CINI, Luigi
Nato a Prato il 27 aprile 1766 ed educatosi a Firenze, il C. operò soprattutto in Bologna come decoratore di interni.
La prima citazione che lo riguarda, in ordine di tempo, risale al 7 ag. 1795, data in cui è elencato tra i concorrenti per la classe di figura al concorso Fiori bandito dall'Accademia Clementina di Bologna. In quella occasione, tuttavia, il C. non si qualificò; e continuò ad essere escluso dalla graduatoria di merito nei successivi "concorsi (18 apr. 1797 e '25 marzo 1799) fino al 19 maggio 1802, quando, per la prima volta, ricevette un premio che gli fu confermato anche nel successivo 1803 (11 aprile e 11 settembre: Proseguimento degli Atti dell'Accademia Clementina...).
A Bologna, tra le opere citate dal Bassani (1816) e compiute, perciò, in data anteriore, figurano le decorazioni nelle volte di tre camere del palazzo Rossi (già Bonfioli e Malvezzi, attualmente sede dell'Associazione italo-tedesca, in strada Maggiore, n. 29) che situano il C. nella scia di quelle attività - e di quel gusto - diffuse a Bologna a quell'epoca che, nelle decorazioni di interni, avevano in Antonio Basoli, Pelagio Palagi e Felice Giani i portavoce più accreditati. Pertanto, nelle volte decorate a tempera di palazzo Rossi, il C. ebbe modo di elaborare alcuni fra gli elementi più significativi della cultura neoclassica bolognese relativamente al settore dell'omamentazione d'interni come, ad esempio, il recupero del "terzo stile" pompeiano (grottesche, scene mitologiche, elementi decorativi vari spesso dipinti su fondi neri).
Di altre decorazioni eseguite dal C. a Bologna e citate dal Bassani nessuna, oggi, è rintracciabile.
Attorno al 1817 il C., con tutta probabilità, dovette occuparsi della decorazione della tomba tuttora esistente presso la certosa di Bologna (recinto de' sacerdoti, sepolcro n. 275) di G. B. Morandi. La decorazione a tempera su muro raffigura, in monocromo, l'architettura di un sepolcro dov'è riprodotto, in finto bassorilievo, un momento significativo della vita del defunto (probabilmente una lezione all'università, come si deduce dalla lapide funebre).
Il C., forse, fu anche scenografo - sebbene, a tutt'oggi, non siano state reperite sicure testimonianze di questa sua attività -, poiché in tutte le edizioni della guida del Bianconi (a cominciare dal 1820) si ricorda che egli fu "impiegato", oltre che nei palazzi, anche nei teatri; fino al Masini (1884)che lo cita non solo nel capitolo dedicato alla "Pittura decorativa murale", ma anche in quello riguardante la "Pittura scenica", dove il C. è posto sullo stesso piano di Palagi e Basoli con i quali, per Masini, egli condivise il merito di aver riabilitato la scenografia dopo gli eccessi del barocco. Con Palagi, peraltro, il C. fu direttamente in contatto durante il concorso Fiori del 25marzo 1799, E Basoli viene ricordato attivo anche in casa Guizzardi e, insieme con Palagi e Giani, in palazzo Bentivogli, che sono luoghi dove anche il C. operò(Bassani, 1816, passim).
Il 23 luglio 1821 il C. fu eletto accademico con voto. dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, Protocollo...fino al 1822..., n. 586); e attorno al 1822 il pittore eseguì la decorazione della volta di una sala - rimasta tuttora integra - di palazzo Baciocchi (ora palazzo di Giustizia, Corte d'appello) che Felice Baciocchi acquistò in quell'anno dai Ranuzzi.
Del C. si ricordano, ancora, due "prospettive", in verità mediocri, di cui una, eseguita in, collaborazione con Rodolfa Fantuzzi, è nel cortile di palazzo Francia (già Zambeccari e Calderini, piazza Calderini n. 22 ); l'altra, in cattivo stato di conservazione, è nel cortile del Collegio di Spagna (cfr. E. Cortese, Artisti e artigiani al Collegio di Spagna, in Studia Albornotiana, XXXVI [1979], pp. 95, 135) Il C. morì a Bologna il 31 ottobre 1845 (Archivio storico del comune di Bologna, doc. n. 1431 del 1° novembre 1845).
Fonti e Bibl.: Bologna, Accademia di Belle Arti, Proseguimento degli Atti dell'Accademia Clementina dall'anno 1789 fino al 1804a tutto gennaro (ms. senza segnatura), cc. 257, 315, 372, 435, 454, 462; Ibid., Indice del Protocollo dell'Accademia di Belle Arti in Bologna dall'anno 1815 all'anno 1822 (ms. senza segnatura), lettera "C", 1820-1821; Ibid., Protocollo dall'anno 1816, fino al 1822, inclusivamente (ms. senza segnatura), nn. 586-591, 23 luglio 1821; P. Bassani, Guida agli amatori delle Belle Arti... per la città di Bologna, I, 1, Bologna 1816, pp. 50, 96, 97, 114, 235, 247; G. Bianconi, Guida... di Bologna..., Bologna 1820, pp. 33, 480; G. Zecchi. Collezione dei monumenti sepolcrali del cimitero di Bologna, Bologna 1825, II, n. 58; G. Bianconi, Guida... di Bologna..., Bologna 1826, pp. 14, 37, 123, 219 (vedi anche le edizioni 1835 e 1845 a pp. 39, 116, 188, 223 s.); M. Gualandi, Tre giorni in Bologna, Bologna 1850, p. 53 e ad Indicem; Manuale pittorico felsineo, in G. Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze..., Bologna 1859, p. 23; C. Masini, Cenni storici sulle belle arti in Bologna, Bologna 1884, pp. 19-21; A. Gatti, Guida del cimitero di Bologna..., Bologna 1890, p. 77; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1968, pp. 34, 70, 134, 184, 200; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon VI, p. 608.