CAGNOLI, Luigi
Nato a Modena il 7 dic. 1772 dal patrizio reggiano Vincenzo e da Maria Leonelli, seguì la famiglia a Reggio, dove visse poi stabilmente. Studiò presso il locale seminario sotto la guida di Gaetano Fantuzzi, Giovanni Paradisi, Giacomo Lamberti, ottenendo ben presto, nel 1793, la cattedra di diritto canonico. La ventata rivoluzionaria del 1796-1797, con la proclamazione della Repubblica cispadana, e quindi della Cisalpina, lo indusse a lasciare l'abito ecclesiastico e a partecipare alle tumultuose vicende politiche di quegli anni, fondando il 4 marzo 1798, con l'amico Luigi Rossi, un circolo repubblicano destinato a conferenze per il popolo (cfr. il suo focoso Discorso pronunciato in occasione dell'aprimento del Circolo costituzionale di Reggio, s.n.t. [ma Reggio 1798]). Varie volte membro della municipalità, servì pure nella guardia cittadina col grado di capitano.
La sua più vera inclinazione era comunque per la scuola e gli studi: fra il 1797 e il 1802 insegnò filosofia morale nel liceo della città, quindi passò alle belle lettere e alla presidenza, facendo dell'istituto quasi una sua creatura; insieme venne preposto alla censura sulla stampa, dal 1803 al 1810 e, dopo il ritorno degli Estensi, dal 1828 fino agli ultimi suoi giorni, lasciando un discorso Della stampa e della censura, Reggio s.d. (ma 1848), notevole come documento storico e testimonianza di una mentalità aperta ai problemi della cultura.
I preponderanti interessi eruditi e l'effettivo prestigio acquisito con le sue opere gli avevano infatti permesso, insieme con una buona dose di tempismo, di superare indenne il capovolgimento politico cittadino seguito alla disfatta napoleonica e al trattato di Vienna del 1814; anzi di prendersi una definitiva rivincita personale su chi era riuscito nel 1812 a privarlo della cattedra, riconquistandola col favore del Nugent. Morì ottantaduenne a Reggio il 16 genn. 1854, sopravvissuto a quasi tutti i familiari, compreso il figlio Agostino, molto noto come poeta lirico.
Non si renderebbe però giustizia al C. se lo si riassumesse nell'immagine tipica del letterato di corte: qualcosa dell'impeto e dell'amor patrio giovanile rimase in lui, trasferendosi in un fervore d'iniziative degne di trovar posto fra le testimonianze durevoli della cultura regionale. Curò fra le altre le edizioni di opere di L. Cassoli (Parma 1802), di L. Lamberti (Reggio 1822), di P. Salandri (ibid. 1824), di V. Cattelani (ibid. 1852); quella delle Lettere di vari illustri italiani del secolo XVIII e XIX ai loro amici (10 voll., Reggio 1841-1843), con molte dello Spallanzani; alcune per la famosa "Tipografia dei classici italiani" di Milano, come le Poesie scelte di A. Paradisi e la Raccolta di poesie de' classici italiani del secolo XVIII (1830); altre per la collezione del Fiaccadori di Reggio, fra cui le Lettere scelte del Redi, Ilriposo del Borghini, le Visioni del Varano e i Dialoghi del Bottari, spesso provvedendole di puntuali introduzioni.
Molti sono i contributi eruditi su periodici; pubblicati a, parte le utili Memorie per l'Accademia degli Ipocondriaci di Reggio (Milano 1839), della quale fu l'ultimo segretario, e gli Opuscoliconcernenti la poesia, s.n.t. (ma Reggio 1822), che introducono a un ulteriore aspetto dell'operosità del C., quella letteraria, sfociata con mediocri risultati classicistici nei Versi di sacro e morale argomento (Milano 1835), nel melodramma in due atti Francesco Sforza al castello di Casanova (Reggio 1840) e nell'"azione sacra per musica" Ruth (ibid. 1845). Il suo maggior titolo di merito resteranno comunque le Notizie biografiche in continuazione della Biblioteca Modenese di G. Tiraboschi (voll. 5, Reggio 1833-1841), opera da lui promossa e alla quale collaborò con sette biografie e l'appendice all'ultimo volume.
Fu in rapporti epistolari col Monti, su generici argomenti, specie nel biennio 1806-1807 (V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, Firenze 1927-1930, III, pp. 31 s., 126, 271 e ad Indicem), e l'anno seguente col Foscolo, circa l'edizione degli scritti di Raimondo Montecuccoli, del quale procurò al poeta diverse lettere (U. Foscolo, Epistolario, ed. naz., II, ad Indicem).
Bibl.: E. Manzini, Sullavita e sulle opere di L. C., Reggio Emilia 1874, compendiato in Memorie storiche dei reggiani più illustri…, ibid. 1878, pp. 346-358; A. Davoh, L. C. e la censura teatrale a Reggio dal 1832 al 1853, in IlRisorgimento aReggio, Parma 1964, pp. 301-312.