DELICATI, Luigi
Attore, nato a Ravenna verso la metà del sec. XVIII. Si dedicò soprattutto al ruolo di Innamorato e alla maschera di Brighella. Verso la fine della sua vita passò al teatro in musica.
Morì negli ultimi anni del Settecento o nei primi dell'Ottocento.
Francesco Bartoli, nelle sue Notizie istoriche, non ne precisa la data di nascita. Dal Bartoli sappiamo che il D. non fu figlio d'arte: proveniva, invece, da una famiglia di Ravenna "di grado cittadinesco e di buona fama". Non sappiamo neppure se Delicati fosse il vero cognome della famiglia dell'attore, o se il D., dopo essere fuggito di casa per amore - sempre secondo Bartoli - lo avesse piuttosto scelto come nome d'arte.
Fu per parecchi anni nella compagnia di Domenico Bassi, una buona compagnia con un repertorio misto di commedie all'improvviso con maschere, di drammi scritti per esteso e di farse, composte dal Bassi stesso, in cui si mescolavano musica e canto. Bassi aveva anche introdotto nella sua compagnia, dopo un viaggio in Francia "de' balli in diverse foggie figurati con festoni di fiori sostenuti da figuranti, e con diverse altre bizzarrie, che piacquero" (Bartoli).
Il D., probabilmente proprio perché condizionato da questo repertorio misto, si specializzò soprattutto nei ruoli differenti di Brighella e di Innamorato, una doppia specializzazione che può essere giustificata dalla distanza che separava ormai la recitazione all'improvviso da quella delle commedie premeditate, e che venne attuata anche da altri attori di fama, come Francesco Berti e come Onofrio Paganini.
La trasformazione della commedia all'improvviso in un genere cristallizzato, dotato ormai di caratteristiche di recitazione fisse, specie per quello che concerneva gli attori non protagonisti, rendeva probabilmente più difficile una continuità tra la recitazione all'improvviso e quella di drammi scritti per esteso, che era stata invece possibile per i comici dell'arte del Seicento. La commedia all'improvviso era ormai un genere preciso, che veniva ad aggiungersi ai diversi altri generi indipendenti, come le commedie e i drammi d'autore, che formavano il repertorio di una compagnia. Negli ultimi anni del secolo questa situazione si accentuò, fino a produrre il caso di compagnie dotate di un doppio organico, uno specializzato nella recitazione di commedie all'improvviso, con maschere, e l'altro specializzato nella recitazione di commedie premeditate.
Per far fronte ad una simile eterogeneità nel repertorio un attore poteva accumulare una serie di competenze differenti (danza, recitazione, improvvisazione, canto). Mentre i comici dell'arte del secolo precedente avevano sviluppato una forma di recitazione sostanzialmente unitaria, ma così duttile che poteva adattarsi ai diversi generi di spettacolo, ora, invece, gli attori tendevano ad una moltiplicazione delle specializzazioni, necessaria per spostarsi continuamente da un genere ad un altro.
Il D. rimase forse nella compagnia del Bassi fino alla morte del capocomico, nel 1774. Nel 1776, la celebre Faustina Tesi che stava formando la sua prima compagnia insieme a Cristoforo Merli, chiamò anche il D. a farne parte. Questa collaborazione fu dovuta forse alle comuni origini emiliane del Merli e del D., il quale (dalla sua corrispondenza, leggermente posteriore, con Francesco Albergati) sembra aver continuato a coltivare i rapporti con l'ambiente teatrale bolognese.
Nella compagnia della Tesi egli rimase soltanto per una stagione, a causa del carattere irruente e litigioso di entrambi, che rese impossibile ogni ulteriore collaborazione. "Il Delicati - scrive Bartoli - che era attore e libraio, punto per tale intempestiva licenza, stampò le sue ragioni in un Libricciuolo in ottavo, che fece imprimere in Cremona sotto la falsa data della stamperia Reale di Parma", un libro di cui non resta però alcuna traccia. Nel 1778, e cioè un anno dopo la pubblicazione dell'opuscolo del D., la figura di Faustina Tesi, con il nome di Megera, apparve anche in un'altra opera satirica: Il Teatro, ovvero Fatti di una veneziana che lo fanno conoscere, un romanzo di Antonio Piazza, pubblicato a Venezia.
Nel 1782 il Bartoli aveva concluso la "voce" dedicata al D. notando come egli fosse un attore non spoglio di talenti, "ma il suo stile di condursi poco sommesso e risoluto - aveva aggiunto - fa sì che egli resti sepolto in Compagnie di nessun grido. Ebbe più mogli Variis modis et Temporibus e s'esercita anche oggi con dello spirito in una delle indicate compagnie".
Nel 1788 troviamo il D. accasato stabilmente con una Margherita, cantante dell'opera buffa. Anche il D. era ormai passato, sembra definitivamente, all'opera. Seguì la moglie, prima donna, in una importante tournée a Londra, coprendo ruoli minori.
Da Londra il D. scrisse due lettere all'Albergati. Nella prima, del 20 ott. 1788, descriveva il repertorio della compagnia, composto di opere serie e opera buffa: Cosa rara, testo di Lorenzo Da Ponte e musica di Martin y Soler, che veniva rappresentata a Londra per la prima volta; L'Ifigenia di Cherubini, e il Disertore, che Angelo Tarchi stava scrivendo per sua moglie e per il celebre contraltista Luigi Lodovico Marchesi. La seconda lettera è del 9 febbr. 1789. Il D. si soffermava sulle liti interne della compagnia, sulla scoperta, nella casa del loro impresario, di "un grosso contrabbando di sete", e sul successo della moglie: "Mia moglie ha ottenuto il felice esito delle altre Piazze, è compatita moltissimo, ed hanno persino stampato le arie che canta in Teatro. È costume di Londra che non si stampano che quelle arie del Teatro che danno piacere al pubblico. Ancor io sono compatito, nelle mie seconde ed ultime parti; questo è un pubblico che ascolta tutti".
L'ultimo episodio che conosciamo del D. è del 1791, a Parma, e riconferma il carattere impulsivo e rissoso che ne aveva tratteggiato il Bartoli. Ne La Gazzetta urbana veneta, p. 150, si legge: "Il marito di questa prima donna buffa che canta al Teatro Nobile malmisurando con la sua l'altrui condizione si diportò sì male di parole con questo Nobile Presidente che fu per ordine pubblico posto in arresto".
Fonti e Bibl.: Cinque lettere del D. a Francesco Albergati Capacelli sono conservate presso la Biblioteca Sassi di Forlì (Fondo Biancastelli, Albergati, busta Albergati). Le due lettere da Londra qui citate sono conservate invece presso l'Archivio di Stato di Bologna (Archivio Albergati, Carteggio privato, b. 269).
Sul D. la fonte più importante è F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani dal 1550 fino al 1781, Padova 1782, sub voce. Cfr., inoltre, L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1897, sub voce, e N. Leonelli, Attori tragici-attori comici, Milano 1940, p. 240, che sostanzialmente ripetono le notizie del Bartoli. Per il contesto culturale e teatrale in cui si svolge l'attività del D. e per i suoi rapporti con l'Albergati occorre rifarsi a Uomini di teatro nell'Emilia Romagna del Settecento, a cura di E. Casini Ropa, Bologna 1986, ad Indicem.