CARRANI, Luigi
Nacque a Pisa nel 1790 da famiglia borghese. Entrato in arte a venti anni, compì l'apprendistato in formazioni di modesto livello, finché nel 1814 entrò come secondo amoroso nella compagnia Belloni-Marchionni. Nel 1819 passò con Salvatore Fabbrichesi al teatro dei Fiorentini di Napoli e in seguito rivestì il ruolo di primo amoroso assoluto nella compagnia nazionale toscana di cui era prima attrice Maddalena Pelzet. Venne scritturato per gli anni 1822-23 nella compagnia Perotti-Fini e per il 1824, come primo attore assoluto, nella compagnia del Fini rimasto solo in ditta.
La stampa specializzata si interessò al C. di cui apprezzò le impegnate prestazioni ne La donna bizzarra e La gelosia di Zelinda (ovvero di Lindoro)di C. Goldoni, nella prima de Il carcere di Edegonda di C. Roti, in Diogene nella botte diP. Chiari, in Rosmunda di V. Alfieri, ne L'ambiziosa di A. Nota, lavori rappresentati al teatro S. Benedetto di Venezia nel luglio 1824.
Nel 1825 passò, sempre nello stesso ruolo, con Romualdo Mascherpa e la Pelzet per un anno, poi per un triennio. Il 2 febbr. 1827 al teatro del Cocomero di Firenze fu rappresentato l'Oreste di V. Alfieri con buon successo: la Pelzet come Elettra e il C. come Oreste riscossero numerosi applausi, ma in complesso fu rilevata la mancanza di un progressivo fervore drammatico. Il 14 successivo andò in scena, sempre nello stesso teatro, la prima dell'AntonioFoscarini di G. B.Niccolini che riportò un grandissimo successo: gli attori recitarono con impegno, specialmente la Pelzet come Teresa e il C. come protagonista. Il 16 fu rappresentato il Saul di V. Alfieri in cui l'attore, nella parte di David, ben ne espresse la fierezza con una declamazione vigorosa, ma con un gestire concitato che meno si addiceva al canto ispirato del personaggio.
Il 1827 segnò l'apogeo dell'arte del C. che, ormai famoso nel granducato di Toscana, entrò a far parte della compagnia drammatica al servizio dell'imperial duchessa di Parma sempre sotto la direzione del Mascherpa. Ottenuto il patrocinio di Maria Luisa d'Austria gli attori, tra i quali spiccavano, oltre al C. e alla Pelzet, Luigi Domeniconi e Antonio Colomberti, si obbligarono a recitare a Parma in determinate stagioni (autunno 1827, novembre e dicembre 1828 e 1829 per quanto riguarda il periodo di permanenza del C. nella formazione), dietro speciale sussidio; non costituirono una compagnia stabile e recitarono sia nel teatro ducale sia nel Nuovo teatro ducale, il cui prestigio avrebbero dovuto consacrare a sei anni dalla fondazione.
Le scelte del direttore, secondo il gusto dell'epoca, cadevano su donne di forme giunoniche e dall'incedere maestoso e su uomini di complessione robusta e di bell'aspetto, come il C.; era particolarmente importante la dizione, tenera e melodiosa o aspra e roboante, che ogni attore doveva sapientemente distribuire, anche in due lavori successivi nella medesima serata, a sottolineare la levità dei lavori comici o l'enfasi di quelli tragici, e il Goldoni e l'Alfieri, i due autori più frequentemente rappresentati, facevano le spese delle non sempre ortodosse impostazioni della voce quando gli interpreti si lasciavano trascinare dall'entusiasmo.
Nel carnevale 1828 al teatro del Cocomero furono ripresi l'Antonio Foscarini e l'Oreste che meritarono lelodi incondizionate dei critici in quanto furono recitati dal C., in grandissima forma, meglio che nell'anno precedente. Nella primavera successiva al teatro Re di Milano interpretò l'amante ne La bottega del libraio di Benci e il protagonista ne L'abate de l'Epée di J. N. Bouilly, confermandosi attore provetto soprattutto in quest'ultimo lavoro dove profuse anima ed intelligenza anche se lasciò credere di non aver studiato compiutamente la parte. Nell'estate, per l'arena del Sole di Bologna, il Mascherpa incorse in una scelta sfortunata, la ripresa della Properzia de' Rossi di P. Costa che cadde (il C. vi sosteneva la parte di Alfonso). Dopo aver ripreso per la terza volta, a Firenze, il suo prediletto Antonio Foscarini (carnevale 1829), il C. lasciò il Mascherpa per entrare nella compa Ciarli-Falchetti che nell'aprile 1830 era presente al teatro degli Avvalorati di Livorno con Carolina Falchetti prima attrice; ancora una volta egli meritò l'elogio della critica per la sua robusta declamazione oltre che per le doti d'intuito artistico.
Del carnevale 1831 è una sua beneficiata al teatro Affieri di Firenze sostenuta dalla lusinghiera referenza del commissario di S. Croce al presidente del Buon Governo in data 25 genn., che rilevava "zelo e dignità", dell'attore. Per l'anno comico 1834-35 entrò nella compagnia Miutti-Lottini, presente nello stesso teatro Alfieri nel carnevale 1834 e nel teatro Valle di Roma nel carnevale 1835. Nel 1841 fece parte della compagnia di Luigi Pezzana come padre e tiranno con prima attrice Carlotta Polvaro, e questo ruolo conservò nelle formazioni di Francesco Sterni e di Giuseppe Moncalvo.
Nel 1854 formò una compagnia drammatica da lui denominata che nella quaresima agì a Varese e nella primavera a Torino. L'anno successivo al teatro Giardini di questa città mise in scena, nell'aprile, la Maria Stuarda di F. Schiller e Bianca e Fernando di F. A. Avelloni, di cui fu chiesta e ottenuta la replica e, nel maggio, le versioni drammatiche dei melodrammi verdiani Luisa Miller ed Ernani che rappresentarono, dato il rilevante incasso, un motivo di grande soddisfazione per il C., ormai decisamente rivolto all'artività del savio amministratore. Nel giugno furono messi in scena la commedia di O. Ricotti Una testa e una coda e il dramma La pazza di Tolone di J. A. Saint-Armand Lacoste, H. Lefèvre e H. Alix che furono applauditi dal pubblico nonostante l'esecuzione lasciasse a desiderare.
Nel luglio la compagnia, di cui facevano parte gli attori Amous e Prete, ebbe una non benevola accoglienza da parte della critica perché le scelte di repertorio non sempre risultarono felici; comunque il successo, quando quelli si impegnavano, non mancava (una volta, per allettare il pubblico, si fece addirittura ricorso ad una compagnia di ballerini che dovevano integrare gli spettacoli).
Nel 1856 il C. compì una "tournée in Dalmazia", alla fine del gennaio 1857, morì per un'improvvisa malattia.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca teatrale del Burcardo, ms. 42.8.33: A. Colomberti, Diz. dei comici italiani dal 1780 al 1880, ff. 104 s.; Id., Notizie sugli attori italiani della prima metà dell'800, ff. 47-49; Varietà teatrali…, (Venezia), 1824, n. 4, pp. 35-36; n. 6, pp. 55-56; Gazzetta di Firenze, 3, 15, 17 febbr., 8 dic. 1827; 19 febbr., 22 nov. 1828; 3 marzo 1829; 24 apr. 1830; 21 dic. 1833; I teatri (Milano), II (1828), pp. 55, 109-111, 804-806; Riv. teatrale (Roma), 10 dic. 1833; 12 dic. 1834; 19 febbr. 1835; Il Pirata (Milano-Torino), 23 febbr. 1841; 16 marzo, 9 apr. 1854; 8 aprile, 29 luglio 1855; 1º febbr. 1857 (annuncio necrol.); Lo Scaramuccia (Firenze), 28 aprile, 26 maggio 1855; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, p.596; G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800, Rocca San Casciano 1901, pp.71-72, 88, 111-112; E. Bocchia, La Drammatica a Parma, Parma 1913, pp. 199-201; N. Leonelli, Attori tragici - Attori comici, I, Milano 1940, pp. 215-216; Encicl. dello spettac., III, col. 102.