 fu nominato membro della commissione parlamentare incaricata di studiare le ragioni del dissesto e di formulare proposte. Il 1° febbraio la commissione espresse una valutazione nettamente negativa della politica bancaria del governo assumendosi, quindi, la responsabilità di far cadere il gabinetto Bonomi.
Nella primavera del 1922, chiamato a far parte del primo e secondo governo Facta, subentrando a G.A. Colonna di Cesarò nel dicastero delle Poste e telegrafi, la sua attività fu orientata soprattutto al controllo della spesa e al governo della complessa questione del personale.
Un'inchiesta condotta nell'estate del 1922, che portò allo scioglimento del consiglio centrale dell'Unione edilizia e dei consigli speciali di Messina, mise anche in evidenza la volontà del F. "di riappropriarsi degli strumenti gestionali e di controllo dell'attività edilizia in vista del preannunciato rilancio degli investimenti pubblici nelle zone terremotate", avallato, oltretutto, da voci che attribuivano a Ludovico un'eventuale presidenza della ricostituenda Unione (Barone, Egemonie…, p. 366).
Il crescente clima di violenza creato in tutto il Paese dal movimento fascista costrinse anche i demosociali a prendere una posizione politicamente più chiara: il F. e De Vito proposero prima a L. Facta e al ministro dell'interno P. Taddei, poi all'intero Consiglio dei ministri, di procedere a una consultazione elettorale anticipata affinché fossero rappresentati in parlamento gli effettivi rapporti di forza ormai presenti nel paese. La proposta, però, non fu accolta per l'opposizione dei popolari e dei giolittiani presenti nel ministero. Nel giugno del 1924 la Democrazia sociale, dopo la scomparsa di Matteotti, aderì alla secessione dell'Aventino e il 9 nov. 1926 gli otto deputati del gruppo, tra cui il F., decaddero dal mandato parlamentare con deliberazione della Camera.
Dopo il 1927 il F., sottoposto a controllo da parte della polizia politica, continuò a esercitare la professione forense in ambito sia civilistico sia penale nei tribunali di Roma, Palermo e Messina.
Morì a Roma l'11 ott. 1930.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centr. dello Stato, Min. dell'Interno, Div. gen. di Pubblica Sicurezza, Polizia politica, f. 537; Ibid., Casellario politico centr., 1927-30, ad nomen; G. Cerrito, I periodici di Messina. Bibliografia e storia, Messina 1961, ad Indicem; G. Barone, Sull'uso capitalistico del terremoto: blocco urbano e ricostruzione edilizia a Messina durante il fascismo, in Storia urbana, VI (1982), 19, pp. 47-104 passim; Id., Egemonie urbane e potere locale (1882-1913), in Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, La Sicilia, Torino 1987, ad Indicem; L. D'Angelo, La democrazia radicale tra la prima guerra mondiale e il fascismo, Roma 1990, ad Indicem; Storia del Parlamento italiano, XII, Palermo 1967, ad Indicem.