CHESSA, Luigi (Gigi)
Nacque aTorino il 15 maggio 1898 da Carlo, litografo e pittore, e da Lucia Carelli, pittrice. Visse gli anni dell'infanzia a Parigi. Dal 1909 risiedette a Torino, dove frequentò tra il 1914 e il 1918 l'Accademia Albertina, quindi, per un anno, lo studio del pittore A. Bosia. In seguito fu attratto da F. Carena, che aveva sposato nel '19 sua sorella Maria e, ancor più, da Casorati. Con Casorati, Carena e Bosia aveva, d'altronde, esposto per la prima volta a Torino nel 1918. Nel 1920 conobbe Spadini a Roma e, sul finire dell'anno e nell'anno successivo, lavorò per qualche tempo ad Anticoli, in Ciociaria (Anticoli:la strada che gira, del 1920; Anticoli,sole a picco; Anticoli,dintorni; Anticoli: i monti; Anticoli: i pioppi; Anticoli, contro luce, tutti del 1921).Si interessò a Fattori, le cui opere ebbe modo di vedere alla Biennale romana del 1921, e a Cézanne, ammirato alla Biennale di Venezia del '20. Nel 1922egli espose alla Promotrice di Torino e iniziò a collaborare con la ditta Lenci per la quale eseguì vari progetti di mobili e tappeti. Nel 1923 fu premiato alla Biennale delle arti decorative di Monza, dove aveva esposto una Camera per la prima colazione e una Sala delle bambole e partecipò con pitture alla I Quadriennale di Torino e alla XIV Mostra veneziana di Ca' Pesaro, dove figurava come allievo di Casorati. Nel 1924 espose alla galleria Pesaro di Milano e al Lido di Venezia e nel 1925alla Società Fontanesi, a Torino, di nuovo a Ca' Pesaro e alla mostra parigina d'arte decorativa, dove fu premiato.
Architetto-decoratore e scenografo, nel 1925 restaurò il vecchio teatro Scribe che prese il nome di Teatro di Torino (è stato distrutto nel corso di un bombardamento nell'anno 1942)e di cui egli fu direttore per un anno (1925, decorazioni della sala, scene e costumi per L'italiana in Algeri di Rossini, direttore V. Gui, con cui il 26novembre fu inaugurato il teatro; 1926, in marzo, scene e costumi per La sacra rappresentazione di Abraham e Isaac di I. Pizzetti, diretta dall'autore, e per Alcesti di C. W. Gluck, diretta da Gui, in maggio). Il C. lavorò anche per il teatro Gualino (1925, disegnò scene e costumi per la Luna, balletto di L. Perrachio, tratto da Grimm e diretto dall'autore, con la partecipazione delle ballerine della scuola di danza di B. Hutter e R. Markmann, e costumi per il saggio di danza delle allieve della stessa scuola), per il teatro Metropolitan di New York (1926, scene e costumi per la Giara diA. Casella) e per il Politeama di Firenze.
Sensibile pittore di paesaggi, nudi e nature morte, nel 1926fu invitato alla I Mostra del Novecento italiano a Milano, nel 1927alla Quadriennale, di Torino e alla Mostra di pittori italiani contemporanei al Museo Rath di Ginevra e a Zurigo (L'art en Suisse, 1927, p. 70, tav. 73). Sempre nel 1927 gli fu affidata la cattedra di scenografia alla Scuola superiore di architettura di Torino ed espose l'arredamento di una Farmacia alla III Biennale di Monza. In quello stesso anno firmò con Casorati, N. Galante, C. Levi, F. Menzio, E. Paulucci, E. Sobrero e G. Debenedetti, una lettera di protesta al podestà di Torino per l'acquisto dell'opera Preghiera di G. Grandi da parte della Civica Galleria d'arte moderna, cosa che suscitò una vivace polemica sui giornali cittadini (Bovero, 1965).
Nel 1928 fu presente con una rassegna completa della sua attività alla XVI Biennale di Venezia e in quell'occasione eseguì anche decorazioni per le sale d'esposizione. Nello stesso anno partecipò anche alla I Mostra di architettura razionale a Roma e progettò i padiglioni dei fotografi e delle Valli di Lanzo per l'Esposizione di Torino. Ma la notorietà del C. è particolarmente legata al gruppo dei "sei pittori di Torino" formato insieme con J. Boswell, N. Galante, C. Levi, F. Menzio ed E. Paulucci.
Il loro fu un movimento essenzialmente di gusto, in opposizione alla proclamata romanità dei novecentisti e al loro corporativismo ostile ad ogni influenza straniera. Il gruppo torinese, al contrario, si riconosceva proprio nelle comuni premesse culturali dell'arte moderna ed europea, in ciò confortato da amici quali L. Venturi ed E. Persico. Esposero per la prima volta insieme nel gennaio del 1929 alla galleria Guglielmi, quindi, in aprile, al Circolo della stampa di Genova e, in novembre, alla galleria Bardi, in via Brera a Milano. Quest'ultima esposizione suscitò una vera manifestazione di protesta da parte degli studenti di Brera. Nel gennaio del 1930 la seconda mostra torinese alla galleria Guglielmi consacrò definitivamente il gruppo. Nel 1931 una mostra alla galleria Bardi, a Roma venne inaugurata polemicamente nello stesso giorno dell'apertura della Quadriennale romana. Nello stesso anno Menzio, Levi, Paulucci e il C. stesso esposero a Parigi insieme con L. Spazzapan e A. Galvani alla galleria Jeune Europe e nel 1931 L. Venturi presentava una personale del C. alla galleria Guglielmi di Torino.
Sebbene gravemente malato, il C. non diradò il lavoro: nel 1930 eseguì a Torino opere di carattere pubblicitario per le ditte Venchi Unica e Vis Securit, l'arredamento per la ditta Solaro e per la casa dell'amico R. Gualino; sempre a Torino, nel 1932, allestì vetrine per la Mostra della moda e fece l'arredamento del bar Fiorina, in via P. Micca (distrutto); nello stesso anno vide realizzata la villa Borsetti a Balme progettata in collaborazione con l'architetto Cuzzi. Contemporaneamente il C. partecipava a numerose altre mostre: nel 1929, nel 1930, nel 1932 e nel 1935 prese parte alla mostra della Promotrice torinese e nel 1929 alla II Mostra del Novecento (A. Soffici, in La Tribuna, 3 marzo 1929). Partecipò, ancora, nel 1930 e 1932, alla Biennale di Venezia (G. Delogu, in Il Pensiero, 1º nov. 1930), nel 1930 alla Mostra del Novecento a Buenos Aires, nel 1931 alla Esposizione internazionale di Barcellona, nel 1932 alla Rassegna d'arte italiana a Vienna e nel 1930 e 1933 alla Triennale di Milano.
Morì prematuramente il 23 apr. 1935 a Torino dove, nello stesso anno, gli fu dedicata una retrospettiva presentata da C. Levi: l'anno seguente fu la Biennale di Venezia a rendergli omaggio.
Colorista raffinato, moderno interprete dell'impressionismo, il C. è stato un protagonista, anche se non di primo piano, delle vicende artistiche italiane di questo secolo, tanto da essere poi spesso presente nelle rassegne nazionali, nella mostra "I sei di Torino, 1929-1932" alla Galleria civica di Torino nel 1965, nella mostra "Arte moderna in Italia, 1915-1935" nel 1967 a Firenze. Sue opere si trovano nella Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, nelle gallerie civiche di Torino, di Firenze, di Milano, di Terni, nello Stedelijk Museum di Amsterdam, nel Museo d'arte moderna di Mosca e in numerose collezioni private, in particolare torinesi.
Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate si veda: Emporium, LXX (1929), p. 174; G. De Chirico, Tutto,nulla e qualche cosa, in Il Tevere, 28 apr. 1932; G. Vagnetti, Morte e rinascita dell'impressionismo, in Il Resto del Carlino, 21 giugno 1932; Emporium, LXXXIV (1936), pp. 128, 140; C. Levi-Montalcini, G. C., in Domus, n. 104, agosto 1936, pp. 3-7; P., La mostra sindacale alla Promotrice di belle arti, in Torino, aprile 1937, p. 19; A. C., G. C., ibid., giugno 1937, pp. 50-52; E. Sobrero, Visioni dell'Imperoal Museo coloniale, in Il Lavoro fascista, 12 genn. 1938; La Promotrice di belle arti e gli espositori comprovinciali, in Sentinella d'Italia (Cuneo), 9nov. 1930; L. Bergoini, Quattro savonesi, in Corriere del popolo (Genova), 28 marzo 1949; G. Ballo, Pittura e pubblico (intervista con F. Menzio), in Avanti!, 30 marzo 1949; T. Sauvage, Pittura ital. del dopoguerra, Milano 1957, pp. 27, 125, 127; P. Bucarelli, Doni alla Gall. naz. d'arte mod., in Boll. d'arte, XLIV (1959), p. 381; I sei di Torino... (catal.), Torino 1965, pp. 55 ss. e passim; A. Bovero, Archivi dei Sei pittori..., Roma 1965 (con ampia bibl.); A Dra[gone], Testimonianze di G. C., in Stampa sera, 20 nov. 1970; gibierre, Disegni di G. C., in Graphicus, dic. 1970; A. Pansera, Storia e cronaca della Triennale, Milano 1978, ad Indicem;E. Bénézit, Dictionn. des peintres,sculpteurs..., Saint-Ouen 1976, II, p. 716; H. Vollmer. Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 413.