DEL SARTO, Luigi
Nato a Firenze il 7 maggio 1812 dal commerciante fiorentino Giuseppe e da Maria Fuchs, fu allievo di Giuseppe Vannini nel corso di architettura della accademia di belle arti. Nel 1837, intraprendendo la carriera di funzionario statale presso la direzione del Corpo d'ingegneri d'acque e strade, divenne aspirante addetto all'ispezione di Firenze. Nell'ambito di tale sovrintendenza fu inviato nel '39 a Peccioli (Pisa) quale aiuto ingegnere; l'anno successivo, ingegnere di quinta classe, fu a Roccastrada quindi, dal 1841 al '45 a Piombino ed infine, promosso ingegnere di seconda classe, a Massa Marittima (1846-1850), prestando la propria opera in questa zona della Maremma grossetana dove erano in corso lavori di bonifica che interessavano i possedimenti granducali e le terre della piùcospicua aristocrazia toscana.
Nel 1852, trasferitosi a Firenze, fu nominato aiuto ingegnere dell'Ufficio dell'arte della comunità, sotto le dirette dipendenze di F. Gatteschi, con il quale, dal '54, collaborò alla sistemazione dei nuovo quartiere presso il parco delle Cascine e del limitrofo lungarno. Divenuto dal 1861 direttore del medesimo ufficio si trovò ad operare, da solo o in collaborazione con altri, nei progetti di piano degli anni a cavallo della Firenze capitale.
Al dicembre del 1861 risale una sua proposta (Museo storico topografico "Firenze com'era", cartella dei progetti non realizzati) di demolizione del mercato delle vettovaglie nel vecchio centro fra la piazza de' Brunelleschi e via Cardinali, oltre al relativo progetto di ricostruzione: un progetto che non ebbe esito ma che aprì la serie delle proposte per il "Mercato vecchio". L'anno successivo Progettò l'allargamento delle vie Panzani e Cerretani che rispondeva al miglioramento della viabilità fra la stazione Maria Antonia e la piazza del Duomol realizzato in seguito con l'arretramento del fronte nord, delle medesime strade. Dal '62 al '64 predispose il piano del nuovo quartiere del Maglio (fra piazza S. Marco e le mura) con la suddivisione in quarantacinque lotti fabbricabili organizzati su quattro strade. Nel 1863 fu impegnato con G. Poggi nella proposta di una strada monumentale che doveva tagliare, parallela all'Arno, il centro di Firenze, da piazza S. Trinita a piazza S. Croce; un tema che sarà ripreso dal solo Poggi in un progetto di due anni successivo. Ancora nell'ambito dei piani per la capitale, predispose, con l'ingegner E. Guidotti, il progetto per il quartiere della Mattonaia (1864-66) nella zona di piazza D'Azeglio; nel 1866 progettò ed eseguì l'allargamento di via Porta Rossa realizzando parte del più radicale intervento elaborato tre anni prima; redasse con R. Canevari un progetto di sistemazione del lungarno Torrigiani; si impegnò ancora in un piano per il centro e dette fattivo inizio ad altri minori lavori di miglioramento delle infrastrutture e dei servizi urbani. Nel '76, infine, affrontò nuovamente l'ormai classico tema della bonifica urbana del centro fiorentino.con una proposta (allargamento di Calimala dal Mercato nuovo a via Cerretani e di via degli Speziali fino a palazzo Strozzi) se non altro meno traumatica per l'antico tessuto edilizio di quella che sarà messa in atto ben altrimenti, vent'anni dopo, con uno dei misfatti urbanistici piùgravi dell'Ottocento italiano.
A fronte di questa attività a carattere urbanistico connessa con il suo ruolo di direttore dell'Ufficio tecnico del Comune, fu attivo anche in lavori di ripristino e progetti architettonici di un qualche rilievo, nei quali, in virtù della sua prima formazione, cercò un più specifico ruolo di architetto nell'ambito di una cultura che sempre più tendeva a separare il tecnico dall'artista.
In questo senso va forse letta, fin dal 1862, non solo la partecipazione al primo concorso per la facciata di S. Maria del Fiore con un disegno che non avrà troppo successo, ma anche ad esempio la proposta di una edicola (cfr. Ricordi di architettura, I[1878], 1, tav. 4), per la statua del principe Anatolio Demidoff scolpita da L. Bartolini, dove tuttavia il piglio monumentale del contenitore sovrasta certamente il contenuto. Si devono poi ricordare il più sobrio, neoromanico, progetto per l'oratorio di S. Giuseppe (ibid., 10, tav. 6; 11, tav. 1), ed altri progetti, sempre non realizzati, come quelli per due mercati situati nel centro di Firenze, per uno stabilimento di bagni pubblici, per una clinica privata (cfr. Cresti-Zangheri, 1978) come pure una serie di restauri (palazzo Spini, porta di Badia) e di rifacimenti compiuti sempre nel capoluogo toscano nel corso degli anni Sessanta e Settanta. Fra questi ultúni la nuova facciata della chiesa di Ognissanti (1872) riprodotta in travertino, per copia conforme, da quella precedente, seicentesca, di M. Nigetti, e la più "libera" invenzione neogotica degli avelli di S. Maria Novella, nel 1865, che faceva seguito e precedeva altri interventi falsificatori condotti sul cospicuo complesso conventuale dai più illustri architetti toscani dell'Ottocento.
I Nella "Firenze capitale" che ridisegnò il proprio paesaggio urbano aspirando a una rappresentatività borghese, a un completamento pittoresco quanto "infedele" della propria storia, facendo contemporaneamente ì conti con le'ragioni della bonifica urbana e della speculazione sulle aree fabbricabili. il D. ebbe dunque una certa evidenza di tecnico-progettista e di "restauratore". Un'attività che trova riscontro in incarichi e pubbliche onorificenze: nel '62, in rappresentanza del Comune, fu inviato a visitare l'Esposizione internazionale di Londra; nel '76 fece parte del comitato promotore del Collegio degli architetti e ingegneri del quale fu poi socio e, dal '77 al '78, consigliere. Fu nominato cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, accademico del Collegio dei professori della R. Accademia delle belle arti di Firenze e socio onorario dell'Istituto sanitario della Gran Bretagna.
Ancora a capo dell'Ufficio d'arte municipale, morì, a Firenze, il 1ºmaggio 1882 e fu sepolto nel cimitero dei Pinti (cfr. La Misericordia di Firenze..., Firenze 1983, p. 112.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio storico comunale, Repertorio (ad annum);Firenze, Museo stor. topografico "Firenze com'era", Album dei progetti non realizzati per il centro di Firenze e Album dei lavori del Comune;C. Cresti, Cultura e archit. nella Firenze capitale, in Necropoli, II (1970), 6-7, p. 31; S. Fei, Nascita e sviluppo di Firenze città borghese, Firenze 1971, pp. 3, 23, 32, 59, 93, 101, 105; G. Fanelli, Firenze architettura e città, Firenze 1973, pp. 422, 427 s., 447; C.Cresti, Il quartiere fiorentino di S. Croce fra Ottocento e Novecento: eclettismo stilistico e realtà sociale, in Boll. degli ingegneri, XXII (1974), 4, p. 4; C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri della Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, pp.XVI, LI, LIX s., 45, 82, 105 (ill. 70, 71); Il monumento e il suo doppio (catal.), a cura di M. Dezzi Bardeschi, Firenze 1981, p. 61e passim.