FALLACARA, Luigi
Nacque a Bari il 13 apr. 1890 da Angelo e da Adelaide Bozzi, in una famiglia di tradizioni cattolico-liberali (il nonno, Giuseppe Bozzi, fu patriota cospiratore, condannato a lunghi anni di carcere). Nel capoluogo pugliese si svolse la sua prima formazione culturale. Dopo aver frequentato la sezione fisico-matematica dell'istituto tecnico e successivamente il liceo classico, scuola meglio rispondente ai suoi interessi, esordì a 17 anni con i venti componimenti di Primo vere (Bari 1908), di buona fattura classicheggiante carducciana-pascoliana. Seguirono l'ode saffica All'imperatore Guglielmo II per la distruzione del tempio di H. Heine eretto nell'Achilleion di Corfù (Bari 1908), Mare nostro e La canzone di Roma - queste due pubblicate rispettivamente nel 1909 e nel 1910 dalle edizioni del Gazzettino delle Puglie, di cui fu redattore capo, a Bari, nel 1911 - e Fantasie veneziane, dai "Sonetti libertini", in La Rassegna pugliese, XXVIII (1913), 2, pp. 56 s.
Nel 1912 il F. si trasferì a Firenze, iscrivendosi alla facoltà di lettere, per assecondare una vocazione già fortemente sentita (si laureò nel 1917, con una tesi su A. Rimbaud). Firenze era un vivace centro culturale che faceva capo alle riviste Lacerba e La Voce: nell'ambiente fiorentino, in via Cavour, o in certi caffè come il Giubbe Rosse o da Beppe, in via Ventisette Aprile, era facile incontrare G. Papini e G. Prezzolini, C. Sbarbaro e D. Campana, G. De Robertis, A. Soffici, G. Ungaretti e perfino R. Serra. Presentato da De Robertis a Papini, il F. collaborò a Lacerba e al suo programma di "reazione violenta contro la superstizione arcaicistica italiana", Pubblicando nel 1915 prose liriche e versi di intonazione simbolista e grottesca, futurista e cubista: La fiera di Natale (14 febbraio, n. 6, p. 45), Grottesco (17 febbraio, n. 7, p. 52), Azzurro (21 febbraio, n. 8, p. 59), Bordello (7 marzo, n. 10, p. 76), La gioia (27 marzo, n. 13, p. 99), Primavera (17 aprile, n. 16, p. 128), Gorgo (15 maggio, n. 20, p. 159).
Collaborare alla rivista dei lacerbiani Papini, Soffici, A. Palazzeschi, I. Tavolato "voleva dire - scrive lo stesso F. (cfr. Ritratti su misura, a cura di E. F. Accrocca, Venezia 1960, p. 177) - far parte dell'avanguardia letteraria; voleva dire aver letto tutti i libri, sapersi portatore di un nuovo verbo. Poi, venne la guerra, vennero le conversioni, venne il ripiegamento morale, e io, invece di stampare le illuminazioni lacerbiane, mi detti a tradurre Angela da Foligno e a scrivere la storia di una crisi religiosa in cinquanta sonetti".
Nel 1917 era stato chiamato alle armi come sottotenente. Le dolorose vicende della guerra gli provocarono una profonda crisi spirituale, raccontata più tardi nel romanzo Io sono, tu sei (in Illustrazione ticinese, [Basilea] 1932; poi Pistoia 1933, nella collana dello stesso F. "Nostro 900"). Congedato nel luglio 1919, si trasferì ad Assisi nell'ottobre 1920, insieme con la giovane moglie Antonietta Del Bianco, friulana, insegnante e sua collega di materie letterarie, sposata il 5 aprile dello stesso anno. Nella lunga dimora, nell'operoso "ritiro" di Assisi, professore incaricato di lettere all'istituto tecnico, visse una devota esperienza religiosa e poetica di misticismo francescano: "In quel periodo feci mon auguste retraite ad Assisi e il mio incontro con San Francesco fu anche la scoperta del senso metafisico di ogni vera poesia nella apertura di amore per tutte le creature" (Ritratti su misura, p. 177). La traduzione "secondo lo spirito" de Il libro delle mirabili visioni, considerazioni e istruzioni (Firenze) della beata Angela da Foligno uscì nel 1922, sollecitata e accolta da Papini nella sua collana "I libri della fede". Alle letture religiose tornerà intenzionalmente più tardi curando una propria edizione delle Laudi di Jacopone da Todi (Firenze 1955) e stendendo il capitolo su Angela da Foligno in un libretto della RAI (Torino 1950) dal titolo Mistici medievali e firmato C. Betocchi-L. Fallacara-N. Lisi. Nel clima della rinascita religiosa degli anni Venti, diventò frate del terzo ordine il 2 ott. 1921 (nella cerchia di S. Damiano; in seguito fu maestro dei novizi a Reggio Emilia) e fervido amico di Louis Le Cardonnel, sacerdote francescano e poeta mistico-simbolista, autore degli Chants d'Ombrie et de Toscane.
L'insegnamento della beata Angela, inteso a convertire il miserabile, peccaminoso stato dell'uomo nella santificazione della stessa condizione umana sul modello imitativo del maestro, del "Dio-Uomo passionato", si riflette nei 53 sonetti e nelle due brevi poesie in terzine delle Illuminazioni (Varese 1925). Nella sua introduzione alle Poesie (1914-1963) del F. il Macrì spiega esattamente il valore e gli sviluppi di questa esperienza spirituale e artistica fiorentina-europea: "Il titolo e il senso di Illuminazioni cristianizzava nel solco francescano il simbolismo maudit rimbaudiano in un fuso e coerente canzoniere personale, drammaticamente esemplato ... sul graduale iter mistico della grande seguace di S. Francesco" (p. 14).
Al quinquennio assisano seguirono, cominciando dall'ottobre 1925, otto anni emiliani, come titolare di lettere italiane e storia nell'istituto tecnico di Reggio Emilia. Le opere di questo periodo, le liriche I firmamenti terrestri (Milano 1929) e le prose I giorni incantati (Pistoia 1931, n. 1 del "Nostro 900"), allargano il loro orizzonte tematico dalla francescana contemplazione del creato ai ricordi dell'infanzia e della terra natale, agli affetti familiari, alla scoperta della natura. Nella collana "Nostro 900" il F. pubblicò tra l'altro il primo libro di Piero Bargellini, Scritti a maggio, il romanzo di Pietro Mignosi Perfetta letizia e I doni del Signore di Cesare Angelini. Appartengono ancora agli anni di Reggio Emilia, 1925-1933, i due romanzi A quindici anni (Torino 1932) e il già ricordato Io sono, tu sei.
Il primo narra la storia in gran parte autobiografica del ragazzo Lanciotto che comincia la sua educazione deviando dalla retta via, ma poi - attraverso il rifiuto della falsa mondanità borghese - ritrova la sua più vera, autentica natura, liberandosi in generose, eroiche avventure sul modello del Capitano di quindici anni di Jules Verne. L'altro romanzo, strutturalmente debole e di svolgimento troppo spesso agiografico, costruisce quattro personaggi-simbolo che rappresentano il bene e il male tra loro in conflitto: da una parte l'eroe protagonista, il "convertito" Carlo e sua sorella Janette, dall'altro la fragile Eleonora (che finisce suicida) e il nichilista Lamberto; fanno da sfondo le ideologie attivistiche, vitalistiche, praginatiste del dopoguerra, contestate nel nome di un'accettazione mistica e cristiana dell'esistenza. A Reggio Emilia scrive, dal 1929, il terzo romanzo Terra d'argento (Roma 1936), dopo un memorabile viaggio a Bari con la moglie Antonietta e la piccola figlia Ilaria; il semplice, naturale antagonismo fra i due protagonisti, i fratelli Mimi e Giacinto, l'uno scialacquatore e disonesto, l'altro laborioso e leale, viene ambientato in Puglia, tra le cristiane tradizioni della provincia meridionale e una folla vivace di personaggi umili.
Per il fattivo interessamento di Papini ottenne il trasferimento scolastico da Reggio Emilia a Firenze, dove ritornò il 18 dic. 1933, entrando a far parte, anche di persona, degli amici del Frontespizio, Bargellini, Betocchi, C. Bo e Lisi. Del Frontespizio, la rivista banco di prova per una cultura cattolica meditata e discussa nei termini dialettici di modernità e tradizione, riassunse il significato lo stesso F. nella prefazione all'antologia del periodico da lui predisposta (cfr. Il Frontespizio 1929/1938/Antologia, San Giovanni Valdarno-Roma 1961).
I collaboratori di Frontespizio sentivano la poesia alla stregua di "una realtà da cogliere e consegnare come lo splendore del vero, come una bellezza, fiore del sentimento purificato" (ibid., p. 72). Nell'ambito dell'adeguamento frontespiziano della letteratura cattolica al vasto movimento culturale europeo del dopoguerra, il F., redattore della rivista dal 1931 al 1938, precisa la propria posizione di poeta (cfr. Macrì, Prefaz., p. 12): "Fallacara era alla scoperta d'un sentimento trasparente, misura dell'anima e suo spazio, di un controluce affidato alla purezza della parola e del timbro. Perciò egli, che proveniva da Lacerba e da Rimbaud, condivise più di una delle istanze della poesia pura pur presentendone il pericoloso angelismo". Oltre a una assidua collaborazione poetica, 30 liriche, sul Frontespizio tenne dal 1934 al 1938 una rubrica di narrativa "Prose di romanzi", con recensioni e studi sul Palazzeschi delle Sorelle Materassi, M. Luzi prosatore, Bacchelli, G. Comisso, C. Alvaro, F. Mauriac. Decisamente unitarie e rappresentative del tempo di Frontespizio sono Confidenza (Genova 1935) e Poesie d'amore (con disegni di S. Angelini, Firenze 1937): due raccolte dove figurano le migliori liriche del F., Gabriella, Notte di campagna, Incinta, Felicità sorprese, Ansia d'eterno, pervase di fresca meraviglia, di pienezza vitale e memoriale che dai giorni quotidiani e dalle occasioni familiari si riversano, si espandono nell'universo popolato di creature, il lichene, il calicanto, le conchiglie, le libellule, le farfalle, i gerani, i colombi.
All'interno della rivista, la fase più propriamente ermetica resta affidata ai 17 sonetti dei Notturni (Firenze 1941); il suo incontro con l'ermetismo volle essere, almeno nelle intenzioni, una ricognizione "di contenuti più che di forme" (secondo la dichiarazione dello stesso F., in Poesia contemporanea 1909-1959, a cura di G. Spagnoletti, Parma 1959, p. 397) per conquistare una più ampia umanità accesa dall'ansia dell'assoluto, in vista di un traguardo definitivamente spirituale e religioso, con tutte le relative angoscie e le comuni tristezze.
Dal 1941 al 1950 attraversò dieci anni di silenzio. Richiamato sotto le armi nel 1941, andò a Pola "di malavoglia, dissidente dal regime" (cfr. Macrì, Studio biogr. e critico, in Poesie (1914-1963), p. 31). L'8 sett. 1943, stando nella caserma di Pistoia, rischiò di essere deportato in Germania. Ebbe la casa bombardata e i libri distrutti a Firenze il 22 marzo 1944. Dal 1945 visse isolato e staccato dal mondo nel suo atelier di pittore in via Giusti n. 9, impegnato nella nuova esperienza della pittura, ritratti e paesaggi come espressioni vitali di analogia poetica. Uscì dalla "tana" dello studio nel 1951 e riprese, sessantenne, slancio e rinnovata fiducia con le raccolte: Le poesie (Firenze 1952, una sorta di consuntivo del precedente lavoro), Residui deltempo (ibid. 1954, premio Cittadella 1955), Celeste affanno (ibid. 1956), Il mio giorno s'illumina (Padova 1957), Così parla l'estate (ibid. 1959), Il di più della vita (Quaderni del Critone, Lecce-Galatina 1961). Queste raccolte, fino alla silloge antologica Il frutto del tempo (Vicenza 1962), rispondevano all'esigenza di "penetrare nel mistero cosmico e dell'anima umana, chiedendo alla poesia i motivi sottintesi dell'esistere e del vivere" (cfr. Ritratti su misura, p. 177).
Il 30 sett. 1960 aveva lasciato la scuola per limiti di età; l'anno seguente gli veniva diagnosticato un grave male, e dal gennaio la figlia Maria Grazia lo assistette costantemente. Nel marzo 1962 consegnò il dattiloscritto del Frutto del tempo. Entrato in clinica il 1° settembre, morì a Firenze il 15 ott. 1963.
Le poesie del F. hanno avuto due edizioni: Poesie inedite, a cura di L. Fallacara e O. Macrì, Padova 1970; Poesie (1914-1963), a cura di O. Macrì, Ravenna 1986 (edizione critica delle liriche edite e di quelle inedite, con uno Studio biografico e critico e una Bibliografia della critica).
Bibl.: O. Macrì, Natura e astrazione, in Esemplari del sentimento poetico contemporaneo, Firenze 1941, pp. 141-153; C. Bo, in Nuovi studi, Firenze 1946, pp. 227-236; Orfismodi F., in Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea, Firenze 1956, pp. 219-231; G. Pozzi, L. F., in La poesia italiana del Novecento, Torino 1965, pp. 307-311; A. Frattini, L. F., in Letteratura italiana. I contemporanei, Milano 1969, 111, pp. 161-174; quindi in Letteratura italiana. 900, ibid. 1979, IV, pp. 3596-3617, con bibliografia; S. Ramat, in Storia della poesia italiana del Novecento, Milano 1976, pp. 24 s.; Studio biografico e critico, introduzione alle Poesie (1914-1963), cit., pp. 9-75, con bibliografia aggiornata.