FERRARI, Luigi
Nacque a Venezia il 21 giugno 1810 da Bartolomeo, scultore. Alunno di L. Zandomeneghi presso l'Accademia di belle arti di Venezia, all'età di undici anni espose il suo primo saggio scolastico raffigurante la Testa della Vergine in marmo (Atti dell'Accademia di belle arti di Venezia, Venezia 1821). Allievo precoce e di talento, nel 1822 si aggiudicò il primo premio in accessit per la scuola di scultura col modello della testa (ibid., 1822, p. 96) e due anni dopo lo vinse di nuovo con una Testa del Redentore (ibid., 1824, p. 73). Anche nel 1826 ricevette il primo premio per l'invenzione il primo in accessit per il nudo aggruppato, il primo in pari grado per il nudo semplice (ibid., 1826, p. 56).
Ancora molto giovane, nel 1831, espose alla mostra temporanea dell'Accademia di belle arti di Venezia il gruppo in scagliola Piramo e Tisbe (Gazzetta privilegiata di Venezia, 1831, n. 181) dal titolo rivelatore di un gusto accademico tardoneoclassico. Nel 1834 realizzò la prima commissione pubblica (ibid., 1834, n. 245): una statua per la chiesa del Ss. Nome di Gesù a Venezia. Due anni dopo eseguì la sua prima commissione privata, un'erma del Marchese Manfredini per la pia casa di pubblica beneficenza di Padova (P. Chevalier, in Il Gondoliere, 1836, n. 27, p. 107).
Nel 1837 il F. ebbe un grande successo all'Esposizione annuale di Brera, dove inviò il gruppo in gesso Laocoonte e i suoi figli, presentato anche a Venezia l'anno successivo. La novità dell'opera, che consiste nella rappresentazione esplicita e realistica dello straziante dolore paterno di Laocoonte di fronte ai figlioletti morenti, contrapposto al composto ritegno del Laocoonte dei Musei Vaticani, è confermata dai numerosi articoli pubblicati in quell'occasione (Il Gondoliere, 1837, n. 22, pp. 349 s.; Gazzetta priv. di Venezia, 1837, n. 107, Gazzetta priv. di Milano, 1837, n. 142, p. 357). La realizzazione in marino del gruppo, eseguita in dimensioni ridotte rispetto al modello, fu commissionata dal conte P. Tosio di Brescia, cui fu consegnata nel 1853 (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo). Uguale successo ebbe un'altra opera, presentata all'esposizione braidense del 1838, raffigurante la Malinconia (oggi dispersa) commissionatagli dal marchese A. Uboldo di Milano. L'opera, documentata da un'incisione (Album. Esposizione di belle arti a Milano, Milano 1838, II, p. 83), convalidava il distacco dello scultore dall'accademismo delle prime prove ed il confronto con tematiche "romantiche" di suggestione letteraria, sperimentate da pittori di successo come N. Schiavoni e F. Hayez.
Nel 1840 erano pronti i modelli di alcune statue successivamente realizzate in marino (G. Podestà, in Gazzetta priv. di Venezia, 1840, n. 186, p. 741): una Bambina che legge, commissionata dalla contessa Mazzucchelli di Brescia; Davide e Golia da Treves de' Bonfili (Venezia, palazzo Treves); un bassorilievo per la tomba della principessa Jablonowska (Padova, basilica di S. Antonio, altare di S. Stanislao); il modello per il monumento al medico ed erudito F. Aglietti (un busto della medesima persona, sempre del F., è oggi a Venezia presso l'Ateneo veneto); Endimione accarezzante un cane, per la contessa Erizzo Maffei.
Alla mostra annuale dell'Accademia di Venezia del 1843 presentò Ilmarito che prega all'amata consorte (Gazzetta priv. di Venezia, 1843, n. 188, p. 754), rilievo funerario realizzato per il conte Medin e collocato nel cimitero di Venezia. Nel 1846 eseguì un'altra opera di grande successo, la Vergine, riprodotta in un'incisione donata ai soci dell'Accademia di Venezia (cfr. A. Zanetti ibid., 1846, n. 162, p. 663; n. 206, p. 840).
Durante i moti rivoluzionari del 1848 il F. abbandonò l'attività artistica e venne eletto all'Assemblea dei deputati della provincia di Venezia, mentre l'anno dopo divenne membro dell'Assemblea legislativa. Al ritorno degli Austriaci, per tramite di P. Selvatico, segretario perpetuo dell'Accademia di belle arti di Venezia, gli venne assegnata nel 1850 la supplenza della cattedra di scultura, contro le aspettative di gran parte degli accademici che attendevano la nomina di Pietro Zandomeneghi, figlio di Luigi. Il 14 settembre 1851 il F. venne nominato dal governatore J. Radetzky professore effettivo, titolo che tenne sino al 1890 (D. Fadiga, Commemorazione del prof. L. F., in Atti della R. Accademia e del R. Istituto di belle arti in Venezia nell'anno 1894. Venezia 1912, p. 26). Accettata la cattedra, tuttavia, rifiutò di eseguire una statua in ricordo della vittoria dell'Austria, dopo l'assedio sostenuto dai Veneziani nel 1849, che gli era stata commissionata dal conte Fr. Thun-Hohenstein, consigliere aulico e relatore per le accademie imperiali al ministero della Pubblica Istruzione.
In questi anni ricevette, comunque, molte commissioni pubbliche: eseguì due statue per l'altare maggiore della chiesa di S. Silvestro a Venezia, cui O. Occioni dedicò alcuni versi nella Gazzetta di Venezia (1851, n. 199, p. 793). Nel 1856, su richiesta dell'imperatore d'Austria, realizzò il modello, ora disperso, per un monumento a Marco Polo, non realizzato. Nel 1862 ultimò le figure allegoriche dell'Agricoltura e dell'Industria per la stazione ferroviaria di Padova (V. Mikelli, Due statuedel professore L. F., in Gazz. uff. di Venezia, 1862, n. 270, p. 1079); nel 1869 realizzò le sculture raffiguranti S. Vito martire e S. Michele arcangelo perla chiesa di Vito d'Asio in Friuli (Matscheg, 1869) e ultimò le due statue con la Musica e la Drammatica per il teatro Imperiale di Vienna (V. Mikelli, in Gazzetta diVenezia, 1869, n. 59, pp. 225 s.). Nel 1873 portò a termine l'unico monumento della sua vasta produzione, a Pietro Paleocapa, collocato nel campo S. Stefano di Venezia e oggi presso i giardini comunali Papadopoli (P. Molmenti, Guida artistica e storica diVenezia, Venezia 1881, p. 458). Nel 1885 scolpì il gruppo Il doge Francesco Foscartinginocchiato dinnanzi alLeone andante perla porta della Carta in palazzo ducale, ricostruzione dei gruppo scultoreo andato distrutto nel 1797.
Oltre alla cattedra di scultura all'Accademia di Venezia, il F. fu direttore dell'Istituto accademico dal 1879 al 1886 e professore onorario dal 1879 al 1892; fu inoltre cavaliere dell'Ordine di Francesco Giuseppe, socio della Pontificia Accademia di S. Luca, della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon di Roma, delle accademie di belle arti, di Bologna, Milano e Filadelfia, e commendatore della Corona d'Italia.
Morì a Venezia il 13 maggio 1894.
Artista legato per la gran parte delle opere ad un accademismo di matrice neoclassica, nella produzione degli anni Trenta, con Il Laocoonte e la Malinconia, si rivelò incline ad una scultura più naturalistica ed aggiornata al gusto romantico di quegli anni. Attenti critici come G. Rovani (1874) C C. Boito (1877) avvertirono questa conflittualità fra tensioni stilistiche innovative e anticlassiche e persistenze accademiche, legate, secondo Boito, ai condizionamenti del provinciale ambiente veneziano.
Delle molte altre opere citate dalle fonti si ricordano: S. Matteo, Venezia, S. Maria dei Derelitti o dell'Ospedaletto; altorilievi con Episodi dell'Odissea, Padova, palazzo Papafava; Ritratto di Francesco Giuseppe I, Roma, Museo nazionale del Risorgimento; busti di Galilei e Paruta, Venezia, palazzo ducale; busto di Guglielmo Pepe, Venezia, Museo Correr; Immacolata Concezione, Vigodarzere (Padova), villa di Saonara, conti Cittadella; Angelo della Resurrezione, Trieste, cimitero, tomba Reyer; Angelo, Venezia, cimitero, tomba Papadopoli; Angelo della carità, Verona, cimitero.
Risultano disperse le opere: Un giovane che prega; La Taglioni che balla; Due fanciulle che intrecciano corone; Innocenza.
Fonti e Bibl.: Necr., in Gazzetta di Venezia, 14 e 16 maggio 1894; L'Illustrazione ital., 20 maggio 1894, p. 319; L. Torelli, Del Laocoonte, in Ricoglitore ital. e straniero, IV (1837), pp. 679-685; Bertoncelli, Una visita allo studio dello scultore sig. L. F., in Gazzetta priv. di Venezia, 1838, n. 197, p. 785; Progetto di associazione per l'esecuzione in marmo di Carrara ... del gruppo colossale del Laocoonte dello scultore L. F., Venezia 1844; L. Lechi, Del Laocoonte Tosio, Brescia 1856; G. Vaperau, Dict. universel des contemporains, Paris 1858, p. 660; A. Matscheg, Religione ed arte. Discorso ... letto nella solenne inaugurazione di due statue del prof. L. F...., Venezia 1869; G. Rovani, Le tre arti, Milano 1874, II, pp. 180-187; C. Boito, Pittura e scultura d'oggi, Torino 1877, pp. 136-141; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti viventi, Firenze 1889, p. 199; S. Vigezzi, La scultura ital. dell'Ottocento, Milano 1932, ad Indicem;J. Pope-Hennessy, The forgingof Italian Renaissance, in Apollo, XCIX (1974), 146, pp. 262, 267 n. 107; Paolo Tosio. Un collezionista bresciano dell'Ottocento (catal.), a cura di M. Mondini-C. Zani, Brescia 1981, p. 83; L'Ottocento di A. Maffei (catal.), a cura di M. Bolteri-B. Cinelli-F. Mazzocca, Riva del Garda 1987, pp. 146 n. 12, 174; F. Mazzocca, F. T. Arese Lucini, un mecenate milanese del Risorgimento, in Arte lombarda, LXVI (1987), 83, p. 95 n. 180; IlVeneto e l'Austria (catal.), a cura di S. Marinelli - G. Mazzariol - F. Mazzocca, Venezia 1989, pp. 71 s., 77, 111, 187 s., figg. 19, 121; V. Vicario, Gliscultori ital. dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi 1990, pp. 298 s. e ad Indicem;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., XI, p. 459.