DEL GAIZO, Luigi
Nacque a Napoli il 9 febbr. 1881 da Vincenzo e da Maria Polella. I nonni paterni erano stati tra le vittime della repressione borbonica seguita ai moti del '48.
Il padre Vincenzo (1844-1905) aveva cominciato giovanissimo a trafficare nel ramo dell'esportazione di generi alimentari e, con F. Cirio, era divenuto un pioniere dell'industria delle conserve vegetali. Nel 1878, avendo costatato il successo del collocamento su di un mercato di dimensione locale di una partita di pomodori pelati di produzione californiana, cominciò a pensare alla possibilità di sostituire con barattoli in serie la tradizionale conserva di pomodori essiccata al sole e fatta in casa. Nel 1880 diede vita ad una piccola azienda che man mano indirizzò verso la produzione di varietà di ortaggi per i luoghi e nelle stagioni in cui il prodotto fresco mancava. Una simile attività industriale era prevalentemente orientata verso l'esportazione (soprattutto negli Stati Uniti) e con successo per l'alta richiesta di tale produzione nei mercati esteri, dove affluiva la domanda degli emigrati italiani legati alle loro abitudini alimentari, per la buona qualità del prodotto e per la competitività del prezzo dovuta ad un costo del lavoro tenuto molto basso. Ma la fortuna dell'industria conserviera era direttamente connessa al miglioramento delle tecniche, i cui maggiori esempi si avevano all'estero. Vincenzo si trasferì perciò negli Stati Uniti, lasciando l'azienda alla moglie ed ai figli, fra i quali il D. apparve subito il più interessato e capace (Creatori di lavoro, pp. 73 s.).
La scelta preludeva a una profonda trasformazione dell'organizzazione industriale, che avvenne nel 1900 quando i Del Gaizo impiantarono a San Giovanni a Teduccio (Napoli) il primo stabilimento conserviero con macchinari moderni e tecnologicamente avanzato. Mentre il padre Vincenzo continuava i suoi viaggi americani anche per espandere e consolidare l'area di mercato della sua azienda, il giovane D., non ancora ventenne, assumeva l'onere della conduzione, coadiuvato dai fratelli Florindo e Pasquale. Non era però quello un momento particolarmente favorevole: il settore, nel complesso, stentava a decollare, pur essendovi tutte le premesse, e ciò destava particolare preoccupazione nei Del Gaizo soprattutto in considerazione dei notevoli capitali investiti nell'azienda. In una delle fasi più delicate di questo processo, nel 1905, moriva improvvisamente Vincenzo Del Gaizo. La sua mancanza fu avvertita soprattutto nell'ambito di quel delicato e proficuo lavoro che aveva svolto e svolgeva in America, mentre a San Giovanni a Teduccio le esperienze acquisite e le capacità del D. erano sufficienti a garantire lo sviluppo. Fu così deciso che fosse il fratello Florindo a trasferirsi a New York.
Il decennio che si chiuse con la prima guerra mondiale fu di considerevole crescita per il settore conserviero italiano. In particolare, nella provincia di Napoli, accanto ai più noti stabilimenti di Del Gaizo e Cirio si erano sviluppate decine di piccole e medie industrie (Bevilacqua, Curcio, The S. Erasmo, Paudice, Santarsiero, ecc.) che avevano consentito alla Campania di raggiungere il primato nazionale per esercizi e per addetti. Ciò era stato possibile per la notevole intensificazione della produzione di pomodori, e per l'assoluto successo delle esportazioni italiane che dai 34.535 quintali del 1898 erano giunte ai 467.565 quintali del 1913 (Lo sviluppo dell'industria italiana, quadro LXXIV). Nell'estate del 1914 il D. otteneva un significativo riconoscimento con la nomina a cavaliere del lavoro per avere "con genialità di indirizzo organizzativo e tecnico" trasformato "una modesta azienda conserviera... in uno dei maggiori organismi industriali italiani di conserve alimentari" (L'industria meridionale, pp.275 s.).
La guerra favorì la crescita del peso economico e del prestigio sociale del D., che sin dal 1917 fu tra i primi ad aderire all'Unione regionale industriale, costituita da M. Capuano, T. Cutolo e P. Grimaldi. Nel biennio 1919-1920 si impegnava in numerose operazioni finanziarie: fra le più significative furono il rilancio della Banca dell'Italia meridionale, di cui fu consigliere d'amministrazione dal 1919 e vicepresidente dopo la trasformazione in Banca d'America e d'Italia; la costituzione della Canapa italiana società per azioni (capitale 1.500.000 lire) con il docente dell'università di Napoli Arnaldo Bruschettini, il direttore generale della Banca dell'Italia meridionale Carlo Caprioli, ed il consigliere della Camera di commercio di Napoli Samuele Varvesi; la fondazione della Società per azioni Golfo di Napoli (capitale 2.000.000) con l'armatore G. Peirce, il redditiere G. Di Luggo, ed i succitati Caprioli e Varvesi. Nel novembre del 1920 il D. realizzò una importante modifica strutturale della sua azienda, trasformandola in anonima ed unendosi con i fratelli Santarsiero che operavano con successo a Castellammare di Stabia (Boll. uff. delle soc. per azioni, XXXIX [1921], I, 7, pp. 84 ss.).
Fu costituita la Del Gaizo-Santarsiero & C., società per azioni di conserve alimentari in San Giovanni a Teduccio, capitale sociale di 4 milioni, al quale partecipavano, in uno col conferimento di fabbricati e macchinari, i cinque fratelli Del Gaizo (Luigi, Florindo, Pasquale, Antonio e Raffaele) con il cognato Giuseppe Zomack per 2.900.000 lire (pari al 72,5%), i fratelli Vincenzo e Giuseppe Santarsiero per la somma di 780.000 lire (pari al 19,5%), ed ancora l'industriale Gianserico Granata ed il banchiere Caprioli con 160.000 lire in contanti ognuno (4%). Nel consiglio di amministrazione, in cui il D. svolgerà funzioni di amministratore delegato, figuravano quali consiglieri Pasquale, Florindo ed Antonio Del Gaizo, Vincenzo e Giuseppe Santarsiero, Granata e Caprioli. Il connubio si rivelò subito assai felice. Il fratello Florindo continuava ad operare negli Stati Uniti, mentre il D. e Pasquale, con i Santarsiero, si impegnavano a raggiungere una sempre maggiore potenzialità produttiva. Così, nel marzo del 1923, "per assicurare alla società un circolante superiore", necessario per l'accresciuto giro d'affari, fu deciso di raddoppiare il capitale da 4 ad 8 milioni (Boll. uff. delle soc. per azioni, XLI [1923], I, 25, pp. 183 ss.). In pochi anni sarà portato a 20 milioni (Biografia finanziaria italiana, p. 254).
Intorno alla metà degli anni Venti la posizione del D. nell'ambiente industriale napoletano era ormai di assoluta preminenza. Socio fondatore, tra i più assidui, della sezione locale del Rotary Club, partecipava attivamente alle iniziative culturali ed economiche che l'associazione promuoveva ed auspicava. Infatti nel maggio del 1925 era tra i primi a sostenere lo sforzo dell'industriale tessile e rotariano Bruno Canto per la costituzione della Società anonima Autostrade meridionali (capitale 1 milione) per il miglioramento dei traffici fra Napoli e la provincia. Canto risulta il maggior azionista, con 500.000 lire; il D. ha una partecipazione di 50.000 lire, e figura nel consiglio di amministrazione (Boll. uff. delle società per azioni, XLIII [1925], I, 27, pp. 82 ss.). In questo periodo il D. ebbe anche incarichi di carattere culturale, come ad esempio, nel 1927, la nomina a consigliere dell'Ente autonomo S. Carlo, sotto la presidenza di G. Barattolo (Voce di Napoli, 31 genn. 1927). Ma l'occasione pubblica più significativa per il D. fu nell'ottobre 1925 quando, al Congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, organizzato dal commissario straordinario della Camera di commercio di Napoli Biagio Borriello, svolse una relazione sull'incremento dell'industria delle conserve alimentari (in Atti del I Congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, pp. 284 ss.).
Egli impostava l'intervento su tre punti: intensificazione della produzione agricola, miglioramento della stessa, industrializzazione nazionale della produzione agraria. Il D. osservava come esistessero in Italia già 500 stabilimenti, e ormai l'industria conserviera avesse raggiunto il sesto posto nel complesso dell'esportazione nazionale. Per l'immediato futuro c'era da prevedere un ulteriore incremento del settore, dovuto al provvedimento governativo di riduzione della tassa di fabbricazione dello zucchero destinato alla lavorazione di marmellate e frutta zuccherata da 400 a 100 lire al quintale. Ed un ancor più grande sviluppo degli stabilimenti della provincia di Napoli sarebbe stato possibile soprattutto se si fosse realizzato il disegno, del quale il D. era uno dei principali sostenitori, di allargamento della zona industriale di Napoli, includendovi il comune di San Giovanni a Teduccio, per consentire lo sfruttamento dei privilegi previsti dalla legislazione speciale per la città. Il che puntualmente avverrà nel 1926.
Le posizioni politiche del D. restarono sempre prudentemente inespresse ed assai riservate. Egli può essere accomunato al filone di ispirazione liberale prevalente nell'imprenditoria napoletana; a differenza però di molti suoi colleghi, preferì non esporsi mai direttamente. È significativo, a tal proposito, che non lo si ritrovi tra i sostenitori pubblici del Partito economico nel 1919 (anche se certamente ne fu simpatizzante), così come fu ben lontano dalle caotiche elezioni per i consigli della Camera di commercio di Napoli e delle altre associazioni industriali, con la sola comprensibile eccezione dell'Unione regionale industriali, di cui nel dopoguerra e fino alla morte fu vicepresidente.
Il marcato riserbo politico non gli impedì di mantenere e di approfondire rapporti di amicizia con industriali ed uomini del potere pubblico, spesso in acceso contrasto tra loro, da Canto (che gli fece dedicare un articolo celebrativo nell'estate del 1925 sul Mezzogiorno) a Caprioli, da G. Frignani (col quale condivise l'interesse per l'alta finanza) a Borriello, da M. Castelli a P. Baratono. Pertanto il suo rapporto con il fascismo fu, soprattutto nei primi anni, subordinato al rilievo del suo potere politico personale in grande ascesa. Tuttavia dalla seconda metà degli anni Venti le posizioni del D. appaiono in lenta ma progressiva discesa, testimoniata anche dal ruolo del tutto secondario svolto al Congresso degli industriali del gennaio del 1930 (è tra i componenti, ma non figura nel comitato esecutivo; Atti del I Congresso degli industriali del Mezzogiorno, 1930).
In quella circostanza fu il segretario generale della Federazione nazionale fascista delle conserve alimentari, G. Scarpitti, a descrivere la situazione del settore con toni ottimistici, drasticamente smentiti dalle vicende dei mesi successivi. Infatti, a partire dagli anni Trenta, il settore conserviero fu, progressivamente ed in modo sempre più grave, colpito dagli effetti della crisi mondiale, così come più tardi dalla politica autarchica che osteggiava le esportazioni. Il D. fu costretto allora ad una meno distratta opera di fiancheggiamento nella speranza di ottenere attenzioni maggiori e sussidi per la sua azienda, che intanto aveva perso terreno rispetto all'altra leader del settore, la Cirio dei fratelli Signorini. Non a caso, quando nell'autunno del 1934, nell'ambito del nuovo assetto dell'organizzazione sindacale dell'industria della provincia di Napoli si scelsero i membri dei consigli delle trentasette corporazioni, a presiedere quella conserviera fu chiamato Paolo Signorini, mentre il D. con Curcio, Bevilacqua e Paudice, entrava nel direttorio (Voce di Napoli, 1° ott. 1934). Negli stessi mesi l'azienda del D., che nel frattempo si era estesa con stabilimenti a Porto Marghera ed all'estero, in Francia e negli Stati Uniti, attraversò un momento assai difficile che poté superare solo con la discussa concessione di un sussidio governativo di 10 milioni (Arch. centr. d. Stato..., fasc. Del Gaizo).
Nella seconda metà degli anni Trenta non si colgono sostanziali mutamenti alla negativa linea di tendenza, sia del settore, sia in particolare della ditta Del Gaizo. Piuttosto va confermandosi nella realtà campana un ridimensionamento generalizzato a favore di altre regioni, prima fra tutte l'Emilia, nonostante il tentativo espansionistico della Cirio che nel 1937 ha ormai in attività dieci stabilimenti, cinque dei quali fuori della Campania: Taranto, Porto Ercole (Grosseto), Vignola (Modena), Porto Marghera, Asti (Annuario dell'industria delle conserve alimentari, 1937). Nel 1939 la Cirio ha un capitale di 61 milioni e circa 5.000 dipendenti; la Del Gaizo-Santarsiero ha invece ridotto il capitale a 12 milioni con 4.000 dipendenti (Annuario industriale della provincia di Napoli, p. 24). Lo scoppio della seconda guerra mondiale e gli effetti del conflitto influirono pesantemente sull'azienda dei Del Gaizo: lo stabilimento di San Giovanni a Teduccio fu completamente distrutto dai bombardamenti.
Dopo la caduta del fascismo il D. fu tra i primi imprenditori a porsi il problema della ricostruzione. Il 18 genn. 1944 è presente alla riunione ricostitutiva dell'associazione degli industriali. Era certo uno dei meno compromessi col fascismo, per quella sua naturale diffidenza per il mondo politico e per il ruolo secondario svolto negli ultimi anni; ma anche in regime democratico continuò a mantenere le distanze dai partiti. Si dedicò fattivamente alla sua azienda, di cui fece ricostruire lo stabilimento, ed all'attività dell'Unione degli industriali, di cui, nel maggio 1949, era eletto vicepresidente, mentre continuava a svolgere un ruolo di consulenza, in qualità di amministratore, della Società anonima Autostrade meridionali, della Società Magazzini generali sylos e frigoriferi e dell'Istituto per la ricostruzione e la bonifica edilizia. Entrava anche a far parte del Consiglio di reggenza della Banca d'Italia, e dal 1952 (da quando venne eretta in ente morale) fu presidente del gruppo meridionale della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro. Nel novembre del 1953 fu nominato presidente dell'ISVEIMER (Ist. per lo sviluppo economico dell'Italia merid.), istituto di credito industriale costituito dal Banco di Napoli, dalla Cassa per il Mezzogiorno e dalla Cassa di risparmio dell'Italia meridionale. La stampa non mancherà di sottolineare il motivo ispiratore di tale scelta, mirante ad affermare la volontà governativa di sottrarre tale importante nomina al patteggiamento di partiti e correnti politiche (Mattino, 6 genn. 1953). Il D. non ebbe molto tempo per operare in questa nuova veste; il successivo 14 apr. 1953, a Napoli, proprio durante una riunione del consiglio d'amministrazione dell'istituto trovò improvvisa morte.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Min. dell'Interno, Direz. generale di Pubbl. Sic., Divis. polizia politica, Cat. I, fasc. Del Gaizo, Luigi; Ministero d. Agric., Ind. e Commercio, Bollettino ufficiale delle società per azioni, Roma, ad annos; Atti del I Congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, Napoli 1926, pp. 284 ss.; Confed. generale fascista dell'industria italiana, Assoc. fra le società italiane per azioni, Lo sviluppo dell'industria italiana, Roma 1929, quadro LXXIV; Id., Unione industriale fascista della provincia di Napoli, Atti del I Congresso degli industriali del Mezzogiorno, Napoli 1930, ad Indicem; Biografia finanziaria italiana, Milano 1933-34, p. 254; Istituto naz. per le conserve alimentari, Annuario dell'industria delle conserve alimentari, Roma 1934, ad Indicem; Napoli d'oro, Napoli 1934, ad vocem; Istituto naz. per le conserve alimentari, Annuario dell'industria delle conserve alimentari, Roma 1937, ad Indicem; L'economia di Napoli sul piano dell'Impero, Napoli 1938, ad Indicem; Confeder. generale fascista dell'industria italiana, Annuario industriale della provincia di Napoli, Napoli 1939, p. 24; Chi è? Diz. biogr. degli italiani d'oggi, Roma 1948, ad vocem; Napoli e i napoletani, 1953, Napoli 1953, ad vocem; Chi è della finanza ital., Milano 1956, ad vocem; Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, Il cinquantenario dell'ordine al merito del lavoro (1901-1951), Roma 1951, pp. 25, 154 ss.; Confederazione generale dell'industria ital., Creatori di lavoro, Roma 1954, pp. 73 s. Sono stati utilizzati anche quotidiani e periodici napoletani coevi, in particolare: Il Mattino, 6 e 7 luglio 1914, 6 genn. 1953, 15 apr. 1954; Il Mezzogiorno, 5-6 luglio 1925; La Voce di Napoli, 31 genn. 1927, 1 ott. 1934; Roma, 15 apr. 1954; L'Industria meridionale, III (1954), pp. 275 s. Si veda inoltre: N. De Ianni, Per una storia economico-sociale del movim. operaio napoletano (1914-1943), in Cahiers intern. d'histoire économique et sociale, Genève 1980, 12, p. 351; P. De Marco, L'industria napol. dal fascismo alla ricostruzione, in Arch. stor. delle prov. napol., s. 3, XII (1975), p. 6; M. Fatica, Appunti per una storia di Napoli nell'età del fascismo, in Riv. di storia contemp., V (1976), p. 404; G. Russo, L'Unione degli industriali della provincia di Napoli, 1944-1974, Napoli 1974, pp. 36, 39; G. Savarese, L'industria in Campania (1911-1940), Napoli 1980, p. 79.