FONTANA RUSSO, Luigi
Nacque a Trapani il 15 genn. 1868 da Giuseppe Fontana e da Giovanna Russo. Laureatosi in giurisprudenza nel 1890, iniziò a lavorare nell'amministrazione finanziaria dello Stato nel 1892. Dopo aver insegnato per sei anni legislazione doganale negli istituti tecnici, nel 1907 ottenne la nomina a professore straordinario di politica commerciale e legislazione doganale presso il nuovissimo Istituto superiore di studi commerciali di Roma. Nel 1911 divenne titolare di quella stessa cattedra, proprio mentre si batteva affinché l'istituto ricevesse in sede parlamentare un assetto giuridico, finanziario e didattico adeguato all'importanza del servizio che esso era chiamato a svolgere.
La profonda convinzione che questo genere di istituti - ormai numerosi in Italia - fosse indispensabile per assecondare, con la formazione di una classe dirigente capace e tecnicamente preparata, lo sviluppo economico e commerciale dell'Italia aveva infatti portato il F. a esercitare tutta la sua influenza sull'amico F.S. Nitti, all'epoca ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, perché si giungesse presto a un loro pieno riconoscimento giuridico. Soprattutto egli si adoperò per inserire nel programma ministeriale di studi un corso biennale di economia applicata e l'insegnamento autonomo di politica commerciale e doganale. Fu da quel momento che, anche per merito del F. e della sua intensa attività scientifica, quella parte dell'economia politica relativa all'intervento dello Stato nei problemi economici assunse la dignità e la fisionomia di una disciplina autonoma. Dal 1913 al 1919 fu chiamato a dirigere l'istituto, grazie alla stima e al rispetto di cui godeva fra i colleghi - tra i quali erano R. Benini, M. Pantaleoni, G. Mortara, E. Barone, R. Bachi - che sostennero tale nomina.
Nei primi quindici anni di insegnamento il F. si dedicò essenzialmente allo studio della materia commerciale e doganale, suo primo interesse e fulcro delle opere principali di questo periodo, fra le quali vanno ricordate: Finanze e dogane (in Giornale degli economisti, XII [1897], pp. 207-231); Le ultime vicende del commercio e della politica commerciale inglese (Roma 1898); L'opera del principe di Bismarck nella politica doganale della Germania (ibid. 1899); I trattati di commercio e l'economia nazzionale (ibid. 1902); Emigrazione di uomini ed esportazione di merci (ibid. 1906); Trattato di politica commerciale (Milano 1907, trad. in francese e in tedesco); Fatti e tendenze della politica commerciale italiana (Roma 1914).
Il F. tentò in questi scritti una prima sistematizzazione del pensiero moderno in materia di politica commerciale. I trattati di commercio internazionali, da lui considerati come uno degli strumenti più efficaci per il consolidamento delle relazioni fra paesi diversi, ne costituiscono il tema ricorrente o addirittura, come nel caso del Trattato di politica commerciale, l'oggetto esclusivo di indagine. Proprio il Trattato, che meritò una lusinghiera prefazione di L. Luzzatti, valente economista ed esperto di questo genere di negoziati, portò il F. all'attenzione, pur non sempre concorde, dei maggiori studiosi dell'epoca.
Nel 1923 l'insegnamento di politica commerciale e doganale mutò nome e assunse quello attuale di politica economica. E F. estese dunque il campo - già abbastanza vasto - delle sue riflessioni, fino a toccare tutti gli aspetti in cui può estrinsecarsi l'azione economica dello Stato. A testimonianza della sua capacità di addentrarsi nell'esame di complesse tematiche per fornirne un quadro il più possibile esauriente resta il fortunato Corso di politica economica generale e corporativa (Roma 1935; ultima ed. 1942), più volte riveduto, ampliato e aggiornato.
L'aspetto più interessante del Corso è costituito senz'altro dalla brillante e lucida analisi dei rapporti fra il pensiero economico, considerato nella sua astrazione dottrinale, e la concreta azione politica dello Stato. Senza ipocrisie, e con la consueta chiarezza espositiva, il F. indica nella mancanza di coordinazione temporale fra pensiero e azione l'origine delle incongruenze spesso occorse nella vita economica degli Stati moderni. Affinché non si cada ancora nei medesimi errori e ritardi che caratterizzarono le riforme liberiste inglesi, cui fu dato corso solo quaranta anni dopo che Adam. Smith ne aveva dimostrato la necessità, egli si augura che agli schemi teorici elaborati dagli economisti si accompagnino sempre più spesso suggerimenti operativi, tali da rendere tempestiva ed efficace l'azione governativa.
Lontano dalle diatribe che in ogni disciplina separano i seguaci di correnti diverse, il F. rifiutò sempre di disegnare i confini di una velleitaria teoria della politica economica, preferendo la via dell'indagine concreta, di cui avvertiva l'urgenza nel mentre scorgeva l'ampiezza del ramo del sapere in cui si era inoltrato.
L'aderenza alla realtà, che emerge limpida nei suoi scritti, era alimentata anche dalla sua vasta esperienza: dapprima in carica quale funzionario dell'amministrazione statale, poi presidente della Banca generale ed esponente di istituzioni finanziarie e creditizie, infine organizzatore e dirigente della Federazione degli armatori italiani. Fu attento all'aspetto etico delle questioni di politica economica, in quanto tale disciplina assegna allo Stato il compito di conseguire obiettivi di natura sociale non meno che economica. A questo principio si ispirò nella sua feconda attività di pubblicista, sia come collaboratore del Messaggero e del Secolo XIX sia come fondatore e direttore (1909-1930) del settimanale Finanza italiana. Nel 1938 lasciò l'insegnamento per motivi di età e fu nominato professore emerito.
Il F. morì a Roma il 5 febbr. 1953.
Oltre agli studi già menzionati, si ricordano: La produzione laniera e i dazi di esportazione, Roma 1896; I trattati di commercio con la Russia e l'esportazione degli agrumi, ibid. 1898; Commercio, importanza economica e legislazione doganale, Milano 1899; L'industria dello zucchero: commercio, importanza economica e legislazione doganale, Roma 1899; Le ultime vicende del commercio e della politica commerciale italiana, ibid. 1900; Trattati di commercio e traffico internazionale, ibid. 1901; La politica commerciale nell'attuale momento economico, ibid. 1902; Le Trust maritime de l'Italie, ibid. 1908; Il compromesso austro-ungarico e i suoi problemi economico-doganali, ibid. 1908; Il protezionismo marittimo di oggi, ibid. 1909; Lezioni di politica economica, raccolte da G. Battista, ibid. 1933; La marina mercantile e i suoi problemi economici: i fondi di stabilizzazione dei cambi, ibid. 1939; La politique du capital, ibid. 1939; Preparazione e condotta economica della guerra, ibid. 1942.
Bibl.: O. Fantini, L'opera di L. F. R. e gli orientamenti dottrinali della politica economica, in Rivista di politica economica, XLIII (1953), pp. 405-414.