DA PORTO, Luigi
Nato a Vicenza il 10 agosto 1485, educò l'ingegno e l'animo, tra il 1503 e il 1505, nella corte d'Urbino. Poi, quando nella guerra dei collegati di Cambrai la sua città fu tolta agl'Imperiali e ricuperata da Venezia, gli fu affidato dalla Repubblica il comando d'una compagnia di cavalleggeri (1510), a capo della quale il giovine capitano si distinse militando sotto Lonigo e nel Friuli. Ferito gravemente, fu costretto ad abbandonare l'esercizio delle armi. Guarito, si diede tutto alle lettere e visse prima a Venezia, poi a Vicenza, e quivi morì il 10 maggio 1529.
Nelle Rime, pur imitando il Petrarca, si distingue dalla turba dei rimatori per una certa sincerità d'ispirazione, uno schietto sentimento della natura e una viva tendenza alla malinconia.
Le Lettere storiche formano una storia continuata degli avvenimenti di guerra, seguiti alla lega di Cambrai: raccolta essenzialmente letteraria, ma tuttavia non priva di valore storico. Peccato che l'ampio disegno sia stato interrotto dalla morte, poiché ci rimangono soltanto sessantanove lettere e la trattazione si arresta al 1513, mentre era intendimento dell'autore di giungere sino al 1528.
La novella di Giulietta e Romeo è forse la più bella gemma della novellistica italiana del Cinquecento. Nonostante la dichiarazione del Da Porto, di aver appreso la pietosa storia dalla bocca d'un suo arciere veronese, non v'ha dubbio ch'essa sbocciò dalla fervida immaginazione del novellatore; il quale rielaborò genialmente l'antico motivo tradizionale della morte apparente, ispirandosi a un'analoga narrazione di Masuccio Salernitano (Novellino, 33). Egli tuttavia sottopose la leggenda a un profondo e delicato lavoro di rimaneggiamento, in maniera da renderla verosimile e commovente, col trasportarne la scena a Verona, ai tempi di Bartolomeo della Scala, e col rafforzarne la trama favolosa con circostanze in apparenza storiche: ossia, introdusse per il primo i nomi danteschi dei Montecchi e Cappelletti, a lui suggeriti, per errata interpretazione, da un verso del Purgatorio (VI, 106).
Il successo di questa novella è attestato, non solo da una trentina di ristampe, ma dalle imitazioni, traduzioni e rifacimenti in ogni lingua. Basterà qui ricordare la fortunatissima parafrasi del Bandello (Lucca 1554, II, 9), che riuscì a cacciar di nido il lavoro originale e, pel tramite della versione del Boaistuau (Histoires tragiqucs, Parigi 1559, n. III) e poi d'un poemetto del Broocke (The tragical history of Romeus and Juliet, Londra 1562), ricevette da Shakespeare il suggello dell'immortalità.
Ediz.: Lettere storiche di L. da P., a cura di B. Bressan, Firenze 1857; Le rime et prosa di m. L. da P., Venezia 1539 (e in Parnaso ital., Venezia 1851, XI, p. 245 segg.). Della novella composta nel 1524 e dedicata a Lucina Savorgnan, esistono due diverse redazioni, la Bendoniana, Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, Venezia s. a. (circa 1530), e la Marcoliniana sopra citata, più concisa dell'altra: la 1ª ristampata da Fr. Picco, Quaranta novelle scelte di M. Bandello aggiuntavi Giulietta e Romeo di L. da P., Milano 1911; l'altra da C. Chiarini, Romeo e Giulietta. La storia degli amanti veronesi, Firenze 1906.
Bibl.: G. Brognoligo, La vita e le opere di L. da P., in Studî di storia letteraria, Roma 1904; U. Caregaro Negrini, Intorno alle lettere storiche di L. da P., in Nuovo arch. veneto, n. s., XII (1906). Per la novella: G. Chiarini, in Studî shakespeariani, Livorno 1897, p. 225 segg.; L. di Francia, Alla scoperta del vero Bandello, in Giorn. stor. d. lett. ital., LXXXI (1923), p. 131 segg.