DUSE, Luigi
Nacque a Chioggia (Venezia) il 15 genn. 1792 in una famiglia di marinai e mercanti da Natale e Teresa Sambo. Conseguito il diploma di contabile, a cui era stato avviato dal padre, il D. riusci ad ottenere un posto di alunno presso il locale Monte di pietà. Dopo tre anni venne assunto come effettivo e vi rimase per un biennio; nel 1815 circa venne inviato a Padova come cassiere del Monte cittadino. Qui entrò in contatto con la filodrammatica diretta da S. A. Sografi, nella quale erano attivi Giacomo e Antonio Calvi, e recitò con successo nei ruoli di Filippo dell'Alfieri, Malvina di E. Scribe, Teresa di A. Dumas, Ilbenefattore e l'orfana di A. Nota. Decise quindi di abbandonare l'impiego e di scritturarsi come primo attore giovane nella compagnia di Angelo Rosa, dove rimase per un triennio.
Formò quindi la compagnia Duse, che si produceva al teatro Diurno di Padova, un gabbiotto all'aperto che coglieva i comici di giro e gli spettacoli dialettali, alternando farse e drammi lacrimosi e dando largo spazio alle maschere della commedia dell'arte. Nel 1825 è testimoniata la presenza del D. al teatro Diurno e al teatro Nuovo, che apri eccezionalmente per otto sere per accogliere la compagnia, a testimonianza del successo di quest'ultima e delle ambizioni del D. di recitare in un teatro coperto e moderno. Nell'elenco della compagnia per l'anno 1828-1829 compaiono le maschere di Arlecchino, Meneghino, Pantalone, Stenterello e Brighella, accanto ai ruoli delle compagnie in lingua con Giuseppina Ciabetti prima attrice, il D. primo attore, Andrea Vitaliani attor giovane (Brunelli, p. 504). Attorno al 1830 il D. inventò la maschera di Giacometto Spasemi, dalla parrucca nera liscia con codino diritto all'ingiù, sopracciglia fortemente segnate, fazzoletto bianco al collo, giubba turchina, panciotto goldoniano a fiori, calzoni corti, calze bianche, scarpe nere con fibbia, specializzandosi in opere fantastiche e farsesche, nelle quali portava la sua composta arguzia popolaresca.
George Sand, che lo vide nei panni di Giacometto durante un viaggio a Venezia, fu colpita da questa sobria e umanissima bonomia: "L'acteur chargé du Zacometto (Le Gilles vénetien) parut, par sa justesse et sa sobriété, marcher de pair avec Debureau et comme il était souvent acteur parlant et disant à merveille, il était peut-être plus complet".
Nei panni di Giacometto il D. ottenne i primi grandi successi nel carnevale del 1833, quando presentò tre commedie di G. Bonfio, L'imbrogio de le tre mugier, che venne replicata per quindici sere, Gli esposti ovvero Sior Giacometo va con uno torna con dò e resta con tre e Ilmedico e la morte. Dopo il trionfo padovano, si recò al teatro S. Sarnuele di Venezia, dove presentò al pubblico un repertorio composito, che comprendeva, oltre alle commedie scritte dal Bonfio con protagonista la nuova maschera, anche la produzione goldoniana (Ilbugiardo, Le baruffe chiozzotte, Gli innamorati, I rusteghi, La bottega del caffè) e drammi lacrimosi nei quali veniva inserita, non senza forzature, la maschera di Giacometto. I Veneziani acclamarono il nuovo attore che per quattordici stagioni si produsse nella città, con grave danno - nota il Rasi - delle maggiori compagnie sulla piazza: Mascherpa, Ribotti, Reale sarda. Il repertorio del D. venne presto integrato dalle riduzioni farsesche di alcune opere di successo: "Giacometto… popola di celie, di lazzi, di immagini briosamente balzane le commedie fabbricate su misura da Bonfio, le vicende ingarbugliate da Iffiand, da Kotzebue, da D'Ennery, i pallidi testi del piemontese Alberto Nota, accademico della Crusca" (Palinieri, p. 29). La più famosa tra queste parodie resta quella di Luigi IX di C. Delavigne, portata al successo da Gustavo Modena e riproposta dal D. col titolo di Gigi Undese. Racconta il Rasi che tra le sue caratteristiche c'era quella di improvvisare, a sipario calato, degli scambi di battute con il pubblico, durante le quali il D. raccontava gli avvenimenti familiari e spesso chiedeva un aiuto finanziario che in genere gli veniva concesso.
Anche grazie a questa provocata generosità il D. riusci a costruire a Padova il suo teatro su un terreno centralissimo, vicino al caffè Pedrocchi, che inaugurò nella primavera del 1834, dedicato "al popolo padovano". Con i suoi novecento posti, la sua struttura relativamente moderna, il teatro Duse diventò ben presto il piùimportante della città e una sicura fonte di reddito per il D., che soleva affittarlo durante la stagione veneziana e durante le tournées sempre più frequenti nell'Italia del Nord, dalla Dalmazia a Bologna, alle città venete, alla Lombardia. Nel 1846 dette vita, insieme con i figli, ad una compagnia goldoniana e mise in scena Casanova, Sior Todero brontolon, Le donne gelose, Il ventaglio, La putta onorata, Donne de casa soa, Il bugiardo; la maschera di Giacometto rimase un po' nell'ombra e apparve solo nelle farse, Ilpazzo ragionevole o La conversazione al buio, Amore e mistero, mentre la compagnia iniziò a cimentarsi con successo nell'operetta, grazie anche alle eccezionali qualità canore di Alceste Maggi, nuora dei Duse.
Accusato dopo la rivoluzione del 1848-49 di aver alluso con sprezzante ironia alla resistenza di Venezia nel corso di una rappresentazione, il D. perse il favore del pubblico veneziano e fu costretto a recitare al teatro Goldoni, una ex fabbrica di conserve adattata a teatro. Nel 1853, in occasione di una visita di A. Ristori a Padova, formulò il progetto di ristrutturare il suo teatro per dedicarlo all'attrice, ma difficoltà finanziarie di ogni tipo e, infine, la morte gli impedirono di portare a termine il suo progetto.
Mori a Padova il 25 genn. 1854.
Il D. fu capostipite di una nutrita famiglia di comici, ma anche il fratello Federico, nato a Chioggia verso il 1815, "fu artista drammatico di buon nome per le parti di primo attore" (Rasi, p. 800) ; sposò una comica molto più anziana di lui di nome Capra e rfiori verso il 1848.
I quattro figli che il D. ebbe dalla moglie Elisabetta Barbini agirono tutti nella compagnia patema. Eugenio, nato a Padova nel 1816 e morto a Udine il 18 genn. 1878, recitò con il D. in parti minori, senza dimostrare alcuna attitudine per la scena, tanto che il padre gli affidava spesso la mansione di suggeritore; sposò Cecilia Bellotti, prima attrice nella compagnia di Giorgio Duse e quindi seconda donna nella compagnia Vitaliani ed ebbe due figli, Luigi e Carlo. Giorgio nacque nel 1819; fu chiamato ad affiancare, con la messa in scena della farsa I due Giacometti, e quindi a sostituire il padre nelle vesti di Giacometto e, alla morte del D., diresse con successo la compagnia Duse; fu al Filodrammatico di Trieste, al Re Vecchio e al Corso di Bologna e inoltre recitò a Padova, Brescia, Venezia, Verona, Trento e Fetrara facendosi apprezzare per la overità e la spontaneità della dizione e ricchezza della viscomica" (Rasi, p. 806). Fu un eccellente interprete di Goldoni e conquistò, nella stagione 1855-56, il pubblico veneziano proponendo tredici commedie dei repertorio goldoniano: si distinse inoltre in tutti i generi del teatro contemporaneo, dalla tragedia alla farsa, al dramma lacrimoso all'operetta, anche grazie alla collaborazione della moglie Alcesta Maggi, "attrice di gran nome per le parti di prima donna dialettali e italiane, comiche e drammatiche" (Rasi, p. 807), nata a Torino nel 1824e morta a Rovereto nel 1862, donna di grande bellezza e dotata di una splendida voce. Tra le loro interpretazioni si ricordano Il campielo e La puta onorata del Goldoni, Suor Teresa di L. Camoletti. Giorgio mori a Chioggia nel 1861.
Alessandro, nato a Chioggia nel 1820e morto a Venezia l'11 genn. 1892, malgrado la passione per la pittura venne convinto dal padre a lavorare nella compagnia Duse come primo attore, ruolo che mantenne anche dopo la morte del D. nella ditta dei fratelli, finché non si ritirò dalle scene per dedicarsi alla pittura. Sposò Angelica Cappelletto (morta a Verona presurnibilmente nel 1872), che interpretò ruoli di'seconda donna e di generica prima accanto al marito e quindi con la figlia Eleonora.
Enrico, l'ultimo dei figli del D., nacque a Venezia nel 1830e nella compagnia paterna si distinse nelle interpretazioni drammatiche. Come primo attor giovane fu scritturato dalla ditta Pesetti-Miutti-Mazzola e quindi per un triennio dal Toselli. Tornato con i fratelli, lasciò di nuovo questa compagnia per affrontare il ruolo di primo attore, formando ditta prima con il Pompili e quindi da solo. Nel 1887lasciò il capocomicato per esibirsi come caratterista nella compagnia di Elisa Duse, figlia di Giorgio e moglie di Vitaliano Vitaliani.
Nella seconda generazione spicca, oltre ad Eleonora, Luigi, figlio di Eugenio e Cecilia Bellotti, nato ad Asolo (Treviso) il 16 ott. 1857: Restò in famiglia fino al 1873, anno in cui si scritturò con lo zio Enrico per i ruoli di secondo amoroso. Carattere inquieto, abbandonò ben presto questa ditta per entrare nella compagnia Pezzana, fu quindi in formazioni di giro interpretando tutti i ruoli; nel 1884tornò in gruppi primari con Adelaide Tessero prima e quindi con Emesto Rossi che segui in una lunga tournée in America, Russia ed Egitto; nel 1896era nella compagnia Vitaliani, accanto alla moglie Vittorina Delfini, a lole Borgi, a Emesto Treves e a Assunta Frigerio, agendo sia come interprete sia come amministratore. Fu quindi con la cugina, poi cognata, Italia Vitaliani e, nel 1903, formò nuovamente compagnia con la moglie, con Tina Sequi, con Anna Pedretti e con Francesco Artale, presentando un repertorio impegnativo con Giulietta e Romeo e Otello di Shakespeare, Romanticismo di G. Rovetta, Come le foglie di G. Giacosa, Casa di bambola di H. Ibsen, Fedora di V. Sardou. Durante il primo, conflitto mondiale iniziò una attività cinematografica che lo vede interprete (La bara di vetro, La morsa della morte e Titanic nel 1915; Per un fiore e Lea nel 1916; Caino, Oltre il dovere, Jacopo Ortis e Gli spettri nel 1917; La cavalcata dei fantasmi nel 1918; Il mistero della casa n. 30, Le due rose, Tramonto di fuoco, La via dolorosa nel 1919 Gli strani casi di Collericcio nel 1920e Saracinesca nel 1921) e regista (Amore al laccio e Il piccolorifugio del 1921, entrambi in collaborazione con il figlio Giuseppe). Nel dopoguerra fu direttore della compagnia di Lina Casilini. Mori a Roma il 30 luglio 1930.
Più oscura la carriera del fratello di Luigi Carlo, nato a Gallarate (Varese) nel 1866 e morto nel febbraio 1937, che lavorò con lo zio Enrico e quindi in numerose formazioni (Micheletti, Zago, Gallina, Tessero, Rossi) interpretando tutti i ruoli, da generico a primario e caratterista. Fu anche attore cinematografico, interpretando nel 1914 Fiore reciso.
Tra i figli di Luigi e di Vittorina Delfini, Carlo, nato a Udine il 5 genn. 1899 e morto a Roma il 9 sett. 1956, fu attore di cinema e di teatro, e inoltre autore drammatico con Primavera, scritta nel 1930in collaborazione con G. Tonelli e di Il dono della notte scritta nel 1932in collaborazione con Enzo Duse. Tra i suoi film ricordiamo L'ultimo dei Bergerac (1934), Piccoli naufraghi e L'assedio dell'Alcazar (1939), I promessi sposi (1942), Nebbie sul mare (1945). Scrisse due soggetti: Retroscena, in collaborazione con A. Blasetti nel 1939, e Fanfulla da Lodi (anche regia), nel 1940.
Fonti e Bibl.: G. Sand, Histoire de ma vie, IV, Paris 1876, p. 198; L. Rasi, I comici ital., Firenze 1897, pp. 799-806; C. Bullo, Eleonora Duse e suo nonno, Venezia 1897, pp. 6-23; L. Rasi, La Duse, Firenze 1901, pp. 4-8; C. Musatti, Il nonnodella Duse e Carlo Goldoni, in Rivista teatrale italiana, VIII (1908), 4, pp. 97 ss.; B. Brunelli, Iteatri di Padova, Padova 1921, pp. 500 ss., 504-514; N. Leonelli, Attori tragici attori comici, I, Milano 1940, pp. 343 ss.; L. Ferrante, I comici goldoniani, Bologna 1961, pp. 91 ss.; N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano 1974, pp. 192, 201, 234; E. F. Palmieri, Del teatro in dialetto, a cura di G. A. Cibotto, Venezia 1976, pp. 28 ss.; Enc. Ital., XIII, p. 308; Enc. d. spett., IV, coll. 1192-1195.
R. Ascarelli