COMENCINI, Luigi
Regista cinematografico, nato a Salò l'8 giugno 1916. Dopo aver seguito la famiglia in Francia e studiato architettura a Milano, dove frequenta il gruppo frondista della rivista Corrente, si dedica alla critica cinematografica prima sul settimanale Tempo, poi sull'Avanti!.
Il suo documentario Bambini in città (1946) incuriosisce il musicologo G. M. Gatti, dirigente della Lux film, che gli propone un film sul tipo di Boys' Town (La città dei ragazzi, 1938) di N. Taurog. C. sceglie, come campo d'osservazione, Napoli. In Proibito rubare (1948), racconta di scugnizzi e di un prete che crea una comunità giovanile. I ragazzi, secondo C., ubbidiscono a loro proprie costanti, tendono a darsi percorsi originali. Questa intuizione, a mano a mano approfondita nelle componenti psicologiche, è all'origine del lavoro più interessante del regista. Appena accennato in La finestra sul luna park (1956), il tema si afferma in film quali l'elegante Incompreso (1967), il colto Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano (1969), Pinocchio (1972), Voltati Eugenio (1980), Cuore (1984), e torna, se si vuole, in Cercasi Gesù (1982), o in Un ragazzo di Calabria (1987). Le suggestioni di C. non sono mai proposte in modo esplicito e, tanto meno, forzato. Vivono all'interno di una narratività via via emancipatasi da schemi tradizionali, da soluzioni di comodo.
A esiti maturi, avvertiti più dalla critica francese che dall'italiana, C. perviene provandosi nei generi via via di moda. Ha coltivato, in una filmografia ricchissima di titoli, la comica con Totò, il melodramma d'ambiente operaio e il giallo; ha inventato la commedia strapaesana (Pane amore e fantasia, 1953; Pane amore e gelosia, 1954); ha contribuito a irrobustire lo spessore sociologico della commedia all'italiana; ha affrontato, con dignitosi esiti, il film in più puntate per la televisione (La Storia, 1986) e ha dato, con Il matrimonio di Caterina (1982), un esemplare racconto breve per il piccolo schermo. La sua opera più significativa resta Tutti a casa (1960) che, ideata per l'esuberanza di A. Sordi, diede luogo a un quadro quanto mai attendibile del disorientamento sofferto dall'Italia dopo l'8 settembre 1943.
Bibl.: L. Comencini, Tutti a casa, Caltanissetta-Roma 1960; Parla il cinema italiano, a cura di A. Tassone, Milano 1979; J. Gili, L. Comencini, Parigi 1981; C. Trionfera, L. Comencini, Roma 1982; J. Gili, La comédie italienne, Parigi 1983; G. Grazzini, Cinema '80, Bari 1981; Id., Cinema '82, ivi 1983; Id., Cinema '86, ivi 1987; Id., Cinema '87, ivi 1988; G. Gosetti, L. Comencini, Firenze 1989.