EPIFANIO, Luigi
Nacque il 2 luglio 1898 a Monreale (Palermo) da Giuseppe, possidente, e Maria Mirto. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale nel corpo del genio, frequentò il r. istituto di belle arti di Palermo, conseguendo nel 1924 la laurea in ingegneria e architettura. L'anno successivo, nello stesso istituto, fu assistente alla cattedra di architettura tenuta dal più noto architetto, palermitano di allora, Ernesto Basile. Contemporaneamente ebbe, sempre presso il medesimo istituto, l'incarico di architettura e rilievo dei monumenti che tenne fino al 1934, mentre già dal 1931 aveva rinunciato all'assistentato.
Nel 1927 iniziò a progettare insieme con l'ing. Giovan Battista Santangelo il quartiere-giardino del Littorio (poi Matteotti) a Palermo, prospiciente il viale della Libertà, realizzato nel 1932 (Pirrone, 1971, p. 108). All'E. si deve la configurazione progettuale dell'intero quartiere e delle singole unità costruttive, mentre il Santangelo si occupò soprattutto dei problemi di lottizzazione e calcolo delle strutture in cemento armato (Rassegna di architettura, IV [1932], 12, pp. 531-537).
Grossi blocchi a corte interna, alloggi plurifamiliari e villette bifamiliari furono progettati in sintonia con il verde circostante consolidando la tipologia di quartiere-giardino che gli ispirò la lettura di Garden Cities of tomorrow (1902) di E. Howard.Nel 1934 progettò un albergo sulle pendici di Monte Caputo presso Monreale e un edificio scolastico sempre a Monreale, in cui unì "il rigore di un tardo razionalismo con motivi di un classicismo austero ..." (La Franca, 1987, p. 213).
Partecipò a numerosi concorsi per opere architettoniche e piani urbanistici quali il Monumento ai Caduti siciliani nella I guerra mondiale, in collaborazione, 1924, 1º premio ex aequo; una chiesa a Spatafora nel Messinese, 1º premio, 1932; il Piano regolatore di Monreale, 1933, 2º premio (G. Giovannoni, I piani regolatori e la fondazione di nuove città, in Dal Regno all'Impero, a cura della R. Accademia dei Lincei, Roma 1937, p. 475), un nuovo Fabbricato per viaggiatori della stazione di S. Maria Novella a Firenze, 1934, in collaborazione con F. Stassi ed E. Ferrara; un progetto per il Palazzo di Giustizia di Palermo, 1938.
Dal 1934 al 1936 ebbe l'incarico di "storia e stili di architettura" e "rilievo dei monumenti" presso l'accademia di belle arti palermitana. Successivamente, dal 1943 al 1945, fu professore incaricato di caratteri stilistici delle costruzioni Presso la facoltà di ingegneria dell'università di Palermo. Dal 1944, inoltre, iniziò il suo magistero presso la facoltà di architettura di Palermo insegnando fino al 1946 storia dell'architettura e delle arti figurative; dal 1945 al 1958 caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti; dal 1947 al 1968 (anno del pensionamento) composizione architettonica. Tra il settembre e l'ottobre del 1927 partecipò alla I Mostra siciliana di architettura, allestita nei locali dell'Associazione della stampa presso il teatro Massimo di Palermo con alcuni progetti disegnativi che furono giudicati di un "eclettismo sobrio" (Calandra, 1927). Nel 1938 l'E. partecipò ad una mostra organizzata dall'Associazione fascista della scuola, sezione assistenti universitari.
L'E. lavorò in uno dei tre gruppi che risultarono vincitori ex aequo per il piano regolatore di Palermo (pubblicato nell'apr. 1939; cfr. Concorso per il piano regolatore di Palermo, in Urbanistica, novembre-dic. 1941, pp. 4-11) in collaborazione con L. Piccinato, A. Calza Bini, E. Caracciolo, R. Morozzo della Rocca, G. Marletta, G. Spatrisano e V. Ziino.
Sempre nel 1939, durante le "celebrazioni siciliane" organizzate dalla Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti, l'E. allestì nelle sale del teatro Massimo la sindacale dell'architettura con E. Palazzotto, G. B. Basile e U. Perricone Engel.
Quello stesso anno l'E. progettò il borgo "Amerigo Fazio", in provincia di Trapani, uno degli otto centri rurali realizzati dal regime fascista in Sicilia. Già nel 1939 infatti per l'Ente di colonizzazione del latifondo siciliano, costituito poi ufficialmente dalla legge 2 genn. 1940 n. 1, venne redatto un programma per la costruzione di centri rurali. Ognuno di essi, atto ad accogliere circa 1 .500 persone, comprendeva una serie di strutture edilizie e urbane: la chiesa, la canonica, la casa del fascio, la caserma, la casa sanitaria, locali per artigiani, la trattoria, la farmacia, l'ufficio dell'Ente di colonizzazione e una fontana pubblica.
La realizzazione dell'E. trova una linea di continuità con L'architettura rustica in Sicilia (Palermo 1939), studio minuzioso da lui condotto sulle tipologie abitative e le funzionalità socio-economiche delle correnti spontanee e popolari dell'architettura. Nelle parole dell'E. sono evidenti quei legami con gli studi demologici condotti in Sicilia dalla scuola di Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino che avevano trovato un'eco nazionale nelle pubblicazioni di Giuseppe Cocchiara, amico e coetaneo dell'E.: "oggi che il ritorno alla terra, e qui da noi i provvedimenti per il frazionamento del latifondo, impongono la soluzione del problema dell'edilizia rurale, questo esame ... diventa una necessità. Il tipo di casa colonica come quello della fattoria non può essere comune al settentrione e al mezzogiorno, così diversi per il clima e per i mezzi di lavoro, per i prodotti del suolo, per le abitudini di vita. Ad affrontare la soluzione di tale problema la conoscenza di quanto lo spirito e la ragione dell'uomo a contatto con la natura che lo circonda ha saputo e potuto creare in passato nell'isola ... può riuscire di non poca utilità" (ibid., p. 11).
Sempre nel 1939 l'E. progettò un altro borgo rurale sull'alto Belice e due sottoborghi in provincia di Trapani, forniti entrambi di chiesa e scuola. Nel 1940, alla Mostra del latifondo e dell'istruzione agraria, allestita presso il teatro Massimo palermitano, presentò insieme con gli altri architetti progettisti dei borghi rurali siciliani i disegni di borgo "Fazio" (M. Accascina, Mostra del latifondo e dell'istruzione agraria, in Giornale di Sicilia [Palermo], 4 febbr. 1940).
Il 7 luglio 1941 l'E. sposò a Palermo Matilde Vanni di San Vincenzo, appartenente ad una famiglia di antica aristocrazia siciliana; dal matrimonio nacquero le figlie Maruzza (25 marzo 1942) ed Elena (28 apr. 1943).
Alla fine degli anni '40 progettò in forme razionali la sede dell'Istituto case popolari di via Quintino Sella a Palermo.
Tra il 1949 e il 1953 fece parte della commissione del piano di ricostruzione del Comune di Palermo. Nel 1950 progettò e realizzò quartieri INA-Casa a Palermo (via Pitrè e borgo Arenella; cfr. Urbanistica, XIX [1950], 4, p. 80), a Trapani (quartiere "Della Palma"), a Catania, a Messina e in provincia di Agrigento (cfr. anche R. Bonelli, Ina Casa..., in Nuove esperienzeurbanistiche in Italia, Roma 1956, p. 296).
Nel 1949 venne bandito il concorso per la via del porto di Palermo, che fu vinto dall'E. in gruppo con G. Spatrisano, V. Ziino e G. B. Santangelo. In base al piano di ricostruzione si prevedeva la sistemazione urbanistica della via del porto, incentrata su una "palazzata", ossia una compagine unitaria di edifici, preceduta da un ingresso monumentale fiancheggiato da elementi turricolari. In particolare tra il 1956 e il 1960 fu realizzata secondo il progetto dei vincitori la prima delle torri previste, il "grattacielo Garboli", mentre la seconda, destinata a sede della Camera di commercio (1957-61), fu realizzata uniformemente alla prima ma su progetto di G. Caronia e associati (M. C. Ruggieri Tricoli, in M. C. Ruggieri Tricoli-M. D. Vacirca, Palermo e il suo porto, Palermo 1986, p. 260; Pirrone, 1971, pp. 144 s.).
Nel 1951 progettò il quartiere di via Principe di Palagonia a Palermo (cfr. Urbanistica, XX [1951], 7, p. 77), la stazione sanitaria marittima in Palermo e le tribune per l'ippodromo della Favorita, sempre a Palermo. Fra il 1952 e il 1956 a Palermo progettò i quartieri Tasca-Lanza (1952), Santa Rosalia (1952), Bonvicino (1956), Borgo Ulivia (1957), Borgo Nuovo (1958), oltre alle chiese parrocchiali (1956) per i quartieri Tasca-Lanza e Principe di Palagonia. Sempre del 1956 sono i progetti dell'asilo nido di villaggio "Ruffini" a Palermo e della Casa della maternità e dell'infanzia nel medesimo villaggio; e nella stessa città, inoltre, progettò le chiese di S. Gabriele e del Cottolengo.
Tra il 1952 e il 1956 realizzò i progetti, nell'area del parco d'Orléans destinata a città universitaria, della facoltà di lettere insieme con G. V. Ugo e P. Di Stefano. Nel 1954 fu chiamato insieme con V. Ziino da S. C. Roberti a collaborare al progetto di sistemazione urbanistica di piazza Guglielmo II a Monreale (Lima, 1991, p. 25).
L'E. si occupò anche di restauro architettonico: si ricordano la chiesa di S. Domenico a Palermo e i primi interventi nel castello di Caccamo. Inoltre dal 1965 al 1976 curò, come architetto della fabbriceria, il restauro dei mosaici della cattedrale di Monreale, con la collaborazione di G. Naselli Flores che gli subentrò nell'incarico.
Il restauro musivo non si discostò dalla prassi operativa in uso in quel tempo, consistente nello strappo e nella ricollocazione del mosaico con interventi di reintegrazione delle tessere. I lavori, condotti da abili artigiani palermitani, fecero scaturire un'aspra polemica con Cesare Brandi, in quegli anni docente di storia dell'arte all'università di Palermo, il quale suggeriva, al posto della reintegrazione, una zona di colore neutra.
L'E. fu inoltre disegnatore e pittore raffinato. Questa sua attività concepita quasi come un hobby privato fu oggetto di esposizione solo negli anni '40 (una mostra personale all'Ars di Palermo, associazione ricreativa degli architetti, e due collettive, una delle quali allestita alla Civica Galleria d'arte moderna "E. Restivo" di Palermo) ma la praticò intensamente, ispirato ora alla tradizione siciliana della pittura di paesaggio dal vero (F. Lo Jacono, A. Leto, M. Catti) ora avvicinandosi ad una sensuale corposità di stesura prossima ai modi di Francesco Camarda, pittore palermitano e suo amico.
L'E. fu un professionista apprezzato per le sue cognizioni tecniche e la validità compositiva dei suoi progetti; negli irruenti e caotici anni della ricostruzione postbellica e del boom economico non si piegò alle pressioni della speculazione che pure condizionavano gran parte degli intellettuali palermitani. Compostezza ed equilibrio professionali mostrò anche nella sua lunga attività di docente presso la facoltà di architettura, dove rimase, proprio per la sua marcata autonomia, professore incaricato fino al pensionamento nel 1968.
Morì il 6 marzo 1976 a Palermo, dove fu sepolto nella cappella della famiglia Vanni al cimitero dei Rotoli.
Tra le sue pubblicazioni si ricordano: La chiesa di S. Giorgio dei Genovesi in Palermo, Palermo 1939; La nuova architettura rurale in Sicilia, nel volume delle lezioni su L'assalto al latifondo siciliano, a cura dell'Istituto di cultura fascista, ibid. 1941; Schemi compositivi dell'architettura sacra palermitana del Seicento e del Settecento, ibid. 1950 (studio delle tipologie esaminate attraverso lo strumento d'analisi del disegno architettonico realizzato ad hoc dall'E.); Contributo del IACP allo sviluppo edilizio di Palermo, in Casa nostra, IV [1954], 7-8, pp. 57-70; G. Battista Santangelo, in ibid., VI [1956], 8- 12, p. 65.
Fonti e Bibl.: Il monumento ai caduti siciliani nella grande guerra, in Panormus, IV (1924), pp. 28 s.; Il monumento ai caduti palermitani (relazione della giuria), ibid., V-VI (1925-26), pp. 73-77; E. Calandra, Sulla prima mostra di architettura siciliana, in Rassegna tecnica mensile del Sindacato fascista ingegneri (Messina), dic. 1927, pp. n.n.; M. Accascina, Le mostre di architettura retrospettiva e sindacale di architettura a Palermo, in Architettura, XVIII (1940), 1, pp. 338, 343 s.; Id., Iborghi di Sicilia, ibid., XIX (1941), 5, pp. 186-188; F. Pasquini, Prospettive urbanistiche in Sicilia, in Nuove esperienze urbanistiche in Italia, Roma 1956, p. 146; G. Pirrone, Palermo, Genova 1971, ad Indicem; M. A. Spadaro, Note sull'architettura a Palermo nel periodo tra le due guerre, in Annali del Liceo classico G. Garibaldi di Palermo, n.s., 1977-79, nn. 14-16, pp. 457 s.; Palermo 1900 (catal.), Palermo 1981, p. 267; M. C. Ruggieri, Le opere e i progetti di V. Ziino, in V. Ziino architetto e scritti in suo onore, Palermo 1982, pp. 229, 231; S. M. Inzerillo, Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo, in Quaderno dell'Istituto di urbanistica e pianificazione territoriale della Facoltà di architettura di Palermo, Palermo 1984, n. 14, pp. 23, 28, 56, 96; I. A. Provenzano, Urbanistica e architettura a Palermo fra le due guerre, Palermo 1984, pp. 24 s., 30, 32 s., 37, 134; P. Sica, Storia dell'urbanistica, III, Il Novecento, Roma-Bari 1985, pp. 365, 367; G. Naselli Flores-M. Andaloro, I mosaici di Monreale: restauri e scoperte (1965-1982). XIII Catalogo di opere d'arte restaurate, Palermo 1986, p. 4; F. Fatta, L'immagine della città fascista tra rinnovamento e accademia attraverso i grandi piani d'intervento, in Palermo: architettura tra le due guerre (1918-1939), Palermo 1987, pp. 62, 64; G. Greco, Edilizia residenziale plurifamiliare, ibid., pp. 90, 97; R. La Franca, Ildisegno della professionalità e l'utopia nera, ibid., pp. 181, 183; Id., Iprogetti del Regime. Dossier dei protagonisti, ibid., pp. 213-215; U. DiCristina, Quartiere Matteotti: più '800 che littorio, in Giornale di Sicilia, 7giugno 1987, p. 6; G. Pirrone, Palermo, una capitale, Milano 1989, pp. 230 s., M. C. Ruggieri Tricoli, in Palermo storia e arte, Palermo 1990, pp. 304, 402; A. J. Lima, Monreale, Palermo 1991, p. 25.