CALDERINI, Luigi
Nacque a Torino il 26 febbr. 1880 dal pittore Marco e da Jeanne Bourgeois. Il padre, che proprio negli anni della sua adolescenza andava consolidando la fama di pittore nel gusto del romanticismo fontanesiano, gli fu primo e unico maestro. Compiuti gli studi classici, infatti, non frequentò i corsi accademici, ma si formò attraverso la lunga consuetudine con il padre.
L'ammirazione e la stima, profonde e devote, per lui lo condussero spontaneamente ad accoglieme le suggestioni, a fare del paesaggio la teinatica dominante ed esclusiva della sua produzione e a riprendeme i motivi, i tagli di vedute, le luci e gli accordi, di una dolcezza patetica, con una attenzione affettuosa che non gli impedì, tuttavia, nelle opere rnigliori, una forse inconscia ma certo indiscutibile affermazione della propria originale visione artistica. In questi pezzi (Accampamento a Gervignano, 1916, Osservatorio antiaerea. Basso Isonzo, 1916; Barche e reti al sole sulla spiaggia di Varigotti, 1919; Donne al lavoro sulla spiaggia, 1927; Barche a riva e anti,che case, 1927) i soggetti che la realtà, coi suoi temi quotidiani, gli offriva, venivano colti con una immediatezza spregiudicata e con nuova ed intensa riduzione degli elementi figurativi ad una singolare fusione in un accordo di tinte pure e contrastanti, se pur basse di tono.
Segno di indiscutibile originalità è, d'altronde, il fatto che il C. abbia voluto accostarsi alla tecnica della scultura, al padre totalmente estranea. Ed è appunto in questa tecnica che l'artista meglio espresse la sua incessante ricerca sul "vero", come rivelano, più che i soggetti solenni ed impegnativi, i piccoli bronzi di contadinelli, di pastorelle solitarie, di cuccioli di animali selvaggi, di vacche, buoi e cavalli resi con una immediatezza che, pur sempre attentissima al dato naturale, non si risolve in mera imitazione, ma rende l'intimo valore poetico della più umile realtà. Non a caso, quindi, fu questo il genere che fruttò al C. il favore del pubblico, le commissioni più impegnative e i maggiori consensi di critica.
L'esordio, comunque, avvenne in ambito pittorico, alla Promotrice delle belle arti di Torino, dove espose nel 1902 Sera d'ottobre in montagna, un olio acquistato da Vittorio Viale per il Museo civico di Torino, il primo di una lunga serie di pezzi che, esposti sempre alla Promotrice dal 1902 al 1947 (con interruzione solo negli anni 1914-18, 1928-33, 1943-44), documentano l'intenso, ostinato tornare dell'artista su temi (pascoli, laghetti, casolari, nubi, mattini, tramonti) e luoghi (Val di Susa, Val Pellice, Valchiusella, Canavese, Bardonecchia) consueti ed amati. Sempre nel 1902 il C. conobbe un'altra affermazione al Circolo degli artisti torinese con l'acquerello Nebbia e sole in montagna e con l'olio Monte Rosa dalla Valtournanche; in seguito il Circolo ebbe modo di esporre ancora sue opere negli anni 1903-04 e 1915-18. Dal 1903 al 1926 (con interruzioni negli anni 1907-09, 1919-23) fu presente a Milano con tele e bronzi alle esposizioni patrocinate dall'Accademia di belle arti di Brera, dalla Società per le belle arti e dalla Federazione artisti lombardi.
A Brera nel 1917, in occasione di una rassegna di quadri di guerra, espose la tela Colonna di prigionieri austriaci scortati nelle retrovie dalla cavalleria italiana, dipinta, assieme ad altre, nella primavera dell'anno prima sul fronte dell'Isonzo. Acquistato dalla galleria Marangoni di Udine, e da qui passato al Museo civico della città, il dipinto, disperso dopo l'occupazione austriaca del '17, fu creduto distrutto, dato il carattere polemico del soggetto rappresentato. In realtà asportato, fu rinvenuto solo nel 1937 e restituito al pittore che lo riconsegnò al museo.
Nel 1904 il C. presentò una serie dei suoi paesaggi al Club alpino italiano di Torino e negli anni 1904-30 (con interruzioni nel 1906, 1908, 1914, 1917-19, 1922-25, 1928-29) espose a Roma, presso la Società amatori e cultori di belle arti e fu presente in mostre organizzate per occasioni diverse; a Roma la sua scultura conobbe la prima vera fortuna critica nel 1915, quando il bronzo Gruppo di elefanti venne acquistato per la Galleria nazionale d'arte moderna, dove tuttora si trova; nel 1916 l'opera Vitellino che si gratta l'orecchio (il cui gesso si trova al Museo della montagna di Torino) venne acquistata dal ministero della Pubblica Istruzione e, sempre nello stesso anno furono acquistati Vacche che si affrontano dal ministero dell'Industria, Agricoltura e Commercio e il bel gruppo della Pastora che distribuisce il sale alle capre dal ministero dell'Educazione Nazionale. Nel 1907 fu a Lione, dove espose Sera d'agosto e il bronzo Amazzone; vi tornò nel '17, presentando quattro paesaggi e quattro bronzi.
La prima personale, a Ferrara nel 1913 costituì, con l'assegnazione al C. di un premio per l'olio Torrente Marmore in Val d'Aosta, una verifica e una convalida concreta di quanto la critica veniva esprimendo sulla sua opera. Il consenso di critica e di pubblico, fu ribadito dalle successive personali: nel 1920 e nel 1929 alla galleria Micheli di Milano, nel 1921 alla Promotrice di Torino e negli anni 1949, 1953, 1956 alla galleria Fogliato, sempre a Torino.
Nel frattempo, in sintonia con i lusinghieri consensi raccolti dalla sua pittura, il favore dimostrato dal pubblico all'apparire delle prime prove di scultura fruttava al C., anche in questo campo, nuove commissioni: busti e ritratti (soprattutto fanciulli, di cui riusciva a rendere, con freschezza, la mobilità della espressione infantile), ma anche gruppi più impegnativi e solenni per grandi monumenti.
Data 1906 il monumento commemorativo dell'assedio di Torino del 1706, realizzato per la chiesa della Salute a Lucento (Torino; disperso durante l'ultima guerra, restano solo i gessi di due statue nella collezione Calderini a Torino); al 1907-08 risalgono i quattro altorilievi in facciata e i dodici bassorilievi per l'altar maggiore della chiesa di S. Genesio di Torino; al 1908-09 il bassorilievo in bronzo Il salto deicavalli in piazza d'armi per lo scalone dell'ex palazzo Selve, a cui lavorava fin dal 1901; al 1908-10 le statue di S.Massimo e del Beato Valfrè per la facciata della chiesa della Consolata a Torino; del 1910 è il monumento Alla metallurgia e alla vita agricola di Lüdenscheid in Westfalia; del 1913 i due Angeli per l'altare del beato Cafasso alla Consolata di Torino; del 1916-17 l'obelisco per i caduti al cimitero di Moncalieri; del 1917 la statua La primavera e il gruppo La najade e il tritone per il parco della ex villa Ceriana a Castagneto Po; del 1923 la statua dell'Alpino nel parco della rimembranza di Torre Pellice; del 1924 L'aquila per il monumento ai caduti di Bobbio Pellice e la statua dell'industriale V. Ceretti a Villadossola; del 1928 la statuetta bronzea del Principe Eugenio dopo la vittoria del 1706, per la Scuola di guerra (una seconda fusione, nel '37, fu realizzata per le collezioni reali); del 1935-36 il Crocifisso per l'Istituto missionari di S. Vincenzo in Valsalice; del 1938 il bassorilievo bronzeo Deposizione e due angeli per la cappella Bertero-Ruffia al cimitero di Ruffia.
Più che nei soggetti solenni, tuttavia, l'originalità dello scultore, per incisività, spigliata immediatezza e concretezza, è percepibile nei piccoli bronzi di animali, più consoni al suo temperamento d'artista, quali: lo Gnu, la Tigre, la Leonessa con cuccioli e il Gioco di orsi, oltre che nei cavalli, dall'intensa verità espressiva, del bozzetto in gesso per il Carro della Vittoria, preparato per il concorso del monumento a Vittorio Emanuele II a Roma e poi non eseguito. Attivo, se pure con ritmo più lento, anche in tarda età. morì l'8 genn. 1973 a Torino.
Oltre che in numerose collezioni private, sue opere sono conservate al Museo civico d'arte moderna di Torino (Sera dottobre in montagna e Gruppo di elefanti, in bronzo); alla Galleria d'arte moderna di Roma (Gruppo di elefanti, in bronzo) e alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza (La raccolta del fieno in alta Valle di Susa; In Val d'Aosta, 1912; Leone che rugge, in bronzo; Tigre reale, in bronzo).
Fonti e Bibl.: A. Dragone-J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano 1947, pp. 228, 247; Kúnstlerlexikon des XX. Jahr.s, I, Leipzig 1953, pp. 373 s.; F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, Piacenza 1967, p. 111; L. Mallè, I dipinti della Galleria civica d'arte moderna (catal.), Torino 1968, p. 90; Mostra omaggio a L. C. nella ricorrenza del centenario della nascita (catal,), Torino 1980.