FREZZA, Luigi
Nacque a Civita Lavinia, l'odierna Lanuvio, presso Velletri, il 27 maggio 1783 da Giovanni Felice e da Caterina Auconi, in una famiglia agiata.
Nel febbraio del 1798, dopo l'occupazione delle truppe francesi e un episodio di sanfedismo, Civita Lavinia fu costretta a darsi istituzioni repubblicane e il padre del F. fu tra quei magistrati che tentarono di risparmiare gravi conseguenze alla comunità senza però riuscire a scongiurare l'imposizione di una forte taglia.
Il F. compì gli studi nell'Archiginnasio di Roma e poi all'università Gregoriana, dove si laureò in diritto canonico e civile segnalandosi per la profondità della sua preparazione. Della stima che presto lo circondò fu prova l'accoglimento, nel 1805, della sua candidatura a membro dell'Accademia di religione cattolica, un istituto che selezionava solo elementi di grande levatura intellettuale e di piena affidabilità; sicché il F. era già qualificato come personaggio di spicco quando l'11 giugno 1808 venne ordinato sacerdote, ed era perciò giustificata la scelta di affidargli la guida del Collegio Romano in sostituzione del card. B. Pacca.
Sin da allora era evidente che il F., uomo di studi inserito in un organismo preposto alla formazione del clero, difficilmente si sarebbe adattato a compiti pastorali. Egli poteva più vantaggiosamente venire utilizzato come uomo di Curia particolarmente versato nel settore delicatissimo del contenzioso con le autorità laiche, oltre che come esperto di scienze sacre e diritto canonico.
Il primo ad accorgersi di queste qualità fu Pio VII che il 27 sett. 1817 lo nominò consultore di Propaganda Fide; ma chi impresse una decisa accelerazione alla sua carriera fu Leone XII che dapprima lo nominò cameriere segreto partecipante, poi lo inserì nel Collegio teologico dell'università romana e quindi gli affidò l'incarico di consultore delle congregazioni dell'Indice e degli Affari ecclesiastici straordinari (17 giugno 1826). Il F. si abituò così a trattare problemi dottrinali, disciplinari e politici di grande delicatezza, impostando l'analisi preliminare delle questioni che erano via via sottoposte all'esame delle congregazioni e fornendo pareri sempre più accreditati sulla loro possibile soluzione: un lavoro oscuro ma di fondamentale importanza per la Chiesa romana.
Il prestigio del F. ne uscì accresciuto e di conseguenza aumentò anche il suo peso all'interno della Curia, dove lo si considerava vicino al gruppo dei cardinali zelanti per la netta chiusura opposta a tutte le istituzioni politiche moderne e per l'avversione con cui considerava ogni ipotesi di riforma.
Consacrato vescovo il 2 ott. 1826, il F. era posto a capo della diocesi di Sezze, Terracina e Priverno. Viste le sue inclinazioni, tale promozione rappresentava per lui non l'assunzione di un magistero spirituale ma un passaggio obbligato per il raggiungimento di nuovi e più alti incarichi di tipo burocratico; la permanenza a Terracina durò, infatti, due anni e non lasciò altri segni all'infuori di un tentativo di ridare vigore al seminario di Sezze migliorando la qualità dell'insegnamento; poi, accogliendo la sua proposta di rinunzia per motivi di salute nel concistoro del 15 nov. 1828 Leone XII lo trasferiva al titolo di arcivescovo di Calcedonia in partibus infidelium richiamandolo a Roma.
Segretario del tribunale del Vicario a partire dal 9 ott. 1828, il F. veniva ora precisando le sue funzioni di custode dell'ortodossia denotando una severità e un'inflessibilità che volevano essere la risposta più decisa a quanti vedevano nel mantenimento del potere temporale non una garanzia di indipendenza della Chiesa ma un limite all'esercizio della sua sovranità spirituale. Era infatti forte in lui il convincimento che la Restaurazione avesse assegnato allo Stato pontificio un posto tra le potenze e che di conseguenza la Chiesa dovesse puntare a consolidare il suo peso politico nel mondo per essere messa in condizione di svolgere meglio la sua missione evangelizzatrice; questa era a suo parere anche la via per contrastare il passo alla riforma protestante e ribadire la vocazione universalistica del Papato.
Alla luce di queste premesse si comprende bene l'azione che il F. dispiegò come segretario della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, incarico di cui fu investito dal 15 dic. 1828.
Istituita da Pio VII nel 1814, la congregazione si era attenuta per molti anni alle funzioni che le erano state attribuite in origine e aveva esercitato agli inizi della Restaurazione. Nell'interpretazione attivistica che ne diede il F. negli otto anni che resse la segreteria, la congregazione dilatò le proprie competenze fino a configurarsi come una specie di supergoverno della Chiesa: fu cioè con il F. che le vaste attribuzione istituzionali della congregazione (esame dei conflitti tra Chiesa e Stato in fatto di legislazione civile, nomine e giuramenti dei vescovi, questioni attinenti alla giurisdizione ecclesiastica e alla libertà del clero, presenza dei religiosi nell'insegnamento) si definirono e si concretizzarono in modo da conferire al segretario, che teoricamente aveva solo il compito di istruire le pratiche e di proporre ai membri della congregazione la sua ipotesi di soluzione, poteri decisionali che, derivando dal rapporto diretto con il pontefice, risultavano autonomi rispetto a una segreteria di Stato ridotta spesso a organo puramente esecutivo.
Tutto ciò si verificò non tanto durante il breve pontificato di Pio VIII, quando si presentò il nodo dell'avvento degli Orléans sul trono di Francia e del riconoscimento di Luigi Filippo (in quell'occasione Pio VIII si impose al F., che consigliava di tergiversare, e riconobbe Luigi Filippo con una rapidità inconsueta per Roma), quanto nei primi sei anni di regno di Gregorio XVI e in coincidenza con la strategia antiliberale che questo papa non aveva esitato a lanciare appena salito sul trono. L'intesa fra i due fu immediata: ogni lunedì Gregorio XVI riceveva il F. e lo consultava sulle scelte da compiere e sulle iniziative da prendere; la confidenza giunse al punto che il papa si recò tre volte in visita a Civita Lavinia e sostò nella casa di famiglia del Frezza. È difficile dire se questi si limitasse a fare suo il punto di vista del papa o se invece, come è più probabile, partecipasse anche lui all'elaborazione della politica di totale chiusura verso il mondo moderno abbracciata a Roma dopo la rivoluzione del 1831. Certo è che tra il 1831 e il 1836 il F. acquistò un notevole ascendente sul papa e con le sue relazioni e i suoi pareri orientò significativamente le scelte della S. Sede, che si trattasse di parare gli attacchi del radicalismo svizzero alle istituzioni ecclesiastiche operanti nella Confederazione elvetica o di riconoscere gli Stati dell'America latina nati dalla lotta d'emancipazione contro la Spagna; che fossero sul tappeto questioni dottrinali e teologiche o che invece si dovesse fronteggiare l'ondata anticlericale scatenata dai conflitti dinastici nella penisola iberica. Sempre, in tali circostanze, il F. tenne fede alla sua fama di uomo rigido quando non del tutto incapace di duttilità; più di una volta però commise l'errore di personalizzare i problemi ponendosi in urto con i nunzi (avvenne così con F. Tiberi e con F. De Angelis che rappresentavano il papa rispettivamente in Spagna e in Svizzera), al punto da creare parecchi imbarazzi al segretario di Stato T. Bernetti. Ciò che restò veramente del suo impegno fu il potenziamento della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari che, proprio per la centralità acquisita all'interno del sistema di potere pontificio, si vide dotata di un personale più qualificato, di mezzi più consistenti e di un sottosegretario capace di alleggerire con la sua preparazione in diritto canonico il delicato lavoro di ricerca dei precedenti storico-giuridici di cui fino ad allora era stato gravato il Frezza.
Creato cardinale in pectore il 23 giugno 1834, il F. fu pubblicato l'11 luglio 1836. Con il conferimento della porpora cessava le sue funzioni di segretario degli Affari ecclesiastici straordinari ma restava, e anzi risultava accresciuta, la partecipazione alla vita di Curia come membro di altre congregazioni, quali la Concistoriale e quella dell'Indice. Nel 1835, con la procedura prevista per i "soggetti di straordinaria reputazione" (Piolanti, p. 57) era stato cooptato ai vertici dell'Accademia di religione cattolica. Lo aspettavano probabilmente una carriera in posizioni di maggiore autorevolezza quando, improvvisa, sopraggiunse la morte, avvenuta a Roma il 14 ott. 1837 forse per il colera che in quei giorni mieteva vittime in tutta la città. La salma del F. fu tumulata a S. Onofrio.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Spoglio dei cardinali, busta Frezza (poco utile). Per la biografia: G. Moroni, Diz. d'erudiz. stor.-ecclesiastica, XXVII, pp. 242 ss. e Indici, III, ad nomen; e il più completo lavoro d'insieme sul F. di L. Pásztor in Dict. d'hist. et géogr. ecclés., XIX, Paris 1981; a questo stesso studioso si deve l'articolo La Congreg. degli Affari eccl. straord. tra il 1814 e il 1850, in Arch. historiae pontificiae, VI (1960), pp. 268-282; pochi documenti relativi al F. in P. Savio, Devoz. di mgr. A. Turchi alla S. Sede…, Roma 1938, ad Indicem; J.-P. Martin, La nonciature de Paris et les affaires eccl. de France sous le règne de Louis Philippe, Paris 1949, pp. 18 s., 39 ss.; E. Piscitelli, Stato e Chiesa sotto la monarchia di luglio, Roma 1950, ad Indicem; E. Morelli, La politica estera di T. Bernetti, Roma 1953, ad Indicem; A. Simon, Docc. relatifs à la nonciature de Bruxelles (1834-1838), Bruxelles-Rome 1958, ad Indicem; P. de Leturia, Relaciones entre la S. Sedee Hispanoamerica 1493-1835, III, Appendices…, Roma-Caracas 1960, ad Indicem; Le relaz. dipl. fra lo Stato pontif. e la Francia, s. 2, 1830-1848, I, a cura di G. Procacci, Roma 1962, ad Indicem; G. Monsagrati, Verso il Sonderbund: i rapporti tra Svizzera e Stato pontif. dopo la rivoluzione del 1830-1831, in Atti del II Convegno interregionale di storia del Risorgimento, Viterbo 1983, pp. 143 ss., 150 ss. Qualche cenno sulla presenza del F. nell'Accademia di religione cattolica in G. Pignatelli, Aspetti della propaganda catt. a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, ad Indicem, e in A. Piolanti, L'Accademia di religione cattolica…, Città del Vaticano 1977, adIndicem. I dati sulla carriera ecclesiastica del F. si ricavano da R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VII, Patavii 1968, ad Indicem. Per le vicende familiari nel 1798 si veda A. Galieti, Episodi storici lanuvini-veliterni degli anni 1798-1799 con documenti, estr. dal Boll. dell'Assoc. veliterna di archeol. storia ed arte, VI (1931).