FINCATI, Luigi
Nato a Vicenza il 28 febbr. 1818 da Giuseppe e da Luigia Borghi, appena tredicenne entrò nell'i.r. collegio di marina veneziano che selezionava gli ufficiali per la marina austriaca, prevalentemente gestita da personale italiano. Vi ebbe come colleghi E. e A. Bandiera, D. Chinca e F. Baldisserotto. Nel dicembre 1841 fu promosso alfiere di fregata; cinque anni dopo alfiere di vascello ordinario.
Dopo lo scoppio dell'insurrezione veneziana del marzo 1848, con il grado di tenente di fregata della marina repubblicana fu inviato, probabilmente il 24 di quel mese, a Pola, dov'era la flotta, a portare l'ordine di rientro a Venezia, nel tentativo di recuperare le navi (il precedente tentativo era fallito). Arrestato dagli Austriaci, rimase per tre mesi in carcere a Lubiana e venne poi liberato grazie a uno scambio di prigionieri. Di nuovo a Venezia con il grado di tenente di vascello, fu trasferito nell'artiglieria terrestre con l'incarico del comando del torrione di S. Erasmo a Burano.
Il cambio di arma non era dettato da necessità organizzative. Rispecchiava, invece, la volontà del governo provvisorio di allontanare dalla città un personaggio ritenuto scomodo. In un manifesto, indirizzato ai Veneziani il 26 sett. 1848, egli aveva attaccato pubblicamente la gestione della marina e messo sotto accusa gli ufficiali superiori. Convinto che la marina veneziana avrebbe potuto tener fronte a quell'austriaca, il F. incitava i dirigenti della Repubblica ad una azione risoluta che portasse al vertice della squadra navale uomini nuovi, onesti ed esperti (Marchesi, Appendice).
La volontà di D. Manin e del governo provvisorio di non attizzare gli scontri interni non permise, in quella fase, l'adozione del programma indicato dal F. il quale, per conto suo, non rinunciava a propagandare le proprie convinzioni. Lasciato il torrione di Burano e rientrato in citta, nell'aprile del 1849 indirizzava una lettera al Manin nella quale, oltre a ribadire l'importanza della flotta per Venezia assediata, criticava il governo per non aver impostato un serio programma di armamento navale. Alla lettera era allegato un documento, firmato da altri ufficiali, con il quale si chiedeva la nomina di una commissione con pieni poteri e l'armamento di 40 trabaccoli e 20 bragozzi.
Pressato dagli avvenimenti esterni il nuovo Triumvirato al potere accettava la proposta, probabilmente in ritardo rispetto alla situazione e, il 3 agosto, il triumviro N. Tommaseo richiamava la flotta ad un impegno più concreto per la città affamata. Questa sortita irritava proprio quegli uomini, ora ai vertici gerarchici, che sin dall'anno precedente si erano battuti a favore dell'azione riformatrice. Il F. replicava, attraverso un manifesto, accusando i precedenti comandanti e giustificando gli indugi con l'impossibilità di sanare rapidamente i guasti. Al di là della querelle resta il fatto che il contributo della marina nella difesa della Repubblica veneziana fu quasi nullo.
Con il ritorno degli Austriaci, bandito dal Lombardo-Veneto, con i beni personali posti sotto sequestro, il F. riparò nel Regno di Sardegna e si stabilì, con la moglie Giulia Ernilia Rubbi, a Savona. In questo periodo si dedicò a lavori d'ingegneria e agli studi militari.
Nel 1859 la marina sarda lo chiamò in servizio. Col grado di luogotenente di vascello si imbarcò sulla "Carlo Alberto" e prese parte alle fasi salienti degli avvenimenti che nel corso di un biennio portarono all'Unità italiana, ottenendo due medaglie d'argento e il cavalierato dell'Ordine militare di Savoia per il blocco e l'assedio alla fortezza di Gaeta.
Nella nuova marina italiana, lacerata dai contrasti tra ufficiali di diversa provenienza regionale, il cammino del F. fu sicuro. Dal 1864 al maggio 1866, con l'incarico di ispettore per le costruzioni navali, fu inviato in Francia per controllare i lavori commissionati all'industria transalpina. Rimpatriato alla vigilia della nuova guerra, col grado di capitano di fregata di 1 classe, comandò la corazzata "Varese" a Lissa, nella sconfitta che portò sotto processo l'ammiraglio C. Persano. Il F. pubblicò l'opuscolo anonimo Ancona e Lissa (Ancona 1866); opuscolo che sostenne l'accusa di inettitudine del comandante l'armata.
Nel gennaio del 1869 divenne capitano di vascello di II classe; cinque anni dopo di I classe; il 27 ott. 1877 contrammiraglio e membro del Consiglio superiore di marina. Tra il 1879 e il 1881 comandò la 2a divisione della squadra permanente, partecipando alla dimostrazione navale delle flotte delle potenze europee contro la Turchia, accusata di non rispettare alcuni dettati del trattato di Berlino del 1878.
Dal maggio del 1883 il F. diresse l'Accademia navale di Livorno, fondata due anni prima per unificare la preparazione degli ufficiali ed eliminare le rivalità alimentate dalla presenza di più centri formativi regionali.
Nel ruolo di educatore elaborò un regolamento di disciplina interno sperimentale e fortemente innovativo per l'epoca. Puntando a formare ufficiali che accettassero spontaneamente la gerarchia, capaci allo stesso tempo di indipendenza di carattere e di un alto senso della dignità personale, egli abolì le tradizionali sanzioni limitanti le libertà individuali. Anticipatore di temi che saranno sollevati all'inizio del nuovo secolo da un movimento di ufficiali dell'esercito, i "modernisti", il F. pagò la sua innovazione con la rimozione dall'incarico (settembre 1884), voluta dal ministero preoccupato per alcuni casi di indisciplina verificatisi.
Nominato Presidente della commissione del materiale da guerra, diventò viceammiraglio il 25 genn. 1885, ottenendo, due anni dopo, la posizione ausiliaria per una malattia agli occhi.
Parallelamente alla carriera militare, il F. si dedicò alla vita politica. Alle prime elezioni nei territori veneti, il 25 nov. 1866, venne eletto alla Camera, battendo l'avv. R. Caldini, nel collegio di Valdagno. Per lo stesso collegio risultò eletto nella X, XI e XII legislatura.
Alla Camera si schierò a destra, occupandosi prevalentemente di questioni navali e non peritandosi di evitare scontri con il governo. Fu relatore sul bilancio della marina nel maggio 1874; l'anno seguente, nella tornata del 2 marzo 1875, discutendo lo stato di prima previsione delle spese del dicastero, criticò (con un motivato intervento che accompagnò con la presentazione di un ordine del giorno che ne riproduceva gli assunti) la conduzione del complesso dei servizi sottolineando la mancanza di chiari indirizzi di politica navale.
Contestato e respinto dal ministro della Marina S. di Saint-Bon, il discorso del F. ottenne l'assenso di Depretis e di Crispi, di quei settori della Sinistra parlamentare che si apprestavano a conquistare il governo del paese per esercitare una guida più dinamica e intraprendente.
Con le elezioni del 1876 l'esperienza parlamentare del F. ebbe termine. Sconfitto da G. Marzotto nel collegio di Valdagno, fu battuto anche l'anno successivo, in una elezione suppletiva, nel collegio di Castelfranco Veneto proprio dal Saint-Bon. Presentatosi per la XIV legislatura a Venezia (maggio 1880), fu nuovamente battuto, questa volta dal generale E. Matti. Due anni dopo, nelle prime elezioni con scrutinio di lista, ottenne un buon successo personale, ma la sua lista rimase sconfitta.
Nel maggio del 1881 il suo nome fu posto tra i candidati per il dicastero della Marina nel nuovo gabinetto che Depretis stava approntando. Divenne poi ministro F. Acton. Conclusa la carriera politica e, nel 1887, quella militare, il F. si ritirò nei pressi di Vicenza.
Morì a Venezia il 29 apr. 1893.
Del F. va anche ricordata una modesta attività pubblicistica, quasi interamente centrata sulla storia della marineria. Compilò, tra l'altro, un Dizionario di marina francese-italiano e italiano-francese (Genova 1870) e un Vocabolario nautico inglese-italiano e italiano-inglese (Roma 1877).
Fonti e Bibl.: Le biografie più complete sul F. sono: Nino (pseud.), Il viceammiraglio L. F., in Illustr. milit. ital., 1° luglio 1893, p. 39 e A. Ciscato, Commemorazione dell'ammiraglio L. F., Vicenza 1897 (dubbie le notizie sugli anni 1846-48 alle pp. 7 s.). Tra i repertori biografici citiamo: T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 465; Enciclopedia militare, III, p. 742; Dizionario del Risorg., III, pp. 92 ss. Per le vicende del F. durante Repubblica veneziana del 1848-49 cfr. V. Marchesi, Storia documentata della rivoluzione e della difesa di Venezia..., Venezia 1913, ad Indicem (che cita ampiamente le "Memorie inedite dettate" dal F., cfr. p. 115 n. 1; di particolare interesse gli allegati in Appendice: docc. XXIII, XXXVIII, XXXIX) e A. Zorzi, Marinai sotto altre bandiere, in Storia di Venezia, Temi, Il mare, a cura di A. Tenenti - U. Tucci, Roma 1991, pp. 574 S. Relativamente al periodo in cui il F. resse il comando dell'Accademia navale di Livorno cfr. la R. Accademia navale 1881-1931, Livorno 1931. Sulle elezioni e i risultati ottenuti dal F. cfr. Atti Parlamentari, Indice generale 1848-1897, II, Le elezioni al Parlamento subalpino e al Parlamento italiano (Storia dei collegi elettorali dalle elezioni generali del 17-27 apr. 1848 a quelle del 21-28 marzo 1897), Roma 1898, relativamente ai collegi citati nel testo. Per la possibile candidatura del F. al dicastero della Marina, D. Farini, Diario di fine secolo (1896-1899), II, a cura di E. Morelli, Roma 1961, p. 1253.