RUSSOLO, Luigi Carlo Filippo
RUSSOLO, Luigi Carlo Filippo. – Nacque il 30 aprile 1885 a Portogruaro (Venezia) da Domenico, orologiaio, organista e direttore della schola cantorum di Latisana, e da Elisabetta Michielon, quartogenito di cinque fratelli, con Giovanni, Antonio, Maria e Caterina.
Dopo gli studi ginnasiali, si dedicò alla passione di famiglia, la musica, e negli ultimi mesi del 1901 seguì a Milano i due fratelli allievi del locale conservatorio, cominciando a interessarsi di arti figurative, ad assistere ai corsi dell’Accademia di belle arti di Brera e a frequentare l’ambiente contiguo alla rivista Poesia. A Milano lavorò come apprendista al restauro delle decorazioni delle sale del Castello sforzesco e al Cenacolo di Leonardo nel convento di S. Maria delle Grazie. Bozzettista di costumi teatrali nello studio Taddio, nel 1909 presentò una serie di acqueforti alla mostra annuale del Bianco e nero presso la Famiglia artistica milanese: in questa occasione conobbe Umberto Boccioni, che lo indusse a riflettere sul proprio stile, a quel tempo influenzato dal simbolismo, come testimonia una delle sue prime opere, Autoritratto con teschi (1909).
Di lì a poco la rivista Poesia pubblicò il Manifesto dei pittori futuristi (11 febbraio 1910), che Russolo firmò insieme a Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini. Seguì La pittura futurista: manifesto tecnico (11 aprile 1910), che entrava nello specifico dello stile e delle tecniche del nuovo movimento. Di tali proclami ‘antipassatisti’ Russolo applicò i dettami in opere come Periferia-lavoro, Lampi (in due versioni), Profumo, Chioma (I capelli di Tina), Treno in corsa nella notte, Nietzsche (dispersa), Autoritratto con doppio eterico, Studio per il treno notturno (tutte realizzate nel 1910), che risentivano di uno stile divisionista e simbolista ancora lontano dal ‘dinamismo plastico’, dalla ‘compenetrazione dei piani’ e dalle ‘visioni simultanee’ che in parte si riscontrano invece in Notturno + scintille di rivolta (1910-11), e soprattutto nel dipinto intitolato La musica (1911), vagheggiamento della mai sopita passione adolescenziale. Il 27 aprile 1910 Russolo aveva cofirmato il manifesto marinettiano Contro Venezia passatista. Sulla scia delle coeve ricerche di Boccioni si avvicinò ancor più allo stile futurista in grazia del ‘movimento in pittura’ e della scomposizione analitica delle forme: Una e tre teste (dispersa), Ricordi di una notte, Solidità della nebbia, Compenetrazione di case + luce + cielo, Sintesi plastica dei movimenti di una donna (tutte realizzate nel 1912), Dinamismo di un’automobile (1912-13), Io dinamico, Linee-forza della folgore e Volumi dinamici (realizzate nel 1913, disperse). Nel biennio 1913-14 partecipò a mostre allestite nel ridotto del teatro Costanzi di Roma, nel Kunstkring di Rotterdam e a Firenze nella sede della rivista Lacerba.
L’11 marzo 1913 Russolo firrmò un succinto manifesto di quattro pagine intitolato L’arte dei rumori, dedicato a Francesco Balilla Pratella, nel quale teorizza per la prima volta il concetto di ‘suono-rumore’. La prima attuazione pubblica del futurismo in musica si ebbe con l’esibizione del 2 giugno 1913 al teatro Storchi di Modena: nel corso di una serata futurista Russolo fece ascoltare per la prima volta i rumori provenienti da uno ‘scoppiatore’, annunciando la creazione di altre famiglie di ‘intonarumori’ (crepitatori, ululatori, rombatori, sibilatori, gorgogliatori, ronzatori, stropicciatori). Ai primi del 1914 approntò un’originale notazione a uso degli intonarumori (Grafìa enarmonica per gl’intonarumori futuristi, in Lacerba, II (1914), 5, pp. 74 s.), non senza aver prima teorizzato l’uso compositivo dell’enarmonìa in quanto suddivisione del tono in parti inferiori al semitono (Conquista totale dell’enarmonismo mediante gl’intonarumori futuristi, in Lacerba, I (1913), 21, pp. 242-245). Finalmente, il 21 aprile 1914, al teatro Dal Verme di Milano, poté dirigere il suo primo Gran concerto futurista, alla testa di un’orchestra di diciotto strumenti suddivisi per tipologie di suono-rumore. Nel corso della serata furono eseguite tre sue composizioni (perdute), Risveglio di una città, Si pranza sulla terrazza del Kursaal e Convegno di automobili e aeroplani. Il programma venne ripetuto al Politeama di Genova e, nel mese di giugno, al Coliseum Theatre di Londra per conto della London Aeolian Company.
Ma il culmine della strategia propagandistica, tipica del movimento futurista, si ebbe a Milano in casa di Filippo Tommaso Marinetti, nell’aprile 1915, presenti Igor′ Stravinskij, Sergej Djagilev e Léonide Massine, ospiti incuriositi ancorché scettici degli esperimenti rumoristici (cfr. F.B. Pratella, Testamento, Ravenna 2012, pp.179-181; F. Cangiullo, Le serate futuriste, Milano 1961, pp. 245-251; I. Stravinsky - R. Craft, Colloqui con Stravinsky, Torino 1977, p. 65). Per altro verso la pubblicazione, nel settembre 1916, del più corposo volume teorico L’arte dei rumori mostrò le possibili applicazioni del rumorismo, da Russolo sviluppate fino al 1930 a fronte dell’ideazione, progettazione e costruzione degli intonarumori, del rumorharmonium, dell’arco enarmonico e del piano enarmonico.
«Oggi l’arte musicale complicandosi sempre di più, ricerca gli amalgami di suoni più dissonanti, più strani e più aspri per l’orecchio. Ci avviciniamo così sempre più al suono-rumore [...]. Ogni manifestazione della nostra vita è accompagnata dal rumore. Il rumore è quindi famigliare al nostro orecchio, ed ha il potere di richiamarci immediatamente alla vita stessa» (L. Russolo, L’arte dei rumori, Milano 1916, pp. 10, 14).
La prima, seppur parziale, applicazione del rumorismo in ambito teatrale si ebbe più tardi, il 4 settembre 1920, quando al teatro Comunale di Lugo di Romagna andò in scena con l’opera L’aviatore Dro di Pratella, la cui partitura prevedeva effetti ‘aerorumoristici’ prodotti da alcuni intonarumori (cfr. F.T. Marinetti - A. Giuntini, Manifesto futurista della aeromusica sintetica geometrica e curativa, in Stile futurista, agosto 1934, p. 14; Maffina, 1978, pp. 129-134).
Tale primigenia attività ideativa, che, in virtù di un innato eclettismo, sin dall’aprile 1913 già coesisteva con esperimenti sonori realizzati insieme all’amico ingegnere Ugo Piatti nello studio milanese di via Stoppani, s’interruppe nel maggio 1916 quando, a due anni dallo scoppio della guerra, Russolo si arruolò nel battaglione lombardo Volontari ciclisti, seguendo i sodali Boccioni, Antonio Sant’Elia e Mario Sironi. Nominato tenente al merito, prese servizio nel V reggimento Alpini, battaglione Brenta; al fronte si segnalò in alcune operazioni belliche fino al 17 dicembre 1917, quando restò gravemente ferito alla testa durante un’azione condotta sul monte Grappa in località Malga Camerona. La guarigione si protrasse con degenze negli ospedali militari di Napoli, Genova e Milano, da cui venne dimesso solo nel giugno 1919, decorato di medaglia d’argento al valor militare.
Dopo la parentesi bellica Russolo riprese il personale, duplice itinerario creativo partecipando alla «Grande esposizione nazionale futurista» allestita nel marzo 1919 al palazzo Cova di Milano e a Genova e Firenze; tra marzo e aprile 1920 fu tra gli espositori della collettiva nella galleria Arte di Milano e a dicembre dell’Esposizione internazionale d’arte moderna di Ginevra (Padiglione italiano). L’11 gennaio dello stesso anno era apparso il pamphlet Contro tutti i ritorni in pittura, firmato da Russolo con Leonardo Dudreville, Achille Funi e Sironi: il manifesto si poneva in polemica con l’antimodernità del ‘ritorno all’ordine’ propugnato dalla rivista romana Valori plastici (cfr. F. Benzi, Il futurismo, Milano 2008, p. 365). Gli anni Venti proseguirono densi di attività pittoriche e musicali. Il 16 maggio 1921 espose alla mostra parigina «Peintres futuristes italiens» della Galerie Reinhardt, mentre nei giorni 17, 20 e 24 giugno al Théâtre des Champs-Élysées fu tra i protagonisti della storica esibizione di un ensemble misto di strumenti tradizionali e 27 intonarumori diretti dal fratello Antonio. Ai concerti dei «rumoristi futuristi italiani» assistettero Darius Milhaud, Alfredo Casella, Stravinskij, Arthur Honegger, Manuel de Falla, Maurice Ravel, Djagilev e Piet Mondrian; quest’ultimo ne diede conto nell’articolo De ‘bruiteurs futuristes italiens’ en ‘het’ nieuwe in de muziek apparso nella rivista De Stijl (IV (1921), 8, pp. 114-118; 9, pp. 130-136): dalla combinazione di strumenti tradizionali a intonazione fissa e suoni-rumori di strumenti-macchine si ricavavano quarti di tono e frizioni tonali mai prima uditi. Tra il 1923 e il 1925 Russolo progettò, costruì e infine presentò alla società Umanitaria di Milano (27 dicembre 1925) il rumorarmonio (sorta di armonium a pedale in cui si raccoglievano i vari timbri degli intonarumori), insieme all’arco enarmonico, che era in grado di scandagliare «le frazioni più piccole del semitono col sistema enarmonico» (Luciani, 1926, p. 318).
Nel 1926 prese parte alla XV Biennale di Venezia, dove presentò l’ultimo dipinto di chiara impostazione futurista, Impressioni di bombardamento, shrapnels e granate.
Nel frattempo, pressato da difficoltà economiche, Russolo si vide costretto a lavorare come operaio allo smantellamento di alcune teleferiche abbandonate dopo la guerra nei pressi di Thiene. Il 16 giugno 1926 sposò la maestra elementare Maria Zanovello, e l’anno successivo con i suoi intonarumori fu ospite a Parigi del Théâtre de La Madeleine al seguito della compagnia del Teatro della Pantomima futurista di Enrico Prampolini, Maria Ricotti e Franco Casavola. Nel 1929 era ancora attivo nella capitale francese per il vernissage dei «Peintres futuristes italiens» alla Galerie 23, dove tenne uno dei suoi ultimi concerti con il rumorarmonio e l’arco enarmonico (detto anche russolofono), in quell’occasione presentati al pubblico da Edgard Varèse (28 dicembre). L’idea russoliana era finalmente chiara: il suono-rumore non poteva essere semplicemente ricreato, ma doveva essere fonte d’ispirazione di una ‘nuova musica’: in prospettiva storica, quella che a partire dal 1948 sarebbe poi stata denominata musique concrète (cfr. D. Lombardi, Il suono veloce. Futurismo e futurismi in musica, Milano 1996, pp. 33-42, 175-185). Anche il cinema sonoro, giunto in Europa tra il 1928 e il 1929 con il film statunitense The jazz singer (1927), interessò Russolo, in vista di un progetto, mai realizzato, che prevedeva l’interazione di immagini-suoni-rumori. Nello stesso 1929 fu attivo in spazi espositivi a Bologna («Mostra di pittura futurista»), Torino (Quadriennale, aprile-luglio), Milano (Galleria Pesaro, «Mostra di 34 pittori futuristi», novembre-dicembre); tale fervida stagione si concluse nel 1930 con l’adesione alla collettiva del gruppo Cercle et Carré presso la Galerie 23.
Il 1930 segnò anche l’ultima sua apparizione alla Biennale di Venezia e decretò il passaggio dal periodo futurista, basato sulla scomposizione e ricostruzione dinamica delle forme, a una nuova maniera, contraddistinta da un ‘simbolismo spirituale’ debitore di ricerche filosofiche tratteggiate in quadri come Ritratto di fanciulla (1921) e Bulles de savon (1929).
Un conoscente italiano che l’aveva convinto a coltivare le scienze occulte, le filosofie orientali e le pratiche yoga lo spinse a trasferirsi a febbraio del 1932 in Spagna, a Tarragona (Villa Paco). L’anno seguente, tornato in Italia, andò a vivere a Cerro, frazione di Laveno-Mombello, sul lago Maggiore, dove elaborò un volumetto a carattere filosofico, Al di là della materia, pubblicato nel 1938 da Bocca a Milano. Sulla linea di tali suoi ultimi interessi si colloca il quadro Aurora boreale (1938), che inaugurò la fase epigonica di un percorso creativo, d’autore definito ‘classico-moderno’, sempre più intrecciato a ricerche parafilosofiche, poi riassunte negli inediti Dialoghi tra l’io e l’anima.
Morì a Cerro, sessantaduenne, il 4 febbraio 1947. Tre anni prima era scomparso l’amico e mentore Marinetti, di cui nel dicembre 1944 aveva tenuto l’elogio funebre a Bellagio.
Opere. Oltre alle opere citate nel testo si vedano: Gl’intonarumori futuristi, in Lacerba, I (1913), 13, pp. 140 s.; Il rumore della guerra moderna, in Gli Avvenimenti, II (1916), 1-2, p. 1; L’arte dei rumori: nuova sensazione acustica, in Vela latina, IV (1916), 5, p. 18; L’arco enarmonico, in Fiamma, II (1926), 1, pp. 9-19; Il rumorarmonio, in Comoedia, X (1928), 4, p. 39; L’architecture musicale et le rumorharmonium, in Cercle et Carré, I (1930), p. 7; L’enarmonismo, in F. Depero, Saggio futurista 1932. Numero unico redatto dal pittore poeta Fortunato Depero in occasione della venuta nel Trentino di S.E. Marinetti, Rovereto 1932, p. 8.
Fonti e Bibl.: F.T. Marinetti - L. Russolo - U. Piatti, Gl’intonarumori futuristi trionfano a Londra, in Lacerba, II (1914), 14, p. 218; F.B. Pratella, Gli intonarumori nell’orchestra, in Lacerba, II (1914), 10, p. 151; Grande esposizione nazionale futurista. Quadri, complessi plastici, architettura, tavole parolibere, teatro plastico futurista e moda futurista (catal.), a cura di F.T. Marinetti, Milano 1919; Exposition International d’art moderne: peinture, sculpture etc. (catal.), a cura di É. Faure, Genève 1920; Montboron, Au théâtre des Champs-Élysées: les bruiteurs futuristes, in Comoedia, XV (1921), p. 2; L. Folgore, La musica futurista. L’arte dei rumori, in Almanacco italiano, XXVIII (1923), pp. 225-227; S.A. Luciani, L’arco enarmonico di Luigi Russolo, in Musica d’oggi, XI (1926), p. 318; F. Casavola, Luigi Russolo, in Teatro, V (1927), 3, pp. 39 s.; Trentatre artisti futuristi. Pittura scultura arte decorativa (catal.), a cura di F.T. Marinetti, Milano-Roma 1929; M. Zanovello Russolo, Russolo: l’uomo, l’artista. Memorie di Maria Zanovello Russolo, Milano 1958; G. Ballo, Mostra storica del futurismo, in XXX Esposizione Biennale internazionale d’arte di Venezia (catal.), Venezia 1960, pp. 6-13; F.K. Prieberg, Musica ex machina, Berlin 1960 (trad. it. Torino 1963, pp. 28-44); A. Rovinelli, La musica al servizio del futurismo: un concerto «intonarumori», in Historia, 1968, n. 125, pp. 130-136; G. Lista, Russolo, peinture et bruitisme, introduzione a L. Russolo, L’Art des bruits, Lausanne 1975, pp. 9-30; G. Maffina, Luigi Russolo e l’arte dei rumori, con tutti gli scritti musicali, Torino 1978; J.C.G. Weterhouse, Futurism, in The new Grove dictionary of music and misicians, London 1980, VII, pp. 41-43; B. Brown, The noise instruments of Luigi Russolo, in Perspectives of new music, XX (1981-82), 1-2, pp. 31-48; D. Lombardi, La sfida alle stelle! Aspetti della musica futurista, in Musica/Realtà, II (1981), 5, pp. 51-70; C. Piccardi, Futurismo, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Il Lessico, II, Torino 1983, pp. 307-317; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 78-86; S. Bianchi, La musica futurista. Ricerche e documenti, Lucca 1995, pp. 51-80; F. Dennis, Russolo, Luigi, in The new Grove dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XXII, pp. 34 s.; F. Dennis - J. Powell, Futurism, ibid., IX, pp. 362-365; D. Lombardi - C. Piccardi, Rumori futuri. Studi e immagini sulla musica futurista, Firenze 2004, pp. 85-94; G. Lista, Luigi Russolo e la musica futurista, Milano 2009; D. Lombardi, Nuova enciclopedia del futurismo musicale, Milano 2009, pp. 252-273; M. Nardone, L’oggetto entra nell’arte. I rumori come nuova dimensione del linguaggio musicale, in Futurismo e musica. Una relazione non facile, a cura di A. Rostagno - M. Stacca, Roma 2010, pp. 183-201; Luigi Russolo. La musica, la pittura, il pensiero. Nuove ricerche sugli scritti, a cura di G. Bellorini - A. Gasparotto - F. Tagliapietra, Firenze 2011; L. Chessa, Luigi Russolo, futurist. Noise, visual arts and the occult, Berkeley 2012; D. Gangale, Il suono dei futuristi: la musica in Lacerba e altre polemiche musicali (1913-1915), in California Italian Studies, IV (2013), 1, pp. 1-30; Luigi Russolo. Al di là della materia (catal., Ascona), a cura di M. Follini - A. Gasparotto - F. Tagliapietra, Milano 2014.